Ombrelli per cani, mutande auto-pulenti, preservativi parlanti, biciclette da neve…
Non crediamo che siano tutte trovate made in Usa: a casa nostra, nel 2014, sono stati registrati ben più di 9.000 brevetti. Molti dei quali non saranno mai realizzati.
Gli italiani hanno una “malattia”: brevettano di tutto da invenzioni importanti come l’ombrello o gli Mp3 a trovate bizzarre che rimangono, per fortuna, soltanto un sogno nel cassetto.
La crisi non ha fermato questa tendenza, come dimostrano i dati dell’Ufficio italiano brevetti e marchi, l’istituzione sotto l’ala del ministero dello Sviluppo economico che si occupa della tutela delle invenzioni e dei marchi.
Dal 2012 ci sono stati dei decrementi dell’ordine del 2-3 per cento annuo, ma nel primo semestre del 2014 si registra un trend in aumento rispetto allo stesso periodo del 2013.
Nel 2013 sono state 9.124 le invenzioni depositate, 4.706 nel primo semestre del 2014. Brevettano sia i privati (35 per cento) sia, soprattutto, le aziende. In particolare, nel database del ministero spiccano congegni di ingegneria meccanica (38,46 per cento).
È vero, la creatività è il pepe dello sviluppo industriale, ma non tutte le idee devono per forza vedere la luce.
Accanto a poche invenzioni con la “I” maiuscola che hanno cambiato il mondo intero (come il telefono di Antonio Meucci o la plastica di Giulio Natta), a oggetti e materiali che hanno saputo interpretare le nuove abitudini (come la moka di Alfonso Bialetti o gli Mp3 di Leonardo Chiariglione), accanto a quei prodotti di successo che sono entrati nell’immaginario collettivo (le bottigliette rosso Campari o i Lego), si dispiega una sterminata distesa di brevetti riferita a piccole trovate, a sogni che non sono mai diventati realtà, la cosiddetta “sindrome della creatività”.
Ma quindi, è possibile anche registrare cose assurde? L’Ufficio brevetti e marchi valuta i requisiti di legge, prescritti dal Codice della proprietà industriale.
Non è escluso, quindi, che invenzioni bizzarre, per quanto questo sia un criterio piuttosto sfuggente e soggettivo, possano essere rilasciate se rispondono ai requisiti di legge e forniscono una soluzione a un problema tecnico.
Ovviamente, poi, non c’è una catalogazione in grado di distinguere fra brevetti “pazzi” e fattibili: chissà che quanto appaia folle oggi non diventi geniale domani.
In America, L’Eff, Electronic Frontier Foundation, ha lanciato un premio sarcastico al brevetto più assurdo del mese, una sorta di IgNobel dei brevetti.
Ma vediamo alcuni dei brevetti più strani del mondo…
1. 47mila trappole per topi e brevetti per amanti di cani e gatti
- 47mila trappole per topi
Sfogliando l’archivio dei brevetti provenienti dall’Uspto (United States Patent and Trademark Office) e dall’Epo (European Patent Office) digitalizzato da Google, e inserendo la parola mousetrap, ci si imbatte in oltre 47mila trappole per topi.
Da quella escogitata nel 1916 da George Mutz, in Pennsylvania, una sorta di casetta con l’immancabile esca, in cui il topo entra in una porticina e viene sbattuto in un locale blindato, alle più moderne trappole, che sfruttano la tecnologia wireless.
Una di queste è stata inventata nel 2013 da Mark Kramer e colleghi e avvisa sul cellulare tramite bluetooth quando la povera vittima cade nel tranello.
Sono state studiate anche trappole a misura di animalisti, per provocare meno traumi possibili al roditore, come quelle firmate dal designer spagnolo Roger Arquer: il topo rimane incastrato sotto un bicchiere ma viene assicurato un minimo di ricambio d’aria, scongiurandone il soffocamento. - Brevetti per amanti di cani e gatti
Topi a parte, pullulano i brevetti dedicati agli animali. Nel 1965 Kenneth Warth pensò alle giornate più assolate e propose una sorta di ombrellone in grado di proteggere Fido dal sole, fornendogli pure acqua e cibo.
Antoine Celess nel 1989 pensò invece alla pioggia e disegnò un ombrello vero e proprio, agganciato al corpo del cagnolino, per permettergli di muoversi ovunque e comodamente senza bagnarsi il pelo.
E ancora, per facilitare la vita a chi ospita amici a quattro zampe, Mark Zamoyski ha inventato nel 1992 la lettiera dei gatti che si autopulisce, dotata di rastrelliera automatica, ma anche di uno scivolo che trasporta gli escrementi direttamente in pattumiera
2. Mutande auto-pulenti e macchine del tempo
- Mutande auto-pulenti
Per il benessere della persona e soprattutto di chi la circonda, nel 1994 Chester Weimer brevettò delle mutandine contro i cattivi odori con un foro d’uscita per la flatulenza e una tasca di tessuto poroso che intrappolasse i miasmi e un filtro.
L’idea in realtà nacque da un’esigenza seria: il settore sanitario aveva già ampiamente studiato soluzioni dedicate a chi soffre di incontinenza, ma non aveva ancora pensato a chi deve fare i conti con infiammazioni dell’intestino che possono comportare situazioni di disagio.
Mutande hi-tech sono state lanciate con successo anche dai giapponesi e sono dedicate a chi sente il bisogno di “liberarsi” sul momento grazie a un particolare sistema di filtraggio: la fibra tessile degli slip è composta infatti da microparticelle di ceramica che catturano ed eliminano i cattivi odori. - Macchine del tempo
La sindrome da brevetti contagia soprattutto le aziende hi-tech che cercano di distinguersi dai concorrenti lanciandosi in nuove avventure in grado di abbattere muri spaziali e temporali.
Se la ricerca della macchina del tempo continua ad appassionare gli inventori (sono stati contati almeno 350mila tentativi), spuntano di continuo anche aggeggi tecnologici che cercano di entrare nella vita quotidiana.
Una delle ultime trovate è il “tatuaggio elettronico” inventato da William Alberth e brevettato dalla Motorola Mobility che va applicato vicino alla gola: ha un microfono incorporato e un ricetrasmettitore per consentire la comunicazione senza fili, attraverso la gola.
L’obiettivo? Riuscire a parlare al telefono senza il bisogno di estrarlo dal taschino anche quando si è allo stadio, nelle strade troppo affollate o in situazioni di emergenza.
Per i più sbadati, Amazon ha anche inventato un dispositivo salva-smartphone: mentre sta cadendo e, prima di schiantarsi al suolo, si aprono degli airbag.
3. Preservativi parlanti
Altra invenzione, volta a incoraggiare l’uso del profilattico almeno nelle intenzioni dell’inventore, è quella dei condom che parlano e cantano.
Su Google Patents i modelli abbondano.
Uno di questi è stato brevettato nel 1993 da Paul Lyions con il fine dichiarato di «incoraggiare l’uso del profilattico, fornendo intrattenimento e divertimento».
Ha dell’hard, ma in tutt’altro senso, un’invenzione made in Italy: brevettato nel 1937 a Torino da Pietro Pezzoni, il «costume da sole per montagna in pelliccia» è costituito «da una guaina scollata retta da spalline e chiusa a calzone terminante all’inizio delle cosce».
In tema di moda, non competerà ancora con Versace e Valentino, ma un team di Acerra, in Campania, ha depositato agli inizi del 2014 il brevetto per una sciarpa che si fa notare: è impreziosita da led che si accendono per produrre scritte, caratteri e simboli luminosi.
Insomma: l’Italia è la patria di Leonardo, della pila di Volta, della Vespa, ma anche del Parmigiano Reggiano e della Nutella e l’elenco delle idee made in Italy che hanno cambiato il mondo è lunghissimo.
4. Un cono gelato anti-sgocciolo e le mute antisqualo
- Un cono gelato anti-sgocciolo
Tra le invenzioni entrate nel patrimonio dell’umanità c’è anche quella del gelato: il papà fu il cuoco dilettante Ruggeri alla corte di Caterina de’ Medici.
E non a caso, spulciando tra i brevetti più recenti, abbondano gli omaggi curiosi al gelato: se a Milano è sbarcato il “gelato alla michetta”, la tipica pagnotta milanese, da Foligno è arrivata all’Ufficio brevetti una domanda di deposito per la Rocciata gelata, ovvero il dolce tipico da forno a base di mele, noci, uvetta, cannella e anice in versione gelato.
Gusti a parte, c’è anche qualcuno che vuole rendere più facile la vita agli amanti del cono-gelato: da Oristano è stato infatti presentato il progetto di un cono “con struttura anti gocciolamento”, mentre da Roma arriva l’idea di un procedimento alimentare per la preparazione di un gelato super alcolico. - Mute antisqualo
Due innovative mute brevettate dall’Università del Western Australia.
La muta Elude (a destra nella foto qui sopra) mimetizza fra le onde chi la indossa e si basa sul fatto che gli squali sono daltonici e non distinguono i colori. La muta, che riproduce con diversi toni di verde acqua l’elemento liquido e la schiuma delle onde, mira a rendere invisibile e quindi mimetizzare l’uomo agli occhi dello squalo.
All’estremo opposto, la muta Diverter (a sinistra nella foto qui sopra) con le sue vivaci strisce bianche e nere confonde la vista del predatore che non percepisce più come commestibile la potenziale preda. Essa lavora sull'emulazione della livrea delle specie di pesci che usano come difesa il loro veleno e che sono temuti dagli squali. Le livree di questi pesci hanno spesso disegni caratteristici con colori sgargianti e, dal momento che gli squali sono daltonici, sulla Diverter sono state create delle strisce bianche e blu che riproducono i loro disegni. La muta è venduta con un grande adesivo da applicare sotto la tavola di surf.
Le due mute sono state provate in acqua con dei manichini e gli scienziati, insieme agli sviluppatori della società di abbigliamento sportivo, hanno costatato come gli squali hanno trascurato completamente i manichini che le indossavano per avventarsi invece su quelli che erano vestiti con le tradizionali mute nere che ricordano molto la pelle delle foche, il cibo preferito dagli squali.
5. Pattini e ottovolanti
- Pattini e ottovolanti
Giochi e attrezzi sportivi si pongono l’obiettivo di sfidare i limiti della fisica e delle stagioni.
Come i pattini galleggianti «da impegnarsi al piede per camminare sull’acqua» proposti nel 1965 da Guglielmo Paci e Otello Bettarini di Firenze, oppure le biciclette da neve e le innumerevoli montagne russe in cui, tra giri della morte e discese in picchiata, si viaggia a testa o a pancia in giù.
Saltano all’occhio le invenzioni firmate dal vicentino Alberto Zamperla, il re delle megagiostre che con i suoi giganteschi ottovolanti offre forti emozioni.
Nel capitolo motori, se la domanda di uno scooter volante depositata nel marzo del 2013 risulta al momento respinta, c’è chi continua a sperimentare macchine anfibie: una è stata brevettata nel 2004 da un inventore di Pesaro.
Quanto allo lo spazio, nel 2008 Claudio Maccone di Torino ha brevettato un sistema per deflettere asteroidi pericolosi colpendoli con dei missili dalla Luna. - Come si fa a presentare la domanda di brevetto
- La domanda di brevetto va depositata nelle Camere di Commercio.
- In un primo momento, la richiesta viene resa disponibile solo al Servizio Brevetti del Ministero della Difesa, che ne valuta l’eventuale utilità per la difesa nazionale.
- Se non è di interesse per la Difesa, viene svincolata e può passare all’Ufficio italiano brevetti e marchi: quest’ultimo prepara un dossier da inviare all’Ufficio europeo dei brevetti che ricerca le anteriorità del brevetto e restituisce un’opinione sulla presenza o meno dei principali requisiti di brevettabilità (novità, originalità, liceità e industrialità).
- Il rapporto diventa pubblico assieme a tutta la documentazione allo scadere del periodo di segretezza di 18 mesi, consentendo al titolare di far valere i propri diritti di esclusiva per vent’anni.