Per questo mese di Novembre 2015 vi proponiamo le 5 letture che più ci hanno colpito.
Ecco allora i nostri consigli su alcuni libri interessanti e ricordatevi sempre che “Leggere fa bene all’anima” e che “Un uomo che legge ne vale due”.
Buona lettura!
1. "Tempesta di neve e profumo di mandorle" di Camilla Läckberg
Manca poco meno di una settimana a Natale. Adagiata contro le rocce grigie, con le sue casette di legno ammantate di neve, Fjallbacka regala uno spettacolo particolarmente suggestivo, un paesino fiabesco affacciato sul mare di ghiaccio.
Martin Molin, collega di Patrik Hedstrom alla stazione di polizia di Tanumshede, ha raggiunto la fidanzata Lisette sulla vicina isola di Valo per una festa di famiglia. Mentre il vento infuria, durante la cena il vecchio patriarca dall'immensa fortuna muore improvvisamente. Nell'aria si avverte un vago aroma di mandorle amare, e a Martin Molin non resta che cercare di far luce su quella morte misteriosa.
Intanto, la violenta tempesta che agita le acque gelide dell'arcipelago non accenna a placarsi, e ogni contatto con la terraferma è interrotto.
Sulle orme di Agatha Christie, in occasione dei suoi primi dieci anni di carriera, Camilla Läckberg ha dato vita a una serie di racconti che, tema a lei caro, indagano le complesse dinamiche familiari, combinando scene d'intimità domestica all'inquietudine di oscuri segreti del passato.
Il microcosmo chiuso di Fjällbacka, piccola provincia svedese immobilizzata dal freddo, fa da sfondo ai cinque racconti gelidi come la neve e amari come le mandorle della signora della crime fiction nordica.
Camilla Läckberg continua a situare le sue storie nell’antico borgo di pescatori di aringhe, affacciato sul mar Baltico, luogo amato per le sue ambientazioni e tanto vicino alle tradizioni, alla chiusura familiare, da dare sempre l’idea che ogni famiglia, chiusa al caldo della propria casa, abbia qualcosa da nascondere.
Sono racconti avvelenati, vicende attinte dalla quotidianità, ma rese inquietanti dall’abilità della penna competente della Läckberg.
Le vicende s’intrecciano nelle indagini del detective Patrick Hedström e dell’onnipresente compagna di una vita, la moglie Erica Falck, che si muovono tra elementi di thrilling e di dramma, alleggeriti da un certo dosaggio di commedia, tanto caro alle saghe di Camilla Läckberg.
Sono storie spesso familiari quelle macchiate di sangue svedese: un’ossessione coniugale risolta in alto mare, la ribellione di donne che per troppi anni hanno subito silenziosamente violenze domestiche, il dolore e l’umiliazione di un adolescente vittima di bullismo che incrocia la sua strada con un uomo tradito dalla propria moglie, un delitto domestico compiuto per una brutale avarizia.
E infine l’ultimo racconto, quello che dà il titolo alla nuova uscita di «gialloSvezia» e che procede sulle orme della maestra Agatha Christie.
Ambientato alle porte del Natale, su un’isola magica e resa irraggiungibile da una bufera di neve, tra le mura domestiche della famiglia della fidanzata, Martin Molin (collega di Patrick Hedström), si ritrova a dover risolvere un mistero: l’assassinio dell’anziano patriarca di famiglia.
Un solo indizio è chiaramente riscontrabile dai superstiti di quella tavola isolata nella bufera: un odore intenso di mandorle amare, un dejà vu che riporta alla mente il ricordo sbiadito dell’isola di Dieci piccoli indiani…
La regina del giallo nordico continua a essere una conferma: la sua scrittura scorre rapidamente tra i ghiacci dei suoi luoghi magici, prendendo forma nella vivacità realistica dei suoi personaggi.
E il fascino dei luoghi è ormai così presente che si accosta a essere caratterizzante tanto quanto i personaggi stessi. Il senso di attesa è ancora una volta quello previsto: la suspense è velata ma costantemente presente, e diviene quasi parte della quotidianità di queste realtà domestiche e delle complesse dinamiche familiari.
Senza mai sfociare nel macabro, la Läckberg fa emergere i sentimenti più intimamente “domestici”, lasciando sempre aleggiare un oscuro disagio che riemerge da lontane vicende del passato.
Jean Edith Camilla Läckberg Eriksson (30/8/1974) è cresciuta a Fjällbacka, un paese sulla costa ovest della Svezia dove ambienta preferibilmente le sue storie e dove visse anche Ingrid Bergman.
Prima di diventare una delle più celebri e vendute autrici di polizieschi della Svezia, ha lavorato per diversi anni nel marketing.
Oggi, madre di due figli, vive a Stoccolma dove continua a scrivere la sua fortunata serie tradotta in moltissimi paesi, che ha venduto finora nel mondo più di sei milioni di copie.
Dal primo episodio della serie (La principessa di ghiaccio, scritto nel 2002 ed edito in Italia da Marsilio nel 2010), vincitore in Francia del Grand Prix de Littérature Policière, viene realizzato un film, il primo di una serie di successo in Svezia.
Tra gli altri titoli: Predikanten - Il predicatore (2004, edito in Italia da Marsilio nel 2010), Stenhuggaren - Lo scalpellino (2005, edito da Marsilio nel 2011), Olycksfågeln - L'uccello del malaugurio (2006, Marsilio 2012), Tyskungen - Il bambino segreto (2007, Marsilio 2013), Sjöjungfrun - The Mermaid (2008), Fyrvaktaren - Il guardiano del faro (2009, Marsilio 2014).
2. "Il nuovo sesso: cowgirl" di Tom Robbins
Sissy Hankshaw nasce a South Richmond, Virginia; "erano gli anni di Eisenhower e nessuno sarebbe andato in nessun posto".
Lei invece prende e parte, su una Lincoln azzurra fermata levando un braccio, azzardando per la prima volta quello che poi e per sempre avrebbe fatto come nessuno mai: l'autostop.
Perché Sissy nasce con un privilegio - due pollici giganteschi e superbi - per tutti un'anomalia da disarmare, per pochi totem da adorare, per lei sfacciata libertà di movimento. Così, discutendo delle cose del mondo mentre batte tutte le strade d'America, "Il nuovo sesso: cowgirl" è un'orgia di chilometri e saggezza orientale, sacchi di peyote ed erotismo senza remore, pochi uomini ma tante, tante donne. Una storia sul resistere o morire dinanzi alla normalizzazione sociale; "imbevuta di controcultura anni Sessanta" dalla penna di Tom Robbins, divenuta film nel '93 per mano di Gus Van Sant.
L'incipit:
"Non è un cuore: leggero, greve, gentile o infranto; dolce, duro, sanguinante o trapiantato; non è un cuore. Non è un cervello. Il cervello, quei sei o sette etti di appiccicosa sostanza giallastra tenuti in tanta considerazione (dal cervello stesso), quel viscido organo al quale si attribuiscono poteri così complessi e misteriosi (è il cervello stesso ad attribuirli), il cervello è così debole che, senza la scatola di protezione a sostenerlo, non farebbe che afflosciarsi sotto il suo stesso peso. Perciò non potrebb’essere un cervello.” Non è né una rotula né un torso. Non è né una basetta né un occhio. Non è la lingua. […] "
Una citazione dal testo:
" «La vita non è semplice, è maledettamente complessa. L’amore della semplicità è la droga di chi vuole sfuggire alla realtà, proprio come l’alcool. E’ un atteggiamento antivita. Queste persone “semplici” che se ne stanno rinchiuse vestite di stracci in stanze squallide, sorseggiando tè alla menta a lume di candela, si fanno beffe della vita. Sono inconsapevolmente dal lato della morte. La morte è semplice, mentre la vita è ricca. Io abbraccio quella ricchezza, e quanto più complicata è, tanto meglio. Mi crogiolo nel disordine … » "
Tom Robbins è un vero e proprio autore di culto: negli Stati Uniti la sua popolarità è pari a quella di una rockstar.
Ha lavorato nel Barnes and Beers Traveling Circus, ha seguito un corso di giornalismo e prima di dedicarsi alla scrittura ha passato tre anni nella Air Force in oriente e in Corea. Ha lavorato per il cinema (anche partecipando ad alcuni film come attore) e dalle sue storie è nato nel 1993 il fim di Gus Van Sant Even Cowgilrs Get The Blues. È stato amico di Timothy Leary.
Tra i titoli pubblicati con Baldini Castoldi Dalai editore: Le anatre selvatiche volano al contrario, Coscine di pollo, Natura morta con picchio, Profumo di Jitterbug, Il nuovo sesso: cowgirl, Beati come rane su una foglia di ninfea, Uno zoo lungo la strada, Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi, Villa Incognito.
Vive nei dintorni di Seattle.
3. "Child 44 - Il Bambino numero 44" di Tom Rob Smith
Gennaio 1933. Nel gelo che non dà tregua a un popolo già stremato, due bambini si allontanano da casa in cerca di cibo.
Un uomo si avvicina nella neve brandendo un bastone.
Febbraio 1953. Due fratellini giocano a palle di neve. Poche ore dopo, uno giace cadavere straziato sui binari della ferrovia moscovita.
La polizia segreta, che vigila sul funzionamento di uno Stato che si pretende perfetto, in cui il crimine non deve esistere, incarica l'ex eroe di guerra Leo Demidov di liquidare il caso come un incidente.
Quando un altro bambino viene trovato morto, però, il funzionario modello Demidov mette in dubbio l'efficienza del sistema e inizia a scavarsi la fossa con le proprie mani. Spiato, umiliato, esiliato, Leo verrà privato di tutto, indotto a diffidare perfino della moglie, la sua meravigliosa Raisa, ma riuscirà a recuperare la propria libertà interiore. Trasformato da predatore in preda, infatti, continuerà ugualmente la sua spasmodica caccia all'assassino, fino al momento che sconvolgerà per sempre la sua esistenza.
Ispirato alla realtà storica, un romanzo che unisce alla potenza narrativa l’inquietante ritratto di un regime di terrore.
Child 44 è un bestseller internazionale che ha venduto più di due milioni di copie nel mondo.
Tom Rob Smith è nato nel 1979 a Londra (Inghilterra) da madre svedese e padre inglese. I suoi libri sono ambientati nella Russia degli anni cinquanta e, il protagonista, è Leo Demidov, ufficiale della polizia russa incaricato di risolvere omicidi; lavoro che fa anche a costo di andare contro le regole del partito.
Da Bambino 44 è stato tratto il film Child 44 - Il bambino numero 44 (Child 44, 2015), diretto da Daniel Espinosa e prodotto da Ridley Scott.
Nel 2015 ha creato e prodotto per BBC Two la miniserie in cinque parti London Spy.
4. "Sulla sponda" di Rafael Chirbes
La storia si apre con il rinvenimento di un cadavere nello stagno di Olba, luogo immaginario sulla costa della Comunità valenciana, in Spagna. Esteban, il protagonista, ha dovuto chiudere la sua falegnameria, lasciando i dipendenti disoccupati.
Mentre accudisce il padre, entrato ormai nella fase terminale della sua malattia, Esteban indaga i motivi di una rovina che lo vede nel doppio ruolo di vittima e carnefice. Il benessere e il suo rovescio inseparabile, l’avidità.
Lo specchio in cui guarda Esteban, a suo modo un uomo senza attributi, restituisce un’immagine fatta di sogni infranti e illusioni perdute. Nulla si è salvato dalla voracità di questi primi anni del xxi secolo. L’amore, la famiglia, l’amicizia, anche i codici sociali sono diventati parte del menu di questo banchetto solo per pochi.
Nei romanzi di Rafael Chirbes la vita interiore dei personaggi coincide con un preciso paesaggio esteriore, in questo caso senza dubbio lo stagno. Lo stagno, principio e fine della narrazione, acquisisce un crescente peso simbolico che ci aiuta a capire le complesse relazioni che gli esseri umani mantengono con il loro ambiente e con la loro storia. La storia ci obbliga a guardare verso quello spazio fangoso che è sempre stato lì, anche se per anni nessuno sembrava essere disposto ad ammetterlo, al tempo stesso spazio d’uso e abisso dove sono stati nascosti delitti e lavate coscienze, pubbliche e private.
Un libro con sette edizioni in Spagna, il migliore del 2013 per i lettori, di un autore due volte Premio Nacional de la Crítica tra il 2007 e oggi. La fotografia dello scoppio della bolla edilizia, degli effetti della disoccupazione bestiale sulla società spagnola, i giovani, le donne, gli immigrati, la realtà di un mondo senza più dei.
E poi la polverizzazione della lotta di classe,tradita perfino nel linguaggio, «su cui si è sparso sale come a Cartagine” ha detto Chirbes durante la presentazione del suo libro al Festival della Letteratura di Mantova.
Una crisi destinata a cambiare il dizionario. E così “imprenditoriale» diventa «una brutta parola, ai nostri tempi; un secolo fa significava fermento, progresso, adesso è sinonimo di termini carichi di energie negative: sfruttamento, egoismo, sperpero».
Rafael Chirbes all'età di otto anni comincia a studiare alla scuola degli orfani dei ferroviari. A sedici anni si trasferisce a Madrid dove studia Storia Moderna e Contemporanea. Ha vissuto in Marocco (dove ha insegnato lingua spagnola), a Parigi, Barcellona, La Coruña, Extremadura e, nel 2000, ritornò a Valencia, sua città natale.
Si è dedicato alla critica letteraria e poi all'attività giornalistica scrivendo recensioni gastronomiche (per la rivista Sobremesa) e alcuni racconti di viaggio.
Il suo primo romanzo, Mimoun del 1988, arrivò finalista per il premio Herralde e la sua seconda opera, Una lunga marcia del 1996, fu insignita in Germania del premio SWR-Bestenliste. Con questo ultimo romanzo ha dato il via a una trilogia sulla società spagnola, dal dopo guerra fino alla transizione post franchista, che si è chiusa con i due romanzi La caduta di Madrid (2000) e La bella scrittura (2003). Con L'equatore delle cose del 2007 ha vinto il Premio della Critica del 2008.
5. "Il dio della colpa" di Michael Connelly
Mickey Haller è un uomo complicato, con una vita complicata. Deve fare i conti con un passato di eccessi, con una figlia che non vuole più saperne di lui e, più prosaicamente, con le necessità quotidiane, tra cui quella di guadagnare quel tanto che basta a mandare avanti il suo studio.
È per questo che, quando riceve un messaggio sul cellulare mentre è in un'aula di tribunale, impegnato a difendere il suo cliente dall'accusa di aggressione, la sua attenzione viene immediatamente catturata.
A mandarglielo è Lorna, la sua segretaria, e il testo è questo: "Chiamami subito. Si tratta di un 187". Il numero, che in California corrisponde al codice dell'omicidio, cattura immediatamente la sua attenzione.
Occuparsi della difesa in un caso di omicidio significa guadagnare un bel mucchio di soldi e l'eventualità non lo lascia certo indifferente. Quando poi scopre che la vittima, una prostituta che pensava di aver rimesso sulla retta via, era già stata sua cliente, non ha più dubbi sull'opportunità di accettare l'incarico.
A muoverlo però non è solo il bisogno di guadagnare, ma i fantasmi di un passato che gli si rivela diverso da come l'aveva vissuto e una sete di giustizia che nasconde un forte desiderio di redenzione personale.
Michael Connelly è uno scrittore statunitense di thriller. Laureatosi in ingegneria nel 1980 comincia a lavorare presso la redazione di alcuni giornali.
Nel 1986 produce un reportage insieme ad altri due giornalisti intervistando i sopravissuti di un disastro aereo. Il loro lavoro viene candidato per il Premio Pulitzer. In seguito a questa esperienza Connelly trova impiego come giornalista criminologo al "Los Angeles Times".
Aveva deciso di diventare scrittore di thriller già ai tempi dell'università dopo avere scoperto i romanzi di Raymond Chandler e ha sfruttato gli anni passati da giornalista per studiare da vicino il lavoro della polizia e lo svilupparsi delle indagini che seguivano i delitti di cui si occupava.
La maggior parte dei suoi libri riguarda le indagini di un detective del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, Hieronymus "Harry" Bosch: il suo nome è lo stesso del famoso pittore olandese, di cui la madre del detective era affascinata.
Connelly è particolarmente attento a far emergere l'evoluzione psicologica del suo protagonista, al di là degli stereotipi narrativi del genere "hard boiled". Molti dei libri di Connelly sono ambientati a Los Angeles.
Dal libro Debito di sangue è stato tratto l'omonimo film diretto da Clint Eastwood. Con molta ironia lo scrittore, in un romanzo successivo Il buio oltre la notte, ha fatto commentare causticamente il film ai suoi stessi personaggi, in un piacevole intreccio tra realtà e finzione. Del 2011 è L'uomo di paglia. I suoi libri sono stati tradotti in 31 lingue diverse.