Capita a tutti, qualche volta, di sentirsi presi per il naso.
Insomma, di sentirsi come una bufala, che viene spostata dentro e fuori dalla stalla con la corda attaccata all’anello che ha tra le narici.
È proprio questa, secondo alcuni linguisti, l’origine del termine “bufala”: una notizia che inganna chi la legge.
Anche secondo un’altra interpretazione, la bufala non sarebbe lo strumento dell’inganno, ma direttamente l’ingannato: bufala, in dialetto romanesco, è proprio una persona rozza e ottusa.
Sia come sia, di bufale ne circolano tante. Oggi, ci siamo occupati per lo più delle dicerie storiche. O meglio, di quelle nozioni che “tutti sanno” ma che non sono vere.
I re di Roma non furono sette, nel Medioevo non si credeva che la terra fosse piatta, l’America non è stata scoperta da Colombo, ai tempi del Fascismo i treni non erano affatto puntuali.
Si tratta, semplicemente, di falsi miti.
Moltissimi degli eventi presenti nei libri di scuola o riportati in molti siti web non corrispondono d’altronde al vero: sono false credenze scaturite da banali equivoci o menzogne diffuse ad arte e tramandatesi nei secoli, acquisendo col tempo un’aura di veridicità.
Si sa, per far credere che una cosa sia vera, spesso basta ripeterla all’infinito… Oggi vedremo alcuni di questi. Buona lettura.
1. Un passato da riscrivere
La storia delle false credenze parte dai tempi più remoti e coinvolge anche le Sacre scritture.
Basta qualche esempio. I re magi non erano tre, i comandamenti non erano dieci e il frutto del peccato probabilmente non era una mela.
Che i magi fossero tre non è scritto da nessuna parte, così come che fossero re: il Vangelo di Matteo parla di “alcuni magi” venuti da Oriente, riferendosi con ogni probabilità a sacerdoti persiani.
Quanto ai comandamenti, le indicazioni date da Dio a Mosè, riportate nella Bibbia, non erano numerate e superavano la decina, mentre non vi è riferimento alla mela mangiata da Adamo ed Eva (foto), ma si parla solo di “frutto”.
Divenne mela nel Medioevo, poiché era simbolo di fertilità.
Rimanendo nell’antichità, una parziale bugia riguarda la “perfetta” democrazia ateniese (V secolo a.C.), che tale non fu mai, visto che non concedeva diritto di voto a donne e schiavi.
È inoltre falso che nella battaglia delle Termopili (480 a.C.) gli spartani frenarono i persiani combattendo in 300: ad assisterli c’erano infatti un migliaio di guerrieri di Tebe e Tespie.
Abbiamo un’idea sbagliata anche delle architetture e delle sculture del tempo. Non erano affatto bianche, ma coloratissime: solo in epoca neoclassica il loro presunto candore è stato associato a un’idea di perfezione.
Stesso discorso per il mondo romano, la cui storia ci è spesso arrivata distorta. Una su tutte: non è vero che gli antichi re furono sette. Ve ne fu un ottavo: Tito Tazio, re sabino che per alcuni anni regnò al fianco di Romolo (750-740 a.C. circa).
Spostandoci in terra egizia, scopriamo che la regina Cleopatra (69–30 a.C.) non era bella come molti credono e che non aveva sangue egizio ma greco (discendeva da Tolomeo, generale di Alessandro Magno e re d’Egitto).
Tornando alla religione, è falso che la croce fu il primo simbolo cristiano: fu semmai il pesce, in greco Ichthys, acronimo di Iesùs Christòs Theù Hyiòs Sotèr, “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.
Lo stesso cristianesimo poggia peraltro su un’enorme bufala: la “donazione di Costantino” o Constitutum Constantini, documento datato 315 secondo cui l’imperatore avrebbe concesso alla Chiesa la giurisdizione sull’area occidentale dell’Impero.
Si tratta però di una produzione altomedievale, smascherata solo nel XV secolo dal filologo Lorenzo Valla.
2. Medioevo immaginario
In tema di falsi, il periodo forse più maltrattato è il Medioevo, ancora oggi considerato come una sequela di “secoli bui”.
Gli esempi sono innumerevoli.
Non è vero che in epoca medievale si bruciassero le streghe, la cui persecuzione segnò l’età moderna e raggiunse il culmine tra XVI e XVII secolo (quando l’età medievale era finita da un pezzo).
Non è vero che i signori feudali giacessero con le mogli dei propri servi nella loro prima notte di nozze, in base al cosiddetto ius primae noctis (mai esistito).
E ancora, è falso che alla vigilia dell’anno Mille la popolazione fosse terrorizzata da un’imminente fine del mondo e che tra le armi di tortura dell’inquisizione vi fosse la Vergine di Norimberga, sarcofago dalle forme umane dotato di aculei per lacerare le carni. Presente in molti musei, è un’invenzione del ’700.
È inoltre opinione comune che nel Medioevo si pensasse che la Terra fosse piatta, ma non è così: la sfericità del nostro pianeta era già nota nell’antichità, tanto che l’astronomo greco Eratostene (III secolo a.C.) ne misurò con buona approssimazione la circonferenza.
Dalle stelle alla cucina: gli spaghetti non furono importati dalla Cina da Marco Polo (foto) nel XIII secolo, ma furono introdotti dagli arabi più di cento anni prima, in Sicilia.
Oltre a ciò, è falso che la stampa fu inventata da Gutenberg. Egli ebbe sì il merito di aver stampato per primo la Bibbia con un torchio a caratteri mobili (1455), ma l’invenzione originaria è cinese e risale all’XI secolo.
A diffondere falsi stereotipi di ambito medievale ha inoltre contribuito Hollywood, mostrando vichinghi con elmi cornuti e scozzesi in kilt, anche se in verità i corni venivano usati dai vichinghi quali recipienti per bere e il gonnellino scozzese non è mai stato indossato dagli abitanti medievali delle Highlands.
Ideato nel XVIII secolo, il kilt fu propagandato quale indumento della tradizione per meri fini commerciali.
Tra l’altro, nel 1842 fu pubblicato il Vestiarium Scoticum, riproduzione di un manoscritto tardomedievale sulla storia del tartan, tessuto del kilt dai motivi geometrici che variano in base ai clan. Il manoscritto, però, risultò un falso scritto ad arte.
3. Da Colombo a Napoleone
Tramontato il Medioevo, l’età moderna si aprì il 12 ottobre 1492, quando Cristoforo Colombo scoprì l’America...
Anzi no: non fu lui il primo a toccare le coste del Nuovo Mondo.
Prima che la Niña, la Pinta e la Santa Maria giungessero in terra americana (a proposito, delle tre navi solo le prime due erano caravelle; la terza era un tipo di veliero detto “caracca”), il Nuovo Mondo era stato raggiunto dal navigatore islandese Leif Erikson (foto), sbarcato attorno al 1000 sull’isola di Terranova.
Qui, nel 1960, gli archeologi hanno portato alla luce un villaggio vichingo attestando la “non scoperta” dell’ammiraglio genovese.
Giungendo in epoca illuministica, un curioso falso riguarda la celebre frase di Voltaire “non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”, a lui attribuita ma inventata nel 1906 dalla scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall per il libro Gli amici di Voltaire.
All’illuminismo seguì la Rivoluzione francese, che secondo la vulgata comune iniziò con la presa della Bastiglia del 14 luglio 1789.
Ennesima falsità: il moto rivoluzionario prese de facto il via con la convocazione degli Stati Generali del 5 maggio e l’insurrezione di luglio iniziò almeno due giorni prima dell’assalto alla fortezza-prigione della Bastiglia.
Tra i simboli della Rivoluzione vi fu poi la ghigliottina, il cui nome deriva dal medico Joseph-Ignace Guillotin, che ne propose l’adozione e che molti considerano il suo ideatore. Anche questo è falso: nel XIII secolo era già in uso in Inghilterra uno strumento simile, il Patibolo di Halifax.
È invece vero che tra le vittime della ghigliottina vi furono il re Luigi XVI e la consorte Maria Antonietta, ma è falso che questa, riferendosi al popolo affamato, abbia mai detto: “se non hanno pane, che mangino brioche”.
Finita l’esperienza rivoluzionaria, l’Europa conobbe l’ascesa di Napoleone, celebre per le vittorie in battaglia e la bassa statura.
Si tratta però di un’altra frottola: secondo la media dell’epoca, con i suoi 169 cm l’imperatore dei francesi non era affatto basso. La maldicenza fu diffusa dai nemici inglesi per sminuirne il valore.
4. Cinema e servizi segreti
Spostandoci oltreoceano, ad abbondare di falsi miti cinematografici è la conquista del West.
I duelli tra pistoleri furono per esempio rarissimi e così gli assalti alle diligenze.
Più in generale, il Far West non fu segnato dalla violenza e gli omicidi risultarono sporadici.
La stessa immagine dei cowboy, cavalieri dalla pistola facile, è mitizzata, trattandosi in gran parte di afroamericani, ispanici e messicani che di rado potevano permettersi una Colt.
Venendo al XX secolo, questo si aprì con una delle peggiori falsità della Storia: i Protocolli dei savi anziani di Sion, finto documento su una cospirazione ebraica per il controllo del globo.
Il testo fu prodotto dalla polizia segreta russa per screditare gli ebrei e, nonostante l’acclarata falsità, fu pubblicato più volte influenzando le correnti antisemite, soprattutto in ambito nazista.
E a proposito di Nazismo, sono molte le leggende su Hitler (foto). Una di queste, nata per addolcirne l’immagine, lo vorrebbe vegetariano convinto, ma il Führer si astenne dalla carne solo in una delle sue molteplici diete e abolì anzi le associazioni vegetariane.
In tema di dittatori, un’altra falsità è che con Mussolini i treni fossero sempre in orario. Anche qui il mito è figlio della propaganda: la puntualità dei treni fu presentata come simbolo di disciplina, ma i disservizi abbondarono anche nel Ventennio.
Ben più gravi le bugie che hanno segnato i conflitti scoppiati a seguito di “operazioni sotto falsa bandiera”. Di cosa si tratta?
Un Paese inscena un attacco contro se stesso, magari con la regia dei servizi segreti, e lo attribuisce poi ad altri soggetti, a cui dichiara guerra, oppure sfrutta un incidente casuale.
A mo’ d’esempio: nel 1898 gli Usa entrarono in guerra contro gli spagnoli usando come casus belli l’esplosione della nave U.S.S. Maine, attribuita a un attacco iberico ma distrutta da esplosivi americani, mentre nel 1931 i giapponesi fecero deflagrare una loro ferrovia in Manciuria e accusarono i cinesi, attaccandoli.
Più di recente, George W. Bush ha reclamizzato un dossier attestante il possesso da parte dell’Iraq di armi di distruzione di massa. Era il 2003, il dossier era finto, ma la guerra che ne scaturì fu verissima. Il falso continua a muovere la Storia...
5. Non è vero che… (due clamorosi esempi)
- Non è vero che... si è sempre guidato tenendo la destra (inglesi a parte)
Tutti sappiamo che nelle strade a doppio senso di marcia bisogna “tenere la destra”, fatta eccezione per l’Inghilterra e pochi altri Stati, nei quali si guida a sinistra.
È opinione comune che tali Paesi siano in qualche maniera “anomali” rispetto al resto del mondo, ma per molti secoli, anche in Italia, il lato giusto da tenere è stato proprio quello sinistro.
Nell’antichità, i cavalieri tenevano la sinistra per poter maneggiare in caso di necessità la spada, che era stretta nella mano destra.
Nel 1300, per il primo Giubileo, papa Bonifacio VIII impose ufficialmente tale consuetudine, che si diffuse poi con l’aumentare delle carrozze.
Guidare a sinistra permetteva di tenere con la mano destra la frusta per cavalli, muovendola al centro della strada senza rischi per i pedoni.
A mutare le cose fu la Rivoluzione francese, che impose la guida a destra, forse come provocazione. Tale scelta fu quindi fatta propria da Napoleone (un mancino) e si diffuse poi in gran parte d’Europa e oltreoceano.
In Italia le prime legislazioni lasciavano ai Comuni la scelta del senso di marcia: disguidi e incidenti erano all’ordine del giorno, finché il Fascismo decretò che il lato destro era l’unico da seguire. - Non è vero che... Salieri odiava Mozart (e tantomeno che lo uccise)
Il 5 dicembre 1791, a Vienna, morì Wolfgang Amadeus Mozart (foto), genio della musica la cui scomparsa è legata a un’inquietante leggenda: a ucciderlo sarebbe stato il compositore Antonio Salieri, geloso del suo talento.
Ma non è vero. Primo responsabile della mala fama di Salieri è il drammaturgo russo Aleksandr Puškin (“se Salieri non ha ucciso Mozart, di sicuro Puškin ha ucciso Salieri”, recita il detto), autore nel 1830 del dramma Mozart e Salieri.
Tale opera ispirò nel 1979 la pièce teatrale Amadeus (di Peter Shaffer), da cui il regista Miloš Forman trasse nel 1984 l’omonimo film.
Basandosi su dicerie prive di fondamento, Puškin e gli altri raccontano di come Salieri odiasse a tal punto il rivale austriaco da arrivare ad avvelenarlo dopo avergli commissionato un Requiem da spacciare come proprio.
In verità, tra i due vi fu sincera amicizia e stima (poco prima di morire Mozart scrisse parole di affetto ed elogio per il collega), e non si ha memoria di particolari rancori da parte di Salieri, che riscosse peraltro grandi successi e fu sempre apprezzato dalla corte viennese, mentre Mozart morì in povertà.