Le onde elettromagnetiche emesse dai cellulari fanno venire il cancro?
E i campi generati dalle linee per il trasporto dell’energia elettrica?
Ha ragione chi non usa il microonde perché teme possa fare male alla salute?
Oggi sono molti i dubbi e le preoccupazioni sui cosiddetti campi elettromagnetici, quelli generati da diverse sorgenti, dal cellulare ai piani di cottura a induzione.
Lo spettro dei nostri tempi – fatti di pane, internet e connessioni h24 – è l’elettrosmog: un nemico che spaventa, non si vede, non si respira, ma invade la vita quotidiana.
Così tanto che, se anche uno decidesse di dire addio al proprio cellulare, resterebbe comunque esposto alle onde emesse dai ripetitori in giro per la città, dal wifi dei vicini o dalla tv a casa.
E se per situazioni molto particolari (con campi intensi ed esposizioni acute) sono stati accertati danni immediati e fissati adeguati limiti di esposizione, è vero che può spaventare anche la prolungata e continua esposizione a campi di bassa intensità e a diverse frequenze (da quelli detti ELF, extremely low frequency a quelli a radiofrequenze dei cellulari).
Sono ansie giustificate? Nonostante la cifra folle spesa (circa 19 milioni di euro) il più importante studio fatto per capire se esiste un collegamento tra l’uso del cellulare e il rischio di tumori cerebrali, Interphone, non è riuscito a giungere ad alcuna conclusione certa.
Negli anni successivi si sono alternati risultati poco tranquillizzanti (come quelli a cui è arrivato un team di ricercatori svedesi guidati da Lennart Hardell) e conclusioni più rassicuranti (come quanto emerso in uno studio danese): in tutti i casi però – per un motivo o per l’altro – i lavori sono pieni di limiti.
Non c’è da fidarsi, dunque, di chi crea inutili allarmismi né di chi traduce la mancanza di prove sull’argomento in assenza di rischio. Il quadro della situazione è complesso (basta pensare a come sono cambiati il tempo e la modalità d’uso del cellulare, al variare di sistemi e tecnologie…) e la contraddittorietà delle tesi crea confusione nei cittadini.
E divide il mondo scientifico. Servono altri studi. Nel frattempo, niente ansie, solo prudenza.
1. Le lampadine
Esistono pochi studi sulla media frequenza, quella che interessa le lampadine a basso consumo: di per sé, dunque, non è possibile valutare effetti cancerogeni, tossici né sul sistema nervoso.
Studi realizzati per conto dell’ufficio federale di sanità pubblica svizzera, su lampadine a incandescenza, i led, tubi fluorescenti con alimentatore convenzionale sostengono che le densità di corrente generata in un corpo nelle vicinanze a una distanza di 2 cm (l’ipotesi peggiore e poco realistica) sono così basse che si trovano al di sotto della sensibilità del misuratore.
Le lampadine a basso consumo, i led e quelle a incandescenza generano ridottissimi campi magnetici a bassa frequenza: tutti i valori misurati dagli studi sono almeno 200 volte inferiori al valore di riferimento.
Tuttavia alcuni risultati del 2008 dimostrano che se ci si tiene a una distanza inferiore a 20 cm dalle lampadine a basso consumo, c’è la possibilità di superare i valori limiti fissati che ci tutelano dall’avere danni a occhi e pelle causati dagli UV.
CONSIGLIO: Per limitare l’esposizione ai raggi UV e ai campi elettrici tieniti sempre a una distanza di almeno 30 cm dalla lampadina a basso consumo, soprattutto se l’esposizione - per lavoro, studio o riposo - dura molto tempo. Preferisci lampadine con doppio rivestimento
2. Il microonde
I forni a microonde funzionano grazie a radiazioni ad alta frequenza (le microonde) che, assorbite dai cibi, vengono trasformate in calore.
Gli alimentari riscaldati però non trattengono le microonde, assorbono solo la loro energia trasformata in calore.
Grazie all’involucro di metallo e alla fine rete metallica incorporata nello sportello del forno, la maggior parte delle microonde rimane all’interno dell’apparecchio: solo una piccola parte potrebbe uscire.
Da diversi test effettuati risulta che il valore massimo della fuga di radiazioni misurato in prossimità della superficie del forno è sempre ben al di sotto del valore ammesso per legge.
Secondo le conoscenze attuali, dunque, la fuga di radiazioni da un forno a microonde non danneggiato e usato correttamente non costituisce un pericolo per la salute e l’esposizione ai campi magnetici rimane comunque abbastanza contenuta.
CONSIGLIO: Diversi studi hanno dimostrato che, se lo sportello è chiuso, l’esposizione è troppo bassa perché si verifichi un aumento della temperatura che possa essere pericoloso per gli occhi: il cristallino infatti è particolarmente sensibile agli effetti termici.
Evita comunque di soffermarti a guardare attraverso lo sportello. Per essere sicuri basta stare a 30 cm circa dal forno: in questo modo eventuali fughe di radiazioni sono trascurabili.
3. Tv, pc e cordless
Schermi di computer e televisori producono campi elettrici statici, campi elettrici e magnetici alternati a varie frequenze.
Gli schermi con display a cristalli liquidi dei portatili non generano invece campi elettrici e magnetici significativi.
I telefoni cordless in genere hanno una stazione di base e uno o più apparecchi portatili: il portatile genera radiazioni soltanto durante la conversazione telefonica, mentre normalmente la stazione emette in permanenza. I valori di radiazione di un telefono senza filo sono molto bassi.
Quelli del portatile sono inferiori di circa 40 volte al valore limite raccomandato e quelli della stazione di base, che diminuiscono rapidamente con l’aumentare della distanza, sono di circa 100 volte inferiori al limite raccomandato a un metro di distanza.
La potenza emessa da un telefono domestico senza fili è mediamente inferiore di una decina di volte a quella emessa da un telefono cellulare.
CONSIGLIO: Se vuoi ridurre i livelli di elettrosmog tieni le stazioni base del cordless a una distanza di almeno 50 cm da luoghi di riposo o di lavoro. Se poi, per lavoro, devi fare lunghe telefonate è meglio usare un telefono fisso o munirsi delle cuffie.
Se stai davanti al pc per molte ore al giorno, già a una distanza di 20 cm dallo schermo sei tranquillo: ricorda però che la posizione corretta di utilizzo è a 40-50 cm.
4. Cellulare, tablet e il wifi a casa
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato le radiazioni a radiofrequenza dei cellulari come “possibili cancerogeni”, inserendoli nel gruppo 2B della graduatoria dell’agenzia.
Nonostante non sia stato ancora dimostrato un rapporto certo di causalità fra l’esposizione a radiofrequenze e le malattie tumorali, le conoscenze scientifiche acquisite non consentono di escludere un collegamento, soprattutto quando se ne fa un uso intenso.
Per precauzione, dunque, i cellulari sono entrati a far parte di un gruppo di indiziati, da tenere sotto osservazione. Idem per i tablet.
Le reti locali senza fili (wireless local area network, wlan) permettono di collegare computer e laptop tra di loro, con apparecchi periferici (stampanti, scanner...) o con un access point per navigare in internet. I cellulari e i telefoni wireless compatibili wlan sono sempre più utilizzati per la telefonia via internet.
I dati scambiati tra gli apparecchi sono trasmessi via radio mediante radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza.
L’intensità d’irradiazione degli apparecchi dipende dalla potenza di trasmissione e dal flusso di dati , ma anche nel caso in cui la potenza di trasmissione e il flusso di dati sia massimo le radiazioni a una distanza di 20 cm sono decine di volte più deboli del valore limite.
Al momento non si sa se i campi elettromagnetici delle reti wlan rappresentino un rischio per la salute.
CONSIGLIO: Ecco i consigli per limitare l’esposizione della testa durante le telefonate.
Usa il viva voce o cuffie e auricolari. Se non è possibile, tieni il cellulare lontano dalla testa dopo la composizione del numero e l’attesa della linea (il momento in cui funziona alla massima potenza).
Evita telefonate lunghe o quando la copertura del segnale è scarsa (in ascensore, treno). Nessun problema , invece, se si usa il telefono per chattare, navigare o in “flight mode”.
Sono inutili invece i dispositivi di protezione e di schermatura che dovrebbero ridurre il carico di radiazioni: in realtà possono peggiorare la qualità del collegamento obbligando il telefonino a emettere radiazioni più intense. Non tenere il cellulare sotto al cuscino mentre dormi.
In generale le radiazioni degli apparecchi wlan sono basse: tuttavia se vuoi essere prudente, meglio collocare l’access point a circa un metro di distanza dai luoghi in cui lavori o ti riposi.
Se è fattibile, inoltre, sarebbe utile installare l’access point in una posizione centrale della casa, così che tutti gli apparecchi da alimentare abbiano una buona ricezione.
Evita di tenere vicino al corpo apparecchi come laptop, agende elettroniche o telefoni internet, durante la connessione.
5. Le fonti esterne
Le linee per il trasporto dell’energia elettrica (comunemente chiamate elettrodotti) generano, nelle aree che li circondano, campi elettrici e magnetici con una frequenza di rete (estremamente bassa) la cui intensità diminuisce rapidamente con la distanza.
Già a qualche decina di metri l’intensità del campo magnetico scende a livelli simili a quelli che si generano nelle case per gli impianti elettrici e i dispositivi alimentati da corrente.
I campi generati da stazioni e cabine di trasformazione sono anche inferiori.
Tuttavia alcuni studi epidemiologici hanno indicato un’associazione tra l’incidenza di leucemia infantile e l’esposizione a campi magnetici a frequenza bassa: questi risultati non trovano sostegno negli studi di laboratorio su animali o su campioni di cellule.
Tuttavia lo IARC ha classificato i campi elettromagnetici ELF come “possibilmente cancerogeni” per l’uomo. Anche le nuove linee dei treni ad alta velocità simili agli elettrodotti.
Diversa è la situazione della maggior parte delle linee ferroviarie in Italia: alimentate a corrente continua, creano campi magnetici statici che non hanno dato prove di effetti nocivi.
CONSIGLIO: Prima dell’acquisto di un terreno vicino a un elettrodotto, informati nel comune di riferimento: la legge definisce le aree in cui è proibita la costruzione.