Dalle piramidi alle mummie, da Cleopatra a Tutankhamon, ecco quali sono le più recenti scoperte e quali le controversie attorno a questa misteriosa civiltà.
Ma si possono ancora fare nuove scoperte sulla civiltà Egizia?
E’ forse la domanda che gli egittologi si sentono fare più spesso. E la risposta è un indiscutibile sì! Alcune delle scoperte più emozionanti si fanno nei musei
Qualche anno fa lo staff di quello di Wigan, durante lo spostamento delle collezioni in un nuovo magazzino, ha riscoperto pezzi che ripercorrono l’intera storia egizia antica dal 3500 a.C. circa ai primi secoli dopo Cristo, il primo dei quali è un sarcofago della XVIII dinastia con il volto indorato.
Sempre nello stesso periodo nuovi esami sui lini di Mostagedda conservati nel Museo di Bolton hanno permesso di retrodatare di 1700 anni l’origine della mummificazione.
Persino il British Museum offre ancora nuove sorprese: nel 2012 una tomografia computerizzata (TC) eseguita sul corpo di un uomo mummificato da processi naturali, noto a generazioni di bambini in visita come “Ginger” per via dei suoi capelli di un rosso sbiadito, ha dimostrato che la causa della sua morte attorno al 3500 a.C. fu una pugnalata alla schiena.
In Egitto, poi, si fanno nuove scoperte quasi ogni settimana. Persino la Valle dei Re non è ancora stata esplorata interamente, così come forse non lo è nemmeno la sua tomba più famosa.
Nel 2014 nuove scansioni ad alta risoluzione sulle pareti della camera sepolcrale di Tutankhamon hanno rivelato i contorni di due corridoi sigillati, che secondo alcuni studiosi condurrebbero a stanze ancora inesplorate.
Insomma, come la sua inconfondibile maschera mortuaria d’oro, anche la tomba di Tutankhamon potrebbe nascondere ancora segreti.
Oggi daremo risposta a 5 grandi domande sull’antico Egitto. Scopriamole insieme.
1. Qual è il più antico esempio di "arte" in Egitto?
L’attività grafica più antica registrata in Egitto, e in effetti in tutto il Nordafrica, si trova sulle rupi di arenaria di Qurta, 40 chilometri a sud di Edfu, tra Luxor e Assuan.
La galleria - a cui di recente la Missione Belga guidata da Dirk Huyge, che la sta studiando dal 2005, ha scientificamente attribuito un’età di 19mila anni - comprende almeno 185 immagini, tre quarti delle quali raffigurano esemplari di uro, il gigantesco bovino selvatico oggi estinto e da cui discendono le mucche domestiche.
Alcune immagini raggiungono quasi i due metri di lunghezza e mostrano quelli che sembrano tagli incisi attorno alla testa e al collo: Huyge ritiene che questi segni abbiano qualche genere di significato simbolico, forse indirizzato a propiziare una buona caccia.
A Qurta troviamo anche raffigurazioni di ippopotami, gazzelle, uccelli, pesci e strane creature ibride, oltre a varie figure femminili stilizzate che costituiscono il più antico tentativo egizio di rappresentare l’essere umano.
Huyge ha definito la galleria “una vera e propria Lascaux sul Nilo”, notando che quelle figure così vivide e realistiche hanno “una bizzarra somiglianza” stilistica con incisioni rupestri europee come quelle di Lascaux, in Francia, che a loro volta mostrano disegni di uri e altri animali di grosse dimensioni.
Lo studioso ha anche aggiunto che “forse l’idea di un’influenza diretta o di uno scambio tra culture attraverso una distanza così notevole non è improbabile come potrebbe sembrare. All’epoca dell’ultima glaciazione il Mediterraneo era 100 metri più basso di oggi: è possibile che le popolazioni del Paleolitico abbiano messo in atto uno ‘scambio intercontinentale' di simboli e concetti iconografici?”.
2. A quando risalgono le prime mummie e a che epoca risale il primo "egizio" di cui abbiamo notizia?
La mummificazione è un concetto talmente legato all’idea di antico Egitto che per un certo periodo il grande pubblico ha dato per scontato che sull’argomento fosse stato scoperto tutto quel che c'era da scoprire.
Invece ricerche recenti stanno stravolgendo quelle che erano le nostre fondamentali convinzioni a riguardo, dalle tecniche più efficaci impiegate nel Nuovo Regno del XIV secolo a.C. ai mezzi che si usavano per ottenere i risultati più “realistici” sui corpi.
Oggi sappiamo che l’origine dell’imbalsamazione precede ampiamente l’epoca delle piramidi (2600 a.C. circa).
Già molto prima di allora in siti come Mostagedda, a nord di Luxor, si preservavano i corpi avvolgendoli in teli di lino e in alcuni casi ricoprendoli di una sostanza simile alla pasta delle caramelle toffee, che è stata identificata solo nel 2014 da Stephen Buckley dell’Università di York come un composto di olii, grassi e resina di pino dalle proprietà antibatteriche.
“Alcuni degli ingredienti” dice Buckley, “provenivano dall’area nord-orientale del Mediterraneo. Per esempio la resina di pino doveva essere stata importata da quella che oggi è la Turchia sud-orientale”.
E la prova di scambi commerciali su così grandi distanze non è stata l’unica grossa sorpresa: ricercatori dell'Università di Oxford hanno eseguito esami al radiocarbonio sui teli di Mostagedda, scoprendo che sia la mistura di resina sia il lino risalgono circa al 4300 a.C., ovvero 1700 anni prima del momento in cui si credeva fosse nata la mummificazione in Egitto.
I resti umani più antichi finora scoperti in Egitto sono stati dissotterrati nel 1994 da alcuni archeologi belgi durante gli scavi presso una cava dell'Età della Pietra sulla collina di Taramsa presso Dendera, una sessantina di chilometri a nord di Luxor.
Il team si è trovato inaspettatamente davanti a una tomba poco profonda che conteneva il corpo di un bambino, sepolto in posizione seduta e orientato a est, in direzione del sole nascente, con la testa piegata all’indietro e appoggiata a un “cuscino” di sabbia perché potesse guardare verso il cielo.
Il bambino, vissuto nel tardo Pleistocene, ossia all'incirca 60mila-55mila anni fa, aveva un’età compresa tra gli 8 e i 10 anni al momento della morte, ma i suoi resti sono troppo pochi e troppo fragili per permetterci di determinare se fosse maschio o femmina.
Questa tomba non è solo la più antica mai scoperta in Nordafrica, ma fornisce anche un fondamentale “anello mancante” nella storia umana.
Nelle parole degli antropologi che hanno esaminato i resti: “La locazione geografica di tale ritrovamento è molto significativa, perché si trova lungo una delle ipotetiche rotte di dispersione degli esseri umani moderni dall’Africa verso l'Asia e l’Europa tra i 50mila e i 100mila anni fa”.
3. Quante sono le piramidi e Cleopatra era veramente egiziana?
Si ritiene che in Egitto oggi sopravvivano 138 piramidi, che variano molto per forma, dimensione, localizzazione e scopo.
La più antica fu costruita nel 2650 a.C. circa per il re Djoser: la sua forma parte da quella piatta e squadrata tipica delle tombe denominate “mastabe”, sopra alla quale venne eretta una struttura piramidale a gradoni alta 60 metri.
Il più grande costruttore di piramidi della storia egizia fu Snefru (2613 a.C. circa - 2589 a.C. circa), che fece spostare 9 milioni di tonnellate di pietra per costruire tre piramidi in successione, a mano a mano che perfezionava il suo progetto.
Suo figlio Khufu (Cheope) fece edificare la Grande Piramide di Giza, che divenne il modello standard di tomba regale fino al 1750 a.C. circa, quando venne soppiantato dalle sepolture scolpite nella roccia come quelle della Valle dei Re di Luxor.
Si pensa che alcune piramidi più piccole, come quelle costruite lungo la valle del Nilo fino ad Assuan nel 2066 a.C., venissero anche usate come indicatori dei confini territoriali o come luoghi di raccolta per l'esazione delle tasse.
Ma Cleopatra, uno dei simboli della storia antica, era veramente egiziana? Cleopatra VII “la Grande” fu l’ultima dei faraoni della dinastia tolemaica (305 a.C.-30 a.C.).
Il re macedone Alessandro Magno aveva invaso l’Egitto nel 332 a.C. durante la sua campagna di conquista dell’impero persiano, e alla sua morte Tolomeo I, uno dei suoi generali e forse suo fratellastro, prese le redini del regno.
I suoi discendenti - 15 faraoni maschi, tutti di nome Tolomeo - divisero il trono con coreggenti donne: Cleopatra VII regnò dapprima come coreggente di suo padre, poi dei suoi fratelli e, infine, del figlio che aveva avuto con Giulio Cesare, Tolomeo XV chiamato anche Cesarione.
All’inizio i Tolomei continuarono a parlare in greco e a tenere viva la loro cultura greca, ma con il tempo si lasciarono influenzare dalle antiche tradizioni egizie: nel 181 a.C. Tolomeo V venne mummificato anziché cremato e Tolomeo VIII diede in sposa una delle proprie figlie a un aristocratico egizio.
Cleopatra VII nacque in Egitto, come gran parte dei suoi predecessori, ma fu la prima a imparare la lingua egizia e a conquistarsi il sostegno dei suoi sudditi contro il crescente
potere di Roma.
Nelle immagini ritrovate nei templi è rappresentata come una tipica figura egizia, con lunghi capelli e le insegne della regalità, ma i suoi busti marmorei in stile classico la ritraggono con la chioma raccolta in un'acconciatura a crocchia tipicamente greca.
In un dipinto sembrerebbe addirittura avere i capelli rossi. Le discussioni sulla sua effettiva appartenenza etnica continuano tuttora: non sappiamo chi fossero sua madre e sua nonna, ma si è ipotizzato che fossero donne dell’aristocrazia egizia.
4. Chi era il vero Tutankhamon?
Sebbene Tutankhamon sia senza dubbio il faraone più famoso del la storia egizia, sul suo conto sappiamo ben poco.
Nacque probabilmente attorno al 1346 a.C. nella città di Amarna, circa 300 chilometri a sud del moderno Cairo, e ricevette il nome di Tutankhaton, ossia “immagine vivente di Aton” (il dio sole).
Suo padre era il cosiddetto “faraone eretico ”Akhenaton; sua madre fu forse una delle mogli secondarie del faraone, Kiya, oppure la moglie principale e sua coreggente, Nefertiti.
Tutankhaton salì al trono alla morte del padre, attorno al 1336 a.C., e cambiò il suo nome in Tutankhamon quando il culto del dio Aton fu abolito e quello del dio Amon tornò in auge. Regnò fino alla sua morte, attorno al 1327 avanti Cristo.
Le cause del suo decesso sono ancora oggi controverse e dallo studio sulla sua tomba continuano a emergere nuovi e inaspettati dettagli, non ultima la possibilità che l’80% del suo corredo funebre fosse stato originariamente preparato per altri membri della sua famiglia, inclusi il suo famoso trono d’oro e almeno uno dei suoi tre sarcofagi d’oro.
Persino la sua famosissima maschera mortuaria, a detta dell’egittologo Nicholas Reeves, “in origine apparteneva a Nefertiti”.
5. Come nacquero i geroglifici?
La scrittura geroglifica egizia, che trasmette un’ingannevole impressione di semplicità, si è evoluta attraverso i millenni fino a trasformarsi in un sistema assai sofisticato che includeva migliaia di segni.
Indicati dagli antichi Greci con la parola “hieroglyphikós” ossia “incisioni sacre”, tali segni vennero usati per comporre le scritture rituali che coprivano le pareti dei templi e delle tombe.
Ma per scrivere correntemente l’élite alfabetizzata - ovvero principalmente gli scribi e gli ufficiali che amministravano il Paese per conto del re anche prima che l’Egitto emergesse come il primo vero Stato nazionale del mondo, attorno al 3100 a.C. - impiegava una forma di scrittura corsiva chiamata “ieratico”.
Alla fine degli anni Ottanta del Novecento un team di archeologi tedeschi al lavoro nelle tombe di alcuni dei più antichi regnanti egizi ad Abido scoprirono 150 lamelle d'osso, avorio e legno con incisi alcuni semplici pittogrammi, dei “proto-geroglifici” che raffiguravano immagini diverse, tra cui rotoli di lino e giare d’olio, con segnalate le loro quantità e le loro provenienze.
Le lamelle, che in origine erano attaccate ai materiali presenti nei corredi funerari come se fossero etichette, sono state datate al 3250 a.C. circa e sono il più antico esempio di raccolta e catalogazione delle tasse che sia mai stato scoperto.
Si tratta di un dei più importati documenti storici esistenti, giacché i pittogrammi formano testi foneticamente leggibili che secondo alcuni rappresentano la scrittura più antica del mondo, precedente anche a quella sumerica in Mesopotamia.