Politici, artisti, scienziati spariti nel nulla senza lasciare tracce.
O sulla cui morte sono fiorite le ipotesi.
Ecco le indagini su…5 casi sospetti!
1. Alessandro Magno - Niente sepolcro, niente certezze
Morì a 33 anni, il 13 giugno del 323 a.C. a Babilonia.
La sua tomba andò perduta (recenti identificazioni non sono certe) e così pure i suoi resti (peraltro forse cremati).
Siccome poi il cadavere in questione era quello del più grande condottiero dell'antichità, non deve stupire che attorno alla morte di Alessandro Magno siano nate presto leggende e dicerie.
Secondo le fonti antiche, nonostante le conquiste e la giovane età, negli ultimi anni Alessandro non era più lo stesso.
La morte, nel 324 a.C., dell'amato Efestione, suo luogotenente e forse amante, ne aveva stroncato le forze.
Tuttavia, stava ancora progettando l'invasione dell'Arabia da Babilonia quando si ammalò gravemente. La malattia durò circa due settimane. Dopodiché morì.
Di cosa? Difficile dirlo oggi, ma gli storici hanno avanzato varie ipotesi. Una possibilità è che a ucciderlo fosse stata la malaria, contratta anni prima.
A quel tempo era una delle principali cause di morte tra i grandi viaggiatori. C'è però anche la pista dell'omicidio politico: lo avrebbero avvelenato i suoi generali, ansiosi di spartirsi (come poi in effetti fecero) l'impero.
Infine, la versione meno nobile: Alessandro sarebbe stato ucciso dagli stravizi. Negli ultimi tempi il sovrano si dedicava a banchetti e bevute senza limiti, pare per stordirsi. Uno di questi festini, forse, gli fu fatale.
2. Mozart - Vittima di Salieri o dei massoni?
Fu l'invidioso Salieri a uccidere Mozart, come vuole una leggenda nata nell'800 e resa famosa dal film Amadeus di Milos Forman?
Oppure i massoni lo costrinsero al suicidio perché, massone pure lui, aveva rivelato segreti della setta nel suo Flauto magico?
Oggi è impossibile determinare le cause della prematura morte del genio, a 222 anni di distanza e senza resti da esaminare, visto che il corpo fu sepolto in una fossa comune.
Non fu condotta alcuna autopsia, ma il certificato di morte parla di "febbre miliare acuta", definizione troppo generica per tentare una diagnosi.
Un'analisi epidemiologica del 2009, condotta da Richard H. C. Zegers, del Centro di medicina accademica dell'Università di Amsterdam, ha però tentato un'altra strada.
Zegers ha preso in esame le più comuni cause di morte a Vienna all'epoca di Mozart. Ha scoperto che nell'inverno del 1791 ci fu un'epidemia di malattie infettive che portò nella tomba un numero superiore alla media di uomini giovani.
I sintomi di Mozart, edema (accumulo di liquidi sottocutanei che genera gonfiore), mal di schiena e rash cutaneo, fanno pensare che il compositore sia morto per un'infezione da streptococco, complicata da glomerulonefrite, una malattia renale che provoca anche gonfiore.
Una fine poco romantica che pratiche inutili e debilitanti come il salasso, cui venivano sottoposti i malati (Mozart incluso), acceleravano.
3. Amelia Earhart - L'aviatrice scomparsa
Forse il giallo della scomparsa di Amelia Earhart (1897-1937), l'aviatrice statunitense che sparì nel nulla mentre tentava di circumnavigare il globo, è vicino alla soluzione.
Una traccia sonar di quella che potrebbe essere la fusoliera di un Lockheed Electra è stata individuata lo scorso maggio, al largo di un'isola del Pacifico, dal gruppo di ricerca storica Tighar.
La Earhart, simbolo dell'emancipazione femminile, era svanita con il suo navigatore, Fred Noonan, dopo avere lasciato Papua Nuova Guinea per raggiungere l'isola di Howland.
Negli ultimi 76 anni si è ipotizzato di tutto, dal fatto che fosse in realtà una spia che, come tale, fu catturata e uccisa dai giapponesi, alla teoria secondo cui avrebbe simulato l'incidente per cambiare identità.
I componenti del Tighar, invece, da 25 anni concentrano le ricerche intorno all'atollo disabitato di Nikumaroro, quello che la Earhart avrebbe potuto raggiungere se avesse mantenuto la stessa rotta a partire dall'ultima posizione comunicata via radio.
L'aereo, a corto di carburante, sarebbe stato costretto a un ammaraggio di fortuna e i due aviatori potrebbero essere riusciti a raggiungere la terra ferma.
Sull'isola, spazzata da forti venti, sono stati ritrovati alcuni reperti che sembrano confermare l'ipotesi, compresi alcuni supporti di bronzo, forse parte dell'aereo, una cerniera lampo e dei bottoni.
La fotografia del sonar che, a 180 metri di profondità nelle acque antistanti Nikumaroro, indica la presenza di un oggetto allungato di una decina di metri (l'aereo ne misurava 12) potrebbe aiutare a risolvere definitivamente il mistero.
«So bene che tendiamo a vedere ciò che più desideriamo» disse qualche tempo fa Rie Gillespie, direttore del Tighar. «Forse è solo una barca di pescatori, forse un'insolita barriera corallina. Ma è della misura e della forma giusta e nel posto giusto per essere un pezzo di Electra».
4. Stalin - Ucciso dai fedelissimi?
Iosif Vissarionovic Dzugasvili, alias Stalin, spirò la mattina del 5 marzo 1953.
Causa del decesso, ictus e colpo apoplettico.
Ma sulla morte del dittatore, capo dell'Urss per trent'anni, da sempre aleggia il sospetto dell'omicidio. Gli indizi non mancano.
Il leader sovietico fu trovato agonizzante verso le 10 di sera del 1° marzo (una domenica), nella sua residenza di Kuntsevo, poco lontano da Mosca.
Bagnato dalla propria urina, steso sul tappeto, incapace di parlare ma cosciente. Il suo orologio, rotto, segnava le 18:30, l'ora in cui probabilmente fu colpito dall'ictus.
Subito furono convocati i papaveri del partito: Lavrentij Pavlovič Berija (il "macellaio" delle purghe staliniane), Nikita Sergeevič Chruščëv (futuro leader), Semyon Denisovich Ignatiev e Georgij Maksimilianovič Malenkov (immediato successore di Stalin).
Solo la mattina del 2 (12 ore dopo l'ictus) arrivò un medico al capezzale del morente. Perché questa lunga attesa, che forse risultò fatale?
«Il ritardo dei soccorsi è stato sempre imputato a Berija» ha spiegato nella sua ricostruzione dei fatti lo storico Simon Sebag Montefiore, autore di una dettagliata biografia di Stalin. «In realtà i veri responsabili possono essere stati Krusciov e Ignatiev».
I quattro impiegarono quelle ore per spartirsi il potere invece che per chiamare un medico? Probabilmente sì. In questo caso - se non di omicidio - sarebbero accusabili di omissione di soccorso.
Secondo Montefiore, un intervento tempestivo non avrebbe cambiato il destino del dittatore (si sarebbe potuto rimuovere il coagulo di sangue, ma negli Anni '50 era un'operazione rischiosa).
Tuttavia, Berija disse poi ai colleghi (che lo faranno processare e fucilare il 23 dicembre di quello stesso 1953, facendone il capro espiatorio delle violenze staliniane): "L'ho fatto fuori! Vi ho salvati tutti".
Da qui le accuse postume a Berija, personaggio del resto di rara ferocia. Una teoria di qualche anno fa ritiene infatti che Berija avesse corretto il vino di Stalin con un farmaco che avrebbe favorito l'emorragia cerebrale.
«Se così fosse stato, Krusciov e gli altri furono comunque suoi complici, perché era nell'interesse di tutti ritardare i soccorsi finché non fosse chiarita la successione» commenta Montefiore.
Di certo, la spartizione del potere andò avanti ancora per un paio di giorni, finché Stalin morì, il 5 marzo.
5. Francesco I de' Medici e sua moglie Bianca Capello - Scavando nelle tombe dei Medici
Come morirono, nel 1587, il granduca di Toscana Francesco I de' Medici e sua moglie Bianca Capello?
Per i medici di corte fu malaria, per le voci che circolarono insistentemente dopo il decesso, fu avvelenamento da arsenico.
Le due ipotesi si sono inseguite per secoli e sono giunte ai nostri giorni.
Per la seconda ipotesi propende Donatella Lippi, storica della medicina all'Università di Firenze, che ha analizzato i resti dei cadaveri, conservati nella Basilica di Santa Maria a Bonistallo a Prato, trovando tracce di arsenico.
A suo parere, dunque, i due furono avvelenati, probabilmente per volontà del fratello di Francesco, il cardinale Ferdinando, che infatti poi prese il suo posto.
Gino Fornaciari, paleopatologo dell'Università di Pisa, sostiene però che il ritrovamento dell'arsenico non dimostra nulla, poiché all'epoca era frequente trattare i cadaveri con composti a base di questo elemento. Più probabile, dice, che i due fossero morti di malaria.
Lo dimostrerebbero i sintomi descritti nella documentazione medica di allora (un'agonia di 11 giorni con cicli di febbre alta e remissione) e il fatto che nei giorni precedenti alla morte il granduca fosse andato a caccia in una zona coltivata a risaia, tipico ambiente malarico.
Ma soprattutto un'analisi del 2009, che ha riscontrato nei resti scheletrici di Francesco I tracce di proteine di Plasmodium falciparum, il microrganismo che provoca la malaria.