Tutti abbiamo visto in televisione gli esperti della scientifica, in tuta bianca, che raccolgono impronte digitali e campioni di DNA dov’è stato commesso un delitto.
Ma pollini, terriccio e perfino umili insetti possono rivelare moltissimo su un crimine.
Ecco come…
1. L'esperto di video
A volte, il lavoro dell'esperto di video è frustrante.
Le telecamere a circuito chiuso forniscono del buon materiale, ma capita sempre che la parte più interessante siano quattro pixel in un angolino.
Che si tratti di un furtivo scambio di droga per la strada o di una targa durante un inseguimento, il compito dell'esperto di video è ricavare solide prove da un filmato a volte piuttosto mosso.
La necessità di analisi forensi di materiale video è diventata evidente intorno alla fine degli anni Ottanta, con l'aumento dei sistemi di telecamere a circuito chiuso, delle reti di sorveglianza dei centri cittadini e delle telecamere di negozi e fabbriche.
All’ improvviso la polizia si è ritrovata bombardata da prove video, ma i filmati erano spesso di cattiva qualità, il che li rendeva del tutto inutili.
All'inizio, il lavoro consisteva nell'utilizzare i software sviluppati per l'industria delle telecomunicazioni e dei satelliti per ripulire i filmati, poi arrivò una tecnologia più specifica.
Una tecnica usata è la sovrapposizione elettronica dei fotogrammi, con la quale diverse immagini di cattiva qualità riprese dalle telecamere a circuito chiuso sono posizionate una sopra l'altra per ottenere una fotografia più dettagliata. E questo è solo uno dei metodi.
Il miglioramento permette di vedere qualcosa con più chiarezza. Un cerchietto intorno al punto dello scambio durante una vendita di droga può essere tutto ciò che serve per essere sicuri che la giuria si concentri sulla parte importante dell’azione.
2. L'investigatore dei pollini (palinologo)
L'investigatore dei pollini non ha molto su cui lavorare, durante le indagini.
In genere gli viene fornito un decimo di grammo di polvere. A stento visibile.
Potrebbe trattarsi di polvere aspirata da una valigia, dai vestiti di qualcuno o da una bomba.
II suo lavoro è cercare in questi campioni dei pollini e poi usarli per capire dove l'oggetto da cui sono stati raccolti si sia trovato.
La prima cosa da fare è esaminare il polline, magari usando un microscopio elettronico per osservarne i minuscoli dettagli. Poi si devono identificare le piante che hanno prodotto i pollini presenti nel campione.
Il palinologo fa riferimento a una collezione di 20mila tipi di polline per aiutarsi nella ricerca. Dopo l'identificazione occorre trovare dove crescono le piante in questione.
In questo modo è possibile tracciare un cerchio intorno all'area di provenienza di ciascuno, e se si hanno dieci o più piante diverse nel campione, si potrà vedere in quale zona tutti i cerchi si sovrappongano.
Il che identificherà la provenienza del campione. Racconta un noto palinologo: “Una volta è successo che mi consegnassero il laccio di una scarpa. Ho rinvenuto 1500 diversi granelli di polline, così ho potuto dire con una certa precisione dove la persona su cui stavano indagando fosse stata".
3. Il cacciatore di insetti
Un uomo che porta a spasso il cane ritrova un corpo, parzialmente sepolto nel bosco.
Si trova lì da un po': in effetti, il patologo chiamato sul posto è in difficoltà nello stabilire esattamente da quanto, poiché i consueti segnali rivelatori, come il rigor mortis, sono spariti da molto.
Il corpo non è un bello spettacolo. Ha iniziato a decomporsi ed è coperto di larve. Ma questi insetti svelano tutto ciò che serve a chi di mestiere analizza gli animali che si trovano sui cadaveri.
L'Entomologia Forense studia i cicli vitali e l'etologia di quegli insetti che, sviluppandosi su resti organici in decomposizione, sono utilizzabili ai fini della determinazione di diversi aspetti di interesse medico-legali tra i quali spiccano la datazione della morte e le sue cause.
Le mosche sono gli insetti più usati in questa disciplina: la loro percezione olfattiva è molto alta e trovando subito il corpo in decomposizione vi depongono le uova.
Queste si schiudono e le nuove larve passano attraverso tre fasi di sviluppo prima di lasciare il corpo per diventare pupe e produrre nuove mosche.
Gli stadi di sviluppo repertati sul cadavere rivelano da quanto tempo il corpo è stato colonizzato degli insetti. Se, per esempio, vengono trovate solo le uova è probabile che la morte dell'individuo sia recente.
Diversamente dagli Stati Uniti, dove l ’entomologia forense ha un ruolo chiave nelle indagini già da una ventina d'anni, nel nostro Paese è da poco che questa disciplina si è sviluppata e ha iniziato a essere presa in considerazione come strumento utile alle indagini dalle forze dell'ordine e dalla magistratura.
Ora la nostra competenza viene spesso richiesta; in questo modo le attività svolte a risolvere gli omicidi stanno diventando sempre più multidisciplinari.
Ma in cosa consiste il lavoro del "cacciatore di insetti"? In primo luogo, quando vengono chiamati dagli organi investigativi per un sopralluogo, si recano sul posto e raccolgono dal cadavere il maggior numero possibile di insetti, siano uova o forme larvali.
Successivamente in laboratorio studiano accuratamente il “ bottino” per cercare di capire da quanto tempo è sopravvenuta la morte.
È una procedura difficile in cui entrano in gioco molti fattori; temperatura e umidità condizionano la crescita degli insetti e determinano i risultati delle analisi.
Ma non solo per indagare sui tempi. Se viene trovato sul cadavere un insetto che non è tipico della zona geografica del ritrovamento gli entomologi forensi possono supporre che il corpo sia stato spostato.
4. Lo psicologo criminale
Il lavoro dello psicologo criminale ruota intorno alla ricerca di schemi, quelli che, nel comportamento criminale, condurranno la polizia al colpevole.
Ma non si tratta semplicemente di fare un giro sulla scena di un crimine e in qualche modo ricavare una comprensione unica della mente dell’assassino.
Prima di tutto, i dati grezzi. Vengono scattate delle fotografie sulla scena del crimine.
Codificando queste informazioni e sfruttando le statistiche, si tracciano dei modelli, così, ogni nuovo caso, sarà ricondotto al modello giusto e sarà più facile determinare le probabili caratteristiche dei criminali.
In altre parole, il modo di fare e le azioni dei criminali rivelano molto su di loro, soprattutto se si paragonano a quelli dei loro predecessori.
Le caratteristiche da ricercare dipendono dal tipo di crimine. Per quanto riguarda gli omicidi, è importante ciò che l’assassino ha fatto con il corpo.
C’è una differenza lampante tra i criminali che compiono vari atti di smembramento o oggettivazione del corpo, post mortem, e quelli che non lo fanno.
Lo psicologo criminale cercherà anche di capire il grado di pianificazione, in quale modo il criminale ha tentato di rapportarsi con la vittima, se vi sono indizi di violenza oltre a quella strettamente necessaria a commettere l'omicidio, e ogni sorta di dettagli.
L’obiettivo di questi profiler è fornire alla polizia informazioni utili a catturare il colpevole.
Potrebbe trattarsi di dettagli sulla relazione con la vittima, il tipo di traumi a cui è andato incontro da bambino o quanto spesso si è trasferito da un luogo all’altro.
E non è solo nei casi di omicidio o stupro che gli esperti in psicologia criminale possono rendersi utili. Scassinatori, rapinatori; tutti i criminali seguono un loro schema.
5. Vero e falso
- Al sopraggiungere del rigor mortis, il corpo resta rigido per sempre.
Falso. Il rigor mortis, la contrazione involontaria dei muscoli, inizia dopo circa due ore dal decesso e "blocca” il corpo anche per 80 ore. Ma dopo questo tempo i muscoli iniziano a deteriorarsi e il corpo a distendersi. - Un assassino per essere definito serial killer deve uccidere almeno 10 persone.
Falso. Bastano tre omidici compiuti con lo stesso modus operandi e con una componente compulsiva per fare di un omicida un serial killer. - Esiste uno strumento per rilevare tracce organiche sulla scena del crimine.
Vero. Si chiama crimescope. È una lampada che emette frequenze di luce molto alte e individua tracce di sangue, peli, sudore. - Dal sangue succhiato da una zanzara si può estrarre il DNA.
Vero. Sì, è possibile farlo e il campione ematico è ancora analizzabile. - Abbiamo tutti impronte digitali diverse. Ma nei gemelli monozigoti sono identiche.
Falso. Questa regola vale anche per due fratelli nati dallo stesso ovulo. Anche se simili le loro impronte digitali differiscono nella configurazione e nella distribuzione delle creste e dei solchi digitali. - Esiste l’effetto CSI.
Vero. In seguito al successo delle serie incentrate sulla scienza forense, l’aspettativa delle persone nei confronti delle perizie scientifiche è aumentata. - Il DNA è analizzabile solo per poco tempo.
Falso. Il DNA, se ben conservato, può essere studiato anche dopo migliaia di anni. Basti pensare che è stato analizzato anche quello di Tutankhamon. - Per eseguire il guanto di paraffina si infila un guanto.
Falso. Questo metodo per rilevare le tracce di residui di sparo sulle mani del sospetto non prevede di indossare un guanto, come suggerirebbe il nome. La paraffina versata sulla mano si asciuga e viene tolta come un guanto. - I denti non sono utilizzati nelle indagini.
Falso. L'odontologia forense è una disciplina usata per identificare una vittima, stimarne l’età e determinarne il sesso. - L’acqua che si beve lascia tracce nei capelli.
Vero. La concentrazione di isotopi di idrogeno e ossigeno nell’acqua cambia da luogo a luogo e si “fissa" nei capelli. Questo permette di mettere in relazione una persona e il posto in cui ha passato le ultime ore o dove è stata uccisa.
Note
COME SI INQUINA LA SCENA DI UN DELITTO
Qualcuno entra in un appartamento e trova un cadavere. Preso dal panico, il soccorritore tocca il corpo, piange sulle macchie di sangue, corre qua e là. Poi chiama i vigili. Quando questi arrivano, sfiorano porte e oggetti e magari spostano la vittima.
Dopodiché giungono altri uomini delle forze dell’ordine che camminano, aprono e chiudono finestre, starnutiscono e girano con le scarpe sporche di terra. Ecco come si inquina una scena di un crimine.
Basta poco per contaminare un luogo in cui è avvenuto un delitto e rovinare prove sia macroscopiche sia microscopiche, come tracce di saliva, sperma, DNA.
Preservare la scena del crimine è una delle fasi più delicate ma importanti di un'indagine e negli ultimi anni, anche in Italia, si sta cercando di migliorare le competenze di chi interviene per primo sul posto.
È infatti fondamentale, se non si vuole rischiare di sottovalutare la situazione e perdere qualche dato rilevante come pare sia successo per l’omicidio di Meredith Kercher avvenuto a Perugia nel 2007, "congelare" la scena; delimitare le aree e i perimetri, scattare foto, stabilire un unico percorso che tutti i partecipanti alle indagini dovranno seguire, proteggere e segnalare le tracce, indossare guanti e soprascarpe, raccogliere i reperti in contenitori separati in modo che non si contaminino a vicenda.
E anche se un minino di contaminazione c’è sempre, i corsi e i seminari su come affrontare i primi momenti di intervento stanno diventando sempre più frequenti sia tra le forze dell’ordine sia tra gli operatori sanitari che spesso arrivano sul luogo del delitto prima di carabinieri e polizia.