Un ritmo di vita frenetico e ripetitivo può essere molto dannoso.
Produce una camicia di forza mentale che azzera le idee e le cancella dalla memoria. Ci trasforma in robot.
E’ bello ogni tanto uscire dalla routine e inventarsi un giorno diverso dal solito, un giorno in cui facciamo qualcosa di speciale e di meraviglioso con dei piccoli cambiamenti che lo rendono unico ed indimenticabile.
Tutti possiamo creare la nostra giornata speciale se lo vogliamo, basta un po’ di buona volontà, coraggio, determinazione e..tanta fantasia!
Ecco come rompere il meccanismo!
1. Un candido azzeramento
A ognuno di noi sarà capitato, almeno una volta, di avere un’ottima intuizione relativa a un cambiamento da fare o a una soluzione da trovare, ma poi, presi dalle cose da fare, di dimenticarla e di agire come se non ci fosse mai stata.
E quanti buoni propositi sono svaniti nel nulla senza che ci siamo neanche chiesti che fine abbiano fatto?
Il fenomeno si chiama reset, cioè azzeramento o ritorno allo stato precedente, e, quando accade in modo sporadico, rappresenta un meccanismo fisiologico e naturale della mente.
Ci sono però casi - molti casi - in cui la tendenza al reset influenza molto la vita psichica e mentale, al punto da impedire alla persona di evolvere, di decidere, di seguire idee e
intuizioni, anche fondamentali, per la propria vita.
Potremmo svoltare, ma poi, in automatico, perdiamo di vista “l’idea” e ricominciamo con la solita routine. Ogni situazione può cadere in questo meccanismo di azzeramento delle novità.
La vita di coppia, ad esempio: si promette all’altro che non si terrà più un certo atteggiamento sgradito, ma basta dormirci sopra una notte per svegliarsi come una tabula rasa.
La vita sociale: si intuisce che il proprio atteggiamento espone il fianco ai manipolatori, ma quando ci si trova nella situazione tipica ci si comporta nel solito modo.
La vita interiore: si approda a una visione nitida di un problema, ma poi si riprende esattamente come prima.
2. Una falsa concretezza
La psicanalisi spiega il reset come un’azione dell’inconscio che tenta di boicottare le scelte innovative della coscienza.
Una forma di resistenza verso il nuovo perché l’ignoto fa paura, perché non ci si sente pronti o non si è abituati o si teme di perdere qualcosa o qualcuno.
È una spiegazione sicuramente valida e da tenere presente, ma non è completa. Occorre guardare lo stile di vita mentale.
La persona vive immersa in un ritmo elevato di azioni e di pensieri concreti (nel senso di “legati ai fatti esterni, materiali”) e, quando si trova ad aver a che fare con un’idea diversa dal solito, ne coglie al momento l’importanza ma non sa cosa farne, come trattarla, e per la sua mente è più comodo lasciarla andare.
Lo stesso ritmo elevato fa sì che non si riesca a stare nel presente: mentre si ha un’intuizione valida, la mente è già altrove, sta già puntando qualcos’altro, non riuscendo così a fissare, a interiorizzare la novità.
Un ruolo lo gioca senz’altro la presenza massiccia del mondo virtuale di internet e dei social network.
Interrompono continuamente l’attività interiore dietro continue sollecitazioni esterne, rendendo davvero arduo il mantenimento di un’intuizione e il suo eventuale recupero dalla memoria. E occupano tutto il tempo vuoto.
Anzi, il vuoto non esiste più, ed è una perdita grave per il mondo interiore. In una sala d’attesa, alla fermata dell’autobus, in un qualsiasi momento libero, la mente viene risucchiata dalla connessione e non può stare da sola, a far sedimentare e a sviluppare quell’intuizione così importante.
3. Mille inizi
Il risultato è che non si riesce ad andare oltre l’inizio.
La vita diventa un insieme di inizi: mille inizi lasciati lì, come se non si potesse uscire dal solito binario. Invece si può e si deve, se se ne sente la necessità.
Ma bisogna disattivare questo “parassita psichico” costituito dalla tendenza al reset.
Si può farlo in molti modi: con la scrittura, un notes su cui fissare le idee “da non mollare”; con una psicoterapia che, a ogni incontro, aiuti a riportare sulla trama da seguire.
Occorre insomma puntare una sveglia che ogni giorno si incarichi di ricordarci di noi, di ciò che non vogliamo annebbiare.
Il reset spesso è tenace, ma non è che un automatismo, non ha coscienza né amore. Noi invece sì, e possiamo farcela.
4. Più responsabilità e i segnali da osservare
- Più responsabilità
Impara a dire: «Ora tocca a me» o la vita ti scivola addosso
Se vogliamo davvero opporci alla tendenza a vivere “in automatico” resettando ed eliminando dalla psiche ogni spinta verso il nuovo, dobbiamo comprendere che non è solo di un automatismo neurologico quello di cui siamo vittime.
È anche un atteggiamento mentale tipico di una fase ancora acerba della personalità: il “lasciar perdere”, l’incostanza.
Soprattutto a partire dalla seconda adolescenza la psiche ha bisogno di non lasciar cadere le intuizioni che servono a trasformarsi e a orientarsi nella vita.
È una questione di responsabilità verso se stessi. Le intuizioni sono solo la prima parte di un potenziale cambiamento nella nostra realtà (interna o esterna).
E in quanto “primo vagito” di tale cambiamento, non possono che essere fragili e indifese come un neonato o un cucciolo. E, proprio come un neonato, vanno protette con dedizione e responsabilità.
Bisogna insomma diventare dei buoni “genitori di se stessi”: amorevoli e determinati. - I segnali da osservare
Così riconosci se i tuoi percorsi mentali sono obsoleti
- La frustrazione ricorrente
Ti imbatti cronicamente nella stessa frustrazione o senso di fallimento, nonostante gli sforzi che hai fatto.
- Il proposito fossilizzato
Uno stesso proposito ricompare ciclicamente, senza che nel frattempo tu sia riuscito a perseguirlo.
- La memoria selettiva
Non ti ricordi di interi periodi della tua vita, che sembrano precipitati nel nulla. Ma hai la mente piena di scadenze e doveri.
- La sensazione di dimenticanza
Hai spesso la sensazione di aver qualcosa da dire o da fare, ma non riesci a ricordare cosa sia.
- Il tempo che fugge
Giorni, settimane e mesi passano velocemente, in automatico, e ti ritrovi a dire: «Ma è già passato tutto questo tempo?».
5. La guida pratica
Il “dopo” non esiste, si vive solo adesso:
- Troppo metodico? Improvvisa
La tendenza a cancellare le novità trova il suo terreno più fertile in una vita abitudinaria, in cui fare sempre le stesse cose “anestetizza” coscienza e volontà.
Prova a usare parole diverse dal solito, a cambiare percorsi stradali, a spezzare alcune piccole abitudini di cui puoi fare a meno.
Non pensare che, se è una cosa piccola, non conta: la mente, a contatto col nuovo, rimane desta e meno propensa all’azzeramento. - Aiutati con la scrittura
Immersa nella routine la mente annebbia anche le intuizioni più emozionanti. Perciò tieni sempre con te un piccolo notes, su cui scrivere “all’istante” l’idea o il proposito che hai pensato.
Non rimandare a dopo, perché “il dopo” ora non esiste e quando ci sarà ti sarai dimenticato. Bisogna fare in modo che le intuizioni non tornino alla mente chissà quando e per puro caso. Esci dai meccanismi casuali. - Ogni tanto resta sconnesso
Nella vita c’è bisogno di energia e di presenza a se stessi. Puoi recuperarne una parte da quelle che, ogni giorno, usi in eccesso per stare connesso alla rete.
Organizza meglio il tempo di connessione e fatti interrompere di meno. Ogni interruzione, infatti, è un piccolo reset che, sommato agli altri, ne crea uno grande.