“Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per l’umanità”.
Neil Armstrong, nel luglio 1969, pronunciò questa frase pochi secondi prima di poggiare il piede sul suolo lunare. Un momento epocale.
In questo articolo citeremo alcuni momenti del passato che molti storici considerano tra i più importanti della storia.
Scopriamoli insieme.
1. Camminare aiuta
Bipedismo: Africa, circa 4 milioni di anni fa
Il modo con cui noi, Homo sapiens, ci spostiamo nell’ambiente - su due sole zampe, anziché quattro come i nostri “cugini” scimpanzé e le altre scimmie - tecnicamente è chiamato “andatura bipede” o “bipedismo”.
Gli specialisti, poi, ci aggiungono l’aggettivo “obbligatorio”, a sottolineare il fatto che, a differenza degli scimpanzé, non siamo affatto in grado di utilizzare con facilità altri modi di locomozione.
L’avere perso, nel corso dell’evoluzione, la capacità di arrampicarsi sugli alberi è stata, però, controbilanciata dall’avere svincolato le mani dalla funzione di appoggio sul terreno, dando così inizio alla possibilità di utilizzarle in molti altri modi, fra i quali il trasporto di cibo e la costruzione di strumenti sempre più complessi.
Il bipedismo è stato certamente la prima caratteristica umana che i nostri lontani antenati hanno acquisito oltre 4 milioni di anni fa, ben prima dell’aumento delle dimensioni cerebrali o dell’incremento delle già elevate capacità manipolative.
Recenti scoperte di reperti fossili in varie zone dell’africa ci dimostrano come numerose specie di ominidi avessero adottato una forma primitiva di bipedismo, probabilmente le une in maniera del tutto indipendente dalle altre: una lunga serie di esperimenti evolutivi di una singolare modalità di locomozione.
E le ricostruzioni paleo-ambientali indicano che questi antenati hanno cominciato a muovere i loro primi passi su due zampe all’interno di un ambiente di foresta.
Quando poi, a seguito di un graduale inaridimento del clima, le foreste cominciarono a ritirarsi, gli ominidi che vivevano al loro interno si trovarono a dover far fronte a forti pressioni selettive per adattarsi ai nuovi ambienti più aperti.
Qui le sfide erano molte, ma spostarsi su due zampe offrì anche nuove opportunità e la possibilità di percorrere grandi distanze sia nelle vaste distese africane sia, successivamente, anche verso altre direzioni (nella foto Lucy, un Australopithecus afarensis rinvenuto negli anni Settanta in Etiopia, datato 3,2 milioni di anni, camminava come un uomo moderno).
2. Una mente per parlare
Il linguaggio: probabilmente a partire da 200mila anni fa, in Africa, con la comparsa di Homo sapiens
Tutti gli esseri viventi comunicano, soltanto gli esseri umani, però, lo fanno attraverso il linguaggio.
Per poter “funzionare”, infatti, il linguaggio necessita di una mente simbolica, capace di attribuire un significato referenziale e particolare a gesti, suoni e segni che in se stessi non ne avrebbero alcuno; e di una mente computazionale, necessaria per disporre segni e simboli in un ordine corretto a formare frasi comprensibili alla comunità dei parlanti.
Le parole purtroppo non fossilizzano e la scrittura è un’invenzione troppo recente per darci indicazioni valide sulla prima origine del linguaggio.
Gli studiosi devono quindi prestare estrema attenzione a tutti quegli “indizi” che lasciano intravedere, senza svelarle, le tappe fondamentali dell’evoluzione del linguaggio.
La nascita e lo sviluppo di una mente simbolica colta nell’esplosione delle manifestazioni artistiche che hanno accompagnato la nostra specie homo sapiens, nel suo espandersi dall’africa in cui è nata circa 200 mila anni fa, ci dicono molto sulle capacità cognitive in cui è potuta “germogliare” la prima parola.
Le più antiche manifestazioni artistiche dell’umanità sono piccoli ornamenti di conchiglie, intagli e decorazioni su pietra, che nella loro semplicità ci raccontano di una rivoluzione nell’organizzazione del cervello che noi tutti portiamo in eredità.
Le capacità computazionali del cervello sono, invece, più antiche e legate alle modalità di apprendimento per imitazione di complesse procedure motorie mimico-manuali, che si ritrovano per esempio nella produzione di strumenti per l’accesso al cibo già a partire da 2,5 milioni di anni fa.
L’intrecciarsi nella nostra specie di queste proprietà mentali in un’unica facoltà ci ha fatto dono del linguaggio, che ha dato un impulso straordinario alla nostra evoluzione dal punto di vista culturale.
Grazie ad esso possiamo immaginare e comunicare una scienza capace di far luce sul mistero delle nostre origini (nella foto arte preistorica: un cavallo raffigurato nella grotta di Lascaux).
3. Ogni uomo ha una voce
Democrazia - Grecia, 507 a.C.
La Democrazia fu inventata nel 507 a.c. da un ateniese di nome Clistene.
Nel corso dei successivi cento anni, ad Atene e altrove nel mondo greco, la democrazia si sviluppò sino a diventare un sistema radicale completo, in cui tutti i cittadini di sesso maschile maggiori di diciotto anni prendevano le decisioni sulla gestione dello Stato.
La conseguenza fu l’assenza della figura del politico. Anche un grande uomo politico ateniese come Pericle non aveva alcuna autorità sull’assemblea del popolo. Tutto quello che poteva fare era cercare di convincere il popolo che la sua visione delle cose era quella corretta, ma se il popolo non era d’accordo, poteva respingerla.
La democrazia ateniese è stata oggetto di molti e ampi dibattiti, ma fu un grande successo. Funzionò per centottant’anni, fino alla sua distruzione a opera dei Macedoni nel 323 a.c., e nonostante si sia sostenuto che era simile a una gestione mafiosa, Atene sia stata governata mirabilmente.
Il popolo era perfettamente in grado di prendere decisioni delicate. Per fare un esempio, dal momento che era il popolo a prendere ogni decisione, chiunque avrebbe potuto coprirsi d’oro e di rendite per la vita, ma ciò non accadde mai.
La “democrazia” moderna può essere fatta risalire ad Atene; tuttavia quella in cui oggi viviamo è un’oligarchia elettiva, in cui scegliamo diverse centinaia di membri del parlamento che prendono le decisioni per nostro conto.
Non vi è nulla di sbagliato nell’oligarchia elettiva in sé, ma sarebbe corretto non chiamarla democrazia, poiché l’esperimento ateniese sia stato più potente e accattivante rispetto alla debole versione di oggi (nella foto una statua di Pericle).
4. Vedere il mondo così com’è e il rovesciamento delle teorie degli antichi astronomi
La geografia di Tolomeo: Impero romano, circa 150 d.C. e Galileo esplora il cielo con il suo telescopio: Italia, 1609
- La geografia di Tolomeo
Intorno al 150 d.c., Tolomeo lavorava alla biblioteca di Alessandria, all’epoca uno dei più grandi siti dove si trovava depositata la cultura greca.
Tolomeo scrisse la geografia, che definì la geografia come disciplina e stabilì i principi della mappatura globale. Nel suo libro non c’erano mappe, ma ciò che la geografia offriva era una descrizione del mondo e una spiegazione di come disegnare le mappe.
Essa permise agli studiosi di mappare il mondo per la prima volta nella storia. È interessante notare che il testo inizialmente non suscitò grande entusiasmo.
Era il tardo periodo ellenistico e l’inizio della cristianità; il cristianesimo non aveva interesse per le astratte nozioni matematiche e geometriche grazie alle quali disegnare il mondo su una mappa.
Furono gli arabi a diffondere l’opera di Tolomeo in luoghi quali Baghdad, fino a quando non ricomparve in Italia nel XIV secolo. I geografi del Rinascimento produssero nuove edizioni della geografia e usarono i principi di Tolomeo per tentare di mappare il mondo in espansione.
A questi principi si rivolsero anche Cristoforo Colombo e alcuni degli esploratori portoghesi che navigavano verso oriente, come per esempio Vasco da Gama. Tolomeo è conosciuto come il padre della geografia e per 1500 anni tutto si concentrò intorno a lui.
Anche le mappe moderne si basano sul tipo di proiezioni elaborate da Tolomeo. In un certo senso lo scienziato greco fu una specie di Google della classicità.
Google fornisce gli strumenti per eseguire qualunque tipo di rilevamento topografico, per vedere la propria casa, oppure Washington o la Corea. Ed è proprio ciò che fece Tolomeo, il quale non fornì prescrizioni su ciò che dev’essere la geografia, ma fornì gli strumenti per capire la propria posizione nel mondo.
E questo è il motivo per cui la sua opera è così duratura (nella foto una mappa del mondo del XV secolo che illustrava). - Galileo esplora il cielo con il suo telescopio
Quando Galileo divenne il primo essere umano a puntare un telescopio verso il cielo, la nostra visione dell’universo cambiò.
Galileo fece nuove scoperte riguardo al Sole, alla Luna e ai pianeti che si rivelarono del tutto incompatibili con l’antica teoria secondo cui il cielo sopra la terra era immutabile e perfetto. Le sue osservazioni rafforzavano invece la recente teoria eliocentrica del rivale Copernico.
Il telescopio spinse Galileo a scrivere la sua controversa opera “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” (1630), che più di ogni altra contribuì a diffondere il copernicanesimo.
L'opera causò al suo autore un’accusa di eresia e un processo da parte della chiesa cattolica romana. L’antico sistema che Galileo demoliva era stato adottato dalla Chiesa quasi senza discussioni e costituiva l’immagine che essa aveva dell’Universo.
Si adattava bene ai dati biblici e per questo motivo era rimasto per centinaia di anni il punto di vista condiviso. Tuttavia, le scritture (a meno di attribuire loro un’interpretazione letterale) sono compatibili anche con il copernicanesimo.
Galileo scrisse tutto ciò in una lettera del 1615. Ma per una prova scientifica del copernicanesimo si dovette aspettare fino al 1838. Al processo galileo fu dichiarato colpevole e solo nel XX secolo, finalmente, il Vaticano riconobbe le sue teorie.
5. Il trionfo della legge
Magna Carta: Inghilterra, 1215
La Magna Carta costituì un punto di svolta nella storia della Gran Bretagna e del mondo intero, perché per la prima volta un sovrano fu formalmente soggetto alla legge.
Essa divenne una grande barriera contro il dominio e la regalità arbitrari, un principio fondamentale che risuonò attraverso i secoli.
La Magna Carta fu molto importante nel XVII secolo nella lotta del parlamento contro Carlo Tudor, così come per i fondatori della costituzione americana, e ancora oggi ne sentiamo l’eco.
Dietro alla costituzione della Carta c’era una società che stava diventando più coesa, con un maggiore senso della comunità.
C’erano idee politiche che riguardavano il fatto che i governanti avrebbero dovuto essere assoggettati alla legge e governare a beneficio della collettività e non solo di se stessi.
Queste idee si formarono in un periodo caratterizzato da un atteggiamento molto invadente da parte della regalità, che sottraeva enormi somme di denaro all’Inghilterra, concedendo in cambio poco o nulla sul fronte della pace e della giustizia.
La figura di Re Giovanni fu la goccia finale. Egli impiegò molti anni e grandi somme di denaro nel tentativo di riconquistare la Normandia dopo averla persa nel 1204 e, dopo il fallimento del 1214, con il suo tesoro ormai esaurito, era un uomo finito.
Giovanni era anche un assassino e un donnaiolo lascivo, che suscitava paura e delirio anche a livello individuale.
C’era un’enorme animosità verso di lui che, se non spiega le rimostranze su larga scala, aiuta però a capire come maturò la ribellione nel 1215.
Si può comprendere l’importanza della Magna Carta dal fatto che, quando Giovanni cercò di venire meno agli accordi presi, scoppiò una grave guerra civile.
L’unica possibilità per il governo di minoranza del figlio di Giovanni, dopo la morte di quest’ultimo avvenuta nel 1216, di poter vincere la guerra e assicurare la pace fu accettare la Carta.
Per tutto il XIII secolo la Carta venne citata e presa a riferimento. Divenne così ciò che è sempre rimasta: una pietra miliare di norme giuste e legittime.