Sono molte le cause che possono arrivare a disturbare il tuo umore.
E’ dunque importante cercare di comprendere cosa può essere alla base della tua condizione: il troppo lavoro? Una questione di origine ormonale?
Per cercare il rimedio giusto è anche utile capire quale forma assume il tuo cattivo umore, quali comportamenti porta con sé: ti spinge mangiare più del solito?
Ti fa andare su e giù come fossi sulle montagne russe? Ti toglie il desiderio sessuale? È una situazione solo temporanea o il “vedere tutto nero” sta diventando il tuo modo di guardare il mondo?
Solo facendo prima un’analisi di come stai davvero potrai scegliere la soluzione giusta per te, tenendo presente che è importante verificare sempre la tua tollerabilità nei confronti dei principi attivi presenti nei rimedi e farti consigliare dal tuo medico sulla posologia più adatta per te, che potrebbe essere diversa da quella generalmente indicata.
Nello svolgere questo compito anche la tecnologia può darti una mano. Esistono, scaricabili gratuitamente sul proprio smartphone, delle applicazioni che ti consentono di annotare come sta il tuo umore e quali circostanze si sono verificate nella giornata che potrebbero averlo influenzato. Un diario dell’umore in versione 2.0.
Lo stress ha in sé una connotazione piuttosto neutra: è una risposta naturale del corpo a uno stimolo esterno che minaccia il suo equilibrio.
Potrebbe trattarsi di un virus, di un evento (piacevole o spiacevole) della vita, o, come siamo abituati a pensare, dell’insieme degli impegni quotidiani e delle tensioni familiari, lavorative o di relazione.
Per resistere e adattarsi, l’organismo mette in atto una serie di difese: il metabolismo accelera, i muscoli si contraggono, gli zuccheri nel sangue aumentano…Così siamo in grado di superare la “fase critica” e poi di tornare alla normalità. Il problema nasce quando lo stress diventa cronico.
Le conseguenze di questo stato sono fisiche, ma anche psichiche. Ci si sente infelici, nervosi, ansiosi, inquieti. Si è perennemente “sul punto di esplodere”.
Ci sono alcune piante che possono aiutarci. Vengono chiamate adattogene, poiché favoriscono il nostro adattamento. Hanno un’azione ampia, non mirata a un singolo organo, e tolgono quella stanchezza e quell’apatia che è il segnale più evidente che ci stiamo “scaricando”.
Ma vediamo meglio quali sono queste 5 piante del buonumore. Buona lettura!
1. RHODIOLA ROSEA
- RHODIOLA ROSEA: voglia di fare e creatività anche in periodi di super lavoro
Esistono in natura alcune piante che possono aiutarci contro lo stress. Vengono chiamate adattogene, poiché favoriscono il nostro adattamento.
Hanno un’azione ampia, non mirata a un singolo organo, e tolgono quella stanchezza e quell’apatia che è il segnale più evidente che ci stiamo “scaricando”.
Tra queste vi è la Rhodiola rosea, chiamata anche radice d’oro: si tratta di un’erba indicata quando lo stress ti priva della serenità, rendendoti anche meno brillante dal punto di vista intellettivo e più debole fisicamente. - Come agisce sul cervello
La rodiola aumenta la quantità di serotonina in circolo.
Per farlo, agisce in due modi contemporaneamente: da una parte inibisce l’enzima che blocca la serotonina, dall’altra rende più facile all’organismo produrla, favorendo la presenza del suo precursore, il 5-idrossitriptofano, che aiuta a superare la barriera emato-encefalica, facendolo quindi arrivare al cervello, dove può servire appunto alla sintesi di serotonina.
È per questo che la rodiola, oltre che energia fisica, dà anche energia mentale.
Uno studio del Department of Neurology, Armenian State Medical University di Yerevan in Armenia, l’ha testata su alcuni medici impegnati nel turno di notte, una delle situazioni in cui la prontezza, l’efficienza nel prendere le decisioni giuste e la concentrazione in situazioni di stress è fortemente minacciata dalla fatica.
Le funzioni cerebrali e cognitive sono risultate migliorate, anche con il ricorso a bassi dosaggi di estratto di rodiola. - Che cos'è la "radice d'oro" che resiste davvero a tutto?
Tra le principali virtù della rodiola c’è la capacità di contrastare gli stati di stanchezza e apatia, soprattutto quando sono collegati all’umore basso.
È merito dei composti fenolici e glicosidici presenti nella sua radice, come la rosavina e il salidroside.
Il rizoma contiene anche alte quantità di manganese, minerale che l’oligoterapia utilizza come rimedio antidepressivo.
Le virtù della rodiola erano note già nei tempi antichi: i popoli siberiani la usavano per alleviare freddo e fatica.
La pianta è infatti molto resistente e cresce spontaneamente nelle zone gelide del Nord Europa, è originaria della Scandinavia e della Siberia, ma la si può trovare anche nelle nostre zone prealpine ed alpine da 1500 a 3000 metri. - In capsule, in gocce ma anche in tazza
La rodiola si può assumere sotto forma di estratto secco standardizzato (la posologia è di 2-3 capsule al giorno durante i pasti) o estratto fluido (30 gocce due volte al giorno). Per l’esatto dosaggio bisogna controllare l’effettiva concentrazione del principio attivo nel prodotto.
La preparazione normalmente consigliata è quella sotto forma di estratto secco idroalcolico titolato in rosavina (minimo 3%) con una dose giornaliera compresa tra 7 e 10 mg per kg di peso corporeo, suddivisa in due somministrazioni, una al mattino al risveglio e l’altra a metà pomeriggio.
Non sono note controindicazioni né interazioni farmacologiche. In erboristeria e nei negozi specializzati si trova anche la radice essiccata, ideale per l’infusione.
Per una bevanda da gustare nell’arco di tutta la giornata bastano 5 grammi di radice sminuzzata da lasciare in 150 ml di acqua calda per 10 minuti.
Il sapore è molto forte: se vuoi puoi diluire la tisana in altri liquidi (decotti, spremute, succhi naturali).
2. GRIFFONIA
- GRIFFONIA: ritrovi la calma e vinci la fame nervosa
Il cattivo umore può accompagnarsi anche a una fame intensa.
Quando siamo nervosi o stressati avvertiamo forte il desiderio di cibi calorici, ci buttiamo su pasta, pane, dolci, come a trovare un appagamento, un conforto.
Alla base di questo comportamento vi è il fatto che se l’organismo è sotto stress, dal cervello arriva anche il comando di far scorta di cibi ricchi di zuccheri che potrebbero fornire quell’energia utile a far fronte alle necessità.
Un ruolo importante lo gioca sempre la serotonina. Sebbene vi siano altri ormoni coinvolti nel regolare l’appetito, la serotonina sarebbe in grado di inibire l’assunzione eccessiva di cibo, riducendo la quantità di alimenti assunti e facendo insorgere il senso di sazietà.
In particolare sarebbe in grado di condizionare la scelta degli alimenti: il suo aumento spinge all’ingestione di proteine, mentre un suo calo ci fa venir voglia di carboidrati.
È in ragione di questa relazione esistente tra serotonina e alimentazione che, nel caso di alterazioni del comportamento alimentare, come ad esempio la bulimia, ma anche in soggetti obesi per favorire il controllo della fame nervosa, vengono a volte utilizzati farmaci che agiscono proprio sul livello di serotonina.
A spiegare poi il motivo per cui quando ci sentiamo tristi ad attirarci è ad esempio il cioccolato, vi è una ragione chimica.
Il corpo sintetizza serotonina a partire dal triptofano, un aminoacido che dobbiamo garantirci con la dieta. E il cioccolato ne è un’ottima fonte.
La natura ci aiuta dandoci una pianta a zero calorie: è la Griffonia simplicifolia, utilizzata in fitoterapia quando, oltre a un abbassamento dell’umore vi sia un aumento della fame nervosa. - Fornisce triptofano, proprio come il cioccolato
La Griffonia simplicifolia è una pianta originaria dell’Africa, appartenente alla famiglia delle leguminose.
Usata come integratore sotto forma di estratto secco, ha la funzione di placare gli attacchi di fame compulsiva, derivante da stati ansiosi e depressivi, che ti fanno desiderare ardentemente quello che cade sotto all’etichetta di comfort food, ovvero cibo che dà conforto (cioccolatini, pizze, dolci).
Il suo contenuto in 5-idrossiltriptofano (5-HTP), precursore della serotonina, ha la facoltà di riequilibrare il tono dell’umore, regolando l’appetito.
Questa pianta ha anche un effetto detox, favorisce la digestione e riduce i gonfiori addominali. - Meglio assumerla prima dei pasti
Gli integratori di Griffonia simplicifolia, si trovano per lo più in capsule contenenti l’estratto secco dei semi, oppure in gocce di tintura madre.
A seconda dei casi specifici il dosaggio va da 1 a 3 capsule al giorno, da assumere appena prima dei pasti principali.
Trovi la griffonia in erboristeria e farmacia, talvolta anche in combinazione con altre sostanze o piante come iperico, ashwagandha, magnesio o vitamine del gruppo B.
La griffonia non presenta controindicazioni particolari, generalmente infatti è ben tollerata da tutti.
Solo un accorgimento particolare: non assumerla in caso di uso di antidepressivi. Può interferire con la pillola contraccettiva. - Il succo antizuccheri
Per potenziare l’azione dell’estratto secco di Griffonia simplicifolia puoi associarlo allo sciroppo di sambuco o in alternativa a succo di prugna non zuccherato, dalle proprietà sazianti e disintossicanti.
Apri due capsule di estratto secco di griffonia e versane il contenuto in 1/4 di litro di acqua, aggiungi 4 cucchiai di sciroppo di sambuco o succo di prugna.
Bevi il succo così preparato durante tutta la giornata. Ti aiuterà a smorzare la voglia di dolce e a calmare la fame che può coglierti a metà mattina o nel pomeriggio. - Se la voracità vien di notte
Hai finito di cenare, sono passate un paio d’ore e senti arrivare prepotente il desiderio di andare a vedere se in cucina è rimasto qualcosa da mangiare.
Il calo delle tensioni giornaliere può in parte spiegare il desiderio di gratificazione che coglie la sera e che spinge a mangiare anche quando il nostro organismo è già in “modalità riposo”.
Anche in questo caso la griffonia ti può aiutare: prendila nel pomeriggio, servirà anche dopo cena.
3. IPERICO
- IPERICO: i fiori d'oro che cancellano la tristezza
Cosa può riportare luce dove c’è buio se non una pianta luminosa e solare?
L’iperico, con i suoi fiori giallo intenso e il succo rosso rubino, è collegata simbolicamente proprio al calore e alla luminosità.
Fiorisce durante il solstizio d’estate, il 24 giugno, quando il sole splende alla massima potenza.
Sono stati gli antichi ad associarlo simbolicamente all’astro e a usarlo come potente rimedio curativo: come il sole, l’erba di San Giovanni scaccerebbe le ombre dell’anima e rimargina anche le ferite del corpo.
I romani credevano, ad esempio, che l’erba tenesse lontani gli spiriti e le forze del male.
E questo suo potere potrebbe essere riconsiderato, nella capacità dell’iperico di allontanare malinconie, pensieri cupi, angosce e paure immotivate. - Pianta solare per eccellenza e usata per le depressioni lievi
È difficile spiegare cosa sia la depressione a chi non l’ha mai vissuta. È qualcosa di ben diverso dal sentirsi col morale a terra dopo una giornata storta.
La depressione clinica dura nel tempo (almeno due settimane per poter parlare di disturbo depressivo) e si presenta come un’inspiegabile e profonda tristezza accompagnata da pensieri negativi.
Ci si può sentire incapaci di affrontare la quotidianità, la vita appare dolorosa e senza senso. Sulle ragioni di questo disturbo dell’umore la scienza deve ancora fare chiarezza. In genere esiste un fattore scatenante che ingenera il primo episodio: potrebbe essere un evento negativo, come un lutto, oppure un evento naturale che viene però vissuto come una perdita (diventare genitori e “perdere la libertà”).
Nelle successive “ricadute”, invece, diventa sempre più difficile identificare la causa scatenante. Si tratta di un disturbo complesso, che si presenta in modo differente, da soggetto a soggetto.
È in questi casi che la fitoterapia può rappresentare una possibilità in più, poiché il malessere non è ancora diventato vera patologia.
La depressione va sempre trattata da medici e psichiatri e oggi, nelle forme lievi e a supporto delle cure farmacologiche e psicologiche, vi sono anche validi rimedi naturali che hanno alle spalle numerosi studi e ricerche.
Uno di questi è l’iperico, un’erba che, sotto prescrizione medica, viene utilizzata nelle depressioni lievi, ma che è disponibile anche come integratore per affrontare periodi di ansia, disturbi del sonno e apatia. - Il suo segreto sono ipericina e iperforina
L’iperico ha un meccanismo d’azione simile a quello dei farmaci antidepressivi.
Come alcuni di loro, influenza i livelli di dopamina e serotonina e regola in modo naturale il tono dell’umore. Il merito è dei potenti principi attivi, soprattutto iperforina e ipericina (concentrata in germogli e fiori) e dei flavonoidi, ad azione antiossidante .
È sempre l’ipericina a inibire due enzimi che “disattivano” i neurotrasmettitori del buonumore e a favorire il rilascio notturno di melatonina, così anche il sonno è più pacifico. - Le conferme della scienza
Gli usi tradizionali dell’iperico hanno trovato conferma nella scienza, già a partire dal Novecento.
Le proprietà di quest’erba sono ormai sufficientemente documentate, soprattutto per l'ansa lieve e le forme meno gravi di depressione.
Non mancano alcuni studi che, con successo, l’hanno testata anche in situazioni più complesse, come ha fatto la ricerca coordinata dal Dipartimento di Psichiatria Charité di Berlino, che ha preso n esame 251 pazienti affetti da depressione moderata o grave.
A metà di loro è stata data l’erba di San Giovanni, al secondo un medicinale comune che agisce aumentando i livelli di serotonina.
Al termine del trattamento tutti i soggetti hanno ottenuto gli stessi risultati, ma chi ha assunto il farmaco ha accusato effetti collaterali 1,72 volte superiori a quelli del gruppo trattato con iperico. - Le capsule sono un super concentrato
In commercio trovi diversi prodotti a base di iperico, indicati per il trattamento di ansia e problemi d'umore. Le capsule di estratto secco sono una delle modalità più comode.
I vari prodotti possono avere una diversa concentrazione di principi attivi, quindi è necessario verificare le etichette.
Per un’azione efficace e garantita sul tono dell’umore si consiglia l’assunzione dell’estratto secco nebulizzato e titolato in ipericina (minimo 0,2%), la cui dose giornaliera va da 10 a 13 mg per kg di peso corporeo, suddivisi in due somministrazioni, una al mattino e l’altra a metà pomeriggio.
Pur essendo una pianta sicura, l’iperico va assunto con una certa cautela perché potrebbe interferire con altri farmaci.
Non va associato ad esempio ad antidepressivi, ansiolitici e barbiturici, anticoagulanti, narcotici, pillole dietetiche e decongestionanti nasali.
Attenzione anche agli anticoncezionali: l’erba di San Giovanni può alternarne l’efficacia. È sconsigliato l’uso in gravidanza e allattamento.
Meglio evitare di assumere l’iperico se si prevedono lunghe esposizioni al sole: la pianta è fotosensibilizzante, cioè rende la pelle molto più sensibile ai raggi del sole. Il consiglio di un medico può chiarire ogni dubbio sull’assunzione in base all’età e allo stato di salute.
4. GINSENG
- GINSENG: La radice che ti ricarica e riaccende il desiderio
La medicina cinese parla di "vuoto del Qi", per definire un calo di energia interna da cui dipendono vitalità, concentrazione ed equilibrio.
La medicina occidentale definisce la stessa condizione come astenia, assenza di forze, mancanza di voglia, anche sessuale.
C'è infatti una stretta relazione tra umore e desiderio: tristezza e apatia possono procedere, essere concomitanti, oppure essere la conseguenza di un'insufficiente desiderio sessuale.
Al di là delle situazioni in cui il calo del desiderio è legato a una condizione medica o all'assunzione di farmaci, i cali occasionali del desiderio sessuale, non associati a notevole disagio o difficoltà relazionale, potrebbero trarre giovamento dalle cure naturali.
Uno dei rimedi utili in questa situazione arriva dalla tradizione orientale. Fin dai tempi più antichi i manuali di medicina cinese riconoscevano nel ginseng coreano la soluzione vincente per ritrovare l'armonia e tonificare il Qi.
Vale a dire, per "ricaricare" il vuoto energetico, potenziare la forza vitale, con positive ricadute anche sulla voglia di fare l'amore.
Questa pianta perenne, con fiori rosa e bacche rosse, ha iniziato ad essere importata e apprezzata in Europa con qualche secolo di ritardo, a partire dal Settecento.
Negli ultimi 200 anni, però, diversi studi scientifici hanno confermato le proprietà benefiche contenute nella radice che rinforza gli anticorpi, aumenta la resistenza alla fatica e migliora le prestazioni fisiche.
Inoltre potenzia le capacità cognitive e la memoria, che nei momenti di affaticamento generale può vacillare.
Migliorando la vitalità nel suo complesso, ha effetto indiretto anche sulla sfera sessuale. - Per lui e per lei
Il ginseng riporta vitalità anche... sotto le lenzuola. Quando nella coppia c’è un calo del desiderio, infatti, la causa non è per forza il disinnamoramento.
Al di là di particolari condizioni mediche (qualunque malattia debilitante provoca calo del desiderio sessuale) o degli effetti collaterali di alcuni farmaci (per es. betabloccanti), la sessualità può risentire di fattori come lo stress lavorativo, la stanchezza accumulata, la mancanza di tempo e spazio per se stessi.
Ci si sente svogliati e apatici... e la libido sparisce. Il ginseng è efficace tanto per le donne quanto per gli uomini, essendosi dimostrato utile anche per contrastare il deficit erettile (è un vasodilatatore) che spesso è associato al calo del desiderio.
Da segnalare anche la potenziale azione positiva sulla fertilità maschile: uno studio italiano ha somministrato le stesse dosi di estratto di ginseng a 66 pazienti con produzione di spermatozoi regolare oppure problematica.
Alla fine del trattamento si sono ottenuti risultati positivi in tutti i pazienti, con un aumento anche dei livelli di testosterone. - Tra le tante varietà, l’unica certificata è il Panax ginseng C.A. Meyer
Si fa presto a dire ginseng. Con questo nome, in realtà, vengono identificate diverse specie.
L’unica di cui l’Organizzazione mondiale della sanità ha ufficialmente riconosciuto le proprietà terapeutiche è il Panax ginseng C.A. Meyer, cioè il classico ginseng coreano conosciuto in Oriente da quattro millenni e poi “classificato” dal botanico russo Anton Meyer.
Questa varietà si può trovare in commercio anche con la denominazione ginseng bianco o ginseng rosso: si tratta sempre della stessa radice, solo trattata in modi diversi (essiccata resta di colore chiaro, lavorata con il vapore diventa invece rossastra). - Meglio non prenderlo di sera - Scegli l’estratto secco titolato
In commercio si trova una miriade di preparati “a base di ginseng”: per capire quale e quanta radice si sta assumendo bisogna leggere con attenzione l’etichetta, dove è indicata la specie e la percentuale di ginseng contenuta nel prodotto.
In genere si usa l’estratto secco titolato in ginsenosidi totali minimo 1.5%, assumendo una quantità pari a 30-70 mg di ginsenosidi al giorno.
Non bisogna assumerlo di sera e per più di un mese e non bisogna associarlo ad altre sostanze eccitanti (per esempio bevande a base di caffeina).
È controindicato nei soggetti con ipertensione e durante la gravidanza e l’allattamento. Interferisce con l’azione di alcuni farmaci (digossina, antidepressivi, warfarin).
5. IGNATIA AMARA
- IGNATIA AMARA: i granuli contro i saliscendi dell’umore
Cambiare umore in base a quello che accade nel corso della giornata è normale: un comportamento di rende felici e una critica tristi, un contrattempo scatena la rabbia e una sorpresa la gioia.
Ma si può arrivare a un punto in cui questi sbalzi d’umore non sono più la norma, ma un ostacolo al benessere.
Il problema nasce quando l’instabilità emotiva diventa imprevedibile e fulminea. Basta un nonnulla a scatenare una crisi che, veloce come è arrivata, scompare.
Un attimo prima si sprofondava nell’ansia o nel pessimismo più nero, un attimo dopo tornano il sorriso e la calma ed è come se non fosse accaduto nulla.
Ma è una serenità “di facciata”, fragile. Questa altalena emotiva si presenta spesso accompagnata da palpitazioni e nervosismo. - Montagne russe emotive
Quali sono le cause di questo saliscendi emotivo?
Talvolta può essere la risposta ad uno stile di vita troppo rapido ed esigente: ci sono preoccupazioni e ansie sia sul piano lavorativo (la precarietà, la crisi...) che su quello interpersonale (c’è poco tempo per sé e per coltivare le relazioni).
Ma la causa potrebbe anche avere radici nel corpo, come un disturbo alla tiroide. Ad accusare questo disturbo dell’umore sono più frequentemente le donne.
Non a caso il rimedio naturale indicato in questi casi è decisamente “femminile” (ma adatto anche agli uomini): Ignatia amara, un rimedio omeopatico che fa scendere l’umore dalle montagne russe. - La fava di Sant'Ignazio - E' la "benzodiazepina omeopatica"
Ignatia amara è una liana originaria delle Filippine, conosciuta anche come fava di Sant’Ignazio.
Questo nome fu dato in onore di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti, visto che fu proprio quest’ordine religioso ad introdurre l’uso della pianta a scopo curativo.
Il principio attivo è contenuto nei piccoli frutti gialli: i semi essiccati e trattati diventano la base di vari rimedi naturali.
Per la sua capacità di cancellare i bruschi cali d’umore riportando calma e serenità, questa pianta è considerata una “benzodiazepina omeopatica”.
Ciò che la rende preziosa, per l’omeopatia, è il fatto che i semi contengano alcuni alcaloidi, in particolare stricnina e brucina. Queste sostanze sono molto amare e, allo stato naturale, sono letali per l’uomo.
Solo quando vengono diluite diventano rimedi omeopatici innocui che intervengono direttamente sul sistema nervoso con effetto sedativo, frenando l’instabilità e le reazioni emotive eccessive.
Con lo stesso meccanismo Ignatia amara combatte l’insonnia dovuta a preoccupazioni e tensioni e agisce sul sistema cardiovascolare calmando le palpitazioni e il senso di soffocamento che possono accompagnare una crisi improvvisa. - Agisce in fretta ...anche in caso di attacchi di panico
Una crisi improvvisa può anche diventare un vero e proprio attacco di panico.
Ignatia amara è un alleato anche in queste circostanze: l’omeopatia la consiglia infatti per alleviare sintomi come spasmi e contrazioni a gola, stomaco o testa.
In queste situazioni il soggetto vive infatti una rapida escalation di ansia e paura, ha le palpitazioni, suda e accusa senso di soffocamento, dolore al petto, vertigini, brividi o vampate di calore.
L’estratto della pianta filippina ha effetto calmante sia sulla mente che sul fisico. Per lo stesso motivo la fava di Sant’Ignazio viene usata anche per eliminare i tic, soprattutto quelli al viso e alle palpebre.
Questi movimenti ripetitivi e involontari, se compaiono saltuariamente, sono espressione di uno stato d'ansia, nervosismo o di una condizione di forte stress. - La puoi prendere... al bisogno
Ignatia amara agisce sulla stabilità emotiva.
Caratteristica del rimedio è la paradossalità dei sintomi, eccessivi sempre, anche se non necessariamente mostrati all’esterno. Ignatia amara è indicata anche a chi tiene tutto dentro, ma nondimeno subisce i su e giù dell’umore.
È possibile assumerla, nel momento critico, a una diluizione bassa, come 9 CH (5 granuli oppure 8-10 gocce una volta al giorno).
L'omeopatia la consiglia per i disturbi legati ad un sistema nervoso ipersensibile anche accompagnati da sintomi più fisici come stanchezza, gonfiore agli occhi, leggero tremore, dolori alle articolazioni e pesantezza agli arti.