Timido e notturno, pochi lo conoscono.
E l’unico mammifero con le scaglie ed il suo nome in lingua malese — penggoling— significa «animale che si avvolge a palla»: come reazione di difesa, è infatti in grado di avvolgersi formando una perfetta sfera compatta.
Il pangolino è un mammifero un po’ bizzarro, con il corpo ricoperto da una corazza di squame da rettile e peli che spuntano a ciuffi tra una squama e l’altra.
Se ne conoscono 8 specie che vivono fra Africa, Asia, India. In particolare dal Senegal all’Uganda, l’Angola, il Kenia occidentale; dal sud dello Zambia al nord del Mozambico; Sudan, Ciad, Sud Africa e dall’Etiopia alla Namibia.
Oltre alle specie africane, ci sono anche tre specie asiatiche, diffuse in Cina, Nepal, Sri Lanka, Tailandia, Malesia, Sumatra, Giava, India meridionale.
Ma ha la sfortuna, il pangolino, di essere un boccone prelibato nella cucina cinese e vietnamita. Non solo: dalle squame si ricavano illusori farmaci e afrodisiaci. E poi monili e oggetti in pelle.
Si stimano 100.000 pangolini catturati ogni anno per essere trasferiti in quei Paesi. Un traffico illegale, molto fiorente che sta mettendo in crisi la specie. Una sorte purtroppo comune a molte altre specie.
Oggi conosceremo meglio questo timido, sfuggente ed evasivo animale corazzato in serio pericolo di estinzione: il pangolino.
1. Il pangolino e il commercio illegale
Nascosto sotto cumuli di terra o mucchi di foglie, mimetizzato in cima a un albero, appallottolato in una sfera corazzata e impenetrabile.
Pochi sanno cos’è un pangolino, ancora meno ne hanno visto uno allo stato selvatico.
Sfuggente ed evasivo, è probabilmente il mammifero più timido del mondo Questo piccolo animale sdentato, che da milioni di anni fa di tutto per passare inosservato, è diventato una superstar per qualche giorno, nello scorso settembre 2016.
È successo a Johannesburg, dove i rappresentanti di 183 Paesi si sono riuniti per la Conferenza delle Parti del Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), un appuntamento triennale nel quale si cerca di capire come proteggere le specie più a rischio.
Il nostro “carciofo a quattro zampe” (definizione dei primi esploratori europei che se ne trovarono davanti uno) è stato quest’anno l’ospite d’onore
Finalmente siamo riusciti a ottenere che lo status di tutte le otto specie diventasse “In pericolo di estinzione”: è l’unico modo per attirare l’attenzione su un animale altrimenti ignorato.
E ci sono voluti un milione di pangolini uccisi e venduti sul mercato nero nell’ultimo decennio per convincere il mondo che il solo modo per salvare questo animale, unico mammifero rappresentante del suo ordine, è fermarne il commercio mondiale.
Il commercio illegale: i pangolini sono merce pregiata da millenni: già nell’antichità, il popolo cinese li cacciava per la loro carne deliziosa, e le credenze sui poteri magici delle loro scaglie ne hanno allargato il bacino commerciale prima ai Paesi circostanti, Vietnam e Filippine, poi al resto del mondo.
Un’altra impennata si è avuta negli ultimi anni, con la moda di tenersi un pangolino in casa come animale domestico: dal 2006 a oggi, oltre un milione di esemplari sono stati catturati e uccisi, o rivenduti vivi come pet.
La storia della lotta al traffico illegale di pangolini è ricca di aneddoti da brivido: nel giugno 2016, per esempio, le autorità di Hong Kong hanno fermato un carico proveniente dal Camerun ed etichettato come "plastica a strisce”.
Dentro c’erano circa 6.000 esemplari di pangolini morti, per un valore di 1,25 milioni di dollari.
2. Scaglie miracolose
La “maledizione del pangolino” è la stessa che ha colpito altri animali in pericolo d’estinzione, dai rinoceronti agli squali.
Innanzitutto la sua carne è considerata una prelibatezza (se siete in Cina e volete mangiare carne di pangolino, preparatevi a prenotare con un paio di giorni d’anticipo il ristorante), e soprattutto alle sue scaglie vengono attribuiti, dalla cultura cinese e vietnamita, poteri taumaturgici e magici.
Almeno 15 differenti medicine tradizionali cinesi prevedono l’utilizzo di scaglie di pangolino, che vengono bollite, arrostite, affumicate o impanate per combattere qualsiasi sindrome possibile e immaginabile, dal pianto isterico dei bambini alle possessioni demoniache.
Ma cos'hanno di speciale queste scaglie? Per cominciare, sono fatte di cheratina, come i nostri peli e unghie: in un certo senso, si può dire che più che corazzato il pangolino è ricoperto di capelli molto duri.
È solo la prima delle caratteristiche uniche di questo animale: nessun altro mammifero ha sviluppato un'armatura di questo tipo (quella dell'armadillo, per esempio, è fatta di osso indurito) e nessuno se n'è costruita una così resistente e flessibile, la cui struttura ricorda quella dei guerrieri medioevali (o le scaglie di un ananas) e che è anche in grado, grazie ai bordi affilati, di trasformarsi in arma di offesa alla bisogna.
Esistono otto specie di pangolino, distribuite tra Asia e Africa, e hanno tutte assoluta necessità di una protezione così impenetrabile: sono infatti animali solitari, che si nutrono di piccoli insetti e che, senza la loro armatura, sarebbero facile preda di leoni, tigri e leopardi.
I pangolini sono tra gli animali meno pericolosi al mondo. Non mordono, non usano gli artigli per difendersi, il massimo che sanno fare quando sono in pericolo è appallottolarsi per proteggere lo stomaco, l’unica zona indifesa del loro corpo.
Ecco perché i pangolini hanno dovuto isolarsi e sono diventati uno dei mammiferi più misteriosi del mondo.
3. Quasi ciechi
Sono poi animali strettamente notturni: hanno occhi minuscoli e si orientano grazie all’olfatto e all'udito.
La loro cecità quasi totale è il risultato di milioni di anni passati a dormire durante il giorno, appallottolati in rifugi sotterranei.
Una delle esperienze più magiche che si possa capitare è la possibilità di osservare una madre che porta in giro, di giorno, il suo cucciolo appena nato.
Nei rari casi in cui vengono sorpresi di giorno da un predatore, come può accadere per esempio al pangolino dalla coda lunga, l'unica specie che ha sviluppato abitudini diurne per evitare la competizione con il “cugino" pangolino arboreo, questi mammiferi hanno un altro asso nella manica: alcune ghiandole nella zona anale che, come quelle delle puzzole, emettono un odore nauseabondo, che serve sia a respingere i predatori sia a marcare il territorio.
I pangolini, insomma, fanno di tutto per essere lasciati soli: d'altra parte, nutrendosi di formiche e termiti sono molto gelosi dei loro terreni di caccia e se non stanno infilando la lingua in qualche mucchio di terra li si può osservare (armandosi di telecamera a infrarossi e tanta pazienza) mentre rivoltano il terreno con le unghie in cerca di larve, oppure mentre strappano pezzi di corteccia in cerca di uova o pupe.
Sono estremamente efficienti nella loro opera, perché, come dalle puzzole hanno "copiato” l'idea delle ghiandole, hanno anche preso ispirazione da un altro animale, il formichiere gigante, per affinare la propria tecnica.
La lingua dei pangolini, infatti, non è attaccata all’osso ioide come nella maggior parte dei mammiferi, ma al torace, tra lo sterno e la trachea; questo le permette di raggiungere lunghezze assurde, fino a 40 centimetri: in alcune specie, è più della lunghezza dell’animale stesso.
4. Divoratori di insetti
Nonostante siano in grado di divorare fino a due etti di insetti al giorno, i pangolini sono quindi tra gli animali più innocui del pianeta.
on è difficile capire come mai sette specie su otto siano a rischio di estinguersi entro la prossima generazione.
E' dai tempi delle prime popolazioni di Homo sapiens in Africa che il pangolino è una fonte di cibo, abbastanza rara da rimanere una prelibatezza ma talmente facile da ottenere che l'unica vera sfida è riuscire a trovarne uno prima che si nasconda.
È bastato che qualcuno in Oriente gli attribuisse poteri magici per segnare l'inizio della sua fine.
Prima del 2000 (quando la Cina vietò l'esportazione di esemplari selvatici) non esistevano leggi che ne vietassero il commercio, e ancora oggi sono in molti, compresi i migliori ristoranti di molte capitali d’Asia, a offrirne la carne come costosa specialità.
Purtroppo anche l'unica specie ancora abbastanza numerosa, il pangolino del Capo, è a forte rischio di sopravvivenza: il ritmo a cui le altre specie vengono catturate e rivendute sul mercato nero è troppo alto perché prima o poi non ci vada di mezzo anche lei.
5. Uccisi e congelati
E' facile capire perché il bando del Cites ha una portata storica.
Il loro nuovo status servirà ad attirare l’attenzione del mondo su questi animali anche se ovviamente serviranno azioni più decise e mirate per ottenere veri risultati.
Queste specie stanno già subendo l’impatto del riscaldamento globale, e non sappiamo quali conseguenze il cambiamento climatico avrà sulla loro sopravvivenza. È importante proteggerli.
La svolta arrivò nell’aprile 2013, quando le autorità navali cinesi intercettarono una nave in rotta verso le Filippine, e ne sequestrarono il cargo.
Si trattava di dieci tonnellate di pangolini, uccisi e congelati per venire venduti a ristoranti, sedicenti dottori e conciatori di pelle.
Una mattanza che fece scalpore e che rappresenta ancora oggi uno dei colpi più duri mai sferrati al commercio illegale, un traffico che coinvolge 10.000 esemplari ogni anno e che è la conseguenza di regole vaghe e di scarsi controlli sul mercato nero degli animali esotici.
Il bando del Cites forse non basterà a salvare il pangolino. È però un inizio, e forse un giorno si riuscirà a proteggerlo meglio di quanto faccia la sua armatura a scaglie.
1 milione: è il numero di pangolini che sono stati catturati, uccisi e rivenduti sul mercato nero dal 2006 a oggi.