Esistono innumerevoli domande sul mondo dello sport, alcune banali, altre più complicate.
Oggi daremo risposta a 5 domande molto curiose (perché si accumula acido lattico nei muscoli, qual’è la pista da sci più ripida del mondo, a quando risalgono i primi pattini, perché a calcio è meglio evitare i colpi di testa ed, infine, per fare i muscoli, meglio i pesi grandi o quelli piccoli?)
Scopriamo insieme le risposte.
1. Perché si accumula acido lattico nei muscoli?
A livello del tessuto muscolare si accumula acido lattico dopo un esercizio fisico prolungato, più intenso di quello che l’organismo è in grado di sopportare.
Questo accumulo finisce col causare fatica e dolore.
Ciò accade quando la richiesta di energia aumenta, mentre l’ossigeno che immagazziniamo attraverso la respirazione non è sufficiente per il fabbisogno dei muscoli.
L’energia infatti deriva dal glucosio, trasformato in acido piruvico, che, in presenza di ossigeno, produce acqua e anidride carbonica.
In carenza di ossigeno, invece, l’acido piruvico viene trasformato in acido lattico, che viene poi riconvertito in glucosio (per consentire ai muscoli di continuare a lavorare) grazie all’attività del fegato.
Non è invece da attibuire all’accumulo di acido lattico nei muscoli il dolore muscolare “a insorgenza ritardata”, cioè quello che di solito raggiunge un picco tra le 24 e le 72 ore dopo lo sforzo fisico.
2. Qual’è la pista da sci più ripida del mondo?
E’ la pista “Harakiri” di Mayrhofen, in Austria, che prende il nome dall’antica pratica dei samurai giapponesi.
Lanciarsi nel pure breve tratto di questo estremo declivio alpino non è un suicidio, ma poco ci manca, a causa di una pendenza medio del 78% (ogni cento metri percorsi se ne scendono 78, con una inclinazione di 38 gradi) a fronte di una lunghezza di appena 150 metri.
In sostanza si tratta di una discesa fatta solo per provare l’ebbrezza dell’accelerazione.
Le Alpi sono costellate di piste che presentano brevi tratti – definiti “muri” – con pendenze estremamente impervie.
Uno analogo a quello austriaco, ma ben più breve (qualche decina di metri), si trova all’interno della pista “Piculin” a San Vigilio di Marebbe (Bolzano), con un picco proprio del 78%.
Oltre il 70% sono anche alcuni brevi tratti della “Spinale Direttissima” di Madonna di Campiglio, della “Holzriese” di Croda Rossa, in Alto Adige, e della pista “Tre Franco Berthod” di La Thuile, in Val d’Aosta.
3. Per fare i muscoli, meglio i pesi grandi o quelli piccoli?
Entrambi. Non c’è grande differenza nell’aumento di forza utilizzando pesi di diverso carico.
Uno studio della McMaster University di Hamilton in Canada ha analizzato per dodici settimane gli effetti dell’allenamento su un gruppo di persone che frequentavano da poco la palestra.
A metà dei partecipanti è stato chiesto di effettuare serie composte da venti a venticinque ripetizioni con pesi leggeri (fino al 50 per cento della forza massima).
L’altro gruppo si è invece dedicato a pesi più massicci (fino al 90 per cento della forza massima), con serie da otto a dodici ripetizioni.
Al termine del periodo di studio, i ricercatori hanno analizzato campioni di muscolo e di sangue e hanno rilevato che gli aumenti di massa e di dimensioni della fibra muscolare erano pressoché identici.
Impegnarsi con grandi carichi, dunque, non è più produttivo, perché chi solleva pesi più leggeri finisce comunque per compiere un numero maggiore di ripetizioni con meno sforzo.
4. A quando risalgono i primi pattini?
Al 1743, quando un ignoto inventore inglese presentò un rudimentale paio di scarponcini dotati di ruote.
La “trovata” cadde però nel dimenticatoio.
Dopo di lui il poliedrico John-Joseph Merlin, musicista e orologiaio belga, nel 1760, inventò il primo vero esemplare di pattini a rotelle.
Non si trattava dei classici “quad”, i comuni pattini “a quattro”, ma di originali pattini in linea, gli antenati dei moderni rollerblade.
Per imbatterci nel primo brevetto ufficiale di pattini in linea bisognerà però aspettare il 1819, in Francia, quando monsieur Petitbled ne fabbricò un prototipo che portava il suo nome.
I “Petitbled”, tuttavia, consentivano solo ampi spostamenti rettilinei e tendevano a bloccarsi in curva, garantendo così frequenti cadute.
La svolta giunse nel 1863, a New York, quando James Plimpton inventò gli “skate quad”.
Dopo una serie di migliorie, questi brevettò un modello che permetteva finalmente al pattinatore di curvare senza rischiare di rompersi il collo.
5. Perché a calcio è meglio evitare i colpi di testa?
Alcuni gol saranno pure passati alla storia per essere stati segnati con magistrali colpi di testa, ma alla lunga spazzare l’area di rigore o rinviare un tiro con la testa può non essere la scelta vincente...
Almeno per il cervello dei calciatori. Diverse ricerche, infatti, hanno evidenziato che colpire di testa la palla troppo frequentemente può causare danni cerebrali.
Secondo uno studio pubblicato su Radiology dai ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University di New York, per esempio, i colpi di testa procurano micro-lesioni simili a quelle che si riscontrano nei pazienti con commozione cerebrale e possono causare deficit cognitivi come perdita di memoria.
Del resto, uno studio pubblicato sul Journal of Biomechanics che ha monitorato per una stagione tre squadre di calcio femminili (due liceali e una universitaria), ha riscontrato che la forza dell’impatto con il pallone, nei colpi di testa più violenti, è paragonabile alla forza generata dallo scontro fra due giocatori di football americano o dal pugno di un pugile.