La corsa alla conquista dello Spazio è stata costellata da drammatici fallimenti. Dal primo volo di Gagarin nel 1961, 4 russi, 16 americani e un israeliano sono morti in missione.
Ecco i disastri spaziali più significativi della storia.
Curiosità:
– 306: Le missioni portate a termine con uomini a bordo (esclusi i lanci suborbitali)
– 549: Gli uomini e le donne che sono stati nello Spazio: 336 americani, 120 russi e 93 di altre nazioni (7 italiani).
1. USA, 27 gennaio 1967 - Apollo 1
USA, 27 gennaio 1967 - Apollo 1
Quel pomeriggio sulla rampa 34 del Centro Spaziale di Cape Canaveral (allora chiamato Cape Kennedy) l'equipaggio era impegnato nella prova generale di conteggio alla rovescia.
Doveva essere la prima missione di collaudo in orbita terrestre, con equipaggio a bordo, dell'astronave destinata ai voli verso la Luna.
Il comandante dell'Apollo 7, Virgil Grissom, aveva denunciato che c'erano diversi problemi e che la capsula non era affidabile.
Aveva ragione: quel giorno un corto circuito innescò un devastante incendio.
Grissom, con Ed White e Roger Chaffee, non fecero in tempo a sbloccare il portellone, che si apriva in 90 secondi, e rimasero intrappolati tra le fiamme. Alle squadre di soccorso non restò che estrarre i corpi carbonizzati.
Dopo la tragedia, il tempo di apertura del portellone fu accorciato a nove secondi.
2. Sojuz 1 e Apollo 13
- URSS 24 aprile 1967 - Sojuz 1
Dopo che gli Usa fallirono il lancio dell'Apollo 1, l'Unione Sovietica lanciò la prima Sojuz, la navicella russa.
A bordo c'era un solo cosmonauta, Vladimir Komarov, per un volo di collaudo in orbita.
Il lancio fu perfetto, ma a causa del mancato dispiegamento di uno dei pannelli solari, la Sojuz cominciò a comportarsi in modo anomalo e Komarov fu costretto a correggerne assetto e traiettoria.
Dopo 26 ore in orbita, durante la discesa nell'atmosfera il paracadute principale della Sojuz 1 si aggrovigliò e la capsula si schiantò al suolo.
Komarov fu così il primo uomo a morire nel corso di una missione spaziale, visto che l'incendio dell'Apollo 1 si era verificato sulla rampa di lancio.
- USA 13 aprile 1970 - Apollo 13
E la disavventura raccontata nel film Apollo 13 di Ron Howard (1995).
La missione, la terza del Programma Apollo diretta verso la Luna, fu cancellata il 13 aprile 1970, quando la navicella Apollo 13, con il modulo lunare agganciato, era a più di due terzi della traiettoria Terra-Luna.
L'esplosione di un serbatoio di ossigeno nel modulo di servizio lasciò senza energia e propulsione il veicolo spaziale.
Gli astronauti James Lovell, Fred Haise e Jack Swigert si rifugiarono nel Lem (il modulo che avrebbe dovuto allunare), usato come una sorta di scialuppa di salvataggio.
Lì avevano un'autonomia di 44 ore, ma il viaggio ne avrebbe richieste 72.
Gli astronauti risparmiarono tutta l'energia elettrica possibile e dopo un dramma di quattro giorni, anche grazie all'enorme lavoro dei tecnici a terra, ammararono sani e salvi nel Pacifico.
3. Sojuz 11 e Sojuz T-10-1
- URSS, 29 giugno 1971 - Sojuz 11
Nel giugno del 1971, per la prima volta nella storia dell'astronautica, un equipaggio raggiunse una stazione orbitante, dove visse per 23 giorni.
Erano i tre cosmonauti della Sojuz 11: Georgij Dobrovolskij, Viktor Patsaijev e Vladislav Volkov. Il laboratorio orbitante è il Saljut 1.
Si decise il rientro con 48 ore di anticipo a causa delle insostenibili condizioni nella capsula. I tre cosmonauti rientrarono regolarmente con un atterraggio perfetto.
Ma al momento dell'apertura del portello della Sojuz 11, le squadre di recupero trovarono i loro corpi senza vita. Che cos'era successo?
Erano morti per asfissia perché si era deciso, per quei voli, di non far indossare all'equipaggio tuta-scafandro e casco pressurizzati. Una scelta fatale.
- URSS, 26 settembre 1983 - Sojuz T-10-1
A pochi secondi dal "via", sensori e spie indicarono ai cosmonauti una grave perdita di combustibile da uno dei propulsori alla base del razzo.
Così, dal centro di controllo del lancio attivarono la "torretta di salvataggio", il piccolo missile in cima alla Sojuz (ne avevano uno simile anche le missioni Apollo).
Il missile strappò la Sojuz dal resto del razzo, lanciando a quattro chilometri di distanza i due membri dell'equipaggio.
Pochi secondi dopo, il razzo esplose sulla piattaforma di lancio, distruggendola, ma i cosmonauti erano salvi.
4. USA, 28 gennaio 1986 - Challenger STS 51 L
USA, 28 gennaio 1986 - Challenger STS 51 L
Quel lancio era stato rinviato già molte volte, per piccole noie tecniche.
Lo shuttle Challenger, partito la mattina di quel 28 gennaio, non decollava sotto i migliori auspici.
E infatti un'esplosione, 73 secondi dopo il distacco da terra, mandò in frantumi la navetta spaziale, uccidendo i 7 componenti dell'equipaggio, compreso il primo "cittadino dello Spazio": Christa McAuliffe, un'insegnante dell'Ohio.
La causa del più grave disastro spaziale americano? Alcuni giunti, realizzati con una gomma speciale, che avrebbero dovuto garantire la tenuta tra due segmenti (dei cinque, in totale) di uno dei propulsori a combustibile solido si erano danneggiati a causa delle bassissime temperature della notte precedente.
Il fuoco penetrò nella struttura tra i due segmenti e causò il distacco del razzo, che a sua volta colpì il grande serbatoio centrale a idrogeno e ossigeno liquidi, che esplose.
5. Columbia STS 107, Laika e le altre cavie
- USA, 1 febbraio 2003 - Columbia STS 107
Fu la seconda tragedia del Programma Shuttle e ne provocò uno stop lungo due anni.
La navetta Columbia, la più anziana degli shuttle (aveva debuttato nel 1981), esplose al rientro in atmosfera, ad appena 14 minuti all'atterraggio.
Anche in questo caso la colpa fu del freddo: grossi frammenti di materiale isolante del serbatoio centrale, probabilmente misti a ghiaccio, durante il lancio colpirono la parte tra fusoliera e ala sinistra. Lo dimostrò subito un video, ma il danno venne giudicato non serio e il volo proseguì.
Al rientro il plasma incandescente creato dall'attrito con l'atmosfera penetrò nella struttura facendo esplodere la navetta.
Morirono i sette membri dell'equipaggio: sei americani e il primo astronauta israeliano (nella foto in alto).
- Laika e le altre cavie
La più famosa è la cagnetta passata alla Storia come Laika (anche se il suo vero nome era Kudrjavka,"Ricciolina"), primo essere vivente nello Spazio.
Era una meticcia e il 3 novembre 1957 fu infilata nella capsula sovietica Sputnik 2 e lanciata a scopo sperimentale. All'epoca si disse che era sopravvissuta quattro giorni, ma le registrazioni dei dati vitali fanno pensare che soffrì per 5-7 ore prima di morire.
Dopo di lei, almeno altri otto cani sono stati mandati in orbita dai russi.
Il 28 maggio 1959 fu invece il turno di Miss Baker, una scimmia-scoiatttolo sudamericana messa in orbita dagli americani e primo animale sopravvissuto a un volo spaziale. Il suo compagno, il macaco Able, invece,non superò il trauma del lancio.