Tutti sappiamo cos’è il solletico, non è vero?
Eppure, questo fenomeno apparentemente semplice e banale resta ancora piuttosto misterioso dal punto di vista scientifico.
Gli scienziati lo studiano da oltre un secolo e ancora non hanno scoperto che cosa sia esattamente e quali meccanismi lo provochino.
Nella storia fu usato come tortura, ma c’è anche chi lo considera un eccitante preliminare erotico.
Non è ancora chiaro a quale esigenza biologica risponda, perché si sia evoluto nell’uomo e quali siano i processi fisiologici, psicologici o cognitivi che lo causano. Conosciamo bene solo alcuni aspetti del solletico.
Sappiamo che si tratta di un fenomeno complesso che implica la stimolazione dei recettori tattili della pelle e che, grazie ad alcune vie nervose, si trasmette al cervello, attivando dei particolari meccanismi corticali, localizzati cioè nella corteccia cerebrale.
Probabilmente sono meccanismi che hanno a che fare con la percezione, il controllo dell’azione e forse anche la cognizione sociale.
Oggi scopriremo alcune cose molto interessanti sul solletico. Leggiamole insieme.
1. Ce ne sono due tipi di solletico
Alla fine dell’Ottocento i fisiologi hanno distinto due differenti tipi di solletico:
- il primo, detto “knismesi”, è una sensazione simile al prurito che si produce quando la pelle è lievemente sfiorata da qualche cosa, come per esempio una piuma, un insetto o una leggerissima carezza. Questo solletico provoca una reazione motoria involontaria, ma non una risata e si è ipotizzato che si sia evoluto nell’uomo e in altri animali come un meccanismo di protezione verso i parassiti.
- Il secondo tipo di solletico, detto “gargalesi”, è quello che normalmente proviamo quando veniamo solleticati da qualcuno, è sempre accompagnato da risa e si è ipotizzato che sia correlato al gioco, con implicazioni psicologiche e sociali.
I due tipi di solletico sono fenomeni diversi.
Il solletico lieve o knismesi può verificarsi su tutto il corpo e ha un carattere generalmente fastidioso, mentre il solletico intenso o gargalesi, associato al riso, è percepito solo in alcune zone corporee e comporta una mescolanza di sensazioni piacevoli e sgradevoli, come si vede molto bene nelle reazioni dei bambini.
Per quanto riguarda l’idea che il solletico avrebbe una funzione sociale, si tratta di un’ipotesi controversa.
Nel 1999 due ricercatori dell’Università di San Diego (California, Usa) hanno costruito un curioso macchinario, detto la macchina del solletico, e hanno dimostrato che le persone percepiscono la stessa sensazione sia quando ad agire è una persona sia quando è la macchina.
Ciò potrebbe indicare che la dimensione sociale non è poi così necessaria.
2. Chi lo soffre e chi non lo soffre
In generale, il solletico lieve o knismesi può essere autoprovocato (provate a sfiorarvi con una piuma in una zona sensibile della pelle...), mentre il solletico intenso o gargalesi no.
Perché? Molte ricerche hanno tentato di dare una risposta.
Secondo l’ipotesi più accreditata il motivo sta nei processi neurofisiologici che tendono ad attenuare o cancellare i segnali sensoriali che hanno origine dai nostri movimenti.
Secondo un’altra interpretazione, il solletico intenso va considerato una sorta di riflesso di sorpresa e la sorpresa manca quando il cervello riceve i segnali che indicano il movimento volontario dei propri arti.
Si tratta di una differenza fisiologica, biologica o prettamente psicologica? Alcune persone possono diventare immuni al solletico a causa di malattie a carico delle vie nervose che trasmettono i segnali dei recettori al cervello, ma si tratta di un caso limite e patologico.
Secondo alcuni ricercatori, la sensazione di solletico tende a diminuire all’aumentare del tono muscolare: forse un energumeno come Conan il Barbaro non riderebbe se gli facessimo il solletico sotto le ascelle.
Inoltre, secondo altri recenti studi, non c’è differenza tra maschi e femmine, nonostante lo stereotipo che vuole le donne più sensibili.
Poiché il solletico è un fenomeno complesso, le differenze tra individui potrebbero essere dovute a un mix di fattori diversi di tipo fisiologico, psicologico e culturale.
3. I neonati e le grandi scimmie antropomorfe
- Nel mondo dei neonati
Nell’ottobre del 2015, tre studiosi inglesi – Jannath Begum Ali del Dipartimento di Psicologia della Goldsmiths University di Londra, Charles Spence del Centro di Sviluppo cognitivo della Birkbeck University di Londra e Andrew J. Bremner del Dipartimento di Psicologia sperimentale dell’Università di Oxford – hanno dimostrato che i neonati, durante i primi mesi di vita, percepiscono gli stimoli tattili senza collegarli alle esperienze del mondo esterno, vale a dire non associano le carezze sul viso o la sensazione di solletico ai piedini alla mano della mamma che li tocca.
Questa associazione è frutto dell’apprendimento e si sviluppa dopo i 4-6 mesi di vita. - Noi come le scimmie
Oggi gli studiosi ne sono certi: le grandi scimmie antropomorfe soffrono il solletico e, dato ancor più interessante, se vengono solleticate in certi punti, ridono a crepapelle.
Oranghi, gorilla, macachi, bonobo e scimpanzé non ridono esattamente come noi, ma emettono varie e specifiche vocalizzazioni che gli studiosi interpretano senza ombra di dubbio come vere e proprie “risate”.
La psicologa inglese Marina Davila Ross dell’Università inglese di Portsmouth ha condotto nel 2009 uno studio, registrando e analizzando minuziosamente le risate di alcuni bambini piccoli e di 22 giovanissimi “cuccioli” appartenenti a diverse specie di scimmie antropomorfe.
Per far ridere bimbi e scimmie, Marina Davila Ross li solleticava. Il risultato di questa singolare ricerca?
Come aveva già ipotizzato Charles Darwin nel 1870 circa, noi umani non siamo i soli a poter esprimere certe emozioni e di sicuro non siamo gli unici animali a saper ridere.
Marina Davila Ross ha addirittura avanzato l’ipotesi che la capacità di ridere si sia evoluta nell’antenato che condividiamo con le scimmie antropomorfe, in un’epoca lontana, tra i 10 e i 16 milioni di anni fa.
È consolante sapere che sul nostro pianeta si rida da così tanto tempo...
4. Alcune curiosità sul solletico
- Masaccio gli dedicò un dipinto
La Madonna del solletico è un’opera del grande artista toscano Masaccio, conservata presso il museo degli Uffizi di Firenze e dipinta tra 1426 e 1427.
Il soprannome di questa piccola tavola – nota anche come Madonna Casini perché commissionata dal cardinale senese Antonio Casini – è legato a un curioso atteggiamento della Madonna: con due dita benedicenti della mano destra solletica il mento del Bambino, che ride e le afferra il braccio con le manine.
Il gesto grave e ieratico della benedizione si stempera così nella semplicità, tenerezza e ricchezza di quella speciale complicità che lega ogni mamma al proprio piccolo.
- C’è anche il solletico erotico: il tickling
Per alcune persone il solletico costituisce un eccitante gioco sessuale.
Nota come tickling, questa pratica erotica è spesso parte del rituale del bondage (“legatura”) perché prevede l’immobilizzazione di uno dei partner attraverso l’uso di corde, catene, nastri adesivi, cinture in pelle, sciarpe.
Alla persona così immobilizzata, di solito nuda, viene praticato il solletico in una zona del corpo (piante dei piedi o zone erogene) con un attrezzo adatto (piume, piumini, spazzole, spazzolini da denti, ecc).
Il tickling è abbastanza comune tra i feticisti e gli amanti di giochi sessuali di dominanza e sottomissione; quando viene praticato con il partner mira a incrementarne la reazione di sorpresa e passività. - Nell’antica Cina e nell’antica Roma è una “delicata” forma di tortura
Pare attestata l’esistenza nell’antica Cina di una forma “delicata” di tortura praticata ai nobili di etnia Han: il solletico sulla pianta dei piedi. In effetti, questa sollecitazione, se protratta, può provocare una reazione d’intenso fastidio o addirittura di dolore.
Nell’antica Roma, invece, si praticava una forma più raffinata e atroce di tortura: si legava il condannato e si spalmavano le piante dei suoi piedi con una miscela di sale e miele. I piedi venivano poi fatti leccare da una capra.
Quando il miscuglio di sale e miele finiva, se ne aggiungeva dell’altro: alla fine, la capra con sua lingua ruvida provocava abrasioni e ferite che bruciavano tanto più vi penetrava il sale. - Nello stato della Virginia è un reato
Avete letto bene. Esiste uno stato in cui fare il solletico a una donna è considerato un atto illegale e un reato: si tratta della Virginia (Usa), dove nel Seicento i protestanti praticavano il solletico come forma di tortura.
5. I 9 punti più suscettibili
La suscettibilità al solletico ha caratteristiche molto diverse dalla sensibilità tattile vera e propria.
Noi siamo maggiormente capaci di rilevare stimoli tattili sulle mani e sul volto, mentre la suscettibilità al solletico sembra massima sotto le ascelle, sui lati del torso e sulle piante dei piedi.
Secondo alcune ricerche, inoltre, la sensibilità al solletico sarebbe maggiore sul lato destro del corpo, il che potrebbe significare che il solletico dipenda dall’emisfero cerebrale sinistro.
Ecco una mappa delle zone del corpo:
- Pianta dei piedi
- Spazi fra le dita dei piedi
- Interno coscia
- Zona sopra il ginocchio
- Addome
- Ombelico
- Fianchi
- Ascelle
- Collo e nuca