La meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale: le meningi, appunto.
Non è una malattia “nuova”: il primo a descriverla fu Avicenna, medico e scienziato persiano, nel 1020.
I casi recenti hanno fatto notizia. Dobbiamo allarmarci?
Ecco quel che c’è da sapere su una malattia che fa paura.
1. Di che si tratta, quali microbi la causano e gli antibiotici servono?
- Di che si tratta?
La meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale: le meningi, appunto.
Non è una malattia “nuova”: il primo a descriverla fu Avicenna, medico e scienziato persiano, nel 1020. - Quali microbi la causano?
Soprattutto virus e batteri. Le forme virali (enterovirus, herpes, morbillo, parotite, varicella, arbovirus) sono di solito le meno aggressive e si risolvono spontaneamente in 7-10 giorni. - Gli antibiotici servono?
Sì, perché le forme batteriche sono di solito le più aggressive: vengono risolte nell’84-90% dei casi dagli antibiotici.
Nell’80% dei casi la meningite batterica è dovuta a 3 microrganismi: pneumococco (Streptococcus pneumoniae), emofilo (Haemophilus influenzae tipo B) e meninaococco (Neisseria meningitidis).
2. Come prevenire il rischio di infezione e come ridurre quello di trasmetterla?
I batteri che causano la meningite non possono vivere a lungo fuori dall’organismo umano e sono sensibili ai comuni detersivi e alla luce del sole.
Quindi basta adottare corrette misure di igiene, che sono utilissime anche per prevenire raffreddore e influenza:
- Lavarsi le mani con cura, con acqua e sapone, più volte al giorno, soprattutto dopo aver tossito, starnutito e dopo essersi soffiati il naso.
- Mantenere puliti interruttori, telefoni, tastiere, maniglie, rubinetti, pulsantiere dell'ascensore e altre superfici che possono essere contaminate.
- Evitare luoghi chiusi e affollati.
- In caso di contatti ravvicinati o prolungati, stare ad almeno 1 metro di distanza dall’interlocutore.
- Non scambiare bicchieri, sigarette, spazzolini da denti e altri oggetti di uso personale.
- Aprire spesso le finestre per arieggiare la casa o il luogo di lavoro.
3. Per quali forme è disponibile un vaccino preventivo, qual è la tendenza e i sintomi?
- Per quali forme è disponibile un vaccino preventivo?
• Il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC), il più frequentemente utilizzato, protegge soltanto dal sierotipo C. Purtroppo la copertura è di breve durata.
• C’è poi il vaccino contro il meningococco di tipo B, che protegge esclusivamente contro questo sierogruppo.
• Il vaccino coniugato tetravalente (che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y) è indicato soprattutto per chi va in Africa. Questi ceppi, infatti, tranne il C, in Italia sono praticamente assenti.
• Esistono inoltre i vaccini contro Haemophilus influenzae B e contro Streptococcus pneumoniae. - Qual è la tendenza?
Sono in leggero aumento (nei bambini 0-5 anni, e negli anziani ultra-64enni) le meningiti da pneumococco (1.256 casi nel 2015) e da emofilo (131 casi).
Stanno aumentando anche i casi di meningococco.
Qui però bisogna fare una distinzione.
Le sottoclassi più note, dette sierogruppi, sono 13, ma le più comuni sono sei: A, B, C, Y, W135 e X.
I sierotipi B e C sono responsabili della maggior parte dei casi europei e italiani: 200 nel 2015. - Quali sono i sintomi?
1. Febbre elevata.
2. Mal di testa.
3. Dolore e rigidità della nuca.
4. Nausea e vomito.
5. Forte debolezza fino alla prostrazione.
6. Chiazze cutanee diffuse.
4. Come si diagnostica e chi è più a rischio?
- Come si diagnostica e chi è più a rischio?
La diagnosi per distinguere fra i vari tipi di meningite e l’identificazione del microbo responsabile si fa analizzando un campione di liquido spinale prelevato a livello lombare con una siringa.
Il rischio più elevato di meningite da meningococco C è dalla nascita fino a 30 anni.
Per il ceppo B nel primo anno di vita.
Per il pneumococco e l'emofilo il rischio è maggiore per i bambini 0-5 anni e gli anziani ultra-65enni. - Dobbiamo allarmarci?
Nel 2016, fino al 16 novembre, è stato mortale il 10% delle meningiti da pneumococco (98 su 940 pazienti), il 12% dei casi da meningococco in genere (21 su 178 pazienti) e il 23% di quelli dovuti al solo meningococco C (13 su 51 pazienti).
Ogni allarmismo è dunque ingiustificato, se si pensa che la somma dei decessi da meningococco C degli ultimi 4 anni ammonta a 36 vittime su 65 milioni di italiani.
Mentre su 6.876 casi di meningite i decessi sono stati 629.
5. Siamo in presenza di un'epidemia e vulnerabili tutti allo stesso modo?
- Siamo in presenza di un'epidemia?
Epidemia è il diffondersi di una malattia infettiva che ha la stessa origine e colpisce contemporaneamente una collettività.
A oggi non esiste un’epidemia di meningite. Ci sono focolai, o cluster epidemici, cioè trasmissioni in ambito molto circoscritto e localizzato.
Si parla di focolaio epidemico quando si verificano almeno 2 casi di malattia nell’arco di 30 giorni in un raggio di 50 km dal primo caso.
La novità recente è che, a partire dal 2015, è stato osservato un aumento di casi da meningococco C anche nella fascia più adulta della popolazione di alcune aree della Toscana.
Per prevenire la diffusione dell’infezione, la regione ha modificato temporaneamente (fino al 30 giugno di quest'anno) il calendario vaccinale, offrendo gratuitamente il vaccino, oltre che ai bambini, ai soggetti a rischio per età o perché avrebbero potuto entrare in contatto con persone che hanno sviluppato la malattia.
C’è da dire, però, che i dati disponibili sono difformi sul territorio nazionale: al Centro-Sud, in genere, ci sono molte meno segnalazioni che al Centro-Nord. E resta il sospetto che in alcune regioni i casi siano, in realtà, sottostimati. - Siamo tutti vulnerabili allo stesso modo?
Il meningococco, il pneumococco e l’emofilo sono abitanti normali del naso e della faringe di alcuni individui che non presentano i sintomi, e sono quindi portatori sani.
Si trasmettono da persona a persona per via respiratoria attraverso le secrezioni nasali espulse con tosse e starnuti e mentre si parla.
Quindi praticamente tutti vengono in contatto con questi patogeni.
Ma la suscettibilità al vero e proprio sviluppo della malattia è dovuta alle caratteristiche genetiche dell’individuo e del microbo. - La colpa è degli immigrati?
No. Il ceppo che circola oggi in Toscana (meningococco C), identificato in base alle sue caratteristiche genetiche è detto ST11, ed è in Europa da molti anni.
Mentre il ceppo di meningococco C che circola in Africa è nuovo e diverso, ed è chiamato STI 0217.
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