A partire dalla seconda metà dell’ottocento la nascita del movimento femminista cambia radicalmente la figura della donna nel mondo.
La parificazione dei diritti tra uomo e donna, come attraverso l’acquisizione del diritto di voto, sta alla base delle proteste femministe.
Per comprenderne a fondo le ragioni dobbiamo analizzare con precisione il periodo storico e la composizione della società nei paesi industrializzati dalla seconda rivoluzione industriale ad oggi.
Per oltre un secolo milioni di donne si sono battute per i propri diritti, ma la strada verso la completa parità tra i sessi è ancora lunga e faticosa.
La donna nella storia della civiltà è sempre stata subordinata all’uomo. Le differenze tra i due sessi portano il sesso maschile a prevalere su quello femminile occupando un ruolo privilegiato all’interno della società.
La donna fino dai tempi antichi è stata posta in una condizione di inferiorità evolvendosi in una società essenzialmente misogina.
Molti pregiudizi che vivono ancora oggi nell’immaginario collettivo hanno radici molto lontane e sono stati influenzati dal pensiero di molti filosofi, letterati e politici.
Malgrado ciò, sono molte le rappresentanti della cosiddetta “altra metà del cielo” ad avere contribuito alla storia dell’Umanità negli ultimi 10mila anni.
Nonostante la loro importanza e i loro successi, però, spesso sono state dimenticate.
Oggi vi raccontiamo la vita di cinque di loro. Donne molto importanti… ma (quasi) dimenticate dalla storia.
1. Enḫeduanna
Enḫeduanna : Sacerdotessa, poetessa, principessa e prima scrittrice di cui conosciamo il nome (circa 2285-2250 a.C.)
Figlia di Sargon il Grande, il re accadico che unificò la Mesopotamia centrale e meridionale, Enheduanna venne consacrata sacerdotessa da suo padre come parte del programma imperiale di quest’ultimo.
Il suo ruolo sarebbe stato quello di unificatrice.
La civiltà sumera della Mesopotamia meridionale era stata conquistata dagli Accadi, ma ora i due popoli dovevano fondersi in un unico impero: il compito di Enheduanna, in quando gran sacerdotessa, era quello di esercitare potere e influenza religiosi per unire le genti.
Ma questa donna non è importante solo per l’autorità che esercitò: fu anche una scrittrice, ed è generalmente indicata come il primo essere umano che abbia mai firmato uno scritto con il proprio nome.
Prima di Enheduanna la scrittura era anonima. Il concetto di individuo - e di espressione individuale - semplicemente non era ancora sorto.
Ovviamente esistevano già inni, lamentazioni, poemi e altre opere in forma scritta, ma in genere erano frutto di un lavoro collettivo o provenivano dalla tradizione orale.
Enheduanna fu la prima a porre una firma e un’interpretazione personali agli inni religiosi che aveva il compito di scrivere, marchiando le relative tavolette d’argilla con il suo sigillo personale.
È una cosa davvero emozionante: per migliaia di anni alle donne è stato sottratto il concetto di ‘personalità’, anche nelle epoche successive a Enheduanna.
Eppure, 5000 anni fa, è esistita davvero una donna di enorme potere e rango, che reclamò pubblicamente la propria autorialità.
Mezzo millennio dopo la sua morte, gli scribi ancora ricopiavano le sue opere, il che ci dà una misura della sua importanza.
2. Wu Zetian
Wu Zetian: La sola imperatrice cinese donna (624-705)
La storia delle donne è una lunga sequenza di alti e bassi, e in nessun luogo al mondo la cosa è più evidente che in Cina.
Fino alla fondazione della dinastia Han, nel II secolo d.C., lo status delle donne cinesi era terribilmente basso: potevano venire uccise alla nascita, erano escluse dalla politica, non avevano diritto alla proprietà privata.
Secondo qualunque criterio di giudizio, era una situazione pessima.
Eppure, per quanto l’idea di un’imperatrice donna potesse sembrare innaturale quanto “una gallina che canta come un gallo al sorgere del sole” - o almeno così Confucio voleva farci credere - una donna ascese sul serio al trono della Cina, prima e unica a esserci riuscita.
Wu Zetian nacque nella dinastia Tang (618-906), in un periodo di relativa libertà per il genere femminile: il bendaggio dei piedi non era obbligatorio, e Wu Zetian potè imparare a leggere,a scrivere ea suonare.
A 13 anni catturò l’attenzione dell’imperatore Tai Zong, divenne sua concubina e, dopo la sua morte, sposò suo figlio Gao Zong.
Quando anche quest’ultimo morì, Wu Zetian divenne imperatrice vedova e sedette sul trono come reggente, finché non spinse da parte i propri figli e assunse legittimamente il ruolo imperiale nel 690.
Per un breve periodo la condizione femminile in Cina si ribaltò: l'imperatrice mise altre donne in ruoli di potere e insediò un primo ministro donna, Shangguan Wan’er, cosa mai accaduta in precedenza.
Il suo regno vide un fiorire di poetesse e pittrici, e non è un caso che proprio allora la Cina divenne un Paese forte, vibrante e prospero, in cui le donne erano membri attivi della società.
L’imperatrice inventò anche il servizio civile nella forma in cui esiste ancora oggi, e si attenne sempre a una politica di promozioni riservate solo ai meritevoli.
Il suo fu un regno pacifico, in cui prosperò l’educazione e migliorarono i rapporti commerciali e diplomatici con i Paesi vicini, eppure gli uomini che in seguito scrissero di lei la dipinsero regolarmente come un mostro di crudeltà ed eccessi sessuali, senza apparenti buone ragioni.
Purtroppo il miglioramento non era destinato a durare: entro il XIII secolo le donne erano state di nuovo escluse dalla sfera politica e il bendaggio dei piedi era tornato potentemente in auge.
Trecento anni dopo le donne si ritrovarono ancora azzoppate sia fisicamente sia politicamente, e le porte della Cina tornarono a chiudersi.
3. Murasaki Shikibu
Murasaki Shikibu: La scrittrice più famosa della sua epoca e la prima romanziera della storia (circa 978-1014)
Il periodo Heian fu un momento di grande fioritura culturale e artistica per il Giappone, che vide la nascita di nuovi e più delicati stili artistici e di una sensibilità culturale attenta alle emozioni effimere, al contatto con la natura e al cambio delle stagioni.
Murasaki Shikibu giunse alla corte imperiale come poetessa dopo la morte di suo marito: sarebbe diventata la scrittrice più famosa della sua epoca e, secondo alcuni, la prima romanziera nel senso moderno del termine.
Nel VII secolo il Giappone aveva adottato dalla Cina la scrittura, l’organizzazione politica e alcuni elementi del confucianesimo cinese: in conseguenza di ciò alle donne era stato proibito di imparare a leggere e scrivere i caratteri cinesi e di partecipare attivamente alla vita pubblica.
Il periodo Heian fu un momento incredibile per la storia giapponese, in cui sia il Paese sia le sue donne conquistarono una nuova sicurezza in se stessi.
Non avendo accesso alla lingua cinese, le studiose donne cominciarono a sviluppare un loro stile di scrittura originale, dal quale a conti fatti deriva il giapponese scritto usato oggi!
Murasaki Shikibu è considerata la maggiore tra i poeti del periodo Heian, e scrisse opere che ebbero grande successo a corte: secondo alcuni, la sua storia di Genji il Principe Splendente è il primo romanzo vero e proprio della storia, ed è stato tradotto e studiato in tutto il mondo.
Tra i tesori del tempio buddista nel quale si ritirò poco prima della sua morte è conservato ancora il suo calamaio: vederlo è un’emozione straordinaria.
4. Christine de Pizan
Christine de Pizan, o anche Christine de Pisan: Madre lavoratrice e filosofa contro la misoginia (circa 1364-1430)
La scrittrice del Rinascimento francese Christine de Pizan ruppe una lunga tradizione cominciando a sostentare se stessa e la sua famiglia con i soli proventi della scrittura, e a lei sono attribuiti alcuni dei primi esempi di letteratura femminista.
Sappiamo che prima di lei, in epoca classica, vissero altre filosofe di sesso femminile, ma purtroppo possiamo leggere di loro solo nelle opere delle loro controparti maschili.
I loro scritti, come per esempio quelli della matematica e filosofa greca Ipazia, non sono sopravvissuti fino a noi, in parte a causa dell’incendio della Biblioteca di Alessandria nel 391 d.C., nel quale andarono distrutte molte opere preziose.
Ma a rendere speciale Christine de Pizan non è solo la scrittura: fu la prima donna ad affrontare a viso aperto il tema della misoginia.
Stanca di leggere libri sulle donne scritti da autori uomini che descrivevano il genere femminile in termini dispregiativi, stese di suo pugno un libro su come davvero le donne pensano e agiscono.
Scritto come risposta a un classico della letteratura cortese, il Roman de la Rose di Jean de Meun, La Città delle Dame di Christine de Pizan è una difesa del sesso femminile e un invito a considerare le donne validi membri della società e a permettere loro di ricevere un’educazione, nel contesto di una città ideale di pace e ragione dove l’intelletto gode di piena libertà.
Pur essendo una vedova con tre figli a carico, Christine de Pizan riuscì a mantenersi con la sola scrittura, costruendosi una rete di patroni influenti a corte.
Non è facile operare una selezione tra le molte notevoli figure femminili degne di menzione, ma se cercate un esempio moderno di donna che aprì la strada al nuovo, nata senza titoli nobiliari o ricchezze, Christine de Pizan è il personaggio che fa per voi.
5. Nur Jahan
Nur Jahan: L'imperatrice Moghul che aprì la vita pubblica alle donne indiane (1577-1645)
L'imperatrice dell'India Nur Jahan era la ventesima - e la favorita - tra le mogli di Jahangir, sovrano dell’impero Moghul 1605 and 1627.
Bella, colta e carismatica, fu una delle donne più influenti della sua epoca e usò la sua posizione per aiutare la causa delle donne indiane, per esempio dando doti e proprietà terriere alle ragazze orfane.
Divenne imperatrice all’età di 34 anni, e in capo a 9 anni aveva ottenuto i diritti di sovranità e governo che appartenevano a suo marito.
Jahangir, che era un alcolizzato e un oppiomane, la incoraggiò attivamente a occuparsi dell’amministrazione dell'impero, e NurJahan lo fece con successo.
Pur dovendo obbedire alle convenzioni per gran parte del tempo ed esercitare la sua autorità attraverso gli uomini della corte, riuscì ad aprire la vita pubblica alle donne indiane, che videro ripensato il loro abbigliamento per permettere loro di muoversi con maggiore libertà quando faceva caldo.
Tra quelle che vivevano a corte l’imperatrice incoraggiò anche la pratica della scrittura.
Buona parte dell’arte e dell’architettura di quel periodo vanno ascritte alle sue idee e ai suoi gusti, e fu proprio allora che si cominciò a rappresentare la figura femminile nell’arte indiana.
NurJahan è anche l’unica imperatrice Moghul ad aver fatto imprimere il suo nome sulle monete d’argento, una prova tangibile del suo grande potere.