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Scandalosa Bibbia: quello che non vi aspettereste mai da un libro sacro

“Io ci campavo su quel libro”: una frase sorprendente quando si scopre che “quel libro” è la Bibbia e che a pronunciarla è Alex De Large, il protagonista tutto sesso e violenza di Arancia meccanica.

Nel film, con cui nel 1971 Stanley Kubrick scandalizzò il mondo, il protagonista è costretto a leggere i versetti biblici durante il trattamento di redenzione a cui è sottoposto in prigione.

Ma invece di farne una fonte di ispirazione morale, il giovane si trastulla con le parti “in cui se le danno di santa ragione e si infilano nel letto con le damigelle delle loro mogli”.

Che cosa, nel libro sacro della religione ebraica e cristiana, può aver eccitato tanto la mente del sadico personaggio di Kubrick?

Scopriamo insieme quello che non vi aspettereste mai da un libro sacro: le pagine più “hard” dell’Antico Testamento!

1. A ogni costo, mali estremi e sesso biblico

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  • A ogni costo
    Incesti, stupri, prostituzione e trasgressioni sessuali in effetti sono piuttosto numerose nell’Antico Testamento.
    «Ma la carnalità nella cultura biblica non ha niente a che fare con il desiderio sessuale, fatta eccezione per il Cantico dei cantici. È piuttosto collocata in un contesto politico e strettamente connessa alla fertilità» spiega David Biale, docente di Storia ebraica all’Università della California.
    «Nella società ebraica la fertilità era una preoccupazione fondamentale e i sovvertimenti dei codici sessuali avvenivano continuamente nella lotta per assicurarsi una discendenza». Basti pensare alla storia delle figlie del vecchio Lot (nella foto).
    “La maggiore disse alla minore: ‘Nostro padre è vecchio, e non c’è più nessuno sulla terra per mettersi con noi, come si usa in tutta la terra. Vieni, diamo da bere del vino a nostro padre, e corichiamoci con lui, perché possiamo conservare la razza di nostro padre”' (Genesi, 19:31-32).
    Così le due donne, appena scampate alla distruzione di Sodoma e Gomorra e convinte di essere sole al mondo con il padre, trovarono l’escamotage per continuare la loro stirpe: l’incesto.
  • Mali estremi
    Le figlie di Lot non sono le uniche nella Bibbia disposte a chiudere un occhio sulla liceità di rapporti familiari troppo stretti, in nome della sopravvivenza della specie.
    Tamar arrivò a prostituirsi con il proprio suocero pur di rimanere incinta (Genesi, 38).
    Giuda, da parte sua, aveva cercato di fare le cose in regola: prima aveva acconsentito alle nozze della giovane con il figlio maggiore Er, che però era morto; poi aveva rimediato con il secondo figlio, Onan, che tuttavia aveva preferito “spargere il proprio seme” (cioè, secondo alcune interpretazioni, praticare il coitus interruptus) piuttosto che avere un figlio che portasse il nome del fratello morto; infine anche il figlio minore, raggiunta la maggiore età, aveva mancato di sostituire il fratello nell’adempimento degli obblighi familiari.
    Tamar, tutt’altro che demoralizzata, si era a quel punto travestita da prostituta, aveva sedotto l’ignaro suocero e allargato così la famiglia.
    Un sotterfugio discutibile, visto che i rapporti tra nuora e suocero erano considerati incestuosi (Levitico, 18:75), ma comunque lecito per riparare alle mancanze dei figli di Giuda.
  • Sesso biblico
    Intraprendente fu anche Ruth, la vedova moabita che, per evitare una vita di stenti, seguì il consiglio della suocera Noemi e si buttò tra le braccia di un vecchio signore, pure un po’ alticcio.
    Conosciutolo mentre spigolava nei campi e scoperto che si trattava di un lontano parente (quindi in diritto di prenderla in moglie) lo sedusse con disinvoltura.
    Boaz mangiò e bevve e, con il cuore allegro, se ne andò a dormire all’estremità del mucchio di covoni. Allora lei venne pian piano, gli alzò la coperta dalla parte dei piedi, e si coricò”(Ruth, 3:7).
    «La scena di Ruth che si avvicina a Boaz è evidentemente erotica: il testo usa ripetutamente espressioni come “giacere” e "conoscere" che hanno entrambe connotazioni sessuali» spiega Biale, interpretando il passo.
    «Ruth scopre le “gambe” di Boaz: gambe che sono un occasionale eufemismo biblico per “genitali”.
    Scoprire i genitali è una violazione sessuale, riparata in questo caso dal successivo gesto di lui che stende sopra la donna il suo mantello: un'espressione, questa, che simboleggia il matrimonio. Insomma svelare i genitali era una trasgressione ma “ricoprirli” col matrimonio rendeva in qualche modo lecita l'attività sessuale».

2. Esuberanti, merce di scambio e fra le righe del Cantico dei cantici

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  • Esuberanti
    Non andarono a buon fine invece le pruriginose avances della moglie di Putifarre (nella foto accanto), un ricco signore d'Egitto, la quale tentò di sedurre Giuseppe, l'umile ma aitante schiavo del marito.
    Respinta, lo accusò ingiustamente di averle tentato violenza (Genesi, 39:6-20), meritandosi per questo un posto tra i “falsatori di parola” nell’Inferno dantesco.
    «Ma la vivacità erotica, di cui spesso le donne si rendevano protagoniste, diventava una metafora dell'esuberanza politica di una nazione giovane, appena venuta al mondo» spiega Biale.
    E la nascita di Israele passò per la differenziazione dagli altri popoli: «Il sesso e la conseguente linea di discendenza divennero elementi determinanti per decidere chi faceva legittimamente parte della nazione e chi no» precisa l’esperto.
  • Merce di scambio
    Ma anche sul sentitissimo tabù dei rapporti tra figli di Israele e forestieri non si era sempre così rigidi.
    Secondo la genealogia che conclude il Libro di Ruth, lo stesso re Davide sarebbe stato il frutto dell’azzardo di Ruth, donna straniera del popolo dei Moabiti, nemici storici di Israele: la relazione sessuale con lo straniero sembrerebbe quasi orchestrata da Dio a vantaggio dei fini politici d’Israele.
    Di ben altro tono la storia di Dina, figlia di Ciacobbe (Genesi, 34): “Sichem, figlio di Camor l'Ivveo, principe del Paese, la vide, la rapì e si unì a lei violentandola".
    Sichem era un Ivveo e, nonostante fosse un partner proibito secondo il Deuteronomio (7:1-3), dopo la violenza chiese la mano della giovane a Giacobbe, che si dimostrò ben disposto ad accettare l’offerta riparatrice.
    Di tutt’altro avviso furono invece i fratelli di Dina, che per rimediare all’affronto pretesero la circoncisione di tutti gli Ivvei.
    Ma si trattava in realtà di uno stratagemma per sterminarli, proprio approfittando del fatto che la circoncisione li aveva messi temporaneamente fuori uso.
    Così l’organo che aveva compiuto il reato diventò lo strumento con cui la vittima fu vendicata.
  • Fra le righe del Cantico dei cantici
    Che cosa ci fa un testo erotico tra le Sacre scritture? Il Cantico dei cantici, scritto intomo al IV secolo a. C. e attribuito dalla tradizione al re Salomone, racconta la passione tra un uomo e una donna.
    Ma per la tradizione ebraica, l'uomo rappresenta Dio e la donna Israele, e il testo descriverebbe in modo allegorico il matrimonio" fra Jahvé e il suo popolo.
    Così, a seconda dell'interpretazione, i versi possono avere significati diversi: uno erotico (molto esplicito nelle traduzioni più letterali, come quella che segue di Guido Ceronetti) e l'altro mistico.
    Eccone un esempio .“Dolce è il suo frutto nella mia bocca. / Portami nella cantina. / Piantami il tuo stendardo amore": qui lo stendardo rappresenterebbe il membro maschile, che però nell’interpretazione religiosa (e nella traduzione accettata dalla Chiesa) diventa il simbolo dell’amore mistico: "Dolce è il suo frutto al mio palato. / Mi ha introdotto nella cella del vino / e il suo vessillo su di me è amore".

3. Bagni pericolosi, boccone amaro e infinite vie

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  • Bagni pericolosi
    Neppure gli eroi biblici si può dire che avessero un “curriculum” senza macchia.
    Re Salomone viveva circondato da 700 mogli e 300 concubine, ma forse tutto era iniziato da suo padre, re Davide, che non fu certo un esempio di integrità.
    Come quando si invaghì di Betsabea (nella foto accanto). “Una sera Davide, alzatosi dal suo letto, si mise a passeggiare sulla terrazza del palazzo reale; dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno. [...] Davide mandò a prenderla; lei venne da lui ed egli si unì a lei" (2 Samuele, 11: 2-4).
    Il bagno delle donne doveva essere una tentazione irresistibile per i maschi, come dimostra anche l’episodio dei due vecchi che si invaghirono della giovane Susanna intenta alle sue abluzioni .
    “Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi"(Daniele, 73:20).
    Ma se i due non riuscirono a fare breccia nell’incrollabile virtù di Susanna, Davide andò a segno con Betsabea ben sapendo che era la moglie del generale Uria, impegnato al fronte.
    Mentre il soldato combatteva per lui, il re se la spassava con sua moglie e arrivò a farlo uccidere in battaglia per potersi sposare e far nascere legittimamente il figlio concepito nel peccato.
  • Boccone amaro
    L’adulterio (e l’omicidio) con cui esordì l’amore di Davide per Betsabea fu solo l’inizio di una serie di trasgressioni perpetrate dalla sua stirpe.
    Per esempio da Amnon, il primogenito di Davide, che violentò la sorellastra Tamar “della quale si appassionò a tal punto da diventarne malato”(2Samuele, 13:2).
    Un giorno Amnon fingendosi sofferente “disse a Tamar: 'Portami il cibo in camera e lo prenderò dalle tue mani'. Tamar prese le frittelle che aveva fatte e le portò in camera ad Amnon suo fratello. Ma mentre gliele porgeva perché mangiasse, egli l'afferrò e le disse: ‘Vieni a unirti a me, sorella mia'.
    Lei gli rispose: ‘No, fratello mio, non farmi violenza; questo non si fa in Israele; non commettere una tale infamia!' [...] Ma egli non volle darle ascolto e, essendo più forte di lei, la violentò e si unì a lei" (2Samuele, 13:10-14).
    A vendicare lo stupro fu il fratello di Tamar, Absalom, che uccise Amnon scatenando l’ira dello stesso Davide e accendendo una rivolta.
  • Infinite vie
    Fu in una pausa della battaglia che Absalom si infilò nella camera da letto di Davide per spassarsela con le concubine.
    Faceva così il volere di Dio che - attraverso il profeta Natan - aveva già tuonato contro Davide: “Prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che si unirà a loro alla luce di questo sole” (2Samuele, 12:11).
    Un atto di forza, quello di Absalom, che usurpava il potere familiare e politico del re e che si trasformò in uno show sul tetto della casa, “alla vista di tutta Israele” (2Samuele, 16: 22).
    Ma il disegno divino, pur tra piroette morali, si realizzò: dal reato sessuale di Davide con Betsabea nascerà Salomone, uno dei più grandi re d’Israele.
    «Di nuovo le trasgressioni erotiche si rivelarono positive per il futuro politico di Israele: Dio sembrerebbe aver usato due pesi e due misure pur di promuovere il destino del popolo eletto.

4. Quando Maria divenne vergine

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Vergine o solo giovane? Non è una domanda da poco.

Nella versione greca del Vangelo di Matteo la madre di Gesù è definita parthénos.

«Dal punto di vista filologico, la traduzione “vergine" è ineccepibile» osserva Remo Cacitti, storico del cristianesimo antico. «Ma parthénos significa anche ‘giovane donna": è probabile che fosse questo l'attributo dato a Maria».

Con una motivazione precisa: dimostrare che suo figlio discendeva direttamente dall’Onnipotente.

«Ciò che gli evangelisti volevano sottolineare era che Maria era troppo giovane per il parto. La sua gravidanza dimostrava la potenza di Dio». Un evento eccezionale dunque, come nel caso di Sara, moglie di Abramo, che ebbe il suo primo figlio a novant'anni.

La verginità di Maria, pertanto, avrebbe poco a che vedere con il valore morale che si attribuì dopo a questa condizione. Tra i primi cristiani «verginità e astinenza erano viste con favore perché preparavano alla venuta del Regno dei cieli».

Ma fu solo al secondo Concilio di Costantinopoli (553), quando il dibattito sulla natura umana o divina di Gesù divenne argomento di lotta fra le diverse correnti, che si stabilì il dogma della verginità perpetua (prima, durante e dopo il parto) di Maria.

La verginità era vista con favore anche da chi si rifaceva a Platone, il filosofo greco contrario a tutto quello che aveva attinenza con la materia e che influenzò i primi teorici cristiani.

E anche nella mitologia greca la verginità di Atena e Artemide era simbolo di forza interiore e di purezza.



5. Gesù e il sesso: fatelo come vi pare

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Spregiudicato e trasgressivo. Così è spesso descritto l'atteggiamento di Gesù di Nazareth su usi e costumi del suo tempo.

E a ragione, perché i suoi insegnamenti, come si legge nei Vangeli, erano spesso in contrasto con le leggi giudaiche.

Ma qual era la sua posizione in materia di eros? Rispondere è molto difficile. «Il fatto è che Gesù se ne interessa solo incidentalmente» spiega Remo Cacitti, docente di Cristianesimo antico all'Università di Milano.

Sono solo tre i passi riconducibili al tema del sesso, su 298 volte in cui Gesù parla di norme di comportamento nel Nuovo Testamento.

«La sua attenzione è rivolta altrove: sta per realizzarsi la venuta del Regno dei cieli, di fronte alla quale i vecchi metri di giudizio non hanno valore. Contava solo la fede» precisa l’esperto.

I primi cristiani credevano che la fine dei giorni fosse imminente. Per questo Cristo ha un atteggiamento di libertà in materia di sesso e non entra nel merito del giudizio.

«Basti pensare all’episodio dell'adultera. Gesù non prende una posizione sulla legge, che prevedeva la lapidazione: sfida “chi è senza peccato" a lanciare la prima pietra e così fa in modo che la donna rimanga senza accusatori».

Neppure i Vangeli apocrifi sono d'aiuto. «In alcuni di quei testi si fa riferimento a effusioni e rapporti amorosi tra Gesù e Maria Maddalena» continua Cacitti.

«Ma questo linguaggio erotico risponde a esigenze teologiche proprie dello gnosticismo (la scuola di pensiero alla base di molti Vangeli apocrifi) e non ha nulla a che vedere con la realtà».

Insomma, gli autori non descrivevano fatti reali, e quegli episodi sono da interpretare in modo allegorico, come simboli. I precetti sessuali entrarono nell’etica cristiana dopo l’epoca dei Vangeli (I-II secolo).

«Il tempo passava e la fine non arrivava: bisognava regolamentare la vita delle comunità» spiega Cacitti. «Fu solo allora che presero forma le norme che i cristiani erano tenuti a seguire».






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