Vestiti che cambiano colore, bottoni pietrificati, calze squarciate: il bucato può essere un’incognita se non si ha dimestichezza con la chimica.
Dietro questi disastri infatti ci possono essere facilmente temperature sbagliate, detersivi troppo aggressivi e combinazioni disgraziate che possono cambiare per sempre “i connotati” del nostro guardaroba.
La lavatrice è un elettrodomestico complesso che sfrutta le proprietà dell’acqua, dei detersivi e del movimento per eliminare batteri e sporco dai tessuti.
Non basta buttare i panni sporchi nel cestello, aggiungere il detersivo e avviare il solito ciclo di lavaggio: per pulire gli indumenti senza danneggiarli bisogna tenere conto delle reazioni tra tessuti e detergenti, degli effetti della temperatura e di altro ancora. Scopriamolo insieme!
Curiosità: Lavare e cucinare contemporaneamente: con le buste di Gazit oggi si può
Iftach Gazit, un creativo israeliano che lavora alla Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, ha messo a punto alcune speciali buste che consentono di cuocere il cibo in lavatrice mentre si fa il bucato.
Gli alimenti vanno sigillati in buste speciali da sistemare nel cestello. Poi si avviano programmi di lavaggio a temperature comprese tra i 50 e i 100 gradi.
Queste buste innovative si chiamano Sous la vie, letteralmente “sotto la vita”, e permettono di cuocere quasi qualsiasi portata con questo metodo.
È lo stesso principio della cottura sottovuoto, ma invece dei fornelli si usa la lavatrice.
1. Le due anime dei detergenti
In passato c’era solo il sapone e la forza delle braccia, oggi ci sono prodotti industriali ed energia elettrica, ma il principio è sempre lo stesso.
I detersivi sono miscele di sostanze che attivano l’azione chimica di pulizia della lavatrice.
Sia i detergenti che usiamo oggi sia il sapone di ieri hanno proprietà tensioattive, ovvero sono in grado, durante il ciclo di lavaggio, di formare delle gabbie invisibili, che nel linguaggio scientifico si chiamano micelle.
Qui vengono intrappolate le particelle di sporcizia che si staccano dai tessuti e che vengono poi trascinate via durante la fase di risciacquo. La formula chimica delle sostanze tensioattive come i detersivi è un po’ come la “pietra filosofale” dell’igiene quotidiana.
Il tensioattivo è una molecola che ha una parte idrofila, molto simile all’acqua, e una lipofila, che non ha nulla a che fare con l’acqua, ma è molto affine alle sostanze grasse. I detergenti per la lavatrice, in altre parole, hanno due facce: la prima affine all’acqua e la seconda che ammicca all’unto.
Durante il lavaggio, queste molecole, se sono presenti in quantità sufficiente come accade nei detersivi, si dispongono in modo ordinato con le parti idrofile tutte da una parte e quelle lipofile tutte dall’altra.
Grazie al movimento meccanico prodotto all’interno della lavatrice il detersivo entra in contatto con il tessuto e fa sì che le molecole tensioattive penetrino nella struttura delle fibre.
A questo punto le particelle di grasso e sporco attirano le estremità lipofile delle molecole del detersivo che in un certo senso “si incollano” alle tracce di sporco». Macchie e tracce di unto, in questa fase, sono dunque tutt’uno con il detersivo.
Ma, in realtà, si tratta di un inganno. Quando la lavatrice inizia il risciacquo, al contrario, la parte idrofila delle molecole tensioattive, quella meno affine all’unto, viene attirata dall’acqua che entra in lavatrice e accompagna nello scarico sia lo sporco sia il detersivo.
2. Occhio alla temperatura e l'aspirina al posto del detersivo
- Occhio alla temperatura
Perché il trucco delle molecole tensioattive funzioni e ci garantisca un bucato come si deve è però necessario impostare la giusta temperatura.
Di norma le lavatrici hanno programmi di lavaggio da un minimo di 20 a un massimo di 90 gradi. È un parametro fondamentale che assicura un’azione efficace dei detergenti.
Di solito le reazioni chimiche avvengono più facilmente ad alta temperatura, ma non è sempre così. Inoltre bisogna evitare di danneggiare i tessuti con temperature troppo elevate.
La seta e la lana, per esempio, sono tra i tessuti più sensibili alla temperatura e di solito si lavano quasi a freddo, mentre gli indumenti di cotone, che magari hanno bisogno di essere disinfettati perché indossati durante un’influenza, vanno lavati a 90 gradi.
Sbagliare temperatura significa compromettere l’integrità del guardaroba e ottenere un “bucato”, nel senso letterale del termine. Le fibre dei tessuti sono composte da molecole tenute insieme da legami chimici.
Quando un vestito di lana, per esempio, è sottoposto a un lavaggio ad alta temperatura questi legami si possono indebolire e le molecole del tessuto si frammentano fino a danneggiarne la fibra. - In casa manca il detersivo? Si può usare l’aspirina
Se in casa manca il detersivo ma si deve fare un bucato di emergenza, basta aprire l’armadietto dei medicinali.
Al posto del detergente si può tranquillamente utilizzare una compressa di aspirina: si tratta di un acido debole che può funzionare per rimuovere le tracce di sporco analogamente a quanto farebbe l’acido citrico, presente nel succo di limone.
La struttura chimica dell’aspirina, inoltre, è molto simile a quella di un tensioattivo.
3. Guerra alle macchie
Abbiamo visto che per rovinare un vestito è sufficiente sbagliare la temperatura di lavaggio in lavatrice.
Ma che cosa dire invece delle macchie? Perché alcune sembrano essere indelebili e resistere anche ai detersivi più aggressivi?
Le macchie di caffè e vino sono le più difficili da rimuovere e richiedono l’uso di un additivo in grado di sviluppare cloro o ossigeno che decompongano le molecole e di conseguenza ne eliminino il colore.
Olio e unto, al contrario, si rimuovono facilmente grazie alla semplice azione tensioattiva del detersivo.
Quando invece si parla di additivi per la lavatrice il pensiero corre subito alla candeggina, una soluzione di sali e acqua le cui virtù antibatteriche e smacchianti sono state esaltate per la prima volta a fine Ottocento da Robert Koch, il medico tedesco che ha scoperto il batterio della tubercolosi.
La candeggina in lavatrice rilascia cloro, una sostanza reattiva ed efficiente per rimuovere batteri e sporco perché ha caratteristiche ossidanti, ovvero rompe le pareti cellulari e decompone lo sporco organico, come quello del caffè, per esempio. Gli additivi, però, non sono solo chimici.
Ci sono anche quelli biologici. Gli enzimi, per esempio: sono proteine che funzionano come catalizzatori biologici perché facilitano alcune reazioni di ossidazione che sviluppano ossigeno per degradare lo sporco. In lavanderia gli enzimi agiscono contro i componenti di base di macchie organiche in modo che possano essere lavati via più facilmente.
Questi additivi sono spesso utilizzati anche nella lavorazione della carta, nella produzione alimentare, per la pulizia dei dispositivi medici, per la produzione di etanolo, nei detergenti per la casa e per l’industria.
4. La metamorfosi dei colori e panni infeltriti
- La metamorfosi dei colori
A chi non è capitato che una maglia bianca dopo il bucato diventi rosa, giallina, violetta o altro?
Il fatto che i colori si mescolino tra loro o che i tessuti stingano dipende dal tipo di colorante utilizzato per la tintura delle fibre.
Per evitare che ciò accada si possono inserire nel cestello della lavatrice certi “foglietti” ad hoc: strisce di carta imbevute di una sostanza che cattura i residui di tintura dispersi nel cestello della lavatrice.
Il principio di funzionamento di questi foglietti è basato sull’interazione tra sostanze dotate di carica elettrica opposta.
I coloranti tessili più comuni sono molecole con carica negativa, mentre il foglietto, spesso composto da fibra di cellulosa, è imbevuto di sali di ammonio con carica positiva.
Quando il colorante entra in contatto con il foglietto, vi aderisce come il ferro a una calamita. - Panni infeltriti? Dipende dalla durezza dell’acqua
Dopo qualche anno di utilizzo, sulla resistenza che serve per scaldare l’acqua della lavatrice può accumularsi del calcare, una sostanza minerale di colore biancastro che compromette l’efficienza dell’elettrodomestico.
La presenza del calcare, però, non dipende dai detersivi o da altri additivi ma dalla durezza dell’acqua, un parametro che indica le quantità di calcio e magnesio.
Un’acqua molto dura influisce negativamente sui processi di lavaggio: le molecole del detergente si combinano infatti con gli ioni di calcio e formano composti insolubili che, oltre a rendere necessario sempre più detersivo per lavare, si depositano nelle fibre dei tessuti facendole infeltrire.
In Italia la durezza dell’acqua è variabile: l’acqua più dura è quella di Marche ed Emilia Romagna, seguite da Lombardia, Toscana, Lazio, Calabria e Sicilia.
In Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Trentino, Veneto, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata l’acqua è meno dura e ancora di meno lo è quella che esce dai rubinetti di Friuli, Sardegna e Umbria.
5. Breve storia della lavatrice e la lavanderia Uber
- Breve storia della lavatrice
Non esiste una storia ufficiale della lavatrice anteriore al Novecento, ma ecco una breve cronologia di dati e aneddoti su questo elettrodomestico.
- 1767:
Il teologo tedesco Jacob Christian Schäffern inventò una sorta di centrifuga manuale per lavare i panni sporchi.
- 1860:
L’inglese Thomas Bradford creò l’antenato della lavatrice moderna: un cestello di legno incassato in un contenitore più grande, sempre in legno, dove si mettevano acqua e sapone. Per azionare il dispositivo si girava una manovella che faceva entrare l’acqua saponata nel cestello.
- 1874:
Per il compleanno della moglie il mercante americano William Blackstone le regalò un barile di legno da riempire con acqua calda e sapone. Il barile, che funzionava manualmente, ruotava grazie a un perno e muoveva i panni al suo interno.
- 1900:
Il barile-lavatrice di Blackstone cominciò a essere realizzato in metallo e non più in legno.
- 1906:
L’ingegnere americano Alva Fisher costruì la prima lavatrice elettrica grazie alla quale d’allora in avanti fu possibile lavare i panni senza sforzi fisici. - Arriva la lavanderia Uber
Se i tassisti sono insorti contro le app di trasporto con conducente, chissà come reagiranno le lavanderie al progetto di lavatrice a distanza elaborato dal gruppo Electrolux.
Il colosso svedese sta valutando la fattibilità di un progetto di servizio IoT (Internet of Things) basato su un sistema di lavatrici “intelligenti” in grado di comunicare tra loro secondo i principi della share economy.
I proprietari di lavatrici connesse a internet, attraverso una app dedicata, potranno mettere a disposizione di altre persone il proprio elettrodomestico.
L’hanno ribattezzata “Lavanderia Uber” e potrebbe sostituire la lavatrice di casa.