Se un amico a quattro zampe si ammala e ha bisogno di farmaci veterinari, curarlo significa spendere molto.
Con alcune malattie c’è la possibilità di risparmiare, ricorrendo a un medicinale generico equivalente per uso umano, ma i veterinari non lo possono prescrivere.
La legge li obbliga a dare il farmaco veterinario, a meno che un farmaco per uso umano sia l’unica soluzione esistente. In questo modo a rimetterci sono le persone che possiedono animali domestici, ma anche lo Stato, che spende centinaia di milioni di euro per curare gli animali nei canili e nei gattili.
I farmaci veterinari costano anche tre o quattro volte di più rispetto a quelli per uso umano. Una spesa insostenibile per i cittadini, ma anche per lo Stato. Che però non interviene.
1. Alzare la voce fa risparmiare
Movida, un cane meticcio, sta scendendo le scale per andare a correre come tutte le mattine, quando all'improvviso alza una gamba e cade su un fianco, comincia a tremare, ha la bava alla bocca, il collo tirato e la vista se ne va.
È un attacco epilettico, che dura circa 30 secondi.
Una malattia comune a molti altri cani e gatti, e per affrontarla ci vogliono farmaci, assunti quotidianamente per tutta la vita.
Finora, a Movida veniva prescritto un farmaco per uso umano dal prezzo molto basso, poi lo scorso febbraio (2017) è uscito sul mercato il Soliphen, un farmaco veterinario specifico per l'epilessia, distribuito dalla ditta Dechra e molto più caro.
Cosi, da un giorno all'altro, il medicinale per uso umano usato fino a quel momento, non è più stato prescrivibile.
La protesta si è immediatamente sollevata: veterinari, associazioni animaliste, cittadini sensibili al problema hanno contribuito con le loro denunce a ripristinare la situazione precedente, ottenendo la sospensione del Soliphen.
«Una vergogna» ha riferito indignato il proprietario del cane epilettico. «Per Movida affronto spese esorbitanti in esami di ogni tipo. Quindi perché mi devono togliere un farmaco per uso umano che funziona benissimo e che costa poco? Lo Stato dovrebbe proteggerci, per farci risparmiare. Invece no, e per cambiare questo sistema, abbiamo lanciato una petizione su change.org».
Il farmaco che fa risparmiare, cui si riferisce il proprietario del animale, è il Gardenale per uso umano (30 compresse da 50 mg costano 1,50 euro). A parità di dosi, con il Soliphen, i cittadini avrebbero speso 13,40 euro invece di 3. Quattro volte di più.
2. La legge non è dalla parte dei cittadini
La legge (art.10, D.lsg 193/2006) stabilisce che se in commercio esistono un farmaco veterinario e uno per uso umano, identici nel principio attivo, il veterinario è obbligato a prescrivere quello veterinario, anche se costa molto di più.
Se invece non esistono proprio farmaci veterinari per una determinata malattia, allora la legge consente di prescrivere quello per uso umano, anche un farmaco generico.
A fine maggio 2017 è uscito un testo unico di legge della Commissione sanità che propone per i farmaci generici veterinari un prezzo di vendita inferiore del 20% rispetto al corrispondente medicinale di riferimento.
In Italia i generici veterinari ci sono, ma solo per gli animali da allevamento, per quelli di compagnia ce ne sono pochi e di solito ex galenici (preparati del farmacista).
«Probabilmente qualche azienda uscirà con due o tre principi attivi che chiameranno generico veterinario» spiega Angelo Troi, segretario nazionale del sindacato dei medici veterinari liberi professionisti (Silvep) «e questo toglierà ai cittadini la possibilità di accedere a farmaci economici, come i generici per uso umano. Come sindacato dei medici veterinari continuiamo a chiedere allo Stato l’autorizzazione a prescrivere in base a scienza e coscienza. Se io ho una molecola che viene utilizzata sia nei farmaci per uso umano sia in quelli veterinari e uno dei due ha un costo più basso, io come veterinario devo poter scegliere».
La vera battaglia sta nel prezzo: quelli dei farmaci veterinari vanno abbassati. Così alti come sono adesso sono ingiustificati.
Anche l'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) ha scritto al ministero della Salute: «Prendersi cura di un animale non può essere un costoso privilegio: azzeriamo l’enorme differenza tra i prezzi dei farmaci veterinari e il resto dei medicinali in commercio».
3. Per cani, principi attivi 57 volte più cari
Abbiamo confrontato i prezzi di alcuni farmaci contenenti lo stesso principio attivo: quello per uso veterinario costa molto di più rispetto a quello per uso umano.
In tabella sotto facciamo i conti, prendendo come esempio alcuni medicinali facilmente confrontabili per tipo di formato e dosaggio.
Il meloxicam è un antinfiammatorio non steroideo: se usato in un farmaco destinato agli animali di compagnia costa fino a 57 volte di più rispetto al farmaco equivalente per uso umano.
In tabella la forbice di prezzo è evidente. Lo stesso discorso vale per un altro principio attivo, il prednisolone, per malattie autoimmuni.
Anche qui in tabella si vede come il Dermipred per uso veterinario costa tre volte di più dell'Idelt, il farmaco equivalente per uso umano. Insomma, a parità di principio attivo impiegato, il costo è tre o quattro volte superiore, nel caso del principio attivo meloxicam molto di più.
4. Piovono proposte e proteste
Da anni sulla questione dei prezzi dei farmaci veterinari sono state presentate proposte di legge da parte di deputati sensibili al problema e petizioni e lettere di protesta da parte di cittadini e associazioni.
Paolo Cova, veterinario e deputato alla Camera per il Partito democratico, ha proposto una modifica alla legge che «consenta ai medici veterinari di poter usare farmaci per uso umano similari a quelli veterinari per gli animali da compagnia e di lasciare libertà di scelta al medico in base alla patologia, al tipo di animale e alla persona che si trova davanti» ci spiega.
«Non devono essere né le aziende farmaceutiche a decidere né i farmacisti, ma il medico veterinario, perché ha davanti il singolo caso. Lo Stato italiano dovrebbe capire questa situazione. Senza pensare ad altro o ad altre logiche».
Anche lo Stato ci guadagnerebbe, in particolare gli enti locali. Il principale utilizzatore di farmaci veterinari è lo Stato, perché siamo il paese in Europa con il più alto numero di canili, quindi curiamo con soldi pubblici molti cani randagi.
Se non passa la possibilità di usare il farmaco per uso umano, anche generico, i primi a rimetterci sono i Comuni che pagano per il mantenimento dei canili.
Lo Stato copre il costo dei farmaci per uso umano (solo quelli con ricetta rossa), contrattando prima il prezzo, per il farmaco veterinario invece non interviene.
Eppure, secondo la Lav (Lega anti vivisezione), per la cura dei cani nel 2015 lo Stato ha speso circa 118 milioni di euro.
5. Per risparmiare, non vale tutto
- Per risparmiare, non vale tutto
«Il mio cane soffriva di tosse, il veterinario mi ha prescitto un farmaco in gocce che costava più di 25 euro. Non potevo permettermelo, allora ho preso uno sciroppo per la tosse per uso umano» ci racconta una nostra lettrice.
In tempi di crisi economica è ciò che spesso accade, ma l'Enpa avverte «Le persone danno di nascosto i farmaci per uso umano al proprio cane o gatto (spesso sbagliando i dosaggi): non si dovrebbe mai fare. Un farmaco innocuo per noi potrebbe essere molto pericoloso per il nostro cane».
Per questo una nuova legge è urgente.
- In cifre
- 22%: l'Iva sui farmaci e le prestazioni veterinarie è quella che si applica ai beni di lusso (contro il 10% per gli umani).
- 49 euro: è la detrazione massima che si può ottenere per la dichiarazione dei redditi per le spese sanitarie sostenute.
- over 65: il 39% vive con un animale domestico e la pensione deve bastare per cibo, medicine e visite veterinarie.