Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, scriveva Tolstoj nel famoso incipit di Anna Karenina.
Se fosse vero, non dovrebbe essere complicato scovare cosa fa scampare a quello che (fonte Business Insider) colpisce in Belgio il 70% dei matrimoni, in Spagna il 60%, in Russia e Usa più del 50%: il divorzio.
Anche in Italia, che per anni è stata fanalino di coda in questo amaro primato, i dati sono in impennata: secondo l’ultima rilevazione Istat, che riguarda il 2016, rispetto al precedente anno il numero dei divorzi era aumentato del 57%.
A chi è in procinto di sigillare, in chiesa o in comune, la propria intesa questi numeri potrebbero far paura.
Eppure i motivi per non darsela a gambe levate quando si parla di matrimonio ci sono, perché unioni felici che navigano a vista tra i marosi degli anni e le tempeste delle crisi esistono davvero.
Il primo motivo per non temere le statistiche è che in due si è più felici che da soli. Risultati alla mano lo dimostrano decine di ricerche, come quella della Michigan State University, condotta per anni su un campione di 10mila partecipanti.
Lo scopo era capire se personalità e carattere aiutino ad affrontare i principali squassi della vita. La risposta è no, le specifiche caratteriali servono a ben poco.
Ma la conclusione interessante è che i single hanno mostrato come, con il passare degli anni, la loro felicità inesorabilmente declini, mentre gli sposati monitorati sono riusciti a mantenere un livello di felicità costante e meno incline all’ossidazione del tempo, anche se privo di eccessivi picchi.
Unirsi in matrimonio quindi conviene, sempre che, consiglia la scienza, si stia attenti a qualche non trascurabile dettaglio. Scopriamo quale…
1. L'età giusta
L’età perfetta per sposarsi? 26 anni.
È la regola definita nel libro Algorithms to Live By: The Computer Science of Human Decisions (2016) di Brian Christian e Tom Griffiths, psicologo cognitivista dell’Università della California a Berkeley, dove dirige il Computational Cognitive Science Lab.
Griffiths sostiene che, se si deve fare una scelta tra diverse opzioni, il momento migliore per decidersi è quando si è esaminato il 37% delle possibilità, un lasso sufficiente per scegliere senza sprecare tempo a valutare più informazioni del necessario.
Secondo i ricercatori, è alla soglia del 37%, che si massimizza la possibilità di selezionare il meglio dal mazzo.
Quindi, se chi cerca il partner giusto lo fa in un arco di tempo compreso tra i 18 e i 40 anni, l’età ottimale per azzeccarci è circa 26 anni (corrispondente al 37% dei 22 anni di ricerca totali), mese più mese meno.
Naturalmente non può essere solo il fattore anagrafico a predire un talamo felice.
Ogni matrimonio è soggetto a fattori di rischio, come il carattere dei coniugi, l’excursus matrimoniale (cioè l’andamento del rapporto di coppia) e, da non sottovalutare, le famiglie d’origine.
Il nucleo familiare originale trasmette, oltre alle abitudini, anche valori come l’indissolubilità (o meno) del matrimonio. Esistono, per esempio, statistiche che confermano come i figli di divorziati siano più propensi a divorziare a loro volta, perché la considerano un’eventualità possibile.
Quindi, se lui o lei hanno una famiglia composta da simpatici suoceri divorziati che sembrano usciti da una sit-comedy americana, occhio: un matrimonio fallito, anche se non marca il Dna, può trasmettersi di generazione in generazione.
A proposito di divorziati, le seconde nozze sono più felici e resistenti delle prime? "No", spiegano gli esperti, "al contrario, i secondi matrimoni risultano più instabili. Il motivo, anche in questi casi, è che il divorzio è una strada già percorsa e ci sono meno remore a imboccarla una seconda volta".
2. Occhio alle differenze
Un altro fattore positivo per nozze fortunate deriverebbe dallo scegliere una compagna/o del proprio Paese.
Tra i fenomeni degni di nota delle ultime rivelazioni Istat, infatti, c'è la crescente instabilità dei matrimoni tra coniugi di origine diversa, che però il più delle volte si spiega meglio con la differenza di cultura e livello socioeconomico tra i due.
Nel 2015 le "coppie miste” che si sono separate sono state quasi il 10% di tutte quelle che hanno fatto la stessa scelta. Nel 67,7% di questi casi le coppie erano formate da marito italiano e moglie straniera.
Fattori di rischio da tenere in considerazione sono avere fedi differenti o diverso status. In quest'ultimo caso però si rivelano più solide le coppie dove è il maschio a detenere il più alto titolo scolastico e il miglior impiego.
Forse perché questo genere di coppia spesso adotta ruoli più tradizionalisti, dove la donna ha meno possibilità di rendersi indipendente.
Altra variabile da non sottovalutare è la differenza di età con il compagno o la compagna. Sposare un partner più giovane (e questo vale sia per gli uomini sia per le donne) potrebbe non essere una furbata.
A certificarlo uno studio dell'Università del Colorado a Boulder. I ricercatori hanno esaminato 13 anni di dati su migliaia di famiglie australiane, per un totale di quasi 20mila persone coinvolte.
Ebbene, i matrimoni con un elevato gap di età fra i partner, se inizialmente si rivelano i più felici, mostrano meno resilienza di quelli con coppie di età omogenea.
L'iniziale entusiasmo scema dopo, hanno calcolato i ricercatori, 6-10 anni di vita insieme, al contrario le coppie di età simile affrontano buona e cattiva sorte con passo più elastico.
3. Quasi amici
Dopo tante allerte, un dato positivo: un’opzione (quasi) a prova di bomba potrebbe essere quella di sposare un'amica o un amico.
Lo confermano molti studi, come quello molto ampio della Purdue University (Usa) del 2009, che ha sottolineato come le coppie più solide siano quelle che pongono l'amicizia in posizione preminente rispetto alla passione.
Anche in una ricerca appena pubblicata e che ha monitorato migliaia di coppie si conferma che chi trova un amico trova un tesoro: John Helliwell, economista della Columbia University e co-autore dello studio, ha messo in evidenza il rapporto stretto tra benessere di coppia e amicizia fra i partner.
Insomma, le coppie felici sono quelle che, tra figli, bisticci e crisi, continuano a coltivare la loro relazione d'amicizia, dove ci si aspetta che rispetto e dialogo pesino al meno quanto l'attrazione sessuale.
Un altro aspetto importante, quando si tratta di matrimonio, è l'atteggiamento dei partner verso il denaro. Che si rivela presto, perché una volta decise le nozze bisogna cominciare a mettere mano al portafogli.
Prima spesa imprescindibile, l’anello di fidanzamento. La promessa sposa ha manie di grandezza?
Ricondurla a più economi e miti consigli non è un problema, basta fornirle i dati di una curiosa ricerca dell'Emory University (Usa) che ha messo in relazione la spesa per le nozze e la durata del matrimonio. Il risultato: chi meno spende avrà un matrimonio più solido, perché nutre aspettative più basse ma spesso anche più realistiche.
Per entrare nello specifico, le statistiche danno per certo che chi paga un anello di fidanzamento più di 20.000 dollari (circa 18.000 euro) ha maggiori probabilità di divorziare rispetto a chi ne spende meno della metà.
4. Prove generali
E le coppie che arrivano alle nozze dopo una convivenza?
Fare una prova generale prima del grande passo potrebbe sembrare la soluzione più saggia...
Invece no. I dati dicono che le coppie che hanno convissuto si separano con più facilità di quelle che si sono sposate a “scatola chiusa”.
La convivenza, infatti, ha abituato i partner a un buon livello di autonomia e libertà reciproca, fattori che a livello psicologico vengono a mancare dopo la legalizzazione dell'unione e che possono aprire a crisi e ripensamenti.
Status socioeconomico, età, famiglia d'origine, coetaneo, risparmiatore e meglio se amico di lunga data: le variabili da tenere in considerazione per trovare il compagno o la compagna perfetti non sono poche.
Ma dall'elenco manca ancora un ingrediente fondamentale: l'amore.
«Il successo di un matrimonio dipende anche dalle motivazioni che spingono a contrarlo», spiega Silvia Corbella, psicanalista e autrice di Liberi legami (edizioni Boria).
«Se nasce da una relazione amorosa (come dovrebbe, ma come non è stato nei secoli che ci hanno preceduto) oppure da altre istanze, come il fatto che si sta da tempo insieme o che si desidera un figlio.
L'istituzionalizzazione del rapporto può rendere la coppia più problematica e l’amore aiuta a rendere questa catena più leggera e a mantenere la relazione nei confini del rispetto, altro ingrediente fondamentale nel rapporto a due e dove forse si nasconde la chiave del felice successo di alcune unioni.
Mantenersi rispettosi anche nei frangenti di tensione e conflitto, non è sempre facile ma ne vale sicuramente la pena».
5. Sto benissimo, sono sposato!
Corpo sano in matrimonio sano: i benefici dei felicemente sposati non sono solo psicologici.
- CUORE
Uno studio inglese indica che chi ha un attacco di cuore e vive in coppia ha il 14% di probabilità in più di sopravvivere rispetto ai single che hanno subito lo stesso evento.
Non solo: una recente ricerca conferma che il matrimonio è in grado di allungare la vita dei pazienti affetti dai tre maggiori fattori di rischio per il cuore: colesterolo elevato, diabete e pressione alta. - CERVELLO
Secondo un altro studio inglese (condotto dall'University College di Londra e pubblicato sulla rivista Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry, sposarsi farebbe bene in particolar modo al cervello.
È stato analizzato il rapporto esistente tra stato civile e rischio di sviluppare forme di demenza su un campione di 8.000 volontari e i risultati parlano chiaro: gli sposati sono meno soggetti a patologie neurodegenerative rispetto a single, divorziati e vedovi. - STRESS
In tre giorni non consecutivi, i ricercatori statunitensi hanno raccolto campioni di saliva da 572 adulti sani di età compresa tra 21 e 55 anni.
I risultati hanno mostrato che i partecipanti sposati avevano livelli di cortisolo (l’ormone dello stress, che apre le porte a malattie cardiache e oncologiche) notevolmente più bassi rispetto ai non sposati. - GIROVITA
In questo caso il matrimonio gioca brutti scherzi. In media, infatti, la fede nuziale regala ai maschi 1,4 kg in più alla massa corporea. Il peso resta quindi stabile, per poi tornare a salire alla nascita del primo figlio.