Nei secoli tribunali e giudici, laici e religiosi, si sono pronunciati su eresia, blasfemia, evasione scale, genocidio e crimini contro l’umanità.
Molte di queste condanne sono passate alla Storia.
Vediamo alcune di esse…
1. GIOVANNA D’ARCO E I NAZISTI
- 1) GIOVANNA D’ARCO
Aveva solo 19 anni la pia Giovanna d’Arco, quando, il 30 maggio 1431, venne arsa viva nella piazza del Mercato Vecchio di Rouen (Normandia).
Ma perché finì sul rogo la famosa e devotissima “pulzella d’Orléans”, che durante la Guerra dei Cent’anni, ispirata dalle voci dell’arcangelo Michele, di santa Caterina e santa Margherita, respinse gli inglesi dalla Francia e salvò la corona del re Carlo VII?
Colpa dei nemici d’Oltremanica, che la volevano morta.
Catturata in battaglia e venduta agli inglesi dal duca di Borgogna, fu vittima di un processo politico manipolato dal vescovo di Rouen, sostenitore degli interessi inglesi in Francia.
Dopo mesi di trattamenti disumani, senza accuse e senza prove Giovanna venne condannata per eresia dall’Inquisizione, in modo illegittimo dato che era una prigioniera di guerra.
Così, senza aver mai tradito la fede cristiana, morì tra le fiamme invocando “Gesù!”.
Solo 25 anni dopo, papa Callisto III riconobbe la sua innocenza e nel 1920 papa Benedetto XV la proclamò santa.
- 2) I NAZISTI
Nelle intenzioni degli Alleati doveva rappresentare la battaglia del Bene contro il Male.
Per questo, a Norimberga, il Tribunale militare internazionale contro i crimini di guerra processò, tra il 20 novembre 1945 e il 1° ottobre dell’anno seguente, 23 dei più importanti gerarchi nazisti, colpevoli, con la loro folle ideologia, di aver avviato una guerra di aggressione e sterminio.
Fra gli altri, furono condannati a morte il numero due del Reich Hermann Göring, l’ideologo del partito Alfred Rosenberg e il ministro degli Esteri Joachim von Ribbentrop.
Le più alte cariche naziste infatti dovevano subire un processo esemplare: era stato deciso ancor prima della fine della Seconda guerra mondiale.
E precisamente nel 1943, durante la Terza conferenza tripartita di Mosca, quando i leader dei Paesi della coalizione (Inghilterra, Russia e Usa) si impegnarono affinché alla fine del conflitto i criminali nazisti venissero giudicati e puniti collegialmente dagli Alleati.
2. OSCAR WILDE E ADOLF EICHMANN
- 3) OSCAR WILDE
“Mio Dio, mio Dio. E io? Non posso dir nulla?”.
Poi, quasi svenuto, fu portato in cella. Il 25 maggio 1895, la condanna a due anni di lavori forzati fu un vero shock per Oscar Wilde.
Era la pena più dura prevista in Inghilterra dal Criminal Law Amendment Act, legge emanata 10 anni prima contro gli atti osceni tra uomini adulti, anche consenzienti.
E dire che il famoso scrittore irlandese in quell’aula di tribunale c’era entrato di propria iniziativa il 3 aprile, per querelare John Douglas, marchese di Queensberry e padre del suo giovane amante, Alfred.
In un biglietto che gli aveva fatto recapitare, il gretto marchese lo aveva infatti definito – errore ortografico incluso – “somdomita”, un grave oltraggio per l’epoca.
La situazione prese presto una brutta piega: grazie ai testimoni della difesa, infatti, Wilde da accusatore diventò imputato di altri due processi e infine fu condannato per sodomia (la pena di morte per quello che era considerato un reato era stata abolita nel 1861).
- 4) ADOLF EICHMANN
A prima vista Adolf Eichmann sembrava un grigio e insignificante burocrate con gli occhialetti.
Ma a partire dall’11 aprile 1961, giorno in cui cominciò il procedimento a suo carico, tutto il mondo conobbe, attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, l’orrore dell’Olocausto di cui era stato uno dei principali esecutori materiali.
Ex tenente colonnello delle Ss, nel 1942 ebbe l’incarico di organizzare i convogli per mettere in atto la cosiddetta “soluzione finale”, decisa dai vertici nazisti.
Inflessibile e tronfio, padrone della vita e della morte di milioni di persone, continuò a dichiararsi “non colpevole nel senso dell’atto di accusa”, affermando di aver solo eseguito gli ordini.
Ma per i giudici non fu una scusa sufficiente: dopo 4 mesi di processo, una richiesta d’appello e circa 150 udienze, il 29 maggio 1962 Eichmann venne condannato a morte e, due giorni dopo, impiccato.
3. PAPA FORMOSO E I CRIMINALI DI GUERRA SERBO-BOSNIACI
- 5) PAPA FORMOSO
Neanche nella tomba si può riposare in pace: lo scoprì a proprie spese il povero papa Formoso, morto ottantenne il 4 aprile 896.
Nove mesi dopo essere stato sepolto, venne infatti riesumato, vestito con i suoi paramenti e posto in trono nella Basilica Lateranense a Roma, dove fu processato da papa Stefano VI e giudicato indegno del papato.
Gli furono recise le tre dita della mano destra con cui in vita impartiva la benedizione e il cadavere, trascinato per le vie di Roma, venne gettato nel Tevere.
Fu il cosiddetto “sinodo del cadavere”, uno dei processi più macabri del Medioevo, che nascondeva in realtà motivazioni politiche.
Da vivo papa Formoso si era inimicato i duchi di Spoleto, in lizza nella lotta per la successione al trono del Sacro romano impero, dando all’imperatore legittimo Arnolfo di Carinzia, re dei Franchi orientali, la propria fiducia e anche il titolo di re d’Italia.
Così quando Formoso morì i duchi, grazie al nuovo papa eletto con il loro appoggio, si vendicarono.
- 6) I CRIMINALI DI GUERRA SERBO-BOSNIACI
Istituita dall’Onu nel 1993, traendo ispirazione dai tribunali di Norimberga e Tokyo, la corte dell’Aia per i crimini dell’ex Iugoslavia è stato il primo organismo di giustizia internazionale dai tempi della Seconda guerra mondiale.
I suoi lavori si sono conclusi ufficialmente alla fine del 2017 e in circa un quarto di secolo ha giudicato i principali responsabili degli atti più feroci commessi in Europa in epoca recente, processando i criminali di guerra attivi nei primi Anni ’90 in Bosnia Erzegovina, in Croazia e in Kosovo.
È stato il primo tribunale a incriminare un capo di Stato per i reati di genocidio e crimini contro l’umanità: l’ex presidente serbo Slobodan Milošević, morto in carcere nel 2006 prima della sentenza.
Molti personaggi di spicco figurano tra i condannati, come il politico serbo Radovan Karadžić e il generale serbo Ratko Mladić, ma anche tra gli assolti, come il leader serbo Vojislav Šešelj e il generale croato Ante Gotovina.
Dopo aver stabilito che l’eccidio di Srebrenica fu un genocidio, la corte dell’Aia ha condannato, per la prima volta, lo stupro come forma di tortura e la schiavitù sessuale come crimine contro l’umanità.
Ma il suo contributo al diritto internazionale umanitario si è spinto oltre, ispirando l’istituzione di tribunali speciali per i crimini di guerra in Ruanda, in Sierra Leone, a Timor Est, in Libano e in Cambogia, oltre alla Corte penale internazionale del 2002.
4. AL CAPONE E ALDO MORO
- 7) AL CAPONE
Fu il protagonista indiscusso della criminalità organizzata statunitense.
Figlio di emigrati campani, Alphonse Gabriel Capone, per tutti Al Capone, nacque a Brooklyn nel 1899.
Killer spietato – si deve a lui la “strage di San Valentino” del 14 febbraio 1929, cruento regolamento di conti tra bande a Chicago – venne dichiarato “nemico pubblico n. 1” della città.
Ci vollero però 9 poliziotti incorruttibili (gli “intoccabili”) e una squadra di agenti del fisco per incastrarlo. Nel 1931 fu condannato per frode fiscale e violazione della legge sul proibizionismo.
La pena: 11 anni di prigione (scontati prima ad Atlanta, poi ad Alcatraz) e il pagamento di un’ammenda di 80mila dollari.
“Approfittatene ora, perché non mi rivedrete per un pezzo”, disse ironico ai cronisti che lo aspettavano fuori dal tribunale, dopo la sentenza che segnò la fine dell’epoca dei gangster.
Morì nella sua tenuta di Miami, da uomo libero, nel 1947.
- 8) ALDO MORO
Il 16 marzo 1978 le Brigate Rosse sequestrarono Aldo Moro. Il “tribunale del popolo” lo condannò a morte e, dopo 55 giorni di sequestro, lo uccise.
“Chi è Aldo Moro è presto detto: dopo il suo degno compare De Gasperi, è stato fino ad oggi il gerarca più autorevole, il “teorico” e lo “stratega” indiscusso di quel regime democristiano che da trent’anni opprime il popolo italiano”, recitava il primo comunicato che le Br fecero avere a un giornalista del Messaggero, annunciando di voler processare l’ostaggio.
E con il comunicato numero 6, arrivò poi il verdetto: Moro “colpevole” era stato condannato a morte.
Lo avrebbero liberato solo in cambio della scarcerazione di 13 brigatisti, ma le forze politiche italiane si rifiutarono di trattare.
Così, il 9 maggio, il cadavere del presidente della Dc venne ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, in via Caetani a Roma.
5. COSA NOSTRA E I TEMPLARI
- 9) COSA NOSTRA
Furono i giornalisti a ribattezzarlo così e per un motivo piuttosto banale: il “maxiprocesso” di Palermo fu uno dei più grandi processi penali per crimini di mafia mai celebrati, con 475 imputati.
Fu il primo duro colpo inferto – in diretta televisiva – dallo Stato italiano alla mafia: 19 ergastoli e 2.665 anni totali di carcere, comminati alla fine del primo grado e quasi tutti confermati, in terzo grado, dalla Corte di Cassazione.
Un “mostro processuale” che iniziò il 10 febbraio 1986 in una grande aula bunker costruita per l’occasione.
La sua gestazione era però cominciata 2 anni prima, con le rivelazioni del pentito Tommaso Buscetta.
Da quel momento avevano preso avvio le indagini del pool antimafia, un gruppo di giudici istruttori (tra cui Paolo Borsellino e Giovanni Falcone) nato nel 1983 nell’ufficio istruzione del tribunale di Palermo, dedito solo ai reati di mafia.
- 10) I TEMPLARI
Combatti una vita per la Chiesa e poi la Chiesa ti tradisce: amara la sorte dei cavalieri dell’ordine dei Templari, uno dei primi e più noti ordini religiosi cristiani del Medioevo, nato in Terra Santa all’epoca delle crociate.
Accusati di connivenza col nemico musulmano, di rinnegare Cristo, di sputare sulla croce, di praticare la sodomia e di adorare un idolo barbuto di nome Baphomet (accuse sulla cui fondatezza gli storici hanno più di un dubbio), il 13 ottobre 1307 i Templari di Francia furono arrestati e torturati per ottenere una confessione.
L’ordine fu dell’inquisitore, ma il vero mandante era Filippo il Bello, re di Francia. E, anche se controvoglia, papa Clemente V fu costretto a sciogliere l’ordine nel 1312.
Il sovrano ci guadagnò così i beni e le ricchezze dei Templari e l’azzeramento del debito contratto con loro, di circa 400mila fiorini.
Nella foto sotto, la cattura e l’interrogatorio di Jacques de Molay (1243- 1314), Gran maestro dei Templari, in un dipinto del XIX secolo.
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