Tenerife, la più estesa delle Isole Canarie, è una delle mete più battute del turismo europeo.
Solo nel 2016, i suoi litorali bagnati dall’Atlantico hanno accolto circa cinque milioni e mezzo di visitatori.
Complici il suo clima sempre mite e i voli low cost che la collegano con le principali città rendendola appetibile a molti, anche in sostituzione di mete oggi penalizzate da situazioni politiche complesse.
Purtroppo, però, i viaggiatori spesso non si accorgono dell’impatto devastante che la loro presenza ha su un territorio fragile come quello dell’isola, caratterizzato dalla scarsa capacità di generare risorse a fronte di una densità di popolazione già di per sé alta.
Nel cuore delle Isole Canarie si trovano i boschi fra i più antichi d’Europa. Un tesoro che sfuggì ai conquistadores e che le associazioni ambientaliste stanno cercando di salvare oggi da un nemico non meno temibile: il turismo di massa.
1. Un'impronta smisurata
A Tenerife, che accoglie circa la metà dei visitatori totali della regione, i problemi connessi al turismo sono numerosi.
A una richiesta troppo alta di acqua, per esempio, alla cui scarsità si cerca di sopperire con pratiche poco sostenibili, quali la desalinizzazione del mare, si aggiunge quello delle strutture ricettive, che si traduce nel crescente consumo di suolo dato dai grandi conglomerati alberghieri che sorgono su gran parte della costa.
Diversamente da quanto si possa pensare, questo tipo di turismo, destinato a incrementare del 5% annuo, non si traduce in una reale opportunità per la popolazione locale.
Le Canarie, infatti, nonostante tutto sono una delle regioni più povere della Spagna, dove si registra un maggiore accentramento di ricchezza.
Questo perché le grandi strutture alberghiere, oltre a essere gestite quasi totalmente da pochi grandi imprenditori, si approvvigionano all’estero per garantire le grandi quantità di cibo a basso costo offerte nei buffet.
«Il tema della sovranità alimentare è uno dei problemi fondamentali dell’isola: qui più del 92% del cibo consumato è importato. Negli ultimi cinquantanni la popolazione attiva che si dedica al settore primario è passata dal 54% al 6, mentre al contrario chi si occupa di servizi è passato dal 40 all’80%. Tutti dipendono direttamente o indirettamente dal turismo, e la densità della popolazione è raddoppiata, quindi c’è uno dei tassi di dipendenza alimentare più alto del mondo» racconta Javier Tejera, consulente esperto in turismo responsabile.
I piccoli coltivatori sono stati scoraggiati dalla mancanza di supporto da parte delle amministrazioni locali e hanno progressivamente abbandonato la terra.
Così oggi, nonostante l’isola abbia un clima e un terreno che permetterebbero la crescita di ortaggi e frutta durante tutte le stagioni, qui si coltivano pochissime varietà.
2. Ok al turismo, ma che sia responsabile
Come spiega Susana Conde, direttrice di Agrotravel, una delle agenzie di turismo sostenibile più grande della Spagna:
«il turismo crea opportunità lavorative, ma quando non è controllato porta con sé molti problemi, come la perdita di identità del luogo visitato, spesso non generando forme di impiego dignitoso e non incidendo in maniera positiva sull’economia locale. Per questo è importante promuovere la sostenibilità socioeconomica, culturale e ambientale».
Se davvero si vuole cambiare rotta, a Tenerife il patrimonio naturale può ben rappresentare il vero volano del turismo sostenibile, a partire dalla valorizzazione di un tesoro che l’isola conserva intatto da milioni di anni: i boschi millenari della laurisilva.
Questi boschi, che si estendono sulle pendici dei monti Anaga e Teno, sono dei veri testimoni viventi di un’epoca ancestrale: la loro vegetazione è fatta di alberi sempreverdi, alti anche quaranta metri, che hanno circa sessanta milioni di anni.
In quei tempi i boschi ricoprivano gran parte del territorio intorno al mar Mediterraneo e scomparirono completamente man mano che questo si ritirava e il clima cambiava (più o meno cinque milioni di anni fa).
Piccole macchie di laurisilva sono sopravvissute nella regione della Macaronesia, e sono giunte sino a noi grazie al clima umido e temperato di queste latitudini, nonostante nel corso della storia abbiano dovuto fare i conti anche con la mano dell’uomo.
Verso la fine del XV secolo, infatti, i conquistadores che facevano tappa nelle Canarie durante i loro viaggi verso le Americhe, abbatterono numerosi alberi per fare spazio alla redditizia coltivazione della canna da zucchero.
Fu così che si inaugurò una tendenza che non si è fermata fino ai giorni nostri e che ha ridotto all’1% la vegetazione originaria, incidendo in maniera significativa sull’intero ecosistema insulare e sulla vita dei i primi abitanti dell’isola, i Guanci, custodi della natura, che furono completamente sterminati.
3. Un tesoro tutelato anche dall’Unesco
A sottolineare l’importanza di questa particolare area, nel 2015 è arrivato il riconoscimento da parte dell’Unesco che l’ha proclamata «Riserva della biosfera».
Questo ha portato singoli cittadini, associazioni, aziende che operano nella sostenibilità e nel turismo responsabile a unirsi e creare un gruppo di lavoro per la partecipazione attiva al processo di gestione dell’area secondo un’ottica di sviluppo sostenibile.
Perché se da un lato è auspicabile che le zone più congestionate si alleggeriscano, incrementando forme di turismo rurale a contatto con la natura, dall’altra c’è bisogno di una grande attenzione affinché non si ripetano le stesse dinamiche invasive che la massificazione porta con sé.
Infatti, anche se le zone più interne della laurisilva sono oggi visitabili in gruppi di poche persone e solo dopo aver ottenuto il permesso dalle autorità del Parco Rurale, è fondamentale che si mantenga alta l’attenzione e che i visitatori siano resi consapevoli della ricchezza di cui sono testimoni.
In questo orizzonte sono da annoverare una serie di azioni da parte tanto delle autorità locali che delle associazioni ambientaliste.
La fondazione Global nature si è occupata della riforestazione di numerosi ettari nella zona del Parco Rurale del Monte Teno, situato nella zona nordovest di Tenerife, dove la laurisilva aveva risentito di più dell’impatto della forte antropizzazione.
Nella foto sotto, La Laguna, patrimonio Unesco dell’umanità, è la prima città abitata a Tenerife. Fu fon data dai Guanci, che furono definitivamente sconfitti nella battaglia che qui li vide impegnati contro gli Spagnoli nel 1495.
4. In vacanza nelle vecchie case rurali
Ma è la catena montuosa di Anaga, nella parte nordorientale dell’isola, alle cui pendici si estende La Laguna, città fondata dai Guanci e oggi dichiarata patrimonio dell’umanità, ad essere la zona in cui la laurisilva è più abbondante.
Lungo le sue pendici, formatesi in seguito alle eruzioni vulcaniche, oggi ricoperte di terrazzamenti per le coltivazioni, si dipana un paesaggio unico, che con le spiagge battute dal turismo di massa non condivide neanche il clima, qui frizzante come è tipico delle alture.
Qui è possibile dormire nelle case rurali dei villaggi abbarbicati sui rilievi dall’aspetto andino, mangiando nelle trattorie a gestione famigliare dove si cucinano i prodotti dei contadini della zona e si dove ci si avvale dei piccoli artigiani per ornare e adibire gli spazi.
Ne è un esempio Casa Santiago, piccola trattoria che si trova sulla strada che collega il Mirador Pico del Inglés alla località di El Bailadero, dove si possono gustare i piatti tipici della regione fatti con ingredienti genuini e di stagione.
È possibile mangiare cibo biologico locale anche presso l’Asociación Valores Agroecológicos (Ava).
Contattando il sito www.avacanaria.org l’associazione offre la possibilità di dormire nelle tipiche case rurali della zona e di praticare sport a contatto con la natura come il climbing e il surf o attività legate all’agricoltura biologica: è inoltre possibile offrire collaborazione in cambio di sconti sul pernottamento.
Se passate da Tenerife, non dimenticate di visitare il suo giardino botanico, uno tra i più celebri: da qui entrarono in Europa le specie importate dalle Americhe e oggi più in uso, come la patata.
Agrotravel coordina i piccoli produttori biologici dell’isola, gli artigiani e le realtà locali per incoraggiare un turismo attivo a contatto con la natura. I suoi pacchetti di circa dieci giorni, prenotabili dal sito www.turismoresponsable.es, propongono trekking nei luoghi più affascinanti dell’isola ed escursioni enogastronomiche alla scoperta dei prodotti locali e del territorio.
Ortaggi, frutta tropicale e uova dei piccoli contadini locali possono invece essere acquistati nei mercati che si tengono una volta a settimana nelle diverse località dell’isola e il cui calendario può essere consultato sul sito: www.mercadillosemanal.com/en.tenerife.
Nella zona di Anaga è possibile dormire in case rurali ed ecologiche, come quelle che vedete in queste foto sotto.
5. Consigli per un turismo ascetico
«Perché il turismo sia davvero sostenibile, dovremmo avere un atteggiamento quasi ascetico e improntato alla decrescita» sostiene l’associazione ambientalista Ben magec-ecologistas en accion.
«Come viaggiatori dovremmo cercare di scegliere i prodotti locali, evitare i luoghi di massa, diminuire il consumo di acqua e rimanere nello stesso posto per almeno dieci giorni, per ammortizzare rimpronta del volo» conclude Tejera.
Insomma, ci vuole buon senso e attenzione, due criteri che dovremmo sempre tenere a mente ovunque ci rechiamo in viaggio.
■ LINK UTILI
• Per dormire nelle case rurali e mangiare: www.avacanaria.org
• Per praticare climbing: www.allyearclimbing.com
• Per prenotare viaggi, pacchetti o escursioni: www.turismoresponsable.es
• Per acquistare frutta e verdura dai contadini: www.mercadillosemanal.com/en.tenerife
• Sito di approfondimento sul turismo responsabile in Canarie: www.turismososteniblecanarias.com
• Organizzazione che si è occupata della riforestazione di Tenerife: www.fundaciongloblanature.org
• Organizzazione che media il tavolo partecipativo di Anaga «Riserva di biosfera»:
www.geriasostenibilidad.wordpress.com
• Collettivo ecologista attivo nelle isole Canarie e in tutta la Spagna: www.benmagec.org
• Il sito di Anaga «Riserva di biosfera»: www.anagaesbiosfera.com