I santi sono solo sugli altari? Neanche per sogno: tutti possiamo diventare santi.
I santi “ufficiali” della Chiesa cattolica sono coloro che, dopo essersi distinti per aver vissuto le virtù cristiane “in modo eroico”, hanno superato il processo di canonizzazione, cioè sono stati inseriti nel Canone, l’elenco ufficiale dei santi che la Chiesa riconosce e dei quali autorizza il culto.
Come vengono proclamati i santi? Con un lunghissimo processo che deve comprendere due miracoli. Eppure, per Papa Francesco, tutti potremmo diventarlo.
Lo ha detto lui: «I santi non sono nati perfetti. Sono come noi, persone che prima di raggiungere la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale»
1. Eletti “a furor di popolo”
Prima del Concilio di Trento (1545 – 1563) i santi venivano proclamati “a furor di popolo” per la loro fama di santità, senza subire alcun processo di canonizzazione.
Accadde così per San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia insieme a Santa Caterina da Siena, morto nel 1226 e canonizzato meno di due anni dopo da Papa Gregorio IX.
E anche per Sant’Antonio da Padova, morto nel 1231 e dichiarato santo nel ’32 dallo stesso Gregorio IX in virtù della miriade di miracoli attribuitigli dal popolo.
In seguito alle accuse di leggerezza sollevate contro la Chiesa cattolica dai protestanti, che portarono allo scisma del XVI secolo, a partire dal 1583 iniziò un nuovo iter, inizialmente molto complesso.
Non si poteva cominciare il processo prima di 50 anni dalla morte del candidato, non si poteva beatificarlo prima di 70 anni e per la canonizzazione erano richiesti 4 miracoli, due per la beatificazione e altri due per la canonizzazione.
Al “processo” partecipava inoltre il temutissimo “Avvocato del diavolo”, incaricato di verificare la reale santità del candidato, tentando anche di confutarla.
Tale prassi fu portata avanti fino al pontificato di Benedetto XIV (1740 – 1758), soprannominato “il Maestro” poiché riordinò e precisò le procedure dei processi di canonizzazione.
2. Il processo canonico
Le attuali norme canoniche relative alle cause dei santi sono sancite dalla costituzione apostolica Divinus Perfectionis Magister, promulgata da Papa Wojtyla il 25 gennaio 1983.
Il processo di canonizzazione, salvo dispensa del Papa, non può iniziare prima di cinque anni dalla morte del candidato (o candidata).
D’altra parte, l’auspicio è di non attendere nemmeno troppo tempo, in modo da poter disporre di numerosi testimoni che lo abbiano conosciuto.
Il primo passo è l’istituzione di un comitato di persone convinte della santità della persona e il secondo è che questo gruppo, chiamato tecnicamente “attore”, nomini un suo rappresentante, detto “postulatore”, incaricato di eseguire tutta la parte operativa.
Il postulatore, che potrebbe assomigliare a un avvocato difensore, tiene i contatti con il vescovo della diocesi in cui è morto il candidato.
Dopo aver consultato tutti i vescovi delle diocesi vicine, il vescovo locale informa Roma, che esegue ulteriori accertamenti.
Ottenuto il consenso da ambo le parti, il vescovo nomina una commissione storica, composta da un gruppo di studiosi incaricati di raccogliere e verificare i documenti relativi al candidato (scritti, discorsi, ecc.), così da ricostruire la sua vita.
Gli scritti vengono giudicati anche da due teologi, che valutano la vita spirituale del candidato. Se anch’essi esprimono parere positivo, si passa alla fase d’inchiesta o “processo”. Da questo momento il candidato è chiamato “Servo di Dio”.
Il vescovo nomina due sacerdoti: il primo è un suo delegato, incaricato di agire a suo nome, mentre il secondo prende il nome di “promotore di giustizia”, l’antico “Avvocato del diavolo”.
Con la differenza che, al contrario del promotore di giustizia, non deve confutare nulla, ma soltanto controllare che tutto si svolga regolarmente e nella verità. Si aggiunge un notaio per le firme, i giuramenti e le pratiche legali.
Vengono poi interrogate almeno 50 persone, possibilmente fra coloro che hanno conosciuto il Servo (o la Serva) di Dio. Se secondo il vescovo il candidato è degno di essere santo, si conclude la fase diocesana e il materiale raccolto viene inviato a Roma.
3. 68 volumi per Padre Pio
Si tratta di migliaia di pagine. Per Padre Pio gli scritti ammontavano a 68 volumi (di solito ogni volume è composto da almeno 500 pagine).
Quando il materiale giunge a Roma alla Congregazione delle Cause dei Santi, un relatore ha il compito di riassumere tutto in un solo volume, che in latino prende il nome tecnico di Positio.
La Positio viene proposta a sei consultori storici, scelti fra docenti universitari di storia.
Se viene approvata, dagli storici passa a 9 teologi, che si occupano dell’aspetto spirituale e delle virtù, per valutare se il candidato abbia vissuto in modo eroico le virtù cristiane.
Superato anche questo voto, la Positio passa a una commissione composta da almeno una dozzina di cardinali e vescovi.
In caso di giudizio positivo unanime, la parola finale spetta al Papa. Se il Papa conclude che il Servo di Dio ha vissuto una vita santa, lo proclama “Venerabile”.
Ora servono due miracoli (generalmente guarigioni inspiegabili per la scienza) attribuiti all’intercessione del Venerabile presso Dio: il primo per diventare beato e il secondo per diventare santo.
I santi si distinguono in martiri (chi ha preferito la morte piuttosto che rinnegare la fede cristiana) e confessori (chi si è distinto per la pratica delle virtù cristiane, le buone opere e la fede in Cristo).
4. Tre papi del 900 sono stati proclamati santi: due a tempo record
Il Papa può abbreviare il processo di canonizzazione.
Lo ha fatto Papa Francesco proclamando santo nel 2014 Papa Giovanni XXIII in assenza di un secondo miracolo.
A Sotto il Monte (BG), la casa in cui visse Angelo Roncalli ha le pareti tappezzate di ex voto; Il Papa ha equiparato questa moltitudine di grazie a un miracolo.
Benedetto XVI aprì la causa di beatificazione di Papa Giovanni Paolo II poche settimane dopo la morte, senza aspettare i 5 anni previsti dal codice di diritto canonico.
Uguale sorte toccò anche a Madre Teresa per cui si aspettarono i 5 anni dalla morte, poi si procedette rapidamente; la religiosa, scomparsa il 5 settembre 1997, fu beatificata il 19 ottobre 2003 e canonizzata il 4 settembre 2016.
Tempi veloci anche per Karol Wojtyla: morto il 2 aprile 2005, fu beatificato il primo maggio 2011 e proclamato santo il 27 aprile 2014.
Più “regolari” i tempi richiesti per Papa Paolo VI (Giovanni Battista Montini) morto nel 1978, beatificato nel 2014 e canonizzato il 14 ottobre 2018.
5. Wojtyla è il papa che ne ha proclamati di più
Papa Giovanni Paolo II ha proclamato 482 Santi, 1.338 Beati e circa 2.000 Servi di Dio e Venerabili.
Dall’istituzione del processo canonico, il solo Wojtyla ha fatto più canonizzazioni dei 33 papi che l’hanno preceduto negli ultimi secoli, i quali hanno canonizzato in totale 296 santi.
Per fare un confronto con i suoi predecessori, Giovanni XXIII e Paolo VI avevano elevato agli altari rispettiva- mente 10 e 84 santi.
D’altra parte, va ricordato che Pio XI (1922- 1939) compì 496 beatificazioni e 33 canonizzazioni. Il Papa polacco ha canonizzato gruppi di martiri caduti per la fede e “ripescato” dal Medioevo due regine di Polonia: Santa Cunegonda, detta Kinga (XIII sec.), e Santa Edvige (XIV) . Qualcuno ha parlato di una “fabbrica dei santi”.
In passato diventare santi era talmente difficile da sembrare qualcosa di eccezionale, alla portata di pochissimi. Wojtyla ha applicato il concetto di “vocazione universale alla santità” del Concilio Vaticano II, secondo cui tutti possiamo diventare santi canonizzati, comprese le persone più semplici e umili.
Non è necessario essere degli eroi. La chiave sta nel vivere il Vangelo, amare e compiere opere buone.
Nella foto sotto, Giovanni Paolo II (di spalle) presiede un incontro dei cardinali del Comitato organizzativo delle canonizzazioni, che si occupa anche di aspetti pratici come l’organizzazione di eventi e la comunicazione stampa.