Qualsiasi istruttore cinofilo, nel sentirsi elencare le esigenze di ciascun proprietario, avrà ricevuto almeno una volta la fatidica richiesta: “Vorrei che smettesse di tirare al guinzaglio!”
Se facessimo una statistica, vedremmo che questa domanda viene posta nel… 99 per cento dei casi!
In alcune situazioni si tratta di una vera e propria “preghiera”, soprattutto quando le uscite con l’amico a quattro zampe si sono ormai trasformate in un’impresa titanica.
E non possiamo che comprendere, se pensiamo che poche cose possono essere così frustranti come farci condurre qua e là, con i relativi problemi di spalle, braccia e schiena.
Inoltre, nei casi più estremi, la situazione può diventare addirittura pericolosa: trovandoci su terreni accidentati oppure all’inizio di una discesa con forte pendenza, l’eventualità di una caduta diventa davvero concreta.
Si rischia, insomma, di innescare una vera e propria “lotta” tra due opposti, lui a tirare e noi a contrastare: addirittura, finiremo per sperare che le uscite durino il più breve tempo possibile…
Eppure, applicando i giusti metodi, passeggiare con il nostro amico può diventare un momento di grande armonia e piacevole relax.
L’obiettivo, quindi, è rendere vincenti proprietario e cane, in modo che entrambi possano essere soddisfatti.
E tutto ciò dipende dal fatto che noi e il cane abbiamo un’idea diversa di camminata: per noi significa andare dritti all’obiettivo, per lui significa esplorare il mondo, lasciarsi distrarre da ciò che lo circonda, gironzolare qua e là.
Come fare per trovare l’intesa? Ecco qualche suggerimento per uscite in relax e armonia.
1. A spasso con lui
Prima di analizzare i migliori sistemi per una corretta camminata al guinzaglio, dobbiamo chiederci perché il nostro amico sia così incline a tirare a più non posso.
La prima risposta è legata alla cosiddetta abituazione: il cane, infatti, non è geneticamente programmato per rimanere attaccato a noi attraverso un pezzo di stoffa o di cuoio.
Inoltre, il cane presenta una velocità media di deambulazione che è circa il doppio della nostra; quindi, per lui, è naturale ritrovarsi ben presto davanti al bipede umano.
In libertà, poi, il nostro amico non si muoverebbe seguendo linee rette né effettuando angoli di estrema precisione; infatti, analizzando il mondo circostante perlopiù con l’ausilio del naso, muovendosi spazierebbe da un punto all’altro, rapito dai numerosi effluvi presenti nell’ambiente.
Ancora, le pause di “riflessione” sarebbero numerose, in parte per riposare, in parte per verificare ciò che accade tutto intorno.
Tutti questi elementi si contrappongono alla nostra visione della passeggiata, che per noi prevede un punto di partenza e uno di arrivo, senza badare troppo a ciò che ci circonda e senza cambiare i ritmi delle andature.
Così facendo, mettendoci a fianco del fedele amico, ci troviamo fin da subito in una sorta di “conflitto di interessi”: lui a trainare, a spostarsi ai lati, a fermarsi d’un tratto, e noi a fissare l’obiettivo immaginario senza sosta.
Se a questo aggiungiamo il traffico cittadino e la presenza di altri cani, la situazione peggiora ulteriormente: sappiamo bene che il nostro amico, alla vista di un conspecifico, farà di tutto per andare a conoscerlo.
Se proviamo a fermarlo, addirittura rimproverandolo, nulla otteniamo se non un amento dell’eccitazione e, di conseguenza, della trazione... Insegnare la camminata al guinzaglio richiede certamente un tempo significativo di apprendimento e il primo requisito fondamentale è proprio la pazienza.
Sappiamo, infatti, che soltanto ripetendo questa esperienza quotidianamente, e in contesti diversi, centreremo l’obiettivo finale. Dobbiamo anche tenere conto di due ulteriori aspetti, quali l’età del nostro amico e la generale attività di ogni giorno.
Sotto il primo profilo, i tempi di attenzione di un cucciolo sono per forza di cose limitati, mentre nel periodo della pubertà una certa “ribellione” è pressoché fisiologica.
Nei primi mesi, quindi, la passeggiata deve essere inframmezzata da pause e gioco, mentre quando gli ormoni della giovinezza prendono il sopravvento le nostre modalità comunicative devono divenire più chiare e coerenti.
Inoltre, per una camminata meno frenetica è importante garantire al nostro amico anche momenti di svago e di corse in libertà, in modo da appagare il suo desiderio di sfogo e di divertimento.
Facciamolo sfogare prima di metterlo al guinzaglio, così che la successiva passeggiata sia all’insegna della calma, della riflessione e del desiderio di cooperare.
2. Facciamolo abituare piano piano al guinzaglio
Mai come nel camminare al guinzaglio vale il principio “un po’ per me e un po’ per te”.
In primo luogo, è importante far conoscere al cane questo strano strumento in modo graduale, soprattutto se si tratta di cuccioli appena arrivati in famiglia.
Per i primi tempi, l’ideale sarebbe far sì che il nostro amico gironzolasse per casa con il guinzaglio attaccato, avvicinandoci per tenerlo nelle mani nel modo più incurante possibile.
Accettato questo mezzo di collegamento, è opportuno far comprendere al cane che camminarci accanto produce effetti a dir poco piacevoli: per fare ciò dobbiamo dargli ripetuti bocconi tenendoli vicino alla nostra gamba, all’altezza del suo muso.
Ipotizzando di abituare il cane a posizionarsi sul nostro lato sinistro, teniamo il guinzaglio con la mano destra all’altezza del nostro ombelico: così, avremo la mano sinistra libera per il rilascio di gustosi premi.
Inizialmente, camminiamo per brevi tratti, fermandoci per consentirgli di osservare il mondo. In seguito, trasferendo il guinzaglio nella mano opposta, permettiamogli di “tirare” un po’, assecondandolo nella ricerca di interessanti odori.
Quando avrà appagato i suoi sensi, e compiuta un’altra pausa, ripartiamo nel modo corretto e, nel caso si verificasse un’improvvisa trazione, fermiamoci in silenzio. Quando il guinzaglio torna in una condizione di non trazione, riprendiamo il cammino.
In questo modo, facciamo capire al cane che starci accanto produce due effetti favorevoli: le lodi con i premi e la prosecuzione della passeggiata. Diversamente, scattare senza preavviso non produrrà alcun effetto positivo.
Se, poi, il nostro amico si ferma all’improvviso, è opportuno aumentare immediatamente l’andatura, in modo da consentirgli di dimenticarsi della prima intenzione e di raggiungerci all’istante: ancora una volta, questa scelta deve essere lodata e premiata.
Il passaggio dal “per me” al “per te” dovrebbe essere tanto frequente quanto inesperto è il nostro amico, in modo da evitare periodi di “scuola” troppo prolungati.
In tutto ciò, è molto importante premiare anche la sua scelta di cercare il nostro sguardo, ben sapendo che così facendo è impossibile una fuga in avanti.
Non dobbiamo, invece, strattonarlo in modo punitivo, poiché questa pratica, oltre a poter recare danni permanenti al collo e alla schiena, non produce che l’effetto contrario.
Infatti, secondo la legge fisica del riflesso di opposizione, a ogni nostra trazione si avrà una risposta di uguale intensità e di opposta direzione. E l’esito non potrà essere che uno soltanto: insegnargli a tirare al guinzaglio!
3. Oltre alla camminata c’è di più...
Accanto alla necessità di abituare il nostro amico al guinzaglio e all’applicazione delle tecniche di apprendimento, un ruolo importante spetta proprio a noi.
Non è raro, infatti, osservare proprietari in passeggiata distratti o assenti: parlano al telefono, chattano, chiacchierano con altre persone e così via, e non prestano assolutamente attenzione al cane, che starà davanti in perenne trazione.
Per evitare tutto questo, la prima regola consiste nel rendere le uscite divertenti e imprevedibili. Per esempio, si può variare di frequente l’andatura di deambulazione, così che il cane non consideri la passeggiata tutta uguale e ripetitiva.
Anche i cambi di direzione servono a stupire il compagno a quattro zampe, come le improvvise fermate per tempi di durata variabile.
Inoltre, è importante arricchire ogni uscita con esercizi di differente tenore, chiedendo al cane di guardarci, di mettersi seduto o a terra, di rimanere in un punto mentre ci allontaniamo.
Tutto questo deve essere accompagnato da piacevoli premi in cibo e anche da manicotti o altri strumenti che offrano momenti di scarico con la bocca.
In aggiunta, le fasi di pausa possono essere integrate con la ricerca di cibo a terra in modo che, una volta ripartiti, il cane sia meno incline a risposte eccitatorie e sproporzionate al contesto.
Così facendo, noi stessi cresciamo di importanza nei suoi confronti e, maggiore sarà l’attenzione a noi, minore sarà l’interesse verso il mondo esterno.
Anche i luoghi dedicati alla passeggiata sono importanti; infatti, condurre il nostro amico in ambiente urbano è certamente più noioso che recarci in zone rurali o addirittura boschive.
D’altra parte, il cane deve essere sempre di più “cittadino”, per cui insegnargli a camminarci a fianco anche in questi contesti diventa fondamentale.
4. Pettorina o collare? Dipende anche dall’indole del cane
Uno dei dubbi amletici ancora oggi ricorrenti riguarda la scelta dell’equipaggiamento per la passeggiata.
In particolare, ci si domanda se sia più efficace l’impiego della pettorina oppure del collare fisso.
Quest’ultimo può essere efficace per cani poco inclini a effettuare trazioni improvvise e violente, poiché in caso contrario la presenza di un nastro attorno al collo potrebbe causare dolore alle vertebre cervicali.
Le pettorine, invece, possono evitare contraccolpi alle parti sensibili del corpo, soprattutto se realizzate in materiale tecnico e senza che le varie porzioni vadano a stringere troppo la par- te delle ascelle.
Esistono oggi in commercio diverse tipologie di strumenti, dalla “pettorina ad H” a quella “Norvegese”, fino a imbragature composte da un gancio sul petto per impedire che il cane tiri eccessivamente.
Per i casi di difficile gestione o per le razze di taglia media e grande, l’ideale è impiegare un guinzaglio a doppio moschettone, così che si possano infilare i collegamenti tanto nel gancio frontale che in quello dorsale. In questo modo, ogni movimento eccessivo può essere meglio gestito dal proprietario.
Ulteriori alternative sono i collari “a cavezza”, con un apposito gancio posizionato proprio sotto il mento del nostro amico. L’obiettivo, con un eventuale altro collegamento al collare fisso, o alla pettorina, è evitare qualsiasi velleità di spinta.
Da evitare, invece, i cosiddetti “collari a strozzo”, che causano disagio e dolore a ogni momento di trazione.
La loro chiusura immediata, infatti, va a intervenire tanto sulla porzione superiore del collo, quanto nella zona della trachea, rendendo difficoltose respirazione e deglutizione.
5. Insegnare il "Piano" e altri accorgimenti utili
Per evitare le improvvise trazioni al guinzaglio, può essere di aiuto insegnare al cane il cosiddetto “segnale di rallentamento”.
Quando si trova troppo in avanti, pronunciamo una parola specifica, per esempio “Piano”, fermandoci all’istante.
Le prime volte, per ottenere una maggiore comprensione, la parola può essere seguita dal rilascio di un boccone vicino alla nostra gamba o, addirittura, posato a terra dietro al nostro piede sinistro.
Il cane, per ottenere il gustoso premio, si porterà subito accanto a noi. Dopo un certo numero di ripetizioni, il termine “Piano” indurrà il nostro amico a ritornarci vicino quasi automaticamente e in questo modo potremo proseguire la passeggiata.
Sempre in funzione di una corretta comunicazione, ogni partenza può essere preceduta da un’altra parola (per esempio “Piede”), cui seguirà lo spostamento della gamba sinistra.
Tutti questi elementi servono a rendere meno contraddittoria la nostra intenzione di muoverci in armonia, evitando che a ogni partenza si verifichi una reazione improvvisa e anche sproporzionata.
Se poi al momento di muoverci insieme il nostro amico è distratto da qualcosa di interessante, ricerchiamo la sua attenzione chiamandolo per nome, per poi lodarlo per averci dato retta.
Inoltre, non dimentichiamoci che, come tutti gli animali, il cane richiede l’impiego dei sensi separatamente, dovendo così distinguere la nostra voce dai movimenti successivi.
Infine, è importante rilasciare complimenti ripetuti durante la deambulazione corretta: questo aumenterà il suo desiderio di compiacerci.