Duecentocinquanta milioni di recettori olfattivi, distribuiti all’interno delle cavità nasali e posizionati lungo membrane che, se dipanate, raggiungerebbero i setti metri e mezzo.
Narici mobili, con l’aggiunta di un ulteriore organo posto sotto il palato, idoneo a percepire separatamente anche i feromoni sessuali.
Tutto questo, insieme alla capacità di trasformare i segnali “chimici” in “elettrici”, trasferendoli in alcune zone del cervello deputate a discernere, valutare e decodificare.
In poche parole, ci troviamo di fronte a una macchina naturale che non ha eguali al mondo e le cui potenzialità non sono ancora state scoperte completamente: ecco il naso del cane, quel grosso “punto nero” che si trova sopra la bocca, al termine della canna nasale.
Mediante un particolare processo di inspirazione ed espirazione, grazie al suo naso il nostro amico valuta il mondo con dovizia di particolari, lo controlla e lo vive, mentre gli altri sensi sono un necessario corollario, una sorta di supporto utile a confermare e a integrare le informazioni.
Madre Natura ha regalato al nostro amico uno strumento potentissimo: il naso. Allora, perché non farglielo usare?
Dalla ricerca delle crocchette alle vere e proprie “piste”, fino alle attività di ricerca di persone scomparse, sono tanti i modi per fargli appagare un suo bisogno innato e ancestrale.Facciamolo divertire, annusando!
1. Il cane fa il cane, un comportamento del tutto naturale
Se appena usciti di casa decidiamo di osservare il nostro amico, permettendogli di “tirarci” al guinzaglio, o lasciandolo libero a vagare in un prato, verificheremo la sua naturale attitudine a posare il naso a terra.
In verità, il cane si dedica ad alcuni doverosi preliminari quali guardarsi attorno e muovere leggermente le orecchie per comprendere meglio dove si trova.
Subito dopo, tuttavia, è il naso a prevalere: percepire gli odori sul terreno è un ottimo modo per fare diretta conoscenza di ciò che lo circonda, tracce di altri cani, addirittura di animali selvatici, insieme a molecole “umane” e a tanto altro, come resti di alimenti e, persino, sostanze organiche atte a confermare il passaggio di una femmina in calore.
A seconda del tipo di odore, della sua intensità e importanza, il cane si ferma per più tempo, oppure aumenta il passo quasi volesse scoprire chi o cosa lo ha lasciato.
Può anche accadere che, per il sollevamento provocato dall’aria, alzi il naso all’insù, con gli occhi semichiusi per rendere ancora più efficace tutto questo “sentire”.
Se proseguiamo la passeggiata, vedremo come il tempo rivolto all’attività olfattiva sia comunque prevalente: il nostro amico entra in quel mondo tutto canino chiamato “comunicazione silenziosa”.
In altre parole, il cane fa esattamente ciò che avrebbe compiuto in natura, se fosse rimasto lupo oppure, divenuto già cane, qualora si fosse trovato in una condizione di randagismo.
Così avverrebbe e avviene la conoscenza dell’animato e dell’inanimato, attraverso l’ulteriore coinvolgimento del ragionamento, della memoria e delle emozioni. In altre parole, così facendo, il cane fa... il cane!
A testimonianza dell’importanza dell’attività olfattiva del cane, sono numerose le attività cinofilo-sportive dove l’impiego del naso diventa determinante.
Dalle competizioni comprendenti anche l’attività di pista fino alle gare di ricerca di persone, il nostro amico impara a usare il proprio naso nei modi più vari ed efficaci.
Esistono, poi, vere e proprie discipline olfattive quali le Prove Naturali Svedesi, in cui le potenzialità del naso vengono messe in campo attraverso diversi esercizi, dalla stessa pista fino alla corsa tra due conduttori nascosti, dalla ricerca di finti “dispersi” all’individuazione e riporto di un certo numero di oggetti in un ampio spazio.
Per chi, poi, volesse tradurre le enormi potenzialità olfattive del proprio amico in attività di reale soccorso, c’è la possibilità di aderire a gruppi o scuole della Protezione civile, deputate al ritrovamento di persone scomparse, sia che ciò avvenga in superficie, in ambiti urbani o rurali, sia sotto le macerie, le valanghe o le slavine.
In tutti questi casi è l’uomo a svolgere il ruolo di ausiliario, affidando al cane il raggiungimento di successi e obiettivi di altissimo valore, il salvataggio di vite umane, che nessun altro essere vivente, né tantomeno alcun macchinario, è in grado di garantire.
Infatti, a tutt’oggi non è stata trovata alcuna alternativa al fiuto del cane per queste operazioni di soccorso.
2. Il cibo a terra o nascosto: iniziamo a impegnare il suo naso
Uno dei modi più immediati e semplici per far divertire il nostro amico mediante l’olfatto consiste nel rilasciare parte della sua razione quotidiana proprio a terra, all’interno della casa o durante l’usuale passeggiata.
Nel primo caso, la distribuzione del cibo sul pavimento permette comunque di attivare il senso dell’olfatto, ben sapendo che il cane, arrivato a pochi centimetri dall’obiettivo, sospenderà la vista per dedicarsi proprio alla percezione olfattiva.
All’esterno, poi, questa pratica può divenire ancora più efficace, soprattutto se il posizionamento delle crocchette avviene in un prato.
Per iniziare, basta richiedere un comportamento conosciuto, come il “seduto”, per andare così a premiare l’esecuzione gettando qualche bocconcino come premio.
Nelle prime fasi, non dobbiamo eccedere nella distribuzione, evitando così di rendere la ricerca eccessivamente impegnativa e, di conseguenza, demotivante.
Solo con l’andare del tempo, quando ormai il nostro amico avrà acquisito una sufficiente esperienza, possiamo col- locare le crocchette in modo un po’ più “complesso”.
Se abbiamo voglia di divertirci ancora di più, possiamo associare il posizionamento del cibo a una specifica parola, per esempio “Cerca”, che serve a indurre il nostro amico a scovare i gustosi bocconcini.
Dopo un certo numero di ripetizioni, posizioniamo il cibo senza che il cane possa osservarci, così da richiedere il medesimo comportamento di ricerca alla cieca.
Di certo il nostro amico non si farà pregare e, posto il naso a terra, esaminerà ogni luogo, si tratti del perimetro della casa o di una porzione di prato. Giunto all’obiettivo, la sua coda evidenzierà il successo ed equivarrà a un sorriso di appagamento.
3. Una vera “pista”. Praticamente il top per un predatore!
Nulla è più gratificante per il cane che seguire le nostre tracce dopo che, in assenza del nostro amico, avremo effettuato un certo percorso.
In questo caso, stiamo parlando di una vera e propria “pista”:
stabilito un segnale di inizio, per esempio collocando un bastone o un fazzoletto sul terreno, iniziamo a percorrere da soli una linea immaginaria di circa settanta-ottanta passi, ponendo alla fine a terra una serie di bocconi collocati dentro un contenitore sigillato.
Proseguiamo ancora un po’ e, posto un segnale di conclusione, spostiamoci lateralmente per circa venti passi, prima di tornare indietro.
Recuperato il nostro amico, che ci starà aspettando in macchina in paziente attesa, mettiamogli il guinzaglio o addirittura una “lunghina” di circa cinque metri, reperibile in molti negozi specializzati in articoli per animali.
Giunti nel punto di inizio della “pista”, e posata in silenzio la mano a terra, attendiamo che sia lui a riconoscere il nostro precedente passaggio seguendo così le tracce che abbiamo lasciato mentre noi lo seguiamo camminando con il guinzaglio in mano, assolutamente non teso.
Arrivato nei pressi del contenitore, sarà sempre lui a segnalarlo: facciamo quindi seguire le meritate lodi e il rilascio dei bocconi celati all’interno. Molto importante: non parliamo mentre il cane “lavora” perché altrimenti disturberemmo la sua concentrazione.
Con questo esercizio, apparentemente semplice per il cane, di percezione delle nostre molecole, il nostro amico ha messo in campo tutte le grandi doti del suo potente naso, avendo dovuto distinguere il nostro odore da quello di altri passaggi, magari di piccoli animali selvatici, concentrandosi solo su di noi e lasciando perdere il resto.
Questa attività può essere compiuta in un prato con l’erba non troppo alta oppure lungo un sentiero boschivo, evitando invece luoghi urbani con cemento o asfalto.
Con il passare del tempo, possiamo passare ad aumentare la lunghezza del tracciato, introducendo via via anche alcune deviazioni ad angolo e facendo passare sempre più tempo tra la pista tracciata e l’inizio del certosino lavoro di seguita della traccia.
Compresa la procedura, il cane non potrà che ringraziarci, poiché potrà svolgere un compito per cui Madre Natura lo ha preparato regalandogli strumenti eccellenti e super specialistici.
4. Premi e coccole quando il suo naso... fa centro!
Un altro modo per attivare l’olfatto del nostro amico consiste nel nasconderci in qualche luogo attendendo che sia proprio lui a ritrovarci.
Durante l’usuale passeggiata, e verificata la sicurezza del posto prescelto, lasciamolo senza guinzaglio e attendiamo che si dedichi a “esplorare” il mondo attorno a lui.
In totale silenzio posizioniamoci dietro una qualsiasi barriera, come un albero, un cespuglio o un avvallamento.
Verificata la nostra assenza, il cane inizierà a cercarci attivando lo strumento specializzato per eccellenza, vagando qua e là e facendo in modo che il vento trasporti fino al suo naso le nostre molecole, fornendogli la giusta indicazione sulla direzione da seguire.
A quel punto, aumentando la velocità, il nostro amico si porterà sempre più vicino all’obiettivo finché, trovandosi di fronte a noi, avranno inizio i festeggiamenti di rito.
Questa procedura, fondata sul cosiddetto “ricongiungimento sociale”, può essere pianificata mediante un effettivo protocollo di ricerca: con l’aiuto di un familiare, o di un amico, facciamo in modo che il cane ci accompagni al nascondiglio prescelto, facendo associare un’altra specifica parola al rilascio di gustosi bocconi o di un gioco nelle nostre mani.
Tornato indietro al guinzaglio dell’aiutante, e giunto a circa cinquanta metri di distanza sulla medesima linea, la persona che ci accompagna dovrà ripetere la parola di ricerca, lasciando poi che sia il cane a ritrovarci.
Dopo un certo numero di ripetizioni, è possibile chiedere al cane di cercarci mentre noi saremo già nascosti da qualche parte, così che il nostro amico possa perlustrare tutto intorno per arrivarci... quasi in braccio.
Con la medesima tecnica, possiamo anche procedere allo scambio dei ruoli: noi condurremo il cane, mentre la persona da cercare sarà il nostro aiutante.
5. Annusare soddisfa diversi bisogni e stimola l’attività cerebrale
I più recenti studi sulle esigenze di appagamento del cane hanno evidenziato come l’attività olfattiva si ritrovi su più livelli della cosiddetta “piramide dei bisogni”.
Questa figura geometrica immaginaria, derivante dalla “piramide di Maslow”, presenta, infatti, un primo gradino dedicato ai bisogni di sopravvivenza.
In questo modo, posizionando il cibo a terra o collocandolo in un apposito contenitore al termine di una traccia, il nostro amico va a soddisfare la necessità di nutrirsi, come avverrebbe realmente nella vita in natura.
Ancora, salendo di grado, il cane attiva i cosiddetti “comportamenti di caccia”, volti ad analizzare l’ambiente e percepire la possibile preda fino a inseguirla per poterla raggiungere.
Così, che si tratti del cibo da trovare, o di noi stessi da rintracciare, il cane esprime i propri bisogni istintivi, mettendo in atto doti innate, presenti nei suoi stessi geni.
Se poi l’obiettivo è ritrovare proprio noi o un’altra persona, vengono coinvolti anche i bisogni sociali, salendo ancora di più lungo la piramide... dei piaceri.
L’attività olfattiva, quindi, permette al nostro amico di raggiungere un alto valore di appagamento, riducendo lo stress quotidiano e favorendo il rilascio di sostanze che garantiscono benessere, come le endorfine.
Tutto questo va ad agire sul quotidiano, prevenendo e contrastando i pericolosi effetti dell’inattività e della noia.
Inoltre, rispetto al rapporto fra tempo impiegato e risultato ottenuto, un’attività olfattiva giornaliera di pochi minuti riesce a sortire un effetto positivo ben maggiore di una lunga e inoperosa passeggiata al guinzaglio.
Per le giornate di maltempo o quando gli impegni ci impediscono di offrire al nostro amico le giuste opportunità di lavorare con l’olfatto, ci sono alternative molto valide.
Da tempo, infatti, sono in commercio molti tipi di giochi studiati per i nostri cani. Sono piccoli “rompicapo” costituiti spesso da una base che porta diversi oggetti che servono a celare al di sotto o all’interno qualche bocconcino.
Per raggiungere le leccornie, il nostro amico dovrà trovare il modo di sollevare, spostare o anche aprire i nascondigli: con i denti o con le zampe, il cane proverà a risolvere il problema e, in tempi diversi a seconda dei casi, ci riuscirà.
Questi giochi, apparentemente semplici, hanno una notevole utilità: attivano prima l’olfatto, grazie all’odore del cibo, e poi stimolano il cervello a sviluppare azioni adatte a raggiungerlo e mangiarlo.
Oltre al piacere di osservare quanto il nostro amico si impegni per risolvere il rompicapo, e spesso resteremo sbalorditi dall’abilità che esprime, otterremo due importanti risultati: accrescere le sue capacità di ragionamento e appagare le sue necessità di sfogare energie mentali, con conseguente rilassamento per un tempo anche piuttosto lungo, se il gioco avrà richiesto impegno.