A guardarle sembrano salsicciotti con zampe e lunghi denti.
Non c’è dubbio che le talpe nude siano tra gli animali più bizzarri della Terra.
Ma non è tutto. Sembianze tanto curiose nascondono caratteristiche uniche.
Nel corso degli ultimi decenni, gli scienziati hanno scoperto che queste creaturine prive di pelliccia sono immuni alle neoplasie, resistono al dolore, possono sopravvivere in assenza di ossigeno e si distinguono per una durata della vita estremamente lunga.
Infatti, mentre altri roditori di dimensioni simili vivono una manciata di anni (i ratti, per esempio, non superano i quattro), le talpe senza pelo arrivano tranquillamente a tre decenni: cinque volte più di quanto ci si aspetterebbe da un mammifero di questa taglia.
Attualmente, il record di Matusalemme della specie appartiene a Old Man, “il vecchietto”, un esemplare che, quando è scomparso nel 2010, aveva 32 anni.
Ecco perché, nei laboratori di mezzo mondo, gli scienziati la studiano con attenzione: se riuscissero a scoprire il suo segreto potrebbero forse sottrarglielo a beneficio degli umani!
Le talpe nude non sono belle da vedere: ma questi roditori senza pelo, dalla pelle grinzosa, potrebbero nascondere il segreto di una vita lunghissima e sana. E svelarlo a noi umani!
1. Ecco chi sono le talpe nude
Le talpe senza pelo, in realtà, sono sì roditori ma a dispetto del loro nome non sono davvero talpe: i loro parenti più stretti sono infatti gli istrici e i porcellini d’India.
Vivono in grandi colonie sotto la superficie desertica dell’Africa Orientale, dove sono costantemente impegnate a scavare gallerie alla ricerca delle rare, e ambitissime, radici di piante che costituiscono il loro principale alimento.
Un’altra caratteristica che le distingue dai tradizionali roditori è che pochi animali, in una stessa colonia, sono sessualmente attivi: un’unica regina, che domina il gruppo, e qualche fortunato maschio fecondatore.
Tutto il resto della colonia è formato da talpe operaie, che scavano, sorvegliano e mantengono agibile una fitta e intricata rete di cunicoli.
Questo stile di vita insolito per animali simili ha attirato l’attenzione degli zoologi fin dagli anni Settanta: alcuni studiosi prelevarono dall’Africa esemplari di talpe nude selvatiche, per studiarli nei laboratori e negli zoo di tutto il mondo.
Una di queste colonie si trova oggi presso la Queen Mary University di Londra. È qui che lavora uno dei massimi esperti di questi animali, Chris Faulkes, dove, in una stanza caldissima si trova una struttura in plastica trasparente, formata da tubi interconnessi, brulicante di creaturine rosa.
L’ambiente è dominato dal rumore dei quasi 300 esemplari costantemente intenti a rosicchiare le pareti dei cunicoli (per contrastare la crescita inarrestabile dei denti), interrotto da occasionali, acuti squittii quando tra gli animali scoppia una zuffa.
Faulkes ha aperto uno dei nidi e ne ha estratto una femmina nelle ultime fasi di gravidanza. Guardando questi roditori non si può evitare di pensare che, con quelle pieghe della pelle cascanti e senza peli, sembrava la caricatura vivente di un centenario.
“Sono brutti, sì, ma che importa? Vivono sempre al buio!”, ha detto lo scienziato. Anche i neonati hanno un aspetto già anziano, benché si dice che gli esemplari più avanti con gli anni sono particolarmente pallidi, con la pelle più fragile e le guance più flosce.
In ogni caso è solo un’apparenza, perché le talpe nude si mantengono in ottima salute molto più a lungo di gran parte degli altri mammiferi: conservano l’aspetto e il vigore giovanile per almeno due terzi della loro esistenza.
Faulkes ha spiegato in diverse occasioni che il segreto della longevità di questi roditori sta nel loro stile di vita, oltre che nelle particolarità biologiche.
“Evidentemente, entrano in gioco diversi fattori concomitanti”, assicura. “Le talpe senza pelo hanno una temperatura corporea ridotta e un metabolismo lento, e vivono in ambienti dove è inevitabile mettere in atto regimi di restrizione calorica. Inoltre, si distinguono per particolari tratti genetici e biochimici, che stiamo iniziando a capire soltanto ora”.
2. Un segreto sotto la pelle
Le gallerie scavate dalle talpe nude, che siano sotto il Sole implacabile dell’habitat naturale etiope o riscaldate artificialmente in laboratorio, si trovano a una temperatura costante di 30°C.
Di conseguenza, l’organismo dei roditori ha imparato, evolvendosi, a fare a meno dell’impegnativo meccanismo della termoregolazione, che accomuna gran parte dei mammiferi placentati e ne mantiene il calore corporeo a circa 37°C: le talpe senza pelo adottano invece il valore, relativamente inferiore, dell’ambiente sotterraneo nel quale vivono.
”Sono le condizioni ambientali a dettare molte delle caratteristiche della loro curiosa biologia”, spiega ancora Faulkes. “Proprio perché non termoregolano, questi animali non utilizzano risorse energetiche importanti e dunque riescono a sopravvivere anche mangiando pochissimo”.
È ormai confermata la relazione tra una temperatura corporea più bassa e un’aspettativa di vita maggiore, con evidenze provenienti da diverse specie, tra cui moscerini della frutta, vermi e topi: un regime alimentare ipocalorico contribuisce ad allungare la durata di vita in buona salute.
Non è ancora stato chiarito come ciò avvenga: alcuni ricercatori hanno suggerito che la riduzione dell’apporto calorico e le basse temperature limitino la produzione di sostanze chimiche dannose, dette radicali liberi, tipica dei processi energetici cellulari.
Altri ritengono invece che la spiegazione più verosimile sia l’alterazione dei livelli ormonali e di altre molecole alla base della crescita delle cellule.
Nel caso delle talpe senza pelo, la dieta vegetariana sicuramente gioca un ruolo importante: il cibo preferito di questi roditori è ricco di composti noti come polifenoli, che si ritiene contrastino il processo di invecchiamento, salvaguardando la salute.
Queste buffe creaturine, poi, hanno altri assi nella manica: molti mammiferi, per esempio, invecchiando si ammalano di neoplasie. Tra le talpe nude, invece, i tumori sono quasi sconosciuti: sono stati documentati pochissimi casi in oltre mille animali allevati in cattività.
Nel 2013, gli scienziati hanno accertato che questa peculiarità è dovuta, almeno in parte, al fatto che nelle talpe nude è presente una molecola collosa di grandi dimensioni, detta “acido ialuronico ad alto peso molecolare”, che fa aderire le cellule le une alle altre.
Oltre a rendere la loro pelle particolarmente elastica, aiutando questi roditori a scivolare all’interno degli stretti cunicoli nei quali abitano, l’acido ialuronico sembra potenziare la capacità di contatto e comunicazione tra cellule, che pertanto non rischiano di “impazzire” innescando processi neoplastici.
I ricercatori stanno studiando le basi genetiche e molecolari del fenomeno, per verificare se queste proprietà possano essere in qualche modo estese alla specie umana. In tal caso, anche la nostra pelle diventerebbe plastica e grinzosa come la loro?
3. Questione di vita o di morte
C’è un ulteriore mistero da risolvere: sappiamo infatti che le talpe senza pelo vivono per decenni, ma ignoriamo tuttora quali siano le cause della loro morte.
Le infezioni, a parte qualche disturbo intestinale, sono rare; spesso, questi animali sono vittime di attacchi da parte di loro simili.
Se le zuffe all’interno di una colonia sono relativamente poco frequenti, il contatto con i loro denti così aguzzi, quando avviene, è spesso letale. Eventuali malattie con esito infausto, però, sono ancora tutte da indagare.
“L’altro giorno, un animale anziano è morto, ma quando l’ho trovato era ormai troppo tardi per un’autopsia, data l’elevata temperatura ambientale”, ha detto Faulkes. “Ignoro quale sia l’organo che cede per primo: forse il cuore? Nessuno lo sa”.
Né lui né il suo team hanno mai trovato tracce di patologie cardiache o vascolari in esemplari avanti con gli anni. Le talpe nude sembrano anche esenti dalla degenerazione muscolare tipica dell’età avanzata, almeno fino alle soglie dei trent’anni.
Per capire perché ciò avvenga, i ricercatori stanno ora studiando i mitocondri di questa specie, ovvero le microscopiche “centrali energetiche” che si trovano all’interno delle cellule.
A differenza di altre strutture cellulari, quelle mitocondriali sono dotate di DNA proprio, che contiene una manciata di geni; questo materiale genetico tende, nel tempo, a danneggiarsi, determinando il declino dei mitocondri nelle fasi conclusive dell’esistenza di un individuo.
Faulkes e i suoi collaboratori hanno scoperto che nelle talpe nude più anziane, le fibre muscolari si presentano esattamente come negli esemplari più giovani, con mitocondri perfettamente integri.
Inoltre, alcuni geni mitocondriali appaiono molto più attivi di quelli dei topi, e il numero di copie del relativo DNA è considerevolmente superiore.
Lo scienziato ritiene che questa dotazione genetica supplementare possa tamponare gli effetti della tipica degenerazione dovuta all’età, mantenendo intatte nel tempo le fonti energetiche cellulari.
4. Enigmi genetici
All’Università di Liverpool, João Pedro de Magalhães e la sua équipe stanno studiando i segreti della longevità animale.
Hanno esaminato il DNA di specie che vivono particolarmente a lungo, tra le quali ci sono ovviamente anche le talpe nude.
Come è prevedibile per individui con abitudini di vita e caratteristiche biologiche così particolari, questi roditori presentano affascinanti peculiarità genetiche che ne hanno consentito l’adattamento alla sopravvivenza in cunicoli bui e angusti.
“Abbiamo rilevato, rispetto ad altri animali, differenze nei geni coinvolti nella risposta al danno cellulare associato all’età”, ha detto de Magalhães, “e le cellule prelevate dalle talpe nude si sono dimostrate più resistenti a sollecitazioni e danneggiamento”.
Ciò spiegherebbe perché esse sembrano farsi beffe degli attacchi, chimici o di altra natura, che in altre specie comprometterebbero il DNA.
Se però l’attacco riesce, le talpe senza pelo hanno un’altra risorsa: un meccanismo di difesa che comporta la distruzione, nel più breve tempo possibile, di eventuale materiale cellulare danneggiato.
“Le cellule di topo continuano a dividersi anche in caso di danno genetico, con possibile insorgenza di neoplasie. Quelle delle talpe nude, invece, si comportano diversamente”, dice lo studioso.
“Nei topi, il deterioramento del DNA non ha molta importanza, perché l’imperativo evolutivo di questi animali è la riproduzione alla maggior velocità possibile, seguita dalla morte. Le talpe nude, invece, vivono più a lungo, e ogni cellula con un danno genetico anche minimo viene eliminata, impedendone la divisione”.
Ora de Magalhães vuole ricorrere a tecniche di engineering genetico per creare topi con versioni di alcuni geni importate dalle talpe nude: vuole verificare se essi consentiranno ai topi di riparare il DNA danneggiato e mettere in atto altri processi che allunghino loro l’aspettativa di vita in buona salute.
Questa scoperta potrebbe avere ricadute positive anche sugli esseri umani: “Le caratteristiche uniche della biologia delle talpe nude potrebbero aiutarci a ritardare l’invecchiamento e prevenire le patologie legate all’età anche nella nostra specie”, ha spiegato lo scienziato.
Non sorprende che le buffe creature che sembrano aver sconfitto la morte e scoperto il segreto di una vita lunga e sana abbiano attirato l’attenzione di società e singoli imprenditori nel settore delle biotecnologie, in particolare dei guru della Silicon Valley, estremamente interessati all’idea di vivere per sempre.
Si dice che nel segreto dei laboratori Calico di Google viva un’altra colonia di questi ineffabili roditori, forse studiata con l’obiettivo finale di arrivare a farmaci anti-età.
Qualunque sia il segreto di questi animali straordinari, Faulkes sembra averne già beneficiato: “Un amico mi ha detto che dimostro 10 anni di meno della mia età effettiva”, ha confessato ridendo. “Gli ho risposto che deve essere merito delle mie talpe nude!”.
5. Animali Matusalemme
Vi presentiamo alcuni tra gli animali più longevi del Pianeta: uno di loro potrebbe nascondere il segreto della vita eterna?
- MOLLUSCO BIVALVE QUAHOG
Questa sorta di vongola che prospera nelle gelide acque oceaniche in prossimità dell’Artico ha un metabolismo talmente lento da poter sopravvivere per secoli.
Si è calcolato che un mollusco in particolare, battezzato Ming, avesse 507 anni quando è stato pescato.
I quahog, inoltre, sembrano non subire alcun processo di invecchiamento: una volta raggiunta la maturità, restano immutati.
Questo fenomeno è noto come “senescenza trascurabile”.
- BALENA FRANCA DELLA GROENLANDIA
È stata individuata una balena artica dell’apparente età di 211 anni: potrebbe essere il mammifero più vecchio del Pianeta.
Gli scienziati che studiano il genoma di questo cetaceo hanno osservato interessanti variazioni nei geni coinvolti nei processi di crescita cellulare, riparazione del DNA, invecchiamento e insorgenza di tumori: in questo particolare assetto genetico potrebbe celarsi il segreto della longevità della specie.
- MEDUSA “IMMORTALE”
La medusa Turritopsis dohrnii non è particolarmente longeva, ma si distingue per una singolare abilità: è in grado di rigenerarsi completamente quando è denutrita, ferita o esposta ad altre fonti di stress.
Da adulta, questa medusa può infatti regredire fino allo stadio embrionale, facendo ripartire dall’inizio il proprio ciclo vitale.
- VESPERTILIO DI BRANDT
Diverse specie di pipistrello possono raggiungere i 20 anni di età, ma il Vespertilio di Brandt detiene il record: un esemplare è arrivato a 41 anni.
Le dimensioni compatte ne fanno il mammifero più longevo in rapporto alla taglia, e la sua lunga vita potrebbe essere il risultato delle mutazioni di due geni responsabili delle funzioni ormonali dell’animale.
- TARTARUGHE GIGANTI
Le tartarughe giganti delle Galapagos e di Aldabra sono famose per l’età ragguardevole che possono raggiungere e per i loro movimenti lentissimi.
Pare che un esemplare femmina, battezzata Harriet, sia stata raccolta dallo stesso Charles Darwin e sia morta soltanto nel 2006, a oltre 150 anni.
Si calcola poi che una tartaruga di Aldabra, Adwaita, sia scomparsa addirittura all’età di 255 anni: sarebbe l’animale terrestre più anziano noto alla scienza.