La persona depressa vorrebbe guarire. Pagherebbe qualsiasi cosa per essere “liberata dal male”.
Ma la depressione contiene in sé un ripiegamento rispetto alla realtà, un’assenza di forze e di motivazione, uno sganciamento dal senso dell’essere e del fare: tutte cose che, almeno apparentemente, sono l’opposto di ciò che serve a un percorso terapeutico.
Il depresso vuole guarire ma non può o non riesce, e quando potrebbe non ha le forze per volerlo abbastanza. È per questo motivo che tale disturbo viene chiamato Male Oscuro: è oscura la causa, è oscura anche la soluzione.
Si rende quindi necessario, per chi ne soffre, tenere presente una serie di regole finalizzate a proteggere il più possibile il periodo di cura e renderlo efficace. In molti casi la difficoltà nel guarire viene esacerbata dal mancato rispetto, anche da parte dell’ambiente circostante, di queste regole, che spesso non vengono comunicate neanche dagli specialisti di riferimento.
La depressione è un male oscuro che toglie energie, motivazioni, senso. Come uscirne? Non opponendosi, ma assecondando il suo movimento. La depressione vuole farti rinascere: ecco come bisogna fare!
1. Prima regola: non interferire
La difficoltà nell’affrontare la depressione è figlia, oltre che del sintomo, anche della mentalità in cui siamo immersi, che intende il “fare qualcosa” solo come un agire in modo attivo, un intervenire, e questo è proprio ciò che la persona depressa non riesce a compiere.
Ma la tradizione del pensiero orientale propone giustamente che il miglior fare, a volte, è un “non fare”, un omettere, un trattenersi.
E per curare la depressione bisogna proprio evitare di cadere in alcuni automatismi, ingenuità e trappole.
La prima regola per accompagnare il processo di guarigione è qualcosa che anche un depresso può seguire: mettere in atto il non fare. Serve molto meno dell’energia richiesta dai gesti attivi e non implica particolari responsabilità.
Ecco un elenco: non parlarne a tutti, non lamentarsi di continuo, non cambiare di continuo terapia, non esporsi al giudizio degli altri, non smettere appena si sta meglio, non considerarla una condanna, non giudicare se stessi o i propri stati emotivi...
Come si vede è il “non” uno dei principali principi ispiratori di questa strategia.
2. Seconda regola: affidati e inizia da piccoli cambiamenti
Il secondo principio ispiratore può essere riassumibile nella frase seguente: “quando si fa fatica, meglio seguire”. Al non fare, quindi, si affianca il “lasciar fare”. A chi?
Allo specialista cui si è scelto di affidarsi, al percorso che si sta facendo, agli schemi e alle abitudini che servono al recupero dell’energia e del tono dell’umore.
Non stiamo parlando di riporre una fiducia cieca e inconsapevole o di eliminare lo spirito critico, ma di affidarsi in modo consapevole alla figura di riferimento e a ciò che indica come necessario, fermo restando che è sempre fondamentale spiegare bene come ci si sente man mano rispetto al percorso terapeutico.
Non sono pochi coloro che, caduti in depressione, usano le poche energie che hanno a disposizione per gestire tutto, per controllare, per fare di testa propria, alterando così in modo significativo la riuscita della cura.
Inizia da piccoli cambiamenti! Per fortuna la maggior parte delle sindromi depressive lascia qualche energia da poter utilizzare.
Magari non è tanta, ma è pur sempre qualcosa ed è con questa che si può effettuare qualche modifica significativa allo stile di vita e al contesto quotidiano.
In psicoterapia si evidenzia spesso questo margine di libertà d’azione, che la persona ha ma che non si accorge di avere, oppure che, per qualche motivo, non vuole utilizzare o pensa di non poter utilizzare.
Eppure, se raggiunge la consapevolezza dell’importanza di un piccolo gesto di cambiamento, può trovare lo spunto per metterlo in atto.
Molti si portano dietro da anni delle depressioni non risolte non perché siano gravi, ma perché pensano di non poter più uscire da questo labirinto.
Invece non è così: in qualsiasi momento si può cominciare il percorso terapeutico come se fosse un “punto zero” e poi da lì ripartire, ma seguendo le giuste regole.
Quindi, per il nostro bene, non facciamoci impressionare dalla durata precedente del nostro disagio. È la cura di oggi che conta.
3. Gli alti e bassi sono normali
Star meglio non è un processo lineare, ma un viaggio.
Per facilitare la guarigione è indispensabile sapere che, per qualsiasi tipo di depressione, il processo di miglioramento non segue mai un andamento lineare.
Ciò significa che non è possibile che ogni giorno vada sempre un po’ meglio del giorno precedente: è assolutamente normale che, mentre si migliora, ci siano ancora cadute di umore, anche intense, della durata di uno o di pochi giorni.
Poiché si è all’interno di un percorso terapeutico, che sta comunque dando i suoi frutti, queste cadute non sono da considerare come delle “ricadute”, ma come normali riassestamenti del sistema nervoso e della psiche.
Non farti perciò impressionare da queste crisi: il processo di guarigione si rende visibile solo nel tempo.
Chi riesce a fare sua questa fondamentale consapevolezza possiede una marcia in più rispetto a chi deve fare i conti, periodicamente, con lo scoraggiamento che deriva dalla sensazione di essere ricaduti e quindi, implicitamente, di fare una cosa che non funzionerà.
4. Accetta di non farcela da solo: è il primo passo per fare spazio alle energie dell’inconscio
- Individua un cambiamento
Anche molto piccolo, da fare nella vita quotidiana, che ti tolga un po’ d’ansia oppure crei una maggiore comodità.
Sembra insignificante ma può preparare il terreno per guarire. La regola: privilegia ciò che ti dà piacere, allontana ciò che ti crea fatica, rifiuto, ansia.
- Non fare l’eroe
Farcela da soli è un mito inutile. Farcela non significa non chiedere mai aiuto, ma saper chiedere l’aiuto giusto al momento giusto.
Guarire è sempre un processo personale, anche se sei stato aiutato dalla psicoterapia o da altro. Perciò abbandona questo dannoso pregiudizio.
- Non lamentarti di continuo
Smettere di lamentarsi, anche se si sta davvero male, costituisce fin dalla notte dei tempi la base per qualsiasi cura medica, psicologica o esistenziale.
Il lamento costante diluisce solo in apparenza il malessere: in realtà non fa altro che protrarlo e ricrearlo.
5. Ti serve un grembo protettivo che ti aiuti a ripartire
- Cerca un terapeuta qualificato
Se senti di essere depresso è molto importante che tu ti rivolga a uno specialista che ti ispiri fiducia e senso di sicurezza.
Ma non basta: devi sapere che nome ha il problema di cui soffri, le sue caratteristiche, le sue cause.
Non si tratta di etichettare il malessere, ma di essere consapevoli e protagonisti della propria cura e guarigione.
- Scegli una sola via terapeutica
Il panorama di aiuto offerto da specialisti di vario tipo è vasto. Il consiglio è di rivolgerti sempre a un medico o a uno psicologo.
Scegli però una terapia che senti adatta a te e seguila bene: non continuare ad “assaggiarne” tante, perché così nulla funzionerà. Inoltre evita il “fai da te”, sia con gli psicofarmaci sia con i rimedi naturali.
- Non parlarne con altri
La tua depressione e il tuo malessere, così come l’andamento della terapia, non devono diventare oggetto di conversazione con altri, né devi sentirti in obbligo di fare un resoconto continuo di come stai.
La privacy che viene rispettata crea una sorta di grembo protettivo nel quale il tuo umore può rinascere.