Ancora oggi, nonostante antifurti, telecamere e altre difese tecnologiche, sono molti i cani che vengono scelti anche o soprattutto per la loro abilità di difendere il territorio dove vivono, con tutte le implicazioni che ciò comporta…
Tutti i cani, chi più e chi meno secondo razza, tipologia e individualità, sono dotati di un naturale istinto di difesa del territorio dove vivono, cioè la casa e gli spazi immediatamente circostanti.
Questa predisposizione, come tutte le altre, è stata ereditata dal lupo, per il quale la difesa del territorio del branco è essenziale per la sopravvivenza, e si è rivelata utilissima alla nostra specie fin dai tempi più antichi e quindi conservata o addirittura accentuata tramite la selezione delle razze definite, appunto, “da guardia”.
Ma a volte questa specializzazione tanto preziosa, se non correttamente incanalata e gestita, diventa un problema non indifferente, al punto che, in molti luoghi dove vive un cane, è difficile far entrare chiunque se prima non si chiude l’inflessibile “sentinella” da qualche parte…
Scopriamo come vive il cane questo genere di situazioni e come fare per evitare che la “guardia” diventi un problema.
1. I tempi sono cambiati ma...
Non più tardi di un secolo fa, il possesso dei cani era legato alla loro utilità: per la caccia, per la conduzione delle greggi, per la guardia...
Il cane come “semplice” animale da compagnia era raro, all’epoca.
Negli ultimi decenni, invece, questa tendenza si è quasi completamente invertita: i cani fanno ormai parte della nostra vita con il ruolo primario di amici e compagni, in tutti gli ambienti, dalla campagna alla città, e la funzione di selezione delle varie razze è spesso dimenticata o comunque non considerata importante da chi sceglie un cane.
E quando, al contrario, un soggetto viene scelto proprio in base al presupposto che “faccia la guardia”, altri fattori non vengono presi in considerazione: tra questi, che il cane non è un sistema di allarme disattivabile a piacere e che le nostre case sono visitate con frequenza da amici, parenti e persone che svolgono il loro lavoro (un esempio per tutti: il postino).
E chi dispone di un giardino spesso non prefigura che il “cane da guardia” segnalerà anche la presenza dei semplici passanti o dei bambini che giocano davanti a casa, con non poche probabilità che tenti di allontanarli in qualche modo e alla prima occasione, per esempio quando il cancello rimane casualmente aperto, con conseguenze non sempre gradevoli per il presunto “intruso” e facilmente, dati i tempi, anche per il povero e incolpevole cane.
Non sono rari i cani che adottano comportamenti diversi, sotto l’aspetto della territorialità, in base al punto del territorio nel quale si trovano.
Ci sono soggetti piuttosto socievoli con gli estranei fintanto che questi si trovano nel giardino di casa ma che non accettano la presenza degli stessi individui oltre la soglia o in alcune stanze in particolare, per esempio la cucina (dove c’è il cibo...).
In genere, si tratta di cani che non vivono la condizione di abbandono all’esterno, cioè sono ammessi in casa con la possibilità di entrare e uscire a piacimento.
Questa situazione implica una minore attenzione verso gli spazi esterni, vissuti come propaggini del territorio perché la vita vera del cane è, come dovrebbe sempre essere, condivisa all’interno con il resto della famiglia, che è il suo branco.
Una curiosità: a livello statistico, sono più frequenti i casi di aggressione territoriale all’esterno da parte dei cani maschi mentre all’interno della casa sono più spesso le femmine a reagire all’intrusione. Le ragioni dovrebbero essere facili da intuire...
2. Razze “da guardia”? Urge una precisazione
Con il termine “cane da guardia” si tende a identificare una vasta serie di razze selezionate per questo scopo specifico, ma si tratta di una classificazione fuorviante.
Se è vero che un Rottweiler o un Pastore Tedesco, per esempio, tendono ad avere una maggiore territorialità rispetto, sempre per esempio, a un Bracco, è anche vero che un qualsiasi Terrier, compreso il minuscolo Jack Russell, ha attitudini analoghe ai primi due. E ciò vale per tantissime altre tipologie e incroci di difficile classificazione.
In altre parole, salvo rare eccezioni, tutti i cani sono “da guardia”, nel senso che, istintivamente, segnalano con l’abbaio qualsiasi possibile intrusione, reale o potenziale.
Alcuni poi, e qui sì che la definizione “da guardia” calza, oltre a segnalare sono disposti anche a intervenire fisicamente nel momento in cui l’estraneo dovesse arrivare a tiro.
Ma in realtà, la definizione corretta per questa tipologia di cani dovrebbe essere la seguente: “da guardia attiva”. Questo perché non si limitano a segnalare il “pericolo” ma si attivano per combatterlo... in genere mordendo.
E attenzione: non sono solo i cani selezionati per questo tipo di attività a mettere in campo interventi diretti, quindi la faccenda è molto più ampia di come, semplicisticamente, si vorrebbe inquadrarla.
Scegliendo un cane non “da guardia”, quindi, non è affatto detto che non si comporterà come tale, perché il territorio, per tutti i cani, è “sacro e inviolabile”.
Quanto ciascun cane sia disposto a impegnarsi per mantenerlo tale è il vero criterio di valutazione della sua territorialità.
3. Combinazioni rischiose. Paura o determinazione sono fattori chiave
L’aggressività territoriale, cioè l’intervento diretto mirante a scacciare o neutralizzare un “invasore”, è un comportamento naturale quanto sovente problematico per i proprietari.
Tende a manifestarsi appieno al raggiungimento della maturità sessuale del cane e sembra essere più accentuato in quei soggetti che vivono in aree piccole e recintate, soprattutto in luoghi dove è frequente il passaggio di persone.
A queste caratteristiche corrispondono perfettamente la maggior parte dei giardini e dei cortili. Il problema si manifesta ancor di più in cani timorosi o che hanno uno status sociale “alto” all’interno del branco/famiglia.
Per tutti e due i casi è facile intuire il motivo: se il cane è pauroso, facilmente reagirà in modo aggressivo a una presunta minaccia, mentre il cane di alto status difficilmente concederà ai proprietari di prendere l’iniziativa di gestire il territorio; non permetterà, cioè, a loro di decidere se un estraneo può essere ammesso o meno.
Combinazioni di queste due caratteristiche (timore e alto status gerarchico, reale o solo vissuto come tale dal cane poco importa) sono, per forza di cose, le più difficili da affrontare.
Anche se le manifestazioni aggressive non vengono incoraggiate coscientemente dai proprietari, facilmente gli interventi per far cessare il comportamento del cane sono di fatto dei “rinforzi”: il cane vede l’intervento del proprietario, anche se magari è un rimprovero, come qualcosa di gratificante perché gli vengono comunque prestate attenzioni.
Le urla (“basta!”, “smettila” eccetera) sono spesso interpretate dal cane come un nostro contributo sonoro al suo abbaio di dissuasione.
Inoltre, i passanti e tutti coloro che si avvicinano al territorio del cane e poi se ne allontanano contribuiscono all’accrescimento del problema.
Dal punto di vista del cane, infatti, è stato il suo intervento che ha fatto desistere l’estraneo, quindi in tutte le circostanze simili riproporrà lo stesso comportamento, facilmente incrementandone l’intensità e anticipandone la messa in atto perché... “funziona”.
4. Prevenzione innanzitutto
Risolvere i problemi di territorialità è spesso difficile e richiede la consulenza di un esperto, anche perché spesso i proprietari non si rendono conto dello sviluppo di questo comportamento fino al verificarsi di un incidente.
È invece alla portata di tutti prevenirlo, per prima cosa evitando di orientarsi verso soggetti appartenenti alle razze più predisposte a compiti di guardia attiva, se non si ha l’esperienza necessaria per educarli, e imparare a non considerare il cane come uno strumento “antiladro”.
Naturalmente, sarà quanto mai opportuno non incoraggiare i comportamenti aggressivi e gratificare invece tutti quelli volti alle relazioni sociali con gli estranei, ricordandosi che rinchiudere o legare il cane quando si ricevono ospiti può favorire lo sviluppo di manifestazioni aggressive esattamente come il confinarlo in giardino o in altre aree ristrette e recintate.
Nei primi mesi di vita del cucciolo, inoltre, è estremamente importante favorirne la socializzazione verso gli estranei sia fuori dal suo territorio sia verso quelli che si avvicinano alla proprietà.
Nel caso di cani adulti, è anche fondamentale non permettere che sia il cane ad accogliere gli ospiti sulla porta o sul cancello, che rappresentano un vero e proprio “confine” del territorio; meglio invece uscire insieme al cane ad accogliere i visitatori e, dopo i saluti di rito, rientrare tutti insieme.
Infine, va sottolineato con forza che una buona educazione di base del cane e il suo corretto inserimento gerarchico all’interno della famiglia sono indispensabili per prevenire l’insorgere di aggressività territoriale immotivata.
5. Casi difficili, quando il problema è radicato
Nel caso di soggetti che per trascuratezza o incompetenza dei proprietari abbiano ormai sviluppato una radicata aggressività territoriale, è necessario applicare un protocollo di modifica comportamentale specifico, che includerà facilmente anche il cambiamento di diverse condizioni di vita del cane (di solito, migliorandole oppure riducendo i privilegi di cui gode) e che di norma non implica tempi particolarmente lunghi.
Infine, per i soggetti tenuti alla catena, inqualificabile abitudine purtroppo ancora diffusa grazie alla cecità dei nostri legislatori, la faccenda sarà molto più complessa e di difficile, ma non impossibile, risoluzione con l’aiuto di un esperto qualificato.
Nell’affrontare i problemi legati alla difesa territoriale è bene evitare di commettere alcuni errori tipici, che potrebbero anche peggiorare le cose:
• Rinchiudere il cane in un recinto all’interno del giardino, così da permettere l’ingresso agli estranei quando ci serve, è una soluzione efficace in termini pratici ma, purtroppo, peggiorerà il desiderio del cane di difendere il territorio alla prossima “invasione” e ogni volta sarà più difficile convincerlo a entrare nel recinto...
• Rispetto a quelli del cane, i nostri sensi sono poco sviluppati, dunque sarà sempre lui a cogliere per primo l’avvicinarsi di un estraneo e se vive fuori casa non avremo mai il tempo per provare a gestire la situazione.
• Punire un cane per aver difeso il territorio ha senso quanto rimproverare un bambino per aver giocato: è istintivo!