La decisione di adottare un gatto è quasi sempre dettata dalla voglia di possedere un cucciolo da accudire che ci faccia compagnia e che stia coi nostri bambini.
Molto spesso, se alla base della decisione non c’è una vera e propria passione per i gatti, la scelta cade sul gatto da parte di chi non ha il tempo o la costanza necessaria per accudire un cane partendo da presupposti assurdi come “il micio non va portato fuori a fare la pipì” o “il gatto è un animale indipendente che non soffre a stare da solo”.
Tutti luoghi comuni che vanno sfatati.
Ecco perché per fare la scelta giusta, per noi e per la nostra famiglia, dobbiamo porci una serie di domande che ci guidino nella giusta direzione.
Meticcio o di razza, trovatello o d’allevamento, maschio o femmina? Ma quanto mi costa? Ho tempo per lui?
Queste sono le domande importanti a cui dobbiamo trovare risposta prima di decidere se adottare o meno un gatto.
1. Abbiamo abbastanza tempo e la nostra casa è in grado di accogliere un micio?
Non è vero che il gatto non soffre se lasciato solo.
Se è vero che il gatto non va portato fuori a fare i “bisognini”, ha comunque bisogno di stare in nostra compagnia, di giocare con noi e di ricevere una buona dose di cure e coccole.
Possiamo anche lasciarlo solo in casa tutto il giorno se lo abituiamo fin da cucciolo, ma al nostro rientro non dovremo assolutamente ignorare le sue richieste di attenzione.
Tanto più se si stratta di un esemplare di razza, a pelo lungo e semilungo, a cui dobbiamo anche garantire spazzolate e qualche pulitina a occhi e orecchie per mantenerlo in salute.
La pulizia della cassettina è un presidio igienico che ci porterà via una mezz’ora ogni due giorni se il micio non è libero di uscire in giardino a fare i suoi bisogni.
Poi ci sono il gioco e le coccole che devono essere garantiti quotidianamente per permettere all’animale di sviluppare una socialità corretta che non degeneri in gravi disturbi comportamentali.
Insomma, non dobbiamo pensare che il gatto sia un animale asociale che vuole essere lasciato in pace il più possibile tranne quando ci viene voglia di mostrarlo come un trofeo agli ospiti o di fargli due carezze casuali.
Chi si prepara a convivere con un gatto non deve aspettarsi che basti un “No!” deciso per non farlo salire sulla poltrona buona del salotto o impedirgli di saltare sulla mensola dei soprammobili quando non siamo presenti.
Il gatto, pur essendo un animale di straordinaria intelligenza, facilmente educabile, non è comunque addestrabile nel senso corrente del termine e la vita con lui sarà sempre piena di sfide e perfino di qualche dispettuccio.
Dicasi lo stesso per il problema del pelo sugli indumenti: a fasi regolari il micio perderà molto pelo a causa del cambio delle temperature e lasciare un golf sul letto potrebbe rivelarsi un errore fatale che però non deve gettarci nella disperazione.
Se teniamo al nostro divano in alcantara più che all’aria che respiriamo, la vita col gatto non fa per noi.
Se poi abitiamo in una casa con un bel giardino cintato potremo contare sulla compagnia di un gatto energico e attivo, grande cacciatore come il Certosino, ma se invece abitiamo in locali piccoli senza possibilità di uscire all’aria aperta allora la nostra scelta dovrà ricadere su un gatto dal carattere più tranquillo come il Persiano o il Ragdoll per chi ama i mantelli folti oppure un British per chi ama il pelo corto.
L’importante, in ogni caso, è abituarlo fin da piccolo a vivere nel nostro ambiente.
2. Abbiamo abbastanza risorse economiche?
Un gatto può pesare significativamente sul nostro bilancio familiare, a partire dai 25 euro settimanali in media che servono per cibo e sabbietta fino ad arrivare a centinaia di euro per visite veterinarie e medicinali annessi.
Infatti, a parte la visita di controllo annuale e i richiami delle vaccinazioni di rito, il veterinario servirà in caso di emergenza per malattie, ferite o infezioni che colpiranno il gatto anche nell’ambiente più pulito e tranquillo.
Quando sarà anziano, dopo l’ottavo compleanno, avrà bisogno poi di qualche cura in più sviluppando quasi certamente i classici acciacchi dovuti all’età, dall’insufficienza renale ai problemi alle articolazioni.
Per non parlare poi delle scatolette di alimenti, che dovranno essere sempre di buona qualità, e variate nel gusto, importantissime per mantenere il cucciolo di casa in buona salute.
Analizzato il problema economico rimane l’ultima ma più importante domanda alla quale rispondere: la mia famiglia è adatta alla convivenza con un gatto?
Infatti adottare un gatto è un passo importante che deve essere ampiamente condiviso da tutti i membri della famiglia. Se con noi non convivono persone affette da allergie o manie ailurofobiche (ossia paura dei gatti), allora si potrà procedere con tranquillità.
Ma è molto importante pianificare bene i compiti di ognuno, perché pulire la cassettina è una missione sgradevole ma che se viene svolta a turno non sarà poi così gravosa.
E’ anche importante sapere che il gatto non è un animale abituato alla vita di branco e che quindi non svilupperà con il nucleo famigliare quel rapporto simbiotico che solitamente si attiva coi cani.
Per un gatto i membri umani della famiglia saranno sempre e solo altri gatti con i quali sviluppare rapporti esclusivi e diversi tra loro: con qualcuno amerà lottare, con altri condividere le coccole, con altri ancora andare a caccia (ossia chiedere cibo) etc.
E tutto ciò non deve essere scambiato per mancanza d’affetto, odio o preferenza ma solo per una normalissima socialità gattesca.
3. Quale scegliere? E per chi è allergico?
Una volta valutate tutte le variabili possiamo cominciare a pensare al gatto fa per noi.
Attenzione: la scelta non ha nulla a che fare con la razza, poiché oggi nei gattili, si trovano anche costosi gatti con pedigree.
Se si decide di adottare un gatto in un gattile si compie un gesto meritorio, ma non dobbiamo sentici in colpa se preferiamo comprarlo in un negozio poiché anche quei mici sono in cerca di una famiglia affettuosa, così come non bisogna sentirsi “snob” se si è attratti da un gatto di razza.
Quello che va tenuto ben presente è che quel micino, di razza o meticcio, vivrà con noi per i prossimi 15 anni, condividendo le vacanze, i giorni felici e i giorni tristi.
La scelta del gatto di razza può rivelarsi particolarmente felice se si sta cercando un compagno con un carattere ben preciso: salvo rare eccezioni ogni razza sviluppa infatti un temperamento caratteristico.
La scelta è ricca, dal tranquillissimo Persiano al petulante Siamese, dal ribelle e sanissimo Siberiano al tenero e delicato Sphynx, dal riservato Certosino al coccoloso Ragdoll.
Ma allergia ossia rinuncia? Non è detto, ci sono possibilità da esplorare. Se in casa con noi vivono persone allergiche ai gatti è bene sapere che non siamo condannati a dover stare lontani dai mici.
Contrariamente a quanto si sente spesso dire in giro, infatti, la cosiddetta “allergia ai gatti” non è dovuta al pelo, ma piuttosto alla proteina Fel d1 contenuta nella saliva dell’animale che, una volta seccatasi sul mantello dopo le abituali operazioni di pulizia, si disperde nell’aria causando, nei soggetti più sensibili, reazioni anche violente (con arrossamenti o crisi respiratorie) dopo essere entrata in contatto con le mucose di naso e occhi oppure con i polmoni attraverso l’aria inspirata.
Il pelo in sé, quindi, non c’entra nulla e ricorrere a uno Sphynx, il gatto nudo, non è la soluzione adatta poiché nella sua saliva è comunque presente quella sostanza: scegliere un Siberiano, razza dal pelo semilungo ma nella cui saliva è presente una scarsa quantità di Fel d1, è una buona alternativa.
Molte persone “allergiche ai gatti” hanno così potuto risolvere il loro problema affidandosi con fiducia a un cucciolo dal folto mantello scegliendolo semplicemente della razza giusta!
4. Ascoltiamo sempre il veterinario
Se siamo innamorati di una determinata razza, che sia un Persiano, un Blu di Russia, un Devon Rex, un Toyger, un British, un Maine Coon o un Siamese, la prima cosa che dobbiamo fare è scegliere l’allevatore giusto.
Un giro di ricognizione ci aiuterà ad accertare condizioni e pulizia delle strutture, che siano iscritti alle più importanti associazioni feline nazionali e che siano membri dei club di razza ufficiali: avremo così la garanzia di aver contattato la struttura giusta.
Una volta scelto il cucciolo, dobbiamo pretendere che l’allevatore ci consegni la documentazione che attesta il suo stato di salute. Prima di tutto il libretto delle vaccinazioni, dove deve essere certificato il primo ciclo con relativo richiamo.
Nel caso la razza in questione si portatrice di tare genetiche, ci si può accordare con l’allevatore affinché la consegna del gatto avvenga presso un veterinario di fiducia che attesti la buona salute e che esegua i dovuti esami.
È consigliabile anche stendere un “contrattino” in cui si stabilisce con l’allevatore un periodo massimo entro il quale il cliente si impegna a svolgere tutti gli accertamenti del caso. Non dimentichiamo che è il veterinario la sola persona in grado di attestare la buona salute del micio.
Un gatto di razza può arrivare a costare anche diverse migliaia di euro e abbiamo il diritto di accertarci che si tratti di un esemplare sano.
Se il nuovo arrivato è un randagio, che provenga da un gattile o che sia stato trovato per strada, bisogna portarlo immediatamente dal veterinario, che constaterà il suo stato di salute provvedendo, se necessario, alla sverminazione tramite farmaci e a sottoporlo al primo ciclo vaccinale che deve essere eseguito per legge.
Nel caso in cui si acquisti un cucciolo in un negozio valgono le stesse regole: i documenti sanitari devono accertare il perfetto stato in salute dell’animale e la copertura vaccinale.
5. Maschio o femmina? Il dubbio amletico da risolvere
Il sesso del gatto non è una scelta da prendere sottogamba.
Se siamo in cerca di un animale coccolone e affettuoso il gatto maschio sterilizzato farà più al caso nostro, poiché tende a sviluppare in età adulta un’indole più “mammona” della femmina che, anche se sterilizzata, sarà pur sempre più indipendente.
Le femmine non sterilizzate danno qualche problema in meno del maschio “intero” (che spruzza i suoi segnali odorosi in casa e in giardino), ma nei giorni del calore saranno comunque particolarmente “petulanti”.
Per tutti questi motivi bisogna informarsi bene con il veterinario se è il caso di procedere o meno alla sterilizzazione senza cadere nella facile tentazione di pensare che l’intervento sia una prevaricazione dei loro diritti biologici.
In questo senso bisogna sforzarsi di entrare nell’ottica che un gatto maschio “intero” lasciato chiuso in un appartamento al quinto piano, senza possibilità di sfogare il suo istinto, che soffrirà ben di più di un gatto castrato in giovane età.
Lo stesso dicasi per le femmine, per le quali è particolarmente importante intervenire prima della pubertà, per evitare lo sviluppo di tumori all’utero e alle ovaie.
L’unica avvertenza riguarda la dieta in età adulta: i gatti sterilizzati tendono a ingrassare per via dell’inevitabile squilibrio ormonale prodotto dall’intervento chirurgico e a causa dell’inattività fisica che ne deriva.
Se l’aumento di peso diventa preoccupante la cosa migliore è consultarsi con il veterinario per cercare di individuare una dieta equilibrata.