Il 6 e 7 dicembre 1912, nella città reale di Amarna, un gruppo di archeologi tedeschi guidato da Ludwig Borchardt ritrovò oltre cinquanta opere d’arte, tra le quali il busto di una regina di fattura straordinaria.
La scultura non recava nomi incisi, ma portava la caratteristica corona azzurra dalla sommità appiattita che permise di identificarla subito con Nefertiti, consorte del predecessore di Tutankhamon, Akhenaton.
Lo stupendo busto di Nefertiti l’ha resa una delle figure più riconoscibili del mondo antico ai nostri occhi moderni.
Ma la vita che la regina egizia realmente condusse tremila anni fa basta a giustificare la sua straordinaria fama odierna? Scopriamolo insieme.
1. La nascita della Tut-mania
Nel 1333 a.C. il giovane re egizio Tutankhamon decise di abbandonare la città reale di Amarna.
Lo scultore Thutmose, supervisore di un importante atelier specializzato nella produzione di immagini regali, dipendeva in tutto e per tutto dal patronato del sovrano, quindi non ebbe altra scelta che impacchettare i suoi averi e seguire il suo re, lasciandosi alle spalle una città piena di ritratti regali e un magazzino stipato di opere invendute.
Non molto tempo dopo la sua partenza le sculture in questione furono assalite dagli oppositori del regime di Amarna e molte vennero fatte a pezzi, ma il magazzino rimase intatto.
E fu proprio lì che, il 6 e 7 dicembre 1912, un gruppo di archeologi tedeschi guidato da Ludwig Borchardt ritrovò oltre cinquanta opere d’arte, tra le quali il busto di una regina di fattura straordinaria.
La scultura non recava nomi incisi, ma portava la caratteristica corona azzurra dalla sommità appiattita che permise di identificarla subito con Nefertiti, consorte del predecessore di Tutankhamon, Akhenaton.
Il busto, scolpito nel calcare, è ricoperto da uno strato di gesso che permise allo scultore – Thutmose o a uno dei suoi artigiani – di modellare in dettaglio i muscoli e i tendini del collo, le minuscole pieghe ai lati della bocca e sotto gli occhi e la forma espressiva degli zigomi.
La vernice conferì poi al volto un colorito roseo-bruno, labbra rosso scuro, sopracciglia nere e aggiunse un collare variopinto alla gola. L’occhio destro è intagliato nel cristallo di rocca, il sinistro è andato perduto.
Per quanto indiscutibilmente bello, il busto di Nefertiti non fu la scoperta più significativa che gli egittologi fecero nella prima parte del Ventesimo secolo.
Il primato va senza dubbio a Howard Carter che, nel novembre del 1922, scavò la camera sepolcrale di Tutankhamon, l’unica tomba quasi intatta scoperta nella Valle dei Re, con all’interno un ricco corredo funerario.
La sensazionale scoperta avvenne nel periodo in cui il mondo occidentale si stava ancora riprendendo dalla Prima guerra mondiale e dalle epidemie che erano seguite: il pubblico aveva un gran bisogno di distrazioni, e nello stesso tempo si stava diffondendo un rinnovato interesse per le religioni e l’occulto.
Di punto in bianco l’egittologia si ritrovò a essere una disciplina “di moda”, e nacque la Tut-mania.
A pochi mesi dalla scoperta della tomba, il busto di Nefertiti (che era giunto in Germania nel 1912) venne esposto nel Neues Museum di Berlino, inserendosi alla perfezione nello stile Art déco che aveva cominciato a incarnare lo spirito di glamour e opulenza del periodo postbellico.
Pur essendo opera di un artista nato e morto più di tremila anni fa, la regina egizia aveva un aspetto incredibilmente moderno, e grazie a una massiccia campagna pubblicitaria i visitatori arrivarono a frotte per ammirarla, il che non fece che generare altra pubblicità e attirare altri visitatori.
Mentre Tutankhamon rimaneva ostinatamente invisibile, chiuso nel suo sarcofago nella Valle dei Re, copie del busto di Nefertiti si diffusero da Berlino in tutto l’Occidente, tanto da farne la regina egizia meglio nota al pubblico: una bellezza del mondo antico che chiunque avrebbe saputo riconoscere.
Nella foto sotto, visitatori affollati attorno al busto di Nefertiti a Wiesbaden, in Germania, nel 1954. Il suo aspetto incredibilmente moderno, nonostante sia opera di un artista di oltre tremila anni fa, catturò l’attenzione degli appassionati di ogni parte del mondo.
2. Ma per quale motivo la statua di Nefertiti ci affascina tanto?
Ma per quale motivo la statua di Nefertiti ci affascina tanto?
Solo perché, dopo esserci sentiti ripetere quanto è bella per un secolo intero, ci aspettiamo di trovarla bella?
O c’è qualche spiegazione più scientifica? Molte persone trovano automaticamente attraenti i volti simmetrici, e quello di Nefertiti lo è senza dubbio. Con la sua immancabile corona dalla cima piatta, la regina è passata rapidamente a rappresentare una esotica figura femminile di potere nella cultura popolare.
La riproduzione del suo profilo è stata usata come immagine pubblicitaria per una gran quantità di prodotti di lusso, e persino la sua corona ha acquisito una vita a sé stante.
Nel film La sposa di Frankenstein del 1935 i capelli dell’attrice Elsa Lanchester vennero acconciati secondo lo stile Marcel, di gran moda all’epoca, e poi avvolti su un’intelaiatura di metallo per formare una riproduzione moderna della corona, con l’aggiunta di due fulmini bianchi ai lati.
La pettinatura venne poi copiata per il personaggio di Magenta, la cameriera del castello nella versione cinematografica del Rocky Horror Show del 1975. Insomma, è impossibile negare che entro la fine del Ventesimo secolo Nefertiti avesse già avuto un profondo impatto culturale.
Ma questa ossessione della nostra società ha un rovescio oscuro: il potere di distorcere la corretta comprensione del passato. La splendida opera di Thutmose ha certamente reso Nefertiti ai nostri occhi un personaggio di enorme rilevanza nella storia dell’antico Egitto. Ma la regina in carne e ossa fu davvero una figura così rilevante alla sua epoca?
Possediamo più raffigurazioni sue che di qualunque altra regina consorte dell’Egitto, il che ha indotto alcuni a rispondere affermativamente alla domanda di cui sopra: così tanti ritratti, dicono i sostenitori di questa teoria, non possono che segnalarci che era in effetti un personaggio speciale.
Altri però hanno voluto notare che la gran quantità di sue immagini è solo una conseguenza dell’abbondanza di opere d’arte conservatesi nelle rovine della città di Amarna. Nessuna delle due argomentazioni al momento ha i mezzi per prevalere sull’altra.
Probabilmente il solo modo che abbiamo oggi per stabilire se realmente ci fosse qualcosa di straordinario nel personaggio storico di Nefertiti è esaminare quel che sappiamo della sua vita. Per nostra sfortuna, è un argomento di cui conosciamo ben poco.
Possiamo dire per certo che era la principale tra le mogli del “re eretico” Akhenaton, al quale diede sei figlie. Akhenaton (foto sotto) regnò sull’Egitto in un periodo di ricchezza e potere senza precedenti per il paese, all’incirca tra il 1353 e il 1336 avanti Cristo.
Fu lui a edificare la città di Amarna e a consacrarla all’unico dio, Aton, il Sole, che egli aveva imposto come divinità suprema dell’intero pantheon degli dei egizi.
3. Figli di un dio minore
Come ogni regina consorte d’Egitto, Nefertiti era a tutti gli effetti la vice-reggente del marito, e abbiamo sue immagini mentre “schiaccia” o mette a morte nemici del regno, una funzione normalmente riservata ai re.
Il suo ruolo religioso è meno facile da determinare, ma sappiamo che occupava una posizione importante nel culto di Aton.
E' raro che il ruolo di primo tramite con una divinità venisse affidato a una donna, eppure possediamo raffigurazioni che la ritraggono mentre fa offerte in un tempio esclusivamente femminile.
Si direbbe quasi che la sua posizione fosse qualcosa di più di quella di un tramite. Con la sostituzione delle divinità tradizionali dell’Egitto con il culto solare di Aton, il re e la regina ebbero la possibilità di occupare il posto lasciato libero dagli dèi: sotto ogni possibile aspetto, Akhenaton e Nefertiti divennero i figli divini di Aton.
Da tutto ciò possiamo concludere che Nefertiti fosse un caso eccezionale tra le regine consorti egiziane? Innanzitutto dovremmo considerare il ruolo giocato dalla sua formidabile suocera: la regina Tiy, moglie di Amenofi III, che al volgere del secolo scorso, prima della scoperta del busto, era immensamente più famosa di Nefertiti.
Si riteneva che fosse stata proprio lei a introdurre in Egitto la figura della consorte regale attiva e della regina madre, e che Nefertiti avesse semplicemente seguito il suo esempio.
Tiy, come Nefertiti, fece in modo di rimanere una importante figura pubblica nella sua vita come consorte del re: la vediamo raffigurata accanto al marito sui monumenti pubblici come nelle tombe private, e i loro due nomi sono spesso collegati nelle iscrizioni e nella corrispondenza diplomatica.
La regina veniva identificata con le dee Maat e Hathor: nella tomba del cortigiano Kheruef a Tebe la vediamo effigiata come una divinità sulla barca di Ra, dio del Sole, e seduta in trono con l’aspetto di una sfinge a testa umana, intenta a calpestare due prigioniere.
Fuori dall’Egitto, nel tempio nubiano di Sedeinga, Tiy era attivamente venerata come un aspetto della dea Hathor-Tefnut.
Chiaramente sia Tiy sia Nefertiti avevano potere politico e religioso: forse la prima (che è menzionata nella corrispondenza diplomatica) era più importante nella sfera politica, la seconda (che officiava nei templi) in quella religiosa.
Ma... ed è un “ma” per nulla minuscolo – nessuna delle due sembrerebbe aver detenuto un potere pari o superiore a quello del re che avevano sposato. Possiamo dunque affermare che Nefertiti fosse investita di un potere unico nel suo genere? Dagli indizi che abbiamo, la risposta è no.
Nella foto sotto, la regina Tiy, moglie di Amenofi III. La sua vita sembrerebbe mettere seriamente in dubbio la teoria che Nefertiti sia stata la prima regina d’Egitto a detenere un effettivo potere politico.
4. La regina scomparsa
In ogni caso gran parte del dibattito sull’eccezionalità di Nefertiti – o sul fatto che non lo è per niente– si concentra sugli anni finali della sua vita.
Che ne fu di lei dopo la morte di suo marito Akhenaton? Continuò a prosperare o scomparve dalla storia?
L’ultima sua raffigurazione databile viene da una delle tombe di Amarna, quella del cortigiano Merira II, dove un affresco mostra la famiglia reale durante una celebrazione nel dodicesimo anno di regno di Akhenaton.
L’ultima comparsa in un documento storico è invece di quattro anni posteriore, nella forma di un graffito a stento leggibile che menziona “Nefertiti la moglie del Grande Re”.
Poiché l’ultimo anno di regno di Akhenaton di cui abbiamo notizia è il diciassettesimo, si direbbe che Nefertiti fosse ancora viva e sempre inserita nel suo ruolo di regina consorte poco prima della scomparsa del marito.
Tuttavia il graffito in questione fu scoperto e pubblicato solo nel 2012: negli anni precedenti gli egittologi erano sempre rimasti convinti che Nefertiti fosse del tutto scomparsa poco dopo il dodicesimo anno di regno di Akhenaton.
La cosa in sé non era mai stata un problema: la storia dell’antico Egitto è costellata di regine che a un certo punto scompaiono dai documenti. Raramente ci si preoccupa di scoprire la loro sorte: si dà per scontato che fossero morte o si fossero ritirate dalla vita pubblica.
Ma, proprio a causa dell’impatto del busto di Nefertiti sull’immaginario collettivo, nel suo caso ci si è rifiutati di accettare che persino lei potesse essere semplicemente morta o avesse abbandonato la scena senza che qualcuno commemorasse l’evento.
Nella foto sotto, bassorilievo che raffigura Nefertiti (a destra) e suo marito, il re Akhenaton, nell’atto di venerare il dio del sole Aton. Alcuni studiosi non sono persuasi dalla teoria secondo cui la regina avrebbe continuato a regnare dopo la morte del marito.
5. Seni pronunciati e fianchi larghi
Riluttanti all’idea di perdere di vista Nefertiti, gli egittologi hanno elaborato una serie di ipotetici, complicati scenari basati sul presupposto che la regina fosse stata bandita da Amarna. Oggi però questa teoria non è più sostenibile.
Un’altra più plausibile l’ha sostituita negli anni Settanta a opera del filologo John Harris, che ha suggerito che Nefertiti potesse aver trasformato se stessa in un “re al femminile” per poter regnare al fianco di Akhenaton come co-reggente e fosse rimasta sul trono anche dopo la morte del marito, nel ruolo di unica sovrana o in quello di reggente, in attesa di venir sostituita da Tutankhamon.
Questa nuova teoria sarebbe sostenuta da una serie di prove indirette e in ultima analisi non conclusive, tra le quali una statuetta dorata facente parte del corredo funebre di Tutankhamon, che mostra una figura regale dotata di seni pronunciati e fianchi larghi.
Secondo alcuni esperti, si tratterebbe di un oggetto destinato in origine al corredo di una sovrana donna: un dono per “re Nefertiti” fatto preparare dallo stesso Tutankhamon.
Un’ipotesi affascinante ma di fatto insostenibile, principalmente perché dai dati storici sembra che a succedere a Nefertiti come regina consorte fu la maggiore delle sue figlie, Merytaton.
Se c’era qualcuno nella posizione di poter agire come reggente di Tutankhamon, era senza dubbio Merytaton, non la madre che essa aveva già sostituito.
Ma torniamo alla tomba amarniana di Merira II: in essa troviamo anche una scena incompleta che mostra un re e una regina illuminati dai raggi del dio Aton. La regina è Merytaton e il marito accanto a lei è Smenkhara, che regnò per un periodo assai breve.
A ulteriore prova del- lo status di cui godeva Merytaton abbiamo un cartiglio che la cita come “Merytaton la grande moglie del Re”. Dunque, se siamo in cerca di una importante figura femminile di potere che operava a fianco del marito sul finire del periodo amarniano, è a Merytaton e non a Nefertiti che dovremmo guardare.
Troviamo spesso Nefertiti inclusa nell’elenco dei sovrani d’Egitto, ma non possediamo una singola immagine o un frammento di testo che la indichi come nulla di diverso da una prominente regina consorte, un esempio di quella tradizione di potenti spose regali che includeva anche sua suocera Tiy e sua figlia Merytaton.
Senza la scoperta del suo bellissimo busto, avremmo sviluppato lo stesso la nostra fascinazione per questa figura e il desiderio di poterla considerare a tutti i costi un caso speciale? Impossibile a dirsi, ma secondo il parere di molti esperti improbabile.
Nella foto sotto, il busto di una delle figlie di Nefertiti, Merytaton, che potrebbe essere succeduta alla madre come regina consorte e aver esercitato il ruolo di reggente per l’ancora giovane Tutankhamon.