50 anni fa il presidente della Repubblica francese Charles De Gaulle si ritirava a vita privata dopo altrettanti anni di servizio sui campi di battaglia e al governo.
Tra i suoi meriti, la Resistenza ai nazisti, una nuova costituzione e una politica di rilancio della Francia dopo gli anni bui della Seconda Guerra mondiale.
Ma chi era veramente Charles De Gaulle, il generale, il politico più celebre di Francia? Scopriamolo insieme.
1. I primi anni
Charles André Joseph Marie de Gaulle militare di carriera e uomo di stato francese del XX secolo nasce a Lille il 22 novembre 1890 in una famiglia cattolica, patriote e colta.
De Gaulle era figlio di un insegnante, che gli fece scoprire il nazionalismo di Barrès, la filosofia di Bergson e il cattolicesimo – socialismo di Péguy.
Trascorre l’infanzia a Parigi, studia presso i gesuiti e opta subito per la carriera militare.
Nel 1912, De Gaulle, si diploma alla Scuola militare di Saint-Cyr, dove era entrato nel 1908, verrà destinato al 33.mo reggimento di fanteria di Arras, agli ordini del colonnello Philippe Pétain e in 4 anni, diventa sottotenente.
in seguito diverrà futuro maresciallo di Francia per la vittoria di Verdun e in seguito presidente del regime collaborazionista di Vichy. Durante la prima guerra mondiale nel 1914, viene presto promosso a capitano.
Nel 1916, ferito tre volte, viene imprigionato e tenta per cinque volte di evadere dal forte di Ingolstadt, in Baviera. Dopo l’armistizio dell’11 novembre 1918 sarà liberato e manterrà sempre un triste ricordo di quei due anni e mezzo di prigionia.
Dopo la sua liberazione, rientra nella carriera militare e diventa capitano. Compie diverse missioni in Polonia, Siria e Libano e scrive saggi come Le fil de l’Epée, pubblicato nel 1932, e Vers l’armée de métier (1934), in cui critica la Difesa francese, auspicando il controllo della politica e caldeggiando la creazione di un corpo blindato per affrontare i nazisti tedeschi.
Collateralmente inizia a interessarsi agli affari di stato: nel 1931 entra nella Segreteria generale della Difesa nazionale a Parigi. A lui, ormai colonnello, viene affidato nel 1937 il 507° reggimento, di stanza a Metz.
2. Appello alla Resistenza e ricostruire la Francia
Quando il 3 settembre 1939 Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania, Charles de Gaulle viene nominato comandante ad interim della 5a armata a Abbeville (27 – 30 maggio 1940).
Il primo giugno 1940 diventa generale e dopo pochi giorni è nominato anche sottosegretario alla Difesa nazionale e alla guerra sotto il governo Paul Reynaud.
In questa duplice veste, il 17 giugno parte per Londra, da dove lancia un appello alla Resistenza da radio BBC. I nazisti lo condannano a morte in contumacia nell’agosto 1940, ma lui ha l’appoggio di Churchill, che lo riconosce capo dei francesi liberi.
De Gaulle appronta un esercito armato che confluirà nelle Forze francesi libere (FFL), dà un governo alla Francia, il Comitato Nazionale francese, che confluirà nel Comitato francese della liberazione nazionale (CFLN) e incarica Jean Moulin della creazione di un Consiglio nazionale della Resistenza (CNR): sconosciuto ai più all’inizio della guerra, ora incarna l’eroe che combatte il nazismo.
Dopo lo sbarco in Normandia nel giugno 1944, de Gaulle insiste presso il generale Eisenhower, comandante dell’esercito alleato, perché Parigi sia liberata e il 25 agosto 1944 vi entra trionfalmente.
Viene nominato capo del Governo provvisorio della Repubblica francese (GPRF) con l’incarico di rilanciare il Paese devastato dalla guerra e dall’occupazione tedesca. Una volta terminati i combattimenti, Charles de Gaulle intraprende la ricostruzione del Paese.
Prende una serie di misure importanti e rilancia l’economia con la nazionalizzazione di molti dei settori chiave e la creazione della sicurezza sociale.
Ma il 20 gennaio 1946 lascia inaspettatamente il governo perché è in disaccordo con gli orientamenti della IV repubblica nascente – di cui critica la posizione, accusando l’esecutivo di poco nerbo – e nel 1947 entra addirittura nelle file dell’opposizione lanciando un movimento, l’Unione del popolo francese (RPF).
Nel 1951 decide di ritirarsi alla Bosserie, la sua tenuta di Colombey-les-Deux-Églises, tra le colline boscose dell’Alta Marna, dove si dà alla stesura delle sue memorie.
Nella foto sotto, De Gaulle (a sinistra) con il primo ministro britannico Winston Churchill a Marrakech (Marocco) nel gennaio 1944.
3. La questione dell’Algeria
A partire dal 1954 la Francia deve affrontare una guerra di decolonizzazione in Algeria confrontandosi sia con frange di algerini ribelli sia con una situazione interna al collasso.
Tra alterne vicende e un altissimo numero di morti, si arriva al 1958 quando la minoranza europea presente sul territorio – i cosiddetti pieds noirs, concentrati a Orano, Algeri e Costantina – riesce a imporre il ritorno di de Gaulle al potere, minacciando un colpo di Stato.
Il 13 maggio un corteo di anziani combattenti giunge davanti al palazzo del governo a bordo di un camion militare, incitato dalla folla. La manifestazione viene autorizzata e tutti i negozi abbassano le serrande.
Ci vuole poco perché venga travolta la barriera di protezione e il palazzo governativo sia invaso. Il 15 maggio de Gaulle dirama un comunicato in cui non condanna i rivoltosi ma lamenta l’assenza dello stato in Algeria.
Il presidente della Repubblica francese René Coty lo appoggia e gli concede la presidenza del Consiglio per legittimare il suo intervento. De Gaulle accetta di buon grado di tornare al potere a patto di modificare le istituzioni vigenti.
Dopo pochi mesi redige una nuova Costituzione che viene approvata dai francesi con il referendum del 28 settembre 1958 (il 79,2 per cento degli elettori è a favore), in virtù della quale il 21 dicembre sale alla presidenza della Repubblica francese.
L’elezione è approvata in quasi tutti i territori dell’impero coloniale francese e de Gaulle diventa anche il presidente della comunità africana e malgascia.
Il 24 agosto 1958 dà inizio al processo di decolonizzazione dei Paesi dell’Africa subsahariana creando una comunità franco-africana e solo due anni più tardi gli algerini dichiarano l’indipendenza.
De Gaulle diventa un eroe nazionale. Ma una frangia dell’esercito francese di stanza in Algeria si ribella e organizza un colpo di stato che tuttavia fallisce così come altri atti terroristici messi in atto dall’organizzazione segreta(OAS).
Lo stesso de Gaulle, il 22 agosto 1962, sfugge a un attentato a Petit-Clamart. Nel 1959 propone l’autodeterminazione agli algerini e indice un referendum nel quale il 75 per cento dei francesi si pronuncia positivamente sull’indipendenza algerina.
Le negoziazioni tra Algeria e Francia approdano agli accordi di Evian, firmati il 22 marzo 1962: molti francesi devono far ritorno in patria.
4. L’uomo politico
L’ascesa di de Gaulle al governo nel 1958 fu considerata dalla maggioranza del mondo politico italiano come un evento potenzialmente pericoloso per la stabilità della democrazia francese.
Militare di carriera, oppositore noto della Quarta Repubblica, de Gaulle appariva a molti come l’emissario delle frange nazionaliste desiderose di conservare l’Algeria francese, o comunque come un uomo fondamentalmente affine a quelle lobby e disposto ad accettarne le istanze.
Questo sguardo sospettoso verso de Gaulle era naturalmente molto presente a sinistra.
Per quanto riguarda la politica estera, de Gaulle insegue un disegno eurocentrico: per questo rifiuta la tutela degli Stati Uniti, esce dalla NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) e si riavvicina alla Germania per costruire un progetto di Europa unita.
Nel 1964 riconosce infine la Repubblica Popolare della Cina. In politica interna, invece, nel 1962 Charles de Gaulle propone l’elezione del capo di stato attraverso il suffragio universale.
Questa rivoluzionaria riforma suscita una forte opposizione, ma alla fine vince: la revisione della Costituzione viene approvata e con essa il suffragio universale per l’elezione presidenziale diretta.
È messo in atto per la prima volta nel 1965: alle elezioni di quell’anno de Gaulle va al ballottaggio al primo turno con il 43,7 per cento voti ed è eletto al secondo turno battendo un uomo che sarebbe stato tra i suoi successori – François Mitterrand – con il 54,8 per cento dei voti.
5. Dal ’68 alle dimissioni
Nel 1968 Charles de Gaulle deve fare i conti con le rivolte studentesche: a Parigi un fronte comune di studenti e operai minaccia uno sciopero generale.
Lo statista reagisce con la consueta lucidità e a seguito di numerose trattative, nel 1969, concede agli operai una serie di vantaggi fino a quel momento mai conseguiti.
Tuttavia la riforma viene disapprovata dai francesi e de Gaulle, da uomo integro qual è, pensa di essere non più gradito all’elettorato e si dimette.
Si ritira a Colombey-les-Deux-Églises e qui continua la stesura delle sue memorie. Si spegne per un aneurisma il 9 novembre 1970.
In Charles de Gaulle, dietro la rigidità e irriducibilità dell’uomo politico e militare, si nascondevano le fragilità di un padre. Sua figlia Anne era affetta da Sindrome di Down, malattia che non comprometteva in alcun modo la bellezza del loro rapporto.
Anzi: «Per me questa bambina è una grazia, è la mia gioia, mi aiuta a guardare sempre in alto», diceva di lei. Anne era nata nel 1928 e pochi mesi dopo la sua nascita si era capito che era affetta dalla suddetta Sindrome.
Charles e sua moglie Yvonne se ne presero cura personalmente. Quando scoppiò la Seconda Guerra mondiale le cose si complicarono perché con l’invasione dei nazisti i bambini affetti da disabilità venivano rinchiusi in apposite strutture e poi uccisi.
Yvonne dovette scappare con la figlioletta, che morì a 20 anni per una polmonite. Suo padre non si riprese mai del tutto e lasciò scritta nel testamento la volontà di essere seppellito accanto a lei. Così fu.