Si chiamava Luigi Negrelli e nel 1846 disegnò il passaggio che collega il Mar Mediterraneo al Mar Rosso.
Una morte prematura gli impedì di realizzarlo e il merito andò al francese Ferdinand de Lesseps che lo inaugurò 150 anni fa.
Tuttavia, una volta costruito, il Canale di Suez modificò gli equilibri politici internazionali e fu oggetto di tensioni, complotti e giochi di potere.
Oggi appartiene all’Egitto, che ne ha raddoppiato e approfondito il corso.
1. Un sogno plurimillenario
Per realizzarlo ci vollero dieci anni di lavori ma il 17 novembre 1869, con una fastosa cerimonia, la più grande opera infrastrutturale del XIX secolo veniva inaugurata. Per l’occasione Giuseppe Verdi compose l’Aida su commissione del Governo egiziano.
Parliamo del Canale di Suez, una via artificiale che permetteva alle imbarcazioni di passare dall’Asia all’Europa evitando la lunga e pericolosa circumnavigazione dell’Africa.
Si realizzava così un sogno plurimillenario: l’idea di creare un passaggio navigabile verso il Mare Nostrum risale infatti al 1850 a.C., quando il faraone Sesostri III cercò di aprire una via d’acqua che unisse il Mar Rosso al Nilo.
La sabbia e il vento resero però vano il suo tentativo. Stesso destino toccò intorno al 600 a.C. a un altro faraone, Neco II. Solo il re persiano Dario I nel 270 a.C. riuscì a portare a termine i lavori, ma il canale s’insabbiava a ogni tempesta. Più volte riaperto, venne infine abbandonato.
Si dovette aspettare un italiano, parecchi secoli dopo, per tradurre il sogno in realtà: Luigi Negrelli, nato nel 1799 a Primiero in provincia di Trento (allora territorio austriaco) e diplomatosi in ingegneria a Innsbruck.
Fu lui nel 1846 a collaborare agli studi per il taglio del Canale di Suez dimostrando la parità di livello tra Mar Rosso e Mediterraneo e il suo progetto fu approvato dall’ufficio tecnico del viceré d’Egitto.
La prematura morte nel 1858 causata da un’infezione renale gli impedì però di seguire la costruzione del canale.
2. Un cantiere faraonico
La realizzazione di un’opera così tecnologicamente complessa rappresentò la prosecuzione della seconda rivoluzione industriale e prese corpo anche grazie alle prime spettacolari esposizioni universali di Londra e Parigi, all’avvento del telegrafo e allo sviluppo delle comunicazioni di massa attraverso ferrovie, tunnel alpini, traversate oceaniche.
Il mondo imprenditoriale e l’opinione pubblica occidentale erano pervasi da una fiducia illimitata nel progresso.
I primi passi verso l’effettiva creazione del passaggio fra i due mari furono mossi dal cancelliere austriaco Klemens von Metternich.
L’abile uomo politico condusse una campagna diplomatica in favore del Canale e promosse un comitato di studi che nel 1854 portò l’imprenditore ed ex diplomatico francese Ferdinand de Lesseps a fondare la Société d’études du Canal de Suez.
Questa, dopo aver rilevato la topografia della zona e dimostrato che la differenza di livello dei due mari era trascurabile, propose la progettazione di un varco tra Porto Said e Suez.
L’idea entusiasmò il khedivè egiziano Sa’id Pascià e il suo successore Isma’il Pascià, che vedevano nel Canale l’occasione per riavviare la modernizzazione del Paese.
Fu Lesseps, nel 1859, a realizzare la ciclopica opera avvalendosi del progetto di Luigi Negrelli: 161 km di lunghezza dal faro di Porto Said all’entrata nella rada di Suez, tra 70 e 125 metri di larghezza alla superficie dell’acqua.
Secondo alcune stime, nel cantiere lavorarono 600.000 contadini egiziani e un migliaio di operai specializzati europei, nonché numerosi ingegneri e tecnici, quasi tutti italiani, sotto la guida di impresari in maggioranza francesi.
I dieci anni necessari al completamento dell’opera, il cui scavo aveva comportato lo spostamento di 74 milioni di metri cubi di terreno, videro l’impiego del meglio della tecnologia del tempo.
Le macchine a vapore, i battelli-draga, i dissalatori costruiti per l’occasione nelle più avanzate officine europee fecero epoca, rivoluzionando per sempre il mondo dei lavori pubblici.
3. Verso il futuro
Centocinquant’anni fa, dunque, Mediterraneo e Mar Rosso mescolarono per la prima volta le loro acque, rivoluzionando il commercio marittimo mondiale.
Sulle navi che attraversarono trionfalmente il Canale viaggiavano i grandi nomi dell’epoca: l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, il principe reale di Prussia, l’imperatrice Eugenia moglie di Napoleone III e i rappresentanti delle principali famiglie regnanti d’Europa.
Soprattutto il Canale cambiò per sempre i giochi politici di quella regione del mondo. Di proprietà del governo egiziano per il 44 per cento e della Francia attraverso più di 20.000 azionisti, passò presto di mano.
Dopo solo sei anni dall’inaugurazione, le stratosferiche spese per l’apertura della via navigabile avevano svuotato le casse pubbliche. Il khedivè Isma’il Pascià fu così costretto a cedere la quota del suo Paese per 4 milioni di sterline al Regno Unito, che non vedeva l’ora di mettere le mani su un collegamento facile e diretto con le colonie indiane.
Dal 1888, grazie alla Convenzione di Costantinopoli, il Canale fu dichiarato “zona neutrale” sotto il protettorato britannico e il governo cairota dovette accontentarsi dello 0,09 per cento dei benefici annui che ne derivavano.
Di qui l’enorme entusiasmo delle folle, il 26 luglio 1956, all’annuncio da parte del presidente Gamal Abd el-Nasser della nazionalizzazione di Suez 13 anni prima dello scadere della concessione.
Nei decenni seguenti per Suez si succedettero intrighi, complotti, speculazioni, guerre. Oggi la strategica via d’acqua è di proprietà egiziana attraverso l’Autorità del Canale di Suez, responsabile dell’organizzazione e della gestione dell’intera infrastruttura.
Nel 2014 il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha dato il via ai lavori per il raddoppio di una parte del Canale.
Lo scavo di un nuovo percorso di 35 km affiancato all’esistente e l’ampliamento e approfondimento di quello attuale per un tratto di 37 km è stato realizzato in un solo anno.
Grazie a questi interventi possono giornalmente transitare lungo la via d’acqua 97 navi contro le precedenti 49 senza più limiti per le loro dimensioni.
4. Un francese e due italiani tra gli artefici del Canale
■ Luigi Negrelli
E' stato un ingegnere italiano con cittadinanza austriaca, di origine trentina.
Nacque il 23 gennaio 1799 a Fiera di Primiero nell’area italiana del Tirolo (odierna provincia di Trento), dal genovese Angelo Michele e dalla tedesca Elisabeth Wirtemberg.
Conseguita la licenza, superò tra il 1821 e il 1824 gli esami di Stato in diversi rami dell’ingegneria al Politecnico di Innsbruck e iniziò a lavorare presso la direzione dei Lavori pubblici dello Stato del Vorarlberg nel campo delle costruzioni idrauliche e stradali.
Nel 1824 si trasferì a Vienna per perfezionarsi nella costruzione dei ponti e approfondire le nuove tecnologie che utilizzavano ferro.
Dal 1832 al 1835 è ispettore delle costruzioni stradali e idrauliche nel cantone San Gallo a San Gallo.
Già da quel periodo si interessa alla questione del canale di Suez e dall'inizio degli anni '40 si impegna nello studio e nelle prove di stesura del progetto.
Nel 1846 viene fondata a Parigi la Società di studi per il canale di Suez. Presidente della Compagnia è Ferdinand de Lesseps, già console francese in Egitto, legato da cordiale amicizia con Said Pascha ed in strette relazioni con i principali rappresentanti della Società di studi.
Il viceré pretende che una commissione internazionale di tecnici esamini gli studi fatti fino allora. Dopo un sopralluogo in Egitto durante i mesi di novembre e dicembre del 1855, la Commissione internazionale si riunsce a Parigi nel giugno del 1856.
Dei quattro progetti sottoposti al suo studio la commissione determina di adottare il progetto che Luigi Negrelli aveva elaborato fin dal 1847. Ma la morte lo coglie a Vienna il 1° ottobre 1858.
■ Ferdinand de Lesseps
Diplomatico e imprenditore francese (1805-1894), raccolse i fondi per il taglio dell’istmo di Suez. Nominato direttore del cantiere dopo la morte di Negrelli, terminò i lavori in 10 anni.
All’ingegnere italiano negò persino la gloria di aver disegnato il tracciato del canale, lasciando credere di aver lui stesso eseguito i progetti.
■ Pietro Paleocapa
Scienziato, politico e ingegnere idraulico italiano (1788-1869), nel 1855 fu nominato presidente della commissione scientifica preposta allo scavo dell’istmo di Suez.
I suoi rilievi idrografici indussero la Compagnia del Canale a modificare i piani originari spostando di alcuni chilometri la località su cui doveva sorgere il porto d’ingresso al canale.
5. La Statua della Libertà di New York era stata progettata per il Canale di Suez
- Nel 1867 lo scultore francese Frédéric-Auguste Bartholdi propose di erigere un faro da collocare a Porto Said. Il faro doveva rappresentare una contadina che teneva in mano una torcia, simbolo dell’Egitto che porta la luce verso l’Asia.
Ma a causa delle difficoltà economiche del Paese, al progetto non venne dato seguito, e Bartholdi lo riciclò proponendo alla Francia un monumento analogo da donare agli USA per il centenario dell’indipendenza della nazione americana: la Statua della Libertà.
- Senza il Canale di Suez, Il Giro del mondo in ottanta giorni pubblicato da Jules Verne nel 1872 forse non sarebbe stato mai scritto. Solo l’apertura di quella veloce via d’acqua rese infatti possibile il rispetto dei tempi nel celebre viaggio di Phileas Fogg.
- Nel dicembre 1869 il compositore italiano Giuseppe Verdi ricevette l’offerta di comporre un’opera per celebrare l’apertura del Canale.
In un primo tempo rifiutò, ma quando ricevette un libretto d’opera con una storia d’amore ambientata nell’antico Egitto a firma dell’egittologo francese Auguste Mariette, cambiò idea e compose l’Aida.
La guerra franco-prussiana non permise però che andasse in scena perché scene e costumi erano bloccati a Parigi dal conflitto.
Per inaugurare il Canale fu così scelto il Rigoletto, mentre l’Aida venne presentata al Teatro Khediviale dell’Opera del Cairo due anni dopo, il 24 dicembre 1871.