È costellata di templi dorici imponenti, colonnati, agorà, necropoli romane e cristiane e immersa in uno scenario di suggestiva bellezza tra colline sulle quali il tempo sembra essersi fermato.
E’ la Valle dei Templi di Agrigento, luogo di architettura e di storia dove lo spirito della Magna Grecia è intenso e palpabile. I
ll sito, che si estende su circa 1.300 ettari, è uno dei più grandi del mondo e dal 1997 è inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.
1. C’era una volta l’antica Akragas
La storia comincia nel VI secolo avanti Cristo, quando qui venne fondata la colonia greca di Akragas dai Greci coloni provenienti delle isole di Creta e Rodi., che in seguito diventerà il primo nucleo della città di Agrigento.
Tucidide, storico ateniese che scrive nella seconda metà del V sec. a.C., ci informa (Storie VI, 4, 4) che «circa cento otto anni dopo la fondazione della loro città i Geloi fondarono Akragas, denominando la città dal fiume; furono scelti come ecisti Aristonoo e Pistilo e alla colonia vennero date le istruzioni che erano proprie di Gela».
La presenza di due scisti può spiegarsi con il fatto che uno di essi fosse originario di Gela (colonia rodio-cretese) e l’altro venuto direttamente da Rodi.
Questa duplicità di componenti etniche è sostanzialmente confermata dalle fonti che, accanto alla versione di Tucidide, tramandano quella di un altro storico greco, Timeo (circa 356-260 a.C.), secondo cui i coloni rodii fondatori di Akragas provenivano direttamente da Rodi, e tra essi gli Emmenidi, antenati di Terone.
Polibio, vissuto nel II secolo a.C., attribuisce alla città una fondazione decisamente rodia (Storie IX, 27, 7) e attesta in Agrigento il culto di Zeus Atabyrios (dal nome del monte rodio, sede del tempio di Zeus).
Il nome di questa antica polis (termine che indicava la città non solo dal punto di vista geografico, ma nel suo insieme di relazioni e attività umane) viene dall’omonimo fiume che scorre nel suo territorio.
Edificata su un altopiano e cinta da un’imponente fortificazione difensiva, prosperò rapidamente, diventando uno dei centri più importanti del bacino mediterraneo. Akragas visse un periodo di splendore nel V secolo a.C. sotto il tiranno Terone e nei decenni immediatamente successivi.
Proprio a questo periodo risale la costruzione dei templi dorici sul lato meridionale della collina che delimitava l’altopiano, segno inequivocabile della sua ricchezza. Successivamente attraversò una fase di rivalità con Siracusa per poi ritrovarsi nel teatro delle contese tra Roma e Cartagine per la supremazia nel Mediterraneo.
Saccheggiata dai Cartaginesi nel 406, entrò in decadenza; nel 262 a.C. fu assorbita nell’area di influenza dei Romani che la ribattezzarono Agrigentum.
2. I resti di un’intera città
Nella Valle dei Templi si conta un alto numero di edifici.
Ben dodici templi dorici, tre santuari, due agorà (luoghi all’aperto dove si riunivano tutti i cittadini), necropoli, la tomba di Terone, il Bouleuterion (sala del consiglio) e il Gymnasium, antico ambiente di ricreazione in cui gli uomini si recavano a fare ginnastica nudi.
Ci sono anche un teatro di recente ritrovamento, un quartiere ellenistico, opere idrauliche sotterranee, santuari e molto altro ancora risalente a epoca ellenistica, romana e paleocristiana.
Insomma, siamo in presenza di un’intera città che complessivamente costituisce una straordinaria testimonianza della civiltà ellenistica e che per dimensioni, completezza e stato di conservazione ha poche rivali in tutto il bacino del Mediterraneo.
Quasi tutti gli edifici del sito risalgono al V secolo avanti Cristo: alcuni sono in ottimo stato di conservazione, di altri vi sono solo le fondamenta e pochi resti.
La loro distruzione è dovuta soprattutto ai terremoti che si sono verificati nella zona, ma anche ai numerosi furti mirati al reperimento di materiali edili da impiegare nella costruzione di nuovi edifici.
Alcuni templi furono invece rasi al suolo per ordine dell’imperatore romano Giustiniano, che nell’intento di imporre la nuova religione cristiana, fece piazza pulita dei luoghi di culto dedicati alle divinità pagane.
I templi sono costruiti in stile dorico, il più austero e semplice tra quelli che si svilupparono nell’architettura greca classica (gli altri due sono lo ionico e il corinzio).
Il dorico è ben riconoscibile dalla forma delle colonne che poggiano direttamente sullo stilobate, la piattaforma di appoggio che sta sul terreno senza alcun basamento. Hanno una forma rastremata, ovvero che tende a restringersi verso l’alto, e presentano le caratteristiche scanalature.
Il capitello è molto semplice ed è formato dall’echino, una specie di cuscino, su cui poggia l’abaco, un dado a forma di parallelepipedo che sorregge direttamente l’architrave.
In sintesi, lo stile dorico risulta meno slanciato ed elegante degli altri, ma trasmette un senso di grande energia e di massiccia solidità.
3. Gli edifici più importanti
Il tempio più antico della Valle è quello dedicato a Eracle, o Ercole (sotto, nella foto grande), il cui culto era molto vivo nella città di Akragas.
Dell’antico edificio restano solo otto colonne, sopravvissute a un terremoto che distrusse tutto il resto.
Anche il tempio di Zeus Olimpio, noto come Olympeion, è ridotto oggi a poche rovine, tra cui le fondamenta e l’altare principale. Gli apparteneva il telamone giunto fino a noi che ora è ospitato nel Museo Archeologico di Agrigento, mentre una copia è stata collocata in sito, adagiata al suolo.
Di impressionante dimensione, il telamone dimostra quanto l’Olympeion fosse importante e magnifico, se non, probabilmente, il più grande di tutto il mondo antico occidentale.
Il tempio in miglior stato di conservazione è invece quello della Concordia, considerato dai critici il più impressionante dopo il Partenone di Atene e uno degli esemplari più perfetti dell’architettura dorica.
La sua sorte fu particolarmente fortunata: questo tempio infatti scampò alla distruzione toccata a quasi tutti gli altri dell’antichità perché fu trasformato in una chiesa cristiana (dedicata a San Gregorio delle Rupi). Svolse funzione di cattedrale fino al 1748.
Il tempio di Hera Lacinia, Giunone secondo la mitologia romana, si riduce invece al colonnato esterno, sopravvissuto a un incendio appiccato dai Cartaginesi nel 406, del quale sono ancora visibili i segni.
In questo luogo consacrato alla sposa di Zeus, protettrice della vita femminile, del matrimonio e della fecondità, si celebravano le cerimonie nuziali, durante le quali, nel momento culminante del rituale, il celebrante sovrapponeva le mani degli sposi segnando la loro unione.
Nei mesi successivi alle nozze gli sposi vi facevano ritorno per offrire alla dea la cintura che la sposa indossava il giorno del matrimonio: ciò significava che era incinta.
La cintura, ormai stretta, veniva sciolta dal marito alla presenza della famiglia e di altri invitati e offerta a Giunone in segno di ringraziamento per la gravidanza iniziata e per implorare la sua protezione.
Infine, tra gli altri templi va segnalato quello intitolato ai Dioscuri, ossia le divinità gemelle Castore e Polluce; il santuario dedicato a Demetra e Persefone, molto venerate dalle donne della zona; quello di Efesto o Vulcano; il tempio di Iside, di età romana imperiale; un altro tempio dedicato ancora a Demetra; il santuario di Asclepio o Esculapio, il dio greco della medicina, nel quale si svolgevano riti terapeutici e che fu a lungo meta di pellegrinaggio da parte di malati in cerca di guarigione; infine il tempio di Atena, dea greca della saggezza, oggi parte della chiesa di Santa Maria dei Greci.
Risale infine all’epoca romana l’Oratorio di Falaride, un tempietto ellenistico di epoca più tarda (I secolo a.C.) che nel Medioevo fu restaurato e trasformato in oratorio cristiano.
4. Altri elementi interessanti, l'abusivismo edilizio e lo spettacolo in scena nella Valle
- Altri elementi interessanti
Ma i templi non sono le uniche meraviglie che si trovano nella Valle di Agrigento.
Altri elementi di grande interesse sono disseminati nell’area archeologica tra cui alcune importanti tombe e necropoli di varie epoche (dal periodo romano a quello tardo antico e alto-medievale): tra esse, sono di particolare rilievo la tomba monumentale del tiranno Terone e le cosiddette grotte Fragapane, uno dei più notevoli esempi di catacombe presenti in Sicilia.
Da segnalare è anche l’agorà di età greca e romana, articolata su più terrazzi, così come il già citato Bouleuterion, ovvero la Sala del Consiglio, situato nell’area a nord del Poggetto di San Nicola.
A tutto ciò si aggiungono i resti di alcuni isolati residenziali, opere idrauliche e reperti ancora non classificati.
Nel 2016 è stata avviata una campagna di scavi per il ritrovamento del teatro greco che è stato effettivamente individuato in qualche settimana a poca distanza dal quartiere romano.
- Abusivismo edilizio
Sembra impossibile, ma neppure un luogo così importante e quasi sacro dal punto di vista storico e artistico come questo è riuscito a sfuggire allo scempio dell’abusivismo edilizio contro il quale si sono levate le voci di intellettuali locali e semplici cittadini.
Negli anni Novanta sono state emesse e rese esecutive alcune sentenze che disponevano l’abbattimento di alcuni immobili abusivi edificati all’interno del Parco Archeologico.
Le procedure burocratiche e le lungaggini dei ricorsi si sono trascinate fino al 2015- 2017, quando finalmente le demolizioni sono cominciate.
- Arte e spettacolo in scena nella Valle
La visita alla Valle dei Templi è sempre emozionante. Se però vogliamo aggiungere un ulteriore elemento di magia al tradizionale tour storico-archeologico, si può approfittare dei numerosi eventi previsti per i mesi estivi: per esempio gli appuntamenti musicali sullo sfondo dei templi più belli, illuminati per l’occasione e trasformati in incantevole scenografia.
All’alba delle domeniche di agosto, inoltre, hanno luogo suggestivi spettacoli che vedono in scena dei, eroi e personaggi mitologici.
Essi accolgono gli spettatori con canti, musica, danze e testi recitati da giovani attori, a supporto del racconto di archeologi e guide esperte.
Sempre nel mese di agosto, di lunedì, si può passeggiare nel sito anche al tramonto o approfittare delle visite guidate notturne. Le informazioni sono sul sito internet www.parcovalledeitempli.it/ events/.
5. Il Tempio della Concordia e i Telamoni
- Il Tempio della Concordia è tra i meglio conservati al mondo
Ancora oggi non si sa a quale divinità fosse dedicato il tempio della Concordia: il suo nome deriva da un’iscrizione ritrovata nei dintorni dallo storico siciliano Tommaso Fazello (1498-1570).
È uno dei templi antichi meglio conservati al mondo.
Come già detto, fu modificato nella forma e nella struttura quando venne trasformato in una chiesa cristiana: furono infatti chiusi gli spazi tra le colonne in modo da creare tre navate e
aperte alcune arcate nei muri.
Il tempio tornò alla sua forma originale nel 1748, riassumendo la purezza e perfezione di espressione dell’ordine dorico: l’edificio centrale è circondato lungo tutto il suo perimetro da colonne libere, sei nel lato breve e undici in quello lungo; all’interno anticamente si trovava una cella con la statua della divinità, mentre davanti a essa si trovava un’anticamera.
Nella parte posteriore era collocato il vestibolo, dove veniva custodito il tesoro.
Le colonne reggono la trabeazione, composta dall’architrave e dal fregio, a sua volta sormontato dal timpano. Nella costruzione del tempio, gli architetti hanno fatto ricorso a inganni ottici.
Le colonne, ad esempio, sono leggermente rigonfie nella parte mediana: se così non fosse, ci apparirebbero più strette al centro. Inoltre i giochi prospettici ci impedirebbero di vedere il parallelismo delle colonne, ragion per cui sono state costruite con una leggera inclinazione verso l’interno.
- A che cosa servivano i Telamoni?
Queste figure alte 7 metri e mezzo non potevano costituire un semplice elemento decorativo, ma dovevano assolvere anche a un’importante funzione statica.
Erano probabilmente utilizzate per reggere, con le colonne, la pesantissima trabeazione del tempio di Zeus Olimpio.
Telamone è un appellativo di Atlante, il semidio figlio del titano Giapeto e di Climene, punito da Zeus per aver aiutato i titani ribelli: fu condannato per l’eternità a reggere sulle sue spalle il peso della volta celeste.
I telamoni ritraggono Atlante proprio in questa funzione.