Amante dei cavalli, delle lingue straniere e dell’arte, lavorava per un giornale quando conobbe John Fitzgerald Kennedy.
Fu al suo fianco alla Casa Bianca e contribuì con carisma ed eleganza a creare la leggenda che li circondava.
Durante il suo “mandato” di first lady, Jacqueline Kennedy è diventata famosa per il suo stile elegante e audace.
Ha reso popolari i capelli a caschetto, gli occhiali da sole oversize, i guanti lunghi, i cappotti sartoriali, i pantaloni al polpaccio bianchi, i sandali in stile Capri, gli abiti scollati e senza spalline, le borse di Gucci (lo stilista ne creò una apposta per lei, la “Jackie O”), i colori pastello, i tailleur Chanel, come quello che indossava a Dallas quando John fu ucciso, o di Oleg Cassini, suo stilista preferito, e gli inconfondibili abiti da sera di Valentino.
I suoi outfit hanno riempito i giornali di moda del mondo intero imponendo uno stile imitato da intere generazioni di americane e non.
Ma non le mancarono i dolori: perse infatti due figli, fu ripetutamente tradita e dovette assistere alla morte del marito, ucciso sotto i suoi occhi! Ecco la breve storia di Jackie.
1. Avrebbe compiuto 90 anni
Jacqueline Bouvier, diventata Jacqueline Kennedy Onassis o semplicemente Jackie, è ricordata come una delle donne più autorevoli e ammirate della storia americana.
Inconfondibile icona di gusto e stile, nella sua vita leggendaria ebbe potere, denaro e grandi amori, ma anche lutti e tragedie.
Parlava fluentemente le lingue straniere, in particolare il francese, e nutriva un grande amore per l’arte in nome del quale condusse con successo numerose campagne per preservare monumenti storici e architettonici negli Stati Uniti.
Nel 1953 divenne la moglie del presidente USA più popolare di tutti i tempi, John Fitzgerald Kennedy, e si affermò come la più famosa e anticonformista first lady d’America: un destino interrotto dall’assassinio di JFK, che mise fine alla leggenda.
Nella seconda vita, più patinata, fu la moglie del ricchissimo armatore greco Aristotele Onassis, che per lei lasciò la celeberrima cantante lirica Maria Callas, spezzandole il cuore. I due matrimoni furono entrambi infelici.
Sopravvissuta al primo e al secondo marito, e anche al fratello di John, Bob Kennedy, assassinato nel 1968 a Los Angeles, con cui aveva avuto una relazione amorosa, Jackie si spense nel 1994 per un cancro al sistema linfatico risparmiandosi un ultimo, gravissimo lutto: la tragica morte nel 1999 di suo figlio John John, che assieme alla moglie Carolyn Bessette si schiantò con il suo jet privato a Martha’s Vineyard, Massachusetts.
Jackie nacque a Southampton il 28 luglio 1929 in una famiglia molto benestante. I suoi genitori si separarono prematuramente e lei e sua sorella minore Caroline, detta Lee, vissero prevalentemente con la madre.
Frequentò la scuola elementare di Manhattan e trascorse le estati nella sua casa di famiglia, una tenuta chiamata Lasata, a East Hampton. Da piccola odiava le bambole alle quali preferiva di gran lunga cavalli e cani. Abile cavallerizza sin da quando aveva 11 anni, vinse diversi campionati nazionali.
L’amore per l’equitazione fu una delle passioni più grandi della sua vita, ma non la sola: Jackie studiò lingue, storia, letteratura e arte al prestigioso Vassar College dal 1947 al 1948, trascorse un anno in Francia all’Università di Grenoble per perfezionare il francese e poi andò a Parigi all’Università della Sorbona.
Al suo ritorno negli Stati Uniti si trasferì alla George Washington University, laureandosi in letteratura francese nel 1950.
Nel 1958, durante la campagna di rielezione al Senato di John F. Kennedy e nel 1960, in quella presidenziale, Jacqueline utilizzò molto le lingue che aveva appreso durante gli studi universitari, tenendo diversi discorsi in francese, spagnolo e italiano per chiedere supporto ai votanti.
2. Primi passi nel giornalismo
Nel 1951 Jackie fu assunta dal quotidiano Washington Times Herald come fotogiornalista. Intervistava e fotografava personaggi pubblici a Washington.
Durante questa esperienza lavorativa ebbe modo di intervistare Richard M. Nixon, allora vicepresidente USA, e l’ex presidente Dwight D. Eisenhower.
Coprì anche eventi internazionalmente rilevanti come l’incoronazione della regina Elisabetta II. Nel maggio dello stesso anno, a una cena a Georgetown, incontrò John Fitzgerald Kennedy, membro del Congresso del Massachusetts. Scattò subito il colpo di fulmine.
La coppia si sposò due anni più tardi, il 12 settembre 1953, alla St. Mary’s Church di Newport, Rhode Island, e quando JFK salì alla Casa Bianca (20 gennaio 1961) Jacqueline divenne la first lady più amata degli Stati Uniti.
Lo rimase fino al 22 novembre 1963, giorno in cui JFK fu assassinato a Dallas. I dolori non furono risparmiati alla coppia che perse due dei suoi quattro figli: nel 1956, la primogenita, Arabella e nel 1963, il quartogenito Patrick.
Nel 1957 vide invece la luce Caroline Kennedy, seguita nel 1960 da John Fitzgerald Kennedy Jr (affettuosamente chiamato John John).
Jackie visse anni infelici alla Casa Bianca a causa dei continui tradimenti del marito e per colmare il vuoto delle sue giornate si dedicò prevalentemente all’arte e allo shopping quasi compulsivo, mentre nel 1957 intrattenne una relazione con l’attore William Holden per richiamare l’attenzione del marito.
3. Una donna non convenzionale
Dietro un’aria apparentemente sottomessa, la first lady nascondeva però una personalità forte e anticonformista.
Sembra che non amasse essere chiamata Jackie (un diminutivo considerato troppo familiare).
E che non apprezzasse essere definita first lady (voleva essere chiamata “signora Kennedy”, come ribadiva spesso al personale della Casa Bianca) e che detestasse la politica: raccontava di aver votato la prima volta nel 1958, cioè quando JFK fu rieletto senatore del Massachusetts.
Non rinunciò al giornalismo, ma curò la rubrica settimanale Campaign Wife durante la campagna presidenziale di JFK nel 1960, in cui rispondeva attivamente alle lettere dei lettori del giornale. Girò anche degli spot in tv.
Jackie curò soprattutto l’aspetto culturale del programma presidenziale di Kennedy, riuscendo nel suo intento di spostare il centro socio-culturale degli Stati Uniti da New York a Washington.
Per esempio, dietro il disegno di legge che prevedeva il restauro del nucleo di edifici neoclassici de La Fayette Square (il teatro Belasco, il Dolly Madison e la casa di Benjiamin Taylor), destinati a essere rasi al suolo secondo un disegno di legge approvato dal precedente presidente USA, Dwight Eisenhower, c’era lei, che riuscì felicemente nel suo intento.
4. Trasformò la Casa Bianca
Durante la presidenza di suo marito, Jackie trasformò la Casa Bianca in una Versailles americana.
Poiché amava la cultura neoclassica del XVIII e XIX secolo, investì un patrimonio per circondarsi di opere pregiate di quell’epoca.
La sua sofisticata eleganza fu un valore aggiunto per la Casa Bianca e fu applicata nel rinnovare le stanze pubbliche della residenza presidenziale dal 1961 al 1963 quando furono effettuati diversi interventi di restauro.
Non solo: fu sempre lei a creare l’Associazione Storica della Casa Bianca, il comitato di Belle Arti della Casa Bianca e a fondare il museo della Casa Bianca, avvalendosi dell’aiuto di tanti collezionisti e designer.
Allestì inoltre nella East Room un teatro sul cui palcoscenico si esibì tra gli altri il famoso violoncellista Pablo Casals.
Jackie ristrutturò anche altre aree della dimora presidenziale per dedicarle ai suoi figli: per esempio un’ala del terzo piano fu trasformata in una scuola materna per la figlia Caroline e una quindicina di altri bambini, a cui fu aggiunta una piscina, un’altalena e una casa sull’albero.
L’emittente televisiva CBS le chiese di realizzare un reportage televisivo sulla Casa Bianca ristrutturata, portando le telecamere nella residenza. Lo speciale andò in onda il giorno di San Valentino nel 1962 e valse alla rete e alla first lady un riconoscimento agli Emmy Awards dello stesso anno.
Non ancora soddisfatta, Jackie stravolse il protocollo della casa Bianca, inaugurando i party, e convertì le visite di stato in cerimonie con esibizioni di talentuosi artisti. Insomma: grazie alla sua cultura e al suo carisma, la first lady contribuì a fare di John Kennedy un mito, aiutandolo persino sul versante politico.
Ammaliò capi di stato inflessibili come il sovietico Nikita Kruscev e convinse il francese Charles de Gaulle e il suo ministro della cultura, André Malraux, a dare in prestito alla National Gallery di Washington e al Metropolitan Museum di New York niente meno che la Gioconda di Leonardo.
Jackie compì anche due missioni in India e Pakistan, per convincere i due rispettivi capi di stato, Nehru e Ayub Khan, nemici storici degli USA, a riavvicinarsi all’America. Fu tale la sintonia che la first lady riuscì a creare con Ayub Khan che questi le regalò un cavallo, Sardar.
5. Una nuova vita e gli ultimi anni
Dopo il tragico assassinio di JFK nel 1963, Jackie introdusse importanti novità anche nel protocollo dei funerali di stato del marito, marciando assieme ai figli dietro al feretro di John, mentre fino ad allora le vedove avevano seguito la bara in automobile.
Poi si trasferì a New York con Caroline e John John.
L’immagine di vedova intoccabile d’America e di icona di moda e d’eleganza senza sbavature cadde quando venne a galla una relazione segreta avuta con suo cognato, Bob Kennedy, che fu assassinato il 6 giugno 1968.
Durante i Giochi olimpici del Messico nello stesso 1968, Jackie annunciò pubblicamente il suo matrimonio con l’armatore greco Aristotele Onassis, sorprendendo il mondo intero, scandalizzato perché per lei Onassis aveva lasciato la divina Callas.
Le nozze furono celebrate sull’isola di Skorpios, sul mar Ionio, a bordo di uno yacht, il 20 ottobre 1968: lei aveva 39 anni, lui 62.
Jacqueline Bouvier Kennedy si trasformò così in Jackie Onassis, lasciò gli Stati Uniti e si trasferì in Europa, dividendosi tra le case del marito in Grecia e in Francia.
In quel periodo fu presa di mira dai paparazzi al punto che fece causa a un fotografo, Ron Galella, ottenendo che mantenesse una debita distanza da lei e dai suoi figli.
Nonostante ciò, Galella continuò a inseguirla ossessivamente e lei lo trascinò nuovamente in tribunale nel 1980.
Dopo la morte di Aristotele nel 1975, Jackie accettò un lavoro a New York come consulente presso la Viking Press, prima di iniziare a lavorare come caporedattore al Doubleday per poi diventare una editor.
Battendosi come sempre per progetti di conservazione del patrimonio artistico, condusse una campagna per salvare il Grand Central Terminal di New York dalla demolizione nel 1975, costituendo il Comitato per la salvaguardia della Grand Central Station.
La querelle durò a lungo e fu da lei portata fino alla Corte Suprema di Washington, D.C., che alla fine si pronunciò a favore della sua salvezza.
Da un punto di vista sentimentale, dopo la morte di Aristotele, Jackie ebbe una sola relazione con un altro uomo molto potente: il produttore di diamanti Maurice Tempelsman.
Morì il 19 maggio 1994 per un linfoma non Hodgkin. Fu seppellita nel cimitero di Arlington a fianco del suo primo marito, John Fitzgerald Kennedy.