Il trovarsi di fronte un cane aggressivo, in rieducazione, troppo spesso giustifica l’utilizzo di metodologie che finiscono per preoccupare i proprietari di cani.
Collari a strangolo usati con violenza, collari con le punte rivolte verso il collo del cane, collari a scossa elettrica, calci, urla, strattonate rabbiose.
Tali pratiche tradiscono spesso la reazione di rabbia di chi conduce il cane, convinto che sia fondamentalmente una questione di obbedienza: se il cane si comporta diversamente da come desidero, sta mettendo in discussione il mio ruolo.
All’aggressività non si risponde con la forza, come ritengono taluni “educatori”. Secondo molti esperti, semmai, la coercizione non è necessaria e in molti casi è altamente controproducente.
1. PER LUI È UNA SITUAZIONE PROBLEMATICA
In verità sono molteplici i fattori che portano un cane a essere aggressivo.
Paura, competizione, territorialità. protezione, predazione, per esempio. In questi casi il quattro zampe cerca semplicemente di fare del suo meglio per affrontare una situazione problematica (almeno secondo il suo punto di vista) ed è così preso dalle emozioni che “non ascolta”.
Daniel Colemann, autore di “Intelligenza Emotiva", lo chiamerebbe “sequestro dell'amigdala”. Ovvero uno stato mentale in cui non riesci a pensare o a regolare il comportamento.
Gli approfondimenti in neuroscienze ai quali fa riferimento nel suo libro, infatti, affondano le proprie radici nello studio del cervello dei mammiferi, cane compreso. In altre parole, quando il cane è aggressivo, non capisce più niente ed è per questo che non dà ascolto.
Il principale intervento da parte degli esperti, in questo caso, è quello di rieducare le emozioni, aiutarlo ad amoreggiarsi e a cambiare il modo in cui conosce il mondo.
Ma perché, allora, c'è chi dice che con i cani aggressivi si possa usare “solo” la coercizione? Bugie alle quali finiscono per credere anche alcuni “esperti”.
2. L’AGGRESSIVITÀ PARTE “DA DENTRO”
Prima di tutto, però, se vogliamo aiutare il nostro cane, dobbiamo capire cos'è l'aggressività.
Secondo il dizionario di etologia Einaudi, a cura di Danilo Mainardi “l'aggressività è uno stato interno o motivazionale che influenza la predisposizione di un animale ad aggredire. Come è noto in campo umano, l'aggressività non sempre sfocia in comportamenti aggressivi e, quindi, è bene tener distinto questo termine da quello di aggressione”.
Questa definizione conferma che l'aggressività parte “da dentro”.
Se vogliamo fare un bel lavoro col cane a poco serve inibire il comportamento aggressivo con le punizioni: finché non cambia il suo stato interno e ciò che lo innesca (motivazioni, emozioni, capacità, convinzioni) non otterremo una diminuzione di aggressività.
Perché il cambiamento interno avvenga e necessario modificare ciò che il cane pensa degli altri cani.
Questo è un altro motivo per il quale è necessario di non legare la presenza degli altri cani a eventi sgradevoli o dolorosi, come strattonate, rimproveri, collari con le punte rivolte verso l'interno e simili.
Il consiglio è anche quello di evitare il più possibile il conflitto fra cane e proprietario, che si verifica nel momento in cui il proprietario vuole sottomettere il cane, volendosi imporre come "capobranco".
Consigliatissima la lettura del libro “Psicoterapia comportamentale del cane e del gatto" di Benjamin L. Hart e Lynette Hart.
3. L’AGGRESSIONE È UNA MANIFESTAZIONE DI MINACCIA 0 RABBIA
- L’AGGRESSIONE È UNA MANIFESTAZIONE DI MINACCIA 0 RABBIA
Sempre secondo il dizionario di etologia, il termine “aggressione" si riferisce alle manifestazioni di minaccia, di rabbia ed eventualmente di attacco nei confronti di un animale della stessa o di diversa specie o addirittura di un oggetto qualsiasi. (...)
Gli animali fanno uso dell'aggressione sia nelle interazioni con i conspecifici (per esempio, nelle dispute territoriali) sia in quelle con individui di altre specie (per esempio, per difendersi dai predatori).
- L’AGGRESSIVITÀ FRA MASCHI E' LA PIÙ STUDIATA
Secondo il nostro dizionario, le forme di aggressione sono diverse: per esempio, intraspecifica (tra cani) e interspecifica (fra cane ed esseri umani) predatoria, offensiva, difensiva ecc.
In particolare, l'aggressione intrasessuale (cane dello stesso sesso, fra maschi o fra femmine) è la forma di aggressione più studiata e sulla cui base gli etologi hanno costruito i loro modelli motivazionali dell'aggressività.
La comune aggressività fra maschi, quindi, non solo tecnicamente rientra nelle diverse forme di aggressività, ma è addirittura la forma di aggressività più studiata dagli etologi.
4. ADDESTRAMENTO 0 RIABILITAZIONE COMPORTAMENTALE?
E' abbastanza evidente come qui il campo sia rappresentato dalla rieducazione comportamentale che poco o nulla ha a che vedere con l'addestramento.
Non sarà certo l'insegnare al cane il seduto, il terra, la condotta al piede, il riporto o l'attacco lanciato a modificarne le espressioni comportamentali. È una distinzione necessaria.
Piccolo inciso: fare riabilitazione comportamentale non significa “somministrare farmaci", ma sapere come agire su strutture cognitive più o meno profonde, come le competenze sociali ed emotive, o su altri elementi come le motivazioni e i sistemi di credenze.
Esistono diversi veterinari comportamentalisti e istruttori cinofili che fanno della riabilitazione comportamentale il loro lavoro, svolto spesso in modo superlativo.
Ovvero, grazie al loro intervento, i cani cambiano in meglio, diventano più adattabili, sereni e più felici insieme alle loro famiglie. Sì, allora, all'addestramento ma senza coercizione.
Ci sono tantissimi addestratori impegnati in differenti discipline, dal retrieving all'obedience, dall'agility al soccorso in acqua e tra macerie. I loro cani si divertono un mondo, sono pieni di salute e sprizzano gioia da tutti i pori mentre lavorano.
Ci sarà anche chi fa agonismo in utilità e difesa senza usare violenza e coercizione. Queste persone fanno un lavoro utile ed eccezionale.
Addestratori, educatori, istruttori in riabilitazione comportamentale e veterinari comportamentalisti non sono figure in antitesi, ma complementari. Nessuna di esse ha più valore di un'altra.
5. Sei punti per capire meglio l'aggressività
1. È NELL'ETOGRAMMA DEL CANE
L'aggressività è perfettamente contemplata nell'etogramma del cane
2. NON ÈUNA PSICOSI
Ciò vuol dire che è normale, non rappresenta una psicosi, ma ciò nonostante potrebbe costituire un problema per una persona che ogni giorno deve portare il cane al parco
3. AGGRESSIVITÀ INTRASPECIFICA
Se un cane ringhia o minaccia un altro cane, si tratta di “aggressività intraspecifica", non di “semplice ostilità fra maschi"
4. DIVERSI LIVELLI DI INTENSITÀ
Possono esserci certamente livelli di intensità diversi, dal semplice abbaiare e mostrare i denti, all'avventarsi su altri cani, cercare di morderli o provocare seri danni.
5. DIVERSI LIVELLI DI PERICOLOSITÀ
Ci sono livelli di pericolosità differenti, a seconda della taglia del cane (il morso di un Jack Russell è diverso da quello di un Pastore Tedesco), del tipo di morso (graffia? pinza? trattiene? scuote?), dal controllo esercitato dal cane durante il morso, dal target (chi morde? bambini, anziani, cuccioli o adulti?) e da altri fattori come la prevedibilità o l'imprevedibilità delle aggressioni
6. DIPENDE DAL CONTESTO
L'aggressività può essere considerata un problema psichico quando è usata fuori contesto o in modo inadeguato allo stesso (è normale che tu ti difenda allontanando un cane, non lo è se mordi in modo incontrollato, provocando grossi danni, in risposta alla sola presenza pacifica di un altro cane) e quando manca apprendimento, ovvero il comportamento non si adatta, ma permane nel suo schema rigido e maladattivo, nonostante l'esposizione a esperienze che in soggetti normali costituirebbero un buon ambiente di apprendimento.