Non c’è dubbio, la gelosia è un’emozione con una componente culturale. Almeno per quanto riguarda gli esseri umani.
Se ne parla, si discute e ogni popolo e ogni società hanno una concezione diversa di questo sentimento che unisce e divide le coppie.
Per gli occidentali, il comportamento di un marito di fede islamica è per certi versi egoistico e possessivo, mentre forse lui ci definirebbe insensibili e senza cuore, guardando alle non poche coppie “libere” della contemporaneità.
Se tra differenti gruppi sociali umani esistono simili difficoltà, per quanto riguarda gli animali è in un certo senso più semplice.
La gelosia non è solamente un sentimento umano: secondo gli scienziati la gelosia esiste ed è molto diffusa anche tra gli animali.
Nei gatti gioca un ruolo fondamentale. Vediamo perché…
1. Esperienze domestiche. La scienza parte da qui...
In natura, i concetti di “giusto” e “sbagliato” perdono gran parte del senso che hanno per noi e i fenomeni si osservano con più oggettività.
Lo stesso avviene valutando la gelosia, che secondo gli etologi esiste eccome, descritta nella letteratura scientifica su scimpanzé, orche marine ed elefanti e dimostrata con evidenza soprattutto in determinate specie.
Pensiamo che un pappagallo non permette neppure al coniuge di avvicinarsi al “proprietario preferito”.
In generale, tutti gli animali che si accoppiano per la vita, come i lupi e molti uccelli, sono suscettibili in modo particolare alla gelosia, forse perché investono molto sul partner. I gatti, in genere, non creano coppie durature, eppure la gelosia gioca un ruolo importante tra le loro emozioni.
Infatti, uno studio condotto dagli psicologi dell’Università del Western Illinois ha scoperto che il 79 per cento dei proprietari di gatti riscontra segni di gelosia nel proprio amico. Sono in pochi a mettere in dubbio la gelosia del gatto.
A dare i primi input per ricerche su questo tema complesso che riguarda l’emotività dei piccoli felini sono state le più banali situazioni quotidiane, come il turbamento che vediamo tutti noi negli occhi dei nostri compagni di avventure quando dedichiamo le nostre attenzioni a qualcun altro, che sia umano o anch’esso felino.
In diversi studi l’etologo Jeffrey Moussaieff Masson, facendo riferimento a episodi riscontrati nel rapporto con i propri gatti, parla di un sentimento molto diverso da quello umano e racconta:
«Di notte, alla mia gatta Minnalouche piace infilarsi sotto le coperte e accoccolarsi accanto a me.
So solo che, in qualunque momento accada, nel giro di un paio di minuti (di solito meno) Moko, ovunque sia nascosto, intuisce che Minnalouche mi si è avvicinata e fa la sua apparizione sotto le coperte.
Non soffia e non spinge, ma lei recepisce subito il messaggio e smette di fare le fusa all’istante e nel giro di qualche minuto se ne va.
Mi piacerebbe sbirciare sotto le coperte per vedere l’occhiata che le lancia Moko (o la sua presenza è sufficientemente eloquente?). Minnalouche non litiga e non dà mai l’impressione di arrabbiarsi con me o con Moko.
È gelosia o si tratta di una regola di etichetta felina che Moko e Minnalouche comprendono e che io ignoro? Moko non ne è infastidito, è solo determinato nel fare sì che Minnalouche si allontani.
Non vuole il posto per sé: non appena lei se ne è andata, si allontana pure lui, immagino soddisfatto della buona riuscita dell’operazione».
2. Un’emozione profonda. Gelosia sintomo di intelligenza
I gatti appartengono a una specie differente e per noi sarà sempre impossibile avere l’assoluta certezza di che cosa sia per loro l’esperienza della gelosia.
Quello che è certo e che ci interessa per capire meglio i nostri amici è che si tratta di un riflesso emotivo profondo e complesso. Che cosa significa?
Che, a differenza della rabbia, della pace, della paura e di tutta la gamma vastissima delle emozioni legate al piacere, essere gelosi significa fare “valutazioni” all’interno di un percorso mentale leggermente più lungo e complicato.
Pensiamoci bene. Arrabbiarsi, per i gatti, è una reazione immediata a un’aggressione o a una paura; è una reazione ben determinata ed estemporanea legata a una sensazione fisica o a un impatto momentaneo.
Essere gelosi di qualcuno significa invece calcolare o quantomeno avvertire la possibilità di una futura mancanza. E significa, ancora prima, concepire in qualche modo il concetto di possesso.
Può essere che, lungi dal fare grandi percorsi di ragionamento, cosa che sarebbe alquanto stupefacente, i gatti siano semplicemente infastiditi dal rumore e dallo scompiglio che minacciano le loro consuetudini.
Anche in questo caso, però, il legame risulterebbe tutt’altro che banale, testimoniando ancora una volta l’incredibile potenziale intellettivo del gatto.
3. Mai da soli e l'ostentata gelosia del gatto
- Meglio soli? Niente affatto
Il gatto non è un animale da branco, ma questo non significa che ami stare completamente solo.
I piccoli felini, in natura, vanno a caccia da soli e per questa pratica sono stati sempre additati come animali solitari e indipendenti, quasi avulsi da qualunque contesto sociale.
In realtà, alla luce delle ultime ricerche sull’argomento, soprattutto da quando la civiltà li ha inseriti in un ambiente domestico nel quale sembrano trovarsi molto bene, si possono considerare quasi con certezza animali tutt’altro che solitari.
Con l’influenza sempre più attiva dell’uomo, insomma, il gatto ha aumentato la sua socialità. In alcuni casi nascono amicizie profonde anche con animali selvatici o cani.
Spesso a generare disturbi comportamentali come graffi eccessivi, bisogni fuori luogo e atteggiamenti molesti è proprio una profonda sofferenza della solitudine.
Tuttavia, la vita in casa per ovvi motivi limita gli incontri e, se molto positiva in un senso, chiude un po’ gli orizzonti del micio nel quale tende ad acuirsi l’indole gelosa e possessiva.
Per evitare di avere un gatto ai limiti della sociopatia sarebbe utile permettergli di confrontarsi con il mondo esterno dandogli accesso a un balcone e magari permettendogli di incontrare, anche in condizioni protette, qualche suo simile.
- L’uomo nasconde la gelosia. Il gatto la ostenta!
In realtà, ogni azione di un gatto geloso esprime gelosia: mentre noi ci arrabattiamo in goffe scene mirate a occultare le nostre debolezze più profonde per poi magari esplodere nella più clamorosa delle scenate, il piccolo felino non cerca di nasconderla.
A volte noi esseri umani non siamo nemmeno in grado di riconoscere e definire quello che proviamo perché il linguaggio che fa da tramite tra quello che “proviamo” e quello che sappiamo di noi talvolta rende tutto più difficile, portandoci a essere indecifrabili perfino a noi stessi.
A tutti è capitato di vedere persone di pessimo umore, imbronciate e astiose, aggirarsi furibonde per casa senza un motivo, fino a quando, pian piano, il perché non diventava chiaro.
Per i gatti invece non c’è folgorazione: il loro stato emotivo ce lo sbattono in faccia... senza pietà.
Allora capita che ci voltino le spalle, che ci guardino con aria minacciosa e si allontanino o che rinuncino al cibo per farci capire che proprio quella “mancanza di stile” nei loro confronti non l’hanno gradita.
4. Gatti tra gatti, gatti tra umani
Che cosa succede se a confrontarsi con il micio sono solo esseri umani?
Quello che nella maggior parte dei casi si può verificare è quel fenomeno chiamato “sostituzione interattiva” per cui un micio comincia a relazionarsi a noi come se fossimo gatti.
Ci chiede di giocare, di comunicare, ma per forza di cosa l’esito potrebbe frustrarlo perché... non potremo mai essere gatti!
Soprattutto se la nostra vita, come quella di tutti, è fatta di impegni e lavoro, finiremo per lasciare solo il gatto tante ore e questo non è mai positivo per il micio. Potrebbe innescare fenomeni depressivi o molesti e in alcuni casi anche forme di aggressività.
Quando i gatti sono due, il tempo senza padrone è molto meno noioso: che insieme giochino o si stringano l’uno all’altro, che si curino il pelo a vicenda o bisticcino, in compagnia, potremmo dire, la vita è certamente più “sana”, sotto il profilo psicologico.
La situazione si fa più complicata se i gatti sono tre, perché c’è il rischio che due di loro facciano “squadra” contro il meno socievole, stressandolo. È una cosa che succede spesso persino tra i fratellini di una stessa cucciolata.
Ma il problema si può evitare cercando di unire con intelligenza tipologie di gatto differenti: una personalità dominante potrebbe vivere bene accanto a mici tolleranti, meglio se del sesso opposto.
Gatti tolleranti e pacati andranno d’accordo con tutte le tipologie, mentre sarebbe meglio evitare di accostare gatti molto timidi ad animali impulsivi ed egocentrici o ad altri esemplari a loro volta timidi: rischierebbero di non entrare mai in contatto e di isolarsi sempre di più.
5. Gerarchia fra gatti e cosa fare se il nostro micio è geloso
- Gerarchia fra gatti
Anche se non assistiamo a evidenti lotte di potere, di solito c’è sempre qualcuno che domina sull’altro.
Questa distribuzione dei ruoli è normale e dobbiamo intervenire solo se il dominante è molesto e il gatto subordinato è sempre sotto stress.
Come individuare il dominante? Alle ciotole è il solo a scegliere da quale mangiare e gli altri mici devono ripiegare su quello che resta. Il dominante ha diritto a occupare il suo posto preferito in poltrona anche se c’è già un suo simile. L’altro, solitamente, si alza subito e se ne va.
Se due gatti stanno nella stessa stanza e si guardano fissi, uno si volta e si allontana; se la “postazione-coccole” in grembo a noi è già occupata, il dominante la reclama strusciandosi e facendo mille moine finché il micio subordinato non libera spontaneamente il campo.
Capita che i mici giovani litighino anche per misurare le proprie forze, rientra nell’ordine delle cose. Spesso, tra animali sterilizzati, finisce in qualche zampata dispettosa o in qualche morsetto fastidioso.
Poco dopo, i due duellanti potrebbero già dormire stretti l’uno accanto all’altro sul divano. Non preoccupiamoci finché si tratta di una volta ogni tanto, ignoriamoli.
Capita che facciano baruffa anche per mostrarsi forti ai nostri occhi, in nostra assenza può essere che non accada mai.
- Il nostro micio è geloso? Ecco che cosa fare
La casa, per il gatto, è il nucleo del territorio, che per istinto deve difendere dai simili estranei.
Solo quando il titolare del territorio ha registrato che il nuovo arrivato non costituisce una minaccia, a poco a poco la sua avversione si placa.
Durante l’inserimento di un nuovo compagno, quindi, dobbiamo preoccuparci che al vecchio gatto non manchi niente, né cibo né attenzioni, che i rituali consolidati restino invariati e che mantenga le stesse prerogative.
All’inizio potrebbe ignorare il nuovo arrivato, poi imparerà un po’ alla volta a sopportarlo e alla fine riconoscerà i vantaggi della vita a due e sarà felice di avere un compagno di gioco e di coccole.
Di solito le femmine difendono la casa con più veemenza dei maschi, ma in generale i gatti di casa, che grazie alle cure umane non devono preoccuparsi del cibo o di altro, imparano in fretta che un nuovo arrivato in casa non rappresenta un pericolo.
In genere i maschi diventano in fretta buoni compagnoni, mentre le femmine tengono maggiormente le distanze e reagiscono in maniera più capricciosa.