Il cane è considerato il “miglior amico dell’uomo” e come tale viene spesso considerato parte della famiglia.
Non basta però esprimere verso l’animale un senso di affezione per essere sicuri di procurargli benessere, ma bisogna essere a conoscenza delle sue esigenze specie specifiche ed etologiche in modo da non incorrere nell’errore di umanizzare l’animale.
Decidere di avere un cane è una scelta importante che rende il proprietario responsabile per lui.
Il proprietario deve conoscere quali sono i parametri di scelta di un cucciolo, come educarlo, come alimentarlo e come curarlo, tutto al fine di rispettare il suo benessere.
Sono i dettagli a fare la differenza, nel bene e nel male, e questo vale anche per la convivenza con il cane, la creatura più variegata e specializzata che ci sia…. oltre che la più irresistibile.
Ma qual è il cane giusto per me? Ecco una guida per una scelta più consapevole!
1. Si tratta di una scelta di vita
Un cane è un cane, certo. Ma le sue declinazioni sono davvero tantissime e le differenze a livello comportamentale non sono di poco conto, anzi.
Le oltre 350 razze riconosciute dalla FCI e dall'Enci spesso hanno alle spalle secoli di selezione umana mirante a privilegiare alcune doti a scapito di altre e questo lungo lavoro di genetica ante litteram, perché di questo si tratta, ha dato frutti molto diversi l'uno dall'altro.
Ecco perché è fondamentale conoscere almeno a livello generale le prerogative delle diverse tipologie prima di prendere un cane: si tratta di una scelta di vita, non di un capriccio.
E per di più è una scelta che coinvolge non solo noi stessi ma anche la nostra famiglia. Non ultimo, questa scelta cambierà per sempre anche la vita del cane.
Una bella responsabilità, non c'è dubbio. Per affrontarla al meglio, proviamo a utilizzare un poco di etologia minima indagando sulle caratteristiche generali della diverse tipologie di cani.
Scopriremo che, spesso, l'influenza della selezione per determinati compiti piuttosto che per altri emerge nettamente in diverse circostanze della vita quotidiana dei nostri amici, il che può aiutare molto a capire chi sia il partner più adatto a noi e al nostro stile di vita.
Una premessa essenziale: siamo umani, quindi influenzati in modo drastico dal nostro senso più importante che è la vista. Ecco perché tendiamo quasi sempre a scegliere ciò che ci piace a scapito di ciò che è più adatto a noi. E questo vale anche per il cane che vogliamo.
Ma non può essere solo l'estetica a decidere, poiché nel vasto mondo canino la “forma" e la "funzione" vanno di pari passo e non è detto che ciò che appaga il nostro occhio sia anche adatto alle nostre possibilità ed esigenze.
Quindi, la raccomandazione è di cercare un compromesso tra il "bello" e il "possibile": con tante razze a disposizione non è difficile.
2. Cani da pastore: riservati a chi li fa lavorare
L'attributo "da pastore" indica in realtà due tipologie diverse di cani: i conduttori e i grandi guardiani.
Per fare un esempio, il Pastore Scozzese è un conduttore, il Pastore Maremmano-Abruzzese è un guardiano.
E si tratta di tipologie davvero molto distanti sotto svariati aspetti. Qui parliamo dei conduttori, cioè dai cani selezionati per guidare greggi e/o mandrie al pascolo e per gestirle in fattoria.
Tutti i conduttori sono caratterizzati da grande velocità e reattività, spesso tradotta in comportamento predatorio, verso gli stimoli ambientali, pecore certo ma anche qualsiasi altra cosa che si muova, inclusi podisti, gatti e altri animali, biciclette, bimbi che corrono...
Idem per i rumori: in genere a questi cani non sfugge alcuna onda sonora nel raggio di centinaia di metri. Altra caratteristica tipica dei cani conduttori è l'enorme energia psicofisica. Sono fisicamente quasi instancabili e hanno intelligenza molto elevata.
Entrambe le risorse devono tassativamente essere impegnate su base quotidiana, ne va della loro serenità e anche di quella di chi li accoglie in casa propria.
Sotto il profilo affettivo, sviluppano un attaccamento molto forte verso la famiglia ma sono letteralmente devoti a colui che offre loro le opportunità di sfogo appena citate.
Questi, se degno, cioè rispettoso della sensibilità notevole tipica di questi cani, sarà elevato al rango di leader ma attenzione: il ruolo del cane dovrà essere quello di partner cui il leader affida compiti importanti. In caso contrario, il cane si sentirà sottovalutato e ne soffrirà molto.
Impegnativi dunque? Decisamente sì e proprio per questo non adatti a chi non abbia tempo e volontà per fare attività sportive e lavorative con loro.
Ozio e noia sono la peggior maledizione che possa toccare a un cane da conduzione. Le conseguenze sono delle peggiori: iperattività, distruttività, abbaio nevrotico, automutilazione, depressione, aggressività.
Il loro comportamento: le attività adeguate
Il ritratto appena tracciato indica chiaramente cosa possiamo attenderci dai cani conduttori a livello comportamentale. In genere, tutte le loro azioni sono rapide e lo stesso le reazioni.
Anche a livello emotivo, questi cani sono rapidi nell’entusiasmarsi per qualsiasi attività e anche nel deprimersi, se frustrati o trattati duramente.
Una manifestazione aggressiva sarà sempre fulminea, con morsi rapidi e ripetuti ma quasi sempre solo con la parte anteriore della bocca.
Tipiche le cosiddette “ pinzate", cioè morsi lievi in punta di incisivi, utilizzati in origine sui garretti delle pecore riottose ma anche sugli arti di esseri umani, per le più svariate ragioni.
L’enorme carico di energia psicofisica che li anima, l’elevata capacità di apprendimento e il desiderio di rendersi utili li candidano perfettamente a qualsiasi attività, dagli sport cinofili ai compiti socialmente utili come il soccorso su macerie o la ricerca di persone scomparse. Se non lavorano, questi cani soffrono molto.
3. I difensori: preziosi ma... non per tutti
Rispetto per esempio ai cani da pastore, in genere i grossi cani da guardia e difesa sono meno reattivi.
O meglio, tra loro la maggioranza ha tempi di reazione inferiori rispetto a un cane da conduzione ma si tratta di una "lentezza" assai relativa.
Se a un Border Collie, per esempio, una foglia che rotola in giardino spinta dalla brezza difficilmente sfugge, a un grosso molossoide forse non sfugge ma di certo raramente interessa.
Però, se lo stimolo in questione cambia e invece di una foglia rotolante ci mettiamo uno sconosciuto che attraversa il giardino... allora la faccenda si fa più interessante, per il guardiano. E alcuni di questi cani sono molto veloci, se motivati.
Altri invece, per ragioni di stazza e metabolismo, per esempio i grandi mastini, si attivano lentamente ma, una volta in allerta, possono essere molto veloci, molto più di noi, sulle brevi distanze.
Altri ancora, per via di una chiara nevrilità di fondo, sono decisamente attivi e fulminei.
Dunque, la scelta di un cane di questo genere implica una buona raccolta di in formazioni preventive per capire chi stiamo portando a casa con noi e impostare di conseguenza il rapporto e la gestione più adatti alle caratteristiche di selezione.
Un Dobermann è assai diverso da un Boxer, a sua volta ben differente da un Rottweiler che, di nuovo, poco ha a che spartire con un Dogue de Bordeaux o un Mastino Napoletano.
Ma tutti loro sono stati selezionati per la guardia e la difesa attiva. E le loro doti, assai preziose, impongono però buona competenza e capacità di gestione, per evitare guai.
Il loro comportamento: inclusione, controllo e rispetto
Spesso i cani da guardia, soprattutto di grossa taglia, vengono relegati all’esterno della casa, nella convinzione che cosi facciano meglio il loro lavoro e, non di rado, perché non sono amati come meritano e per questo tenuti isolati rispetto al resto della famiglia. Due errori gravi.
La territorialità, già elevata in queste razze, tende ad aumentare seriamente: se il cane ha rapporti sociali scarsi o nulli, tutta la sua devozione si sposterà verso il territorio, unica cosa che gli è rimasta.
Inoltre, un cane lasciato all’esterno è facile da neutralizzare per chi abbia cattive intenzioni. Molto più difficile, per un criminale, entrare in casa se il cane lo attende all’interno...
Bisogna poi considerare che, quasi sempre, si tratta di cani estremamente affettuosi e bisognosi di contatto e coccole da parte della loro famiglia e privarli di questo è un torto imperdonabile.
4. I cani da caccia: tantissimi, diversi e da conoscere
L'aggettivo "da caccia" nasconde molte sfaccettature e specializzazione assai diverse.
Ciò nonostante, possiamo senz'altro affermare che quasi tutti i cani da caccia sono dotati di un notevole olfatto, in alcuni casi superiore anche a quello del progenitore selvatico, e di notevole interesse verso la selvaggina.
Il che ci informa subito sul fatto che necessitano di un buon "richiamo", perché non si perdano rapiti dalle tracce sul terreno in aperta campagna.
Interessante notare che molti di questi cani, e in particolare quelli da "ferma" come il Setter Inglese o il nostro Bracco Italiano, sono decisamente sensibili ma, a differenza per esempio dei cani da conduzione, spesso altrettanto sensibili se non di più, i cani da caccia "classici" mostrano in genere una minore reattività e un rarissimo utilizzo dei denti come valvola di sfogo dello stress.
In altre parole, la mordacità dei cani da ferma, da cerca e da riporto in particolare è mediamente molto bassa.
Lo stesso non vale, invece, per i cani da tana, cioè i Bassotti e quasi tutti i Terrier, ma è logico: selezionati per infilarsi in bui cunicoli sotterranei e stanare per esempio una volpe o un tasso, e spesso lottare senza quartiere, non possono certo essere particolarmente "pacifisti"...
Vale a dire che in questi cani non è certo la docilità a essere stata premiata, semmai il suo contrario.
Ciò non significa che non siano partner fantastici anche loro, sia chiaro, ma a differenza delle altre due tipologie da caccia citate esigono in genere un po' più di pazienza e di attenzione nell'educazione.
I Terrier in particolare, spesso richiedono anche più movimento e gioco rispetto alle altre tipologie indicate.
Il loro comportamento: dipende molto dalla specializzazione
Scegliere un cane da caccia come compagno di vita può essere magnifico, perché molti di loro sono davvero dotati di un carattere docile e dolce.
E in effetti, Labrador e Golden Retriever, per esempio, che sono cani da riporto per la selvaggina di penna, sono tra le razze più apprezzate ovunque, Italia compresa, come cani da famiglia.
Ma a seconda del tipo di caccia per cui sono stati selezionati, il loro comportamento cambia. I cani da “ferma” e da “cerca”, per esempio il Pointer e il Cocker Spaniel Inglese, sono generalmente poco “abbaioni”, perché altrimenti la selvaggina si spaventerebbe.
Viceversa i cani da seguita, per esempio Beagle o Segugio Italiano, hanno voce potente e la usano spesso, se eccitati, perché sul lavoro gli serve per indirizzare la muta e il cacciatore verso la preda che stanno seguendo.
Caratteristiche utili da conoscere anche per la convivenza.
Tutti i cani da caccia, inclusi quelli da tana, sono però dotati di energia notevole e hanno bisogno di sfogarla regolarmente, per essere tranquilli a casa. Altra cosa da ricordare.
5. Cani da compagnia. Attenzione a non sottovalutarli: non sono soprammobili
E' la tipologia più recente tra tutte. Il cane come amico e nient'altro, infatti, è una creazione sostanzialmente moderna, almeno come scelta "di massa".
Avere un cane senza uno scopo pratico era un lusso, fino a un secolo or sono circa, perché mantenerlo senza qualcosa in cambio era un costo che pochi potevano permettersi.
Oggi, invece, il numero dei cani scelti soltanto come compagni è sempre più in crescita, non senza qualche contraddizione se il tipo di partner scelto ha una specializzazione (i Retriever sono gli esempi più classici di tale problema).
Se, invece, la selezione porta ad adottare una razza "da compagnia", di solito le cose sono più semplici. Ma non sempre...
Esaminando il Gruppo 9 FCI, quello che include appunto i cani da compagnia, incontriamo senz'altro razze nate esclusivamente per tale compito, come il Carlino o il Chihuahua, quest'ultimo molto popolare ormai.
Altre, invece, sono entrate a far parte di questa categoria arrivando, però, da un passato più attivo. Il caso più eclatante è il Barbone che, un tempo, era considerato eccellente cane da caccia per il lavoro in acqua.
Il gruppo dei Bichon, che include anche il nostro Bolognese, ha le sue più antiche origini in cani utilizzati per eliminare i topi sulle navi e nei porti del Mediterraneo, dunque cani attivi e determinati, un tempo.
Si potrebbe continuare ma lo scopo di queste righe è far notare che, spesso, un cane "da compagnia" è anche vivace, intelligente e volenteroso e non un soprammobile.
Una vita di ozio completo non è adatta neppure a questa tipologia di cani, perché sono cani, appunto.
Il loro comportamento: più soft ma hanno esigenze da rispettare
Un buon cane da compagnia, se ben allevato e ben trattato, di solito è molto disponibile e molto socievole, con rari esempi di comportamenti difficili da gestire, salvo quando i proprietari o gli allevatori li inducono.
Un caso classico sono i piccoli cani che vengono privati delle necessarie occasioni di socializzare con i loro simili per timore che vengano aggrediti da cani più grandi: la preoccupazione è comprensibile ma spesso il risultato è la desocializzazione dei piccoli che non riescono più a farsi capire dagli altri cani e non di rado hanno atteggiamenti aggressivi da paura.
Altri problemi possono verificarsi se i proprietari trattano questi cagnolini come “ bambini”, cosa che accade spesso, vezzeggiandoli continuamente e inibendo i loro comportamenti naturali.
In questo modo si creano facilmente cani “viziati”, abituati a ottenere sempre tutto e, per questo, piuttosto “antipatici” a livello sociale.