13 febbraio 1866. Doveva essere una giornata qualsiasi per la piccola cittadina di Liberty, in Missouri, ma non fu così.
Alle due del pomeriggio, paludati in lunghi soprabiti blu dell’esercito nordista, otto uomini provenienti da diverse direzioni entrarono nella via principale della città e si diressero verso la sede della Clay County Savings Association Bank.
Era una banca di proprietà di ex ufficiali unionisti e rappresentava un bersaglio anche simbolico per i suoi assalitori, ex-appartenenti a milizie irregolari confederate. La rapina fu di semplice esecuzione.
Due degli otto banditi entrarono nell’ufficio e finsero di svolgere delle operazioni, poi puntarono le pistole sugli impiegati e si fecero consegnare poco più di 100 mila dollari, parte in contanti e parte in titoli di Stato.
Usciti, se la diedero al galoppo assieme ai complici, rimasti fuori a controllare la situazione. Per aprirsi la strada spararono a casaccio, intimorendo la gente per strada, ma uno di quei colpi andò purtroppo a segno.
A terra, colpito mortalmente, restò un ragazzo: George Wymore. Forse aveva riconosciuto uno dei banditi e fu ucciso per questo motivi, o forse si trattò di una pura fatalità. La rapina fece grande scalpore, perché era la prima a una banca americana portata a termine in tempo di pace.
La banda, che si sarebbe riunita più tardi, era composta da Jesse James, da suo fratello Frank, dai tre fratelli Younger e da tre complici: Bill Chadwell, Clell Miller e Charlie Pitts.
Da quel giorno, la fama del bandito Jesse James, che all’epoca aveva solo 19 anni, cominciò a percorrere le piste del West, fino ad approdare alle note di una celebre ballata incisa nel 1924 da Bascom Lamar Lunsford, e poi cantata anche da Woody Guthrie, Van Morrison e Bruce Springsteen.
Difensore dei diseredati o spietato fuorilegge? Su Jesse James, irriducibile sudista e indefesso rapinatore di banche e treni, si è detto di tutto, anche che non fosse morto.
Nel bene o nel male, rimane uno degli indiscussi protagonisti del grande West. Scopriamo insieme la sua vera storia.
1. Un uomo del suo paese
Grazie alla canzone "Jesse James" incisa nel 1924 da Bascom Lamar Lunsford, e poi cantata anche da Woody Guthrie, Van Morrison e Bruce Springsteen, un assassino rapinatore di banche e treni si è trasformato in una sorta di Robin Hood, eroico e generoso, pronto ad aiutare chiunque ne avesse bisogno.
Nella ballata, infatti, ricorre la strofa «rubava ai ricchi e donava ai poveri, aveva mano, cuore e cervello; amico del povero, non lasciava mai nessun uomo nel dolore, non sottraeva mai a donne e bambini».
Oggi sappiamo che Jesse Woodson James, nato nella contea di Clay, in Missouri, il 5 settembre 1847, non era un paladino della libertà e degli innocenti. Si trattava invece di un criminale scaltro, legato agli Stati secessionisti del Sud e alla loro ribellione, per nulla interessato alla giustizia sociale.
Non ci sono prove che abbia diviso il bottino con i più deboli o con persone che non facessero parte delle sue bande. Fu invece un feroce guerrigliero sudista durante la Guerra civile e maturò una profonda avversione nei confronti dei vincitori unionisti, che furono le vittime preferite della sua lunga carriera criminale.
È vero, invece, che Jesse fu legatissimo alla sua famiglia e al retaggio del Sud, e spesso agì con la complicità della gente del luogo, che lo vedeva come un vendicatore dei torti perpetrati dagli speculatori del Nord.
Alla fine, però, il suo destino fu quello di diventare uno dei massimi pericoli pubblici dei ricostituiti Stati Uniti d’America, e costantemente nel mirino dell’Agenzia Pinkerton, che dava la caccia ai grandi criminali in tutti gli Usa.
Jesse James, suo fratello Alexander Franklyn, detto “Frank” e la sorella Susan Lavenia erano figli del reverendo battista e commerciante di canapa Robert S. James, morto nel 1850 mentre esercitava la propria missione tra i cercatori d’oro della California.
La madre, Zerelda Elizabeth Cole, dopo la morte del marito si risposò due volte, la seconda con il dottor Reuben Samuel, da cui ebbe altri quattro figli.
La famiglia James, di simpatie sudiste e schiaviste, abitava in un territorio in cui gli effetti della Guerra civile avevano portato alla nascita di feroci gruppi di guerriglieri da entrambe le parti: i Bushwhackers secessionisti e i Jayhawkers unionisti erano responsabili di numerosi eccidi e stragi.
Nella foto sotto, la famiglia di Jesse James (lui è il primo a sinistra).
2. Da guerrigliero a fuorilegge
Il primo fuorilegge della famiglia fu Frank.
Dopo aver combattuto tra i ribelli nella battaglia di Wilson Creek, nel 1861, si unì ai guerriglieri confederati di William C. Quantrill e conobbe Coleman Younger, che in seguito si sarebbe arruolato nell’esercito confederato con il grado di capitano.
Nel frattempo, il giovane Jesse assisteva alla quasi impiccagione del patrigno da parte di un gruppo di nordisti a caccia di ribelli, che a lui riservarono colpi di frusta. Anche la madre e la sorella vennero arrestate e furono vittime di soprusi durante la detenzione.
Fu per questi motivi che Jesse decise di unirsi, a sua volta, ai ribelli di Quantrill. Frank fu sospettato di aver partecipato al massacro di 200 abolizionisti nella città di Lawrence, nel Kansas.
Più tardi, probabilmente, partecipò insieme a Jesse alla strage di Centralia, nel Missouri, dove 24 soldati unionisti, disarmati, furono fucilati per ordine del sanguinario William T. Anderson, luogotenente di Quantrill.
A guerra terminata, Jesse, che si era già arreso, fu gravemente ferito da una pattuglia di soldati nordisti. Lo curò la cugina Zerelda Amanda Mimms, che diversi anni più tardi sarebbe divenuta sua moglie.
Nel Missouri, prostrato dalla guerra e diviso tra antischiavisti repubblicani, conservatori democratici e confederati secessionisti, gli ex combattenti erano incapaci di adattarsi alle nuove condizioni socio-politiche e si trasformarono in fuorilegge.
Dopo i fatti di Liberty, dove si contò un morto innocente, fu la volta di Richmond, città dove le azioni scellerate dei James causarono tre vittime, tra cui il sindaco. I nomi dei fratelli James cominciarono a passare di bocca in bocca.
La situazione era talmente grave che lo Stato del Missouri chiese protezione all’agenzia investigativa privata di Allan Pinkerton, destinata a diventare la più acerrima nemica della banda James-Younger.
Nel 1868, i criminali rapinarono la Nimrod Long Bank di Russelville, nel Kentucky. Nonostante la reazione dei cittadini, che si dimostrarono capaci di rispondere al fuoco, i malviventi si dileguarono con il bottino, tornando in attività l’anno successivo a Gallatin, nel Missouri, con un’azione che fece una vittima tra i cassieri della banca.
La strategia di James rimase la stessa lungo tutta la sua carriera: alternava colpi consistenti a lunghi periodi di inattività, prendeva contatto con la stampa filoconfederata, sostenendo la propria innocenza e faceva filtrare messaggi di resistenza al governo unionista, per garantirsi l’appoggio dei secessionisti.
Nacque, così, la reputazione di eroe popolare, che gli risultò utile a lungo, spingendolo (grazie alle protezioni che poteva garantirsi) a compiere rapine in istituti bancari di Iowa, Texas, Kansas e Virginia, per poi passare agli assalti a treni e diligenze.
Nella foto sotto, Jesse (a destra) con il fratello Frank e, alle spalle, le rispettive donne.
3. Inseguiti dalla Pinkerton
I detective della Pinkerton, dapprima ripetutamente beffati dall’elusività della banda, divennero con il tempo sempre più insidiosi nel tendere le loro trappole, con esiti spesso drammatici.
Nel frattempo, il numero di rapine della banda James-Younger aumentava, e al gruppo si affiliarono altri due fratelli Younger: John Harrison e Robert “Bob” Ewing. Crebbero anche gli assalti a treni e diligenze.
Celebre fu il deragliamento del convoglio Chicago-Rock Island Pacific, che si rovesciò a Adair, nello Iowa; altrettanto famosa la rapina alla diligenza di Hot Springs, in Arkansas, in cui si verificò il leggendario episodio della restituzione di un orologio d’oro, da parte di Cole Younger, a un passeggero che aveva dichiarato la sua fede sudista.
Nel 1874, Frank e James convolarono a nozze, rispettivamente, con Annie Ralston e Zerelda Mimms, “festeggiando” il duplice matrimonio con l’assalto al treno della Kansas Pacific Railroad, a Muncie, che fruttò un bottino di ben 60 mila dollari.
La banda stava provocando pesanti danni economici allo Stato del Missouri e gli agenti Pinkerton intervennero risolutamente. L’esito fu drammatico: uno di loro, John Wicher fu ritrovato cadavere, crivellato di colpi in un fosso.
Altri due agenti, Louis G. Lull e James Wright, incontrarono casualmente Jim e John Younger: ne nacque una sparatoria che si risolse con la morte dei due agenti e del più giovane degli Younger, mentre Jim si dileguava.
Nel 1875, una spedizione di agenti Pinkerton assalì la fattoria dei James, lanciando nell’edificio una bomba incendiaria che provocò la morte di Archie Samuels: fratellastro dei James e ritardato mentale, aveva solo 10 anni.
Nello stesso episodio, la madre perse un braccio. Un vicino di casa, unionista, che pare avesse favorito l’assalto, fu ritrovato cadavere qualche giorno dopo. Ma questo giovò alla banda perché l’opinione pubblica si spostò dalla loro parte, considerandoli “vittime” innocenti, prese di mira solo perché dichiaratamente sudiste.
Nella foto sotto, Jesse James ritratto a 27 anni come un azzimato signorotto del Sud. Era ancora all’apice della sua “carriera”, amato dalla gente. Nulla lasciava presagire il drammatico destino che gli si preparava.
4. Catastrofe a Northfield
L’Agenzia Pinkerton dovette desistere dalla caccia, per non trasformare i fuorilegge in martiri a opera della stampa.
La banda James-Younger ne approfittò per mettere a segno altre rapine e assalti. La fortuna, però, non poteva durare all’infinito.
Il punto d’arresto fu lo sciagurato colpo del 1876 alla First National Bank di Northfield, nel Minnesota. Quel tragico 7 settembre, i banditi, forse ubriachi, furono notati da alcuni cittadini, che si armarono per affrontarli.
In banca entrarono Jesse, Frank, Bob Younger e Charley Pitts; fuori li aspettavano Cole e Jim Younger, Clell Miller e Bill Chadwell. Un cassiere cercò di bloccare i malviventi, dicendo che la cassaforte era a tempo, ma si guadagnò una pallottola mortale.
Fuori scoppiò l’inferno: una pioggia di fuoco scatenata dai cittadini costrinse alla fuga i rapinatori, lasciando a terra, cadaveri, Clell Miller, Bill Chadwell e un malcapitato commerciante svedese.
I banditi erano in fuga, ma gli Younger, feriti in modo più o meno grave, non potevano reggere la corsa a cavallo e i due James li abbandonarono al loro destino per puntare verso il Tennessee.
Cole e i fratelli furono inseguiti per diversi giorni e poi stretti d’assedio presso Mankato: Charley Pitts perse la vita nello scontro a fuoco e i suoi compagni, crivellati di colpi, furono costretti alla resa. Jim fu colpito ben cinque volte, mentre Cole addirittura undici.
I due supertiti furono condannati al carcere a vita, da scontare nella prigione di Stillwater, dove Bob morì di tubercolosi nel 1889. Jim e Cole, dopo 25 anni di reclusione, furono rilasciati nel 1901 e finirono a fare i venditori di pietre tombali. Colto da depressione, Jim morì nel 1902. Cole, ormai redento, visse onestamente fino al 1916.
I due fratelli James (foto sotto), invece, fecero perdere le loro tracce per tre anni, poi tornarono a colpire i treni con una nuova banda: nel 1879 a Glendale, nel 1881 a Winston, poi ancora a Glendale, in quello che fu il loro ultimo colpo.
5. Morte per mano di un vile
Frank sembrava averne abbastanza di quella vita, ma Jesse, con una taglia di 25 mila dollari sulla testa, insisteva per preparare altri spettacolari assalti.
Per la sua nuova impresa scelse come complici i fratelli Charley e Robert Ford.
Non sapeva, tuttavia, che costoro erano già stati avvicinati dal governatore Crittenden perché eliminassero, una volta per tutte, il pericoloso criminale.
Il 3 aprile 1882, dopo aver pranzato tutti assieme a casa dei James, i due rimasero soli con Jesse in camera da letto: mentre lui dava loro le spalle, intento a raddrizzare un quadro alla parete, Robert Ford lo freddò con un colpo di pistola alla nuca, sparato con una Colt 45 placcata in argento e dal manico di madreperla che la vittima stessa gli aveva donato.
Uno dei più micidiali pistoleri del West si fece beffare da un “signor nessuno”. Oppure fu una messa in scena? Qualcuno cominciò a sospettarlo, ipotizzando che il bandito avesse finto la propria morte per ingannare la legge.
Ad ogni modo, il corpo del bandito fu tumulato nel cortile della sua fattoria e poi spostato nel cimitero di Kearney.
Charley Ford morì suicida, minato dalla droga. Robert Ford, bollato come “codardo”, visse altri 10 anni, sbarcando il lunario con spettacoli che mettevano in scena il suo gesto omicida. Aprì poi un saloon in Colorado, dove morì assassinato.
Quanto a Frank James, si consegnò alle autorità nel 1882: subì vari processi, dai quali uscì assolto. In seguito, divenne guardia del corpo di Theodore Roosevelt, in corsa per la presidenza.
Negli ultimi anni di vita si esibì in circhi itineranti sul West assieme a Cole Younger. Morì nel 1915 e fu sepolto nel suo ranch.
Nella foto sotto, Robert Ford, l’uomo che si assunse il rischioso compito di assassinare Jesse James (forse per conto dell’agenzia Pinkerton, che aveva fallito più volte la cattura del bandito).