Sono in grado di avvertire in anticipo l’arrivo di terremoti, di fiutare cellule tumorali e di scovare esplosivi nascosti.
Gli animali sono in grado di captare cose che noi umani non riusciamo in alcun modo a percepire.
Scopriamo la spettacolare ricchezza delle capacità che si sono evolute in natura.
1. I loro sensi sono più sviluppati
Amatrice, 26 agosto 2016, ore 3:36. Il silenzio di una notte stellata viene squarciato da un boato. È la voce del terremoto: una scossa di magnitudo 6.0 butta giù tutto.
Case, vite e speranze. Un testimone, giorni dopo, racconta di aver presagito che stesse per accadere qualcosa semplicemente osservando lo strano atteggiamento del proprio cane.
“La sera prima grattava la porta, voleva uscire di casa. Poi annusava l’aria e guaiva senza sosta”.
Sono in molti a sostenere che gli animali siano in grado di percepire in anticipo i terremoti. Tra i casi accertati scientificamente c’è quello avvenuto vicino l’Aquila, cinque giorni prima del sisma del 2009.
La ricercatrice Rachel Grant dell’Open University di Milton Keynes, impegnata a studiare una colonia di rospi, rimase letteralmente a bocca aperta quando si accorse che quasi tutti gli anfibi erano scappati dalle pozze che avevano colonizzato.
L’ipotesi più verosimile è che i rospi avessero avvertito l’arrivo del sisma perché qualcosa – presumibilmente la composizione chimica dell’acqua – doveva essere cambiato nello stagno.
Il 4 febbraio 1975, in Cina, nella città di Haicheng, la popolazione fu evacuata perché, nelle ore antecedenti un terremoto di magnitudo 7.3, le mucche erano diventate isteriche, i polli non volevano più entrare nei pollai e i serpenti si erano svegliati dal letargo.
Non si diede retta invece alle singolari manifestazioni degli animali nel 2004 quando uno tsunami, provocato da un violentissimo terremoto che ha avuto come epicentro la costa nord- occidentale di Sumatra, ha devastato Sri Lanka, Indonesia, Maldive, Thailandia e India provocando più di 200mila vittime.
Si dice, infatti, che poco prima, gli elefanti barrissero e corressero verso le zone più elevate, i cani non volessero uscire di casa e i fenicotteri abbiano abbandonato le loro aree di
riproduzione.
Secondo gli scienziati una spiegazione esiste: terremoti ed eruzioni vulcaniche sono preceduti da vibrazioni del terreno e da bombardamenti di ultrasuoni di frequenza così bassa da non poter essere percepiti da orecchio umano, ma da molte specie sì.
Diverse poi sono in grado di sentire l’odore dei gas sotterranei che si sprigionano prima di un cataclisma. Questi sono solo alcuni esempi delle straordinarie capacità degli animali. Talvolta, imparare a conoscerle può salvarci la vita.
Nel 2009, cinque giorni prima del terremoto a l’Aquila, una colonia di rospi comuni ha lasciato i propri stagni (foto sotto). Una delle ipotesi è che gli anfibi avessero avvertito che la composizione dell’acqua era cambiata.
2. Cani dottori
La scienza l’ha capito quasi trent’anni fa. Nel 1989 un dalmata di nome Trudi iniziò ad annusare un neo che la padrona, Gill Lacey, aveva sulla gamba.
Lo fece per mesi e non smise neanche quando era coperto dai vestiti. Si accaniva contro quella macchia scura, arrivando persino a cercare di morderla.
La ragazza finalmente si decise a farsi visitare e scoprì di avere un melanoma (un tumore della pelle) in fase iniziale. Si operò e tutto finì per il meglio.
L’episodio fu riportato sulla prestigiosa rivista medica inglese The Lancet, ma creò inizialmente solo qualche curiosità e molto scetticismo. Da allora, però, gli episodi si sono moltiplicati.
Nel 2001 accadde a un uomo che da 18 anni era afflitto da un eczema. Un giorno il suo labrador prese ad annusare con insistenza la macchia: si era trasformata in un tumore maligno della pelle. Un altro cane ne percepì uno al polmone del padrone.
Una volta rimosso chirurgicamente egli smise di agitarsi e dimostrarsi ansioso quando stava vicino a lui. Tre mesi dopo l’intervento ricominciò a manifestare gli stessi comportamenti. Il proprietario si recò nuovamente in ospedale e così i medici si accorsero che era in atto una recidiva della malattia.
Semplici coincidenze o leggende metropolitane? La risposta l’ha data un team di studiosi californiani della Clinica Pine Street di San Anselmo che ha confermato che i cani, con i loro 225mila recettori olfattivi (l’uomo ne possiede solo 20mila), hanno un olfatto molto più sensibile di quello umano (almeno 100mila volte).
Non esistono nasi più abili sulla faccia della Terra! Essi riescono a percepire le sostanze volatili specifiche (VOCs) rilasciate dai tumori, anche in minime concentrazioni. Questi composti vengono prodotti dal cancro stesso e sono presenti nelle urine, nell’espirato e a livello cutaneo o ematico di una persona colpita dalla malattia.
Nel corso del tempo si sono moltiplicati gli esperimenti, via via più strutturati e complessi, per applicare le straordinarie doti canine alla scienza medica. A Philadelphia, negli Stati Uniti, è nato addirittura il centro di addestramento per “cani dottori”.
Si chiama Penn Vet Working Dog Center: qui insegnano ai quattrozampe, fin da cuccioli, a individuare la presenza di cellule tumorali nei polmoni, nella vescica, nella prostata e al seno, fiutando campioni di plasma sanguigno. Anche in Italia non mancano esempi importanti di questo tipo di ricerca.
Uno studio coordinato da Gianluigi Taverna, responsabile della sezione di patologia prostatica dell’istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano), in collaborazione con il centro militare veterinario di Grosseto, ha infatti dimostrato che i nostri amici a quattro zampe sarebbero in grado di riconoscere il tumore della prostata con una precisione superiore al 97 per cento.
Protagoniste di questa ricerca (poi pubblicata sul Journal of Urology) sono state due femmine di pastore tedesco che hanno ottenuto questo straordinario risultato fiutando un campione di urine di ben 900 persone.
Sempre made in Italy è il progetto ideato dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, in collaborazione con l’Università Statale e la Onlus Medical Detection Dogs Italy, chiamato “Se ti fiuto ti aiuto” per riuscire a stabilire una diagnosi precoce del tumore ai polmoni con l’aiuto di due pastori belga, un dobermann, un bassotto e due meticci.
Avremo quindi presto cani dottori in corsia? Lo scopo di questi studi è in realtà quello di riuscire a creare un naso artificiale da utilizzare in futuro in svariati ambiti, da quello medico all’individuazione di esplosivi e droghe.
3. Gli altri eroi
Ma i cani non sono gli unici animali utilizzati dalla ricerca medica per scovare i carcinomi.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos One, racconta come i piccioni (Columba livia), che hanno un buon sistema visivo, siano stati addestrati a riconoscere la presenza di cellule tumorali nelle immagini delle biopsie di tessuto mammario già analizzate precedentemente con i normali strumenti medici: la loro “diagnosi” raggiunge un grado di accuratezza dell’80 per cento.
Combinando i risultati, i ricercatori hanno raggiunto una precisione del 99 per cento sulla presenza o meno di cellule tumorali nelle immagini dei tessuti.
Molto utile per la ricerca medica si è dimostrato anche Caenorhabditis elegans, una specie di nematode (vermi piatti): gli scienziati giapponesi Takaaki Hirotsu e Yoshimi Sonoda della Kyushu University di Fukuoka hanno scoperto che sono attirati dalle cellule tumorali del cancro al colon presenti nelle urine.
Il ratto gigante del Gambia (Cricetomys gambianus), invece, ha un olfatto così sviluppato da essere in grado di percepire i microbatteri della tubercolosi nella saliva. Ogni anno vengono diagnosticati circa 9 milioni di nuovi casi di TBC nel mondo.
Un quarto di questi sono in Africa, dove si registra la più alta percentuale di morti. Per questo la diagnosi tempestiva è fondamentale per scongiurare il peggio.
In Paesi come la Tanzania, dove non è possibile usufruire di tecniche di analisi moderne e costose, questi ratti vengono usati per individuare possibili pazienti che sono sfuggiti al test tradizionale. I roditori, posti davanti a una griglia di campioni di saliva, si fermano ad annusare ripetutamente il campione del paziente che ha contratto la malattia.
Questo metodo mostra una percentuale di successo nel 70 per cento dei casi. L’addestramento di ciascun ratto dura circa nove mesi e si conclude se riesce a superare un test: se a fronte di 30 campioni, di cui 8 positivi, riesce a identificarne correttamente almeno sette, può “andare in corsia”.
Gli animali vengono spesso utilizzati anche per scovare gli esplosivi. Lo stesso ratto gigante del Gambia riesce a trovare le mine e viene impiegato in molti Paesi devastati in passato dalle guerre come l’Angola, il Mozambico, il Vietnam e la Cambogia.
Piccolo e leggero (pesa 1,5 chilogrammi), può camminare sui terreni minati senza rischiare di saltare in aria e riesce a percepire l’odore del tritolo persino se è sepolto 20 centimetri sotto terra. Quando lo rileva punta il muso in aria o gratta il suolo. A quel punto può ricevere una lauta ricompensa: una nocciola o una banana.
Anche delfini e tursiopi, arruolati nelle file dell’US Navy Marine Mammal Mine Hunting System, vengono utilizzati nel pattugliamento dei porti di Paesi a rischio per identificare e segnalare mine e bombe subacquee.
Una volta fiutata la mina, la marcano con un dispositivo che rilascia una boa galleggiante che permette ai militari di trovarla e disinnescarla. Sono addestrati persino a inseguire eventuali sub intrusi e attaccare sulle loro bombole il dispositivo con la boa, per segnalarne la presenza.
4. Ritorno a casa
Ma, per avere una dimostrazione di quanto siano straordinari gli animali, non è certo necessario vederli all’opera negli ospedali o nei teatri di guerra.
Basta una semplice constatazione. Come fanno cani, gatti e persino pappagalli ad anticipare il rientro a casa dei loro padroni?
Il biologo Rupert Sheldrake, che da anni conduce negli Stati Uniti ricerche sull’argomento, è convinto che si tratti di una forma di telepatia.
A sostegno della sua tesi ha analizzato 580 casi di cani che riuscivano a prevedere l’arrivo dell’amato proprietario dieci minuti prima o più e ne ha evidenziato gli esempi in cui era difficile che ciò fosse determinato dal riconoscimento del rumore della vettura piuttosto che dalle abitudini orarie. In linea di massima però gli scienziati sono scettici e propendono ad attribuire questo fenomeno ai sensi affinatissimi (udito e olfatto) dei nostri amici di casa.
Resta il fatto, però, che sono in grado di captare cose che noi umani, che ci ergiamo così tronfi al di sopra di tutte le specie, non riusciamo minimamente a percepire. È la conferma che il regno animale è uno straordinario mondo da conoscere e da salvaguardare.
E noi che siamo le “scimmie nude” di questo Pianeta abbiamo l’onore e l’onere di farlo.
“Anche senza ricorrere alla magia”, scrisse il celebre etologo Konrad Lorenz, “le creature viventi ci raccontano le storie più belle, cioè quelle vere. E in natura la verità è sempre assai più bella di tutto ciò che i nostri poeti, gli unici autentici maghi, possono anche soltanto immaginare”.
Mettiamoci quindi in ascolto. Con l’umiltà e la gratitudine di chi può guardare da vicino uno spettacolo meraviglioso.
5. Animali “inventori” (materiali, tecnologie e soluzioni innovative spesso prendono spunto dalla natura)
La tecnologia ha cambiato il mondo, ma spesso le grandi innovazioni si sono ispirate al regno animale. E anche in futuro le 1 cose non cambieranno.
Per esempio, ricercatori dell’università di Stanford hanno scoperto che per muoversi meduse e lamprede non spingono l’acqua dietro di loro ma la “aspirano” verso se stesse.
L’individuazione di questo nuovo modo di spostarsi all’interno dei fluidi potrebbe essere decisivo per lo sviluppo di veicoli sottomarini di nuova generazione che farebbero a meno di un (inquinante) propulsore tradizionale.
Sempre alle meduse è ispirato Robojelly, un robot realizzato dall’Università del Texas e dalla Virginia Tech che, come l’invertebrato planctonico, si muove sott’acqua e si alimenta in modo automatico e autosufficiente, utilizzando i gas di idrogeno e ossigeno del mare.
La Defense Advanced Research Projects Agency (DaRPa) ha realizzato, invece, quello che può essere considerato un vero e proprio adesivo palmare, costituito da una microstruttura di polimeri, che verrà utilizzato da arrampicatori umani affinché possano letteralmente attaccarsi a pareti lisce come fanno i gechi.
La straordinaria capacità di queste piccole lucertole di arrampicarsi ovunque è dovuta alla microscopica struttura delle loro dita munite di lamelle appiccicose, ognuna delle quali raggruppa mezzo milione di sottili peli che, a loro volta, si dividono in migliaia di filamenti piatti visibili solo al microscopio elettronico.
Proprio questi ultimi consentono una presa forte e solida che viene interrotta quando l’animale piega le zampe inclinando, così, i filamenti che si staccano e si arrotolano su se stessi.
E, ancora, gli aerei saranno al riparo dai rischi del ghiaccio e i parabrezza saranno liberi dalla condensa grazie a un materiale ispirato al coleottero di Namib.
Messo a punto dall’Istituto di Tecnologia della Virginia (Virginia Tech), il materiale attira l’acqua e la immagazzina su una superficie idrorepellente, come fa questo insetto che abita uno dei luoghi più aridi del mondo, il deserto della Namibia.
Gli esempi che si possono fare sono innumerevoli. La natura è una vera maestra. Basta osservarla con attenzione!