Il nostro cervello, si sa, è una vera e propria macchina, in grado di farci muovere, pensare e provare sentimenti.
Un sistema complesso e grandioso, ma non infallibile: basta poco, infatti, per ingannare la nostra mente.
Come? Con le illusioni visive: immagini che il nostro occhio vede in un certo modo e il cervello elabora in maniera errata.
Sono centinaia le figure che ingannano la nostra mente, come spiega un esperto, Carlo Faggi, illusionista di professione e autore del libro Illusionarium, il grande luna park della mente.
«Spesso si sente dire che l’occhio è come una macchina fotografica che scatta immagini e le invia al cervello attraverso il nervo ottico. In realtà il compito dell’occhio è di informare il cervello attraverso un codice di segnali nervosi che i centri cerebrali interpretano, traducendoli in rappresentazioni di oggetti. Il nostro cervello, quindi, interpreta le informazioni che riceve dagli occhi rispetto alle esperienze, alle conoscenze e alle abitudini, non solo in base a come si presentano».
Non tutto è come appare e chiunque può essere ingannato da un’immagine. Non lo credete possibile? Mettetevi alla prova, cercando di andare oltre all’apparenza di queste figure e poi leggete i commenti degli esperti.
1. L'immagine che si muove e la figura ambigua del cavaliere
- Fissate quest’immagine in un punto preciso, perché si muove?
L’effetto è impressionate. I serpenti rotanti creati dal professore di psicologia Akiyoshi Kitaoka girano se fissati a lungo.
È la luminosità che convince il cervello a vedere l’immagine in movimento.
L’alternanza degli elementi colorati produce una variazione della luminosità che provoca l’attivazione di specifiche aree cerebrali, in particolare l’area “medio temporale”, che tipicamente sono attive quando guardiamo vari oggetti in movimento.
In altre parole: una zona più luminosa viene elaborata più velocemente dal sistema visivo rispetto a una zona più scura, per cui esistono tempi differenti d’elaborazione dell’immagine.
L’attenta combinazione di colori e luminosità, come viene presentata in questa immagine, fa percepire, in frazioni millesimali di secondi, prima le zone chiare e poi quelle scure e, così, con queste oscillazioni oculari, sembra che l’immagine si stia muovendo.
- Il cavaliere sta andando via o sta venendo verso di noi?
Si tratta di una figura ambigua, la silhouette del cavaliere a cavallo fornisce poche indicazioni sull’effettiva direzione di movimento.
Poiché entrambe le interpretazioni, d’allontanamento e d’avvicinamento, sono ugualmente plausibili, il cervello è indeciso tra quale sia la corretta e quindi alterna le due percezioni.
A prima vista ci è sembrato di vedere il cavaliere andare o venire, soffermandoci poi sulla domanda nel titolo, abbiamo iniziato ad alternare le due visioni.
2. Scegliere la casella più scura e capire un testo illeggibile
- È più scura la casella A o B?
Nella scacchiera creata da Edward Adelson dell’Istututo di tecnologia del Massachusetts, le caselle A e B sembrano di tonalità diverse: la A grigio scuro e la B più chiara.
Provate a mascherare con dei foglietti i quadratini intorno ad A e B, cosa vedete? Che A e B sono dello stesso colore.
Che cosa ci ha ingannato? Il nostro cervello è impegnato a determinare il livello di grigio dei due quadrati A e B in funzione di due aspetti.
Il primo, definito contrasto locale, si basa sul fatto che il quadrato A è circondato da quadrati chiari, mentre B da quelli scuri. Per contrasto con gli elementi vicini, il quadrato A viene visto più scuro, mentre il quadrato B più chiaro.
Il secondo aspetto riguarda il fatto che il nostro cervello ha appreso per esperienza che le ombre, come quella prodotta dal cilindro verde, tendono a scurire un oggetto, motivo per cui interpreta il quadrato B come più chiaro di quello che fisicamente è.
Il cervello evita la fatica di analizzare attentamente la tonalità e non assegna il valore cromatico in base alle informazioni ricevute dagli occhi, ma in base al posto che i quadratini occupano.
- Riuscite a leggere il testo colorato?
Provate a leggere velocemente il testo qui sotto che, a prima vista, sembra proprio illeggibile.
Vi accorgerete di non avere alcuna difficoltà a interpretare in modo corretto il testo perché, come spiega l’illusione stessa, l’importante è che la prima e l’ultima lettera delle parole siano al posto giusto.
Si tratta di un altro esempio che evidenzia la natura costruttiva delle nostre percezioni che funziona per approssimazione. Il cervello interviene completando le informazioni che giungono imperfette.
In questo caso, la conoscenza della lingua italiana fa trascurare l’inesattezza della grafia della parola e nella nostra mente si attiva un meccanismo di compensazione che fa leggere la parola in modo corretto.
3. Indovinare i volti da immagini capovolte e indovinare la dimensione di due sigarette
- Chi riconoscete nella foto qui sotto?
Date un’occhiata all’immagine di Justin Bieber. Che cosa vedete?
Semplicemente il volto del cantante ruotato al contrario. Giusto? Sbagliato.
Provate a guardare la stessa foto in fondo... ma capovolta. Non è più Bieber ma una figura mostruosa.
Perché succede questo? Abbiamo una speciale area del cervello che è preposta all’analisi dei visi, con lo scopo di riconoscere una persona.
Essendo però abituata ad analizzare i volti nel giusto senso, si trova in difficoltà a identificare anomalie in una faccia sottosopra e si accorge delle modifiche solo quando la vede nella normale posizione.
Per questo, secondo alcune ricerche, sembra che le scimmie, abituate a stare appese a testa in giù, non siano sensibili a questa illusione», spiega l’illusionista Carlo Faggi.
Vi state chiedendo cosa ci ha ingannato nell’immagine? Date una seconda occhiata a bocca e occhi: sono in realtà dritti. Per questo il nostro cervello ha inizialmente considerato il volto come normale.
La nostra esperienza ad analizzare i volti inizia dalla nascita, sono gli elementi con cui interagiamo maggiormente nel corso della vita.
Studi sperimentali dimostrano che basta invertire l’orientamento canonico dei volti per abbassare notevolmente la nostra capacità di identificare un viso.
- Qual è la sigaretta più grande?
È sicuramente più grande quella a destra, vero? Armatevi di un righello e sarete smentiti: sono esattamente uguali.
Provate a pensare a due oggetti uguali, per esempio le due sigarette. Se una è vicina e l’altra è lontana la nostra mente ci suggerisce che quella lontana deve essere per forza più piccola.
Se, però, in un’immagine aggiungo degli elementi che il mio cervello interpreta come indizi di profondità, per esempio le linee prospettiche, allora il fatto che le immagini analizzate dalla retina siano di uguale dimensione sarà ricodificato dal mio cervello nel modo più plausibile.
La nostra mente dà maggior credito alle conoscenze prospettiche rispetto alla semplice immagine dell’oggetto.
4. Illusioni instabili
- Vedete il volto di profilo di una giovane donna o di una signora anziana?
Poiché non ci sono precise informazioni in grado di assegnare in maniera stabile il ruolo di oggetto in primo piano a una delle due configurazioni, il sistema percettivo oscilla tra diverse interpretazioni potenzialmente corrette.
Queste illusioni sono anche dette instabili, proprio perché il sistema visivo fluttua in modo spontaneo tra una e l’altra interpretazione.
Quindi all’inizio abbiamo pensato di vedere una sola immagine, poi abbiamo capito che poteva essercene un’altra nascosta e ora, riguardandola, il cervello alterna le due figure, senza sceglierne una come definitiva.
Ma è possibile che il nostro carattere e la nostra personalità possano indurci a vedere un’immagine rispetto a un’altra? Secondo gli studi, si tratta più che altro di fattori legati all’ambiente sociale e culturale che possono modificare la percezione visiva delle illusioni.
Un esempio? Ricerche svolte negli anni Sessanta dimostrerebbero che alcune illusioni geometriche sono percettibili in persone che sono abituate a vivere in ambienti squadrati rispetto a persone abituate ad ambienti più aperti e circolari.
Più in generale, ci sono studi che dimostrano come l’appartenenza a una cultura occidentale o orientale possa modificare le nostre abilità percettive. Non è tutto.
Nella foto sotto vedete il volto di profilo di una giovane donna o di una signora anziana?
- Sulla bottiglia vedete una coppia che amoreggia o alcuni delfini?
Probabilmente una coppia che amoreggia. Un ruolo importante lo giocano l’esperienza e l’età. Ora provate a mostrare l’immagine a un bambino: vedrà solo una serie di delfini.
5. L'illusione visiva sulla bilancia
- Da che parte pende la bilancia?
A prima vista sembrerebbe che la bilancia penda verso destra, in realtà il piatto e il corpo della bilancia sono perfettamente paralleli.
La pendenza è nella nostra mente, non bisogna sottovalutare la forza psicologica prodotta da quel bilancino triangolo a destra», chiarisce l’illusionista Carlo Faggi. E aggiunge:
«Siccome abbiamo imparato che un bilancino ha un peso e che questo ha come conseguenza il fatto che il piatto della bilancia penda verso il basso nel lato dove è presente il peso, questa conoscenza crea un’aspettativa sbagliata».
A volte ci facciamo ingannare semplicemente perché le nostre conoscenze e la nostra esperienza “convincono” il cervello che un’immagine deve essere vista in un certo modo.
Vedere è un processo costruttivo in cui la mente elabora l’interpretazione maggiormente plausibile delle informazioni che riceve dagli occhi e le combina con una serie di previsioni legate alle conoscenze apprese tramite esperienza.
Le illusioni, quindi, sono errori sistematici che il cervello commette quando l’informazione che passa dagli occhi è incompleta, povera di dettagli o ambigua.
Non esiste un’area del cervello deputata ad analizzare le illusioni proprio perché queste immagini producono attivazioni cerebrali simili a quelle prodotte dalla presenza reale di un oggetto.
È la nostra mente che le elabora nel modo che ci sembra più credibile in base alle nostre conoscenze.
- Non vedo l’illusione
Non riuscite a vedere alcune di queste illusioni? Tranquilli, non siete i soli. Non tutte le persone sono soggette alle illusioni con la stessa forza.
Ci sono studi in corso per capire se differenze legate alla capacità di prestare attenzione o di mantenere in memoria le informazioni possano portare ad avere, nel caso delle figure ambigue come quella della giovane donna o del cavaliere, percezioni più stabili nel tempo che riducono, quindi, il fenomeno dell’alternanza, cioè il vedere prima un’immagine e poi l’altra.
Un suggerimento per percepire entrambe le figure: non fissate solo un punto, ma esplorate i dettagli della figura, magari coprendo alcuni elementi.