La ricerca di lavoro è il maggiore problema di questi anni.
La disoccupazione è infatti fonte di stress: da quattro o cinque anni abbondano gli studi che ne mostrano una correlazione con i disturbi d’ansia.
Lo dimostrano i dati in crescita diffusi dall’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) ma anche le Asl: il lavoro dà conferma di essere in grado di stare al mondo.
E aumenta l’autostima in chi è meno sicuro di se stesso. «Conviviamo con la convinzione che l’io ideale sia espansivo, dominante, a proprio agio sotto i riflettori», spiega Susan Cain nel saggio Quiet (Bompiani).
Ma non è così: l’insicurezza non va nascosta, sul lavoro. Dobbiamo imparare ad accettarla. Solo così piaceremo di più perché appariremo spontanei. Anche ai colloqui di lavoro, dove un atteggiamento spavaldo risulta finto e poco gradito ai selezionatori.
Questo insegnamento è utile in un contesto difficile come quello attuale: lo scorso anno in Italia lavoravano un milione e 803mila giovani tra i 15 e i 34 anni in meno rispetto al 2008 e a gennaio di quest’anno il tasso di disoccupazione ha toccato quota 13 per cento, il dato peggiore dal 1977.
I numeri della crisi vengono dalle rilevazioni Istat secondo cui un milione e 800mila persone che hanno perso o non hanno mai avuto un lavoro hanno persino rinunciato a cercarlo. In Europa, l’Italia vanta il primato degli scoraggiati, soprattutto tra i giovani.
Certamente influisce l’inefficienza degli strumenti pubblici per accompagnarli al lavoro, che spinge i meno intraprendenti a restare a carico delle famiglie. Nel giro di dodici anni l’Europa promette 114 milioni di nuovi posti di lavoro.
Se aspiriamo ad averne uno fin da subito, la parola d’ordine è adeguarsi alle novità. Ecco come presentare un video-curriculum, sfruttare la rete di contatti, farsi notare dai selezionatori e cercare un’opportunità all’estero.
1. Hai 20, 30 o 40 anni?
- Hai 20 anni? Vai all’estero
Tuttavia, in Italia ci dimentichiamo dei tantissimi giovani che, anche in tempi di crisi, un lavoro lo hanno trovato a costo di andare lontano da casa.
Secondo uno studio condotto da Anthea Consulting e dal sito Monster.it, su quasi 14mila persone alla ricerca di lavoro, tra i neolaureati e i giovani professionisti italiani solo un 10 per cento circa non è disposto a cambiare città per trovare lavoro.
Più del 20 per cento è pronto a trasferirsi altrove, ma sempre in Italia, mentre il 70 ha capito che è d’obbligo guardare anche oltre confine. In un mercato caratterizzato dalla velocità del cambiamento gli spostamenti sono all’ordine del giorno.
Ottimo quindi guardare all’estero. A patto che anche l’Italia diventi attrattiva per i talenti stranieri. Ma come fare?
Oltre ai contatti personali, una prima risorsa sono i siti specializzati come Jooble.org, un motore di ricerca che scandaglia occasioni in molti Paesi del mondo. Ci sono poi le Ong (Organizzazioni non governative) e le istituzioni internazionali: una guida utile la si trova su carriereinternazionali.com.
Può essere utile anche visitare unjobs.org, dedicato agli incarichi offerti dalle Nazioni Unite, dove lavorano più di 40mila cittadini comunitari.
- 30 anni? Sii più intraprendente
Chi una professione la ha già avviata, dovrebbe imparare a diventare sempre più produttivo. Responsabilizzare i dipendenti rispetto ai risultati prodotti è la chiave.
L’aumento del lavoro autonomo è segno che i nostri giovani sono disponibili a mettersi in gioco. Servono però modelli organizzativi che premino il merito e i risultati.
Per questo, sempre più giovani italiani, invece di continuare la ricerca di un posto fisso irraggiungibile, decidono di reinventarsi. Per esempio con le startup: realtà imprenditoriali giovani, messe in piedi con pochi mezzi con l’obiettivo di crescere in breve tempo.
Queste imprese giovanili (per le quali solo nel 2018 sono stati investiti 112 milioni di euro) hanno quasi raggiunto quota 1.800
unità a marzo 2020 (dati delle Camere di commercio).
Sono gli stessi protagonisti a testimoniare che ce la si può fare. Ad esempio il 19enne Gabriele Cirulli, inventore del gioco online 2048 usato in tre settimane da 9 milioni di persone: fresco di diploma (non si è iscritto all’università e non ha mai compilato un curriculum) è già stato contattato da centinaia di aziende.
«Preferisco buttarmi nel lavoro, dato che le abilità tecniche le ho già», ha detto. Del resto la sua prima pagina web l’ha creata alle elementari. Così sempre più giovani fanno da sé.
L’Italia, Paese delle partite Iva (circa 10 milioni quelle attive), ha oggi uno dei più alti numeri di titolari d’impresa sotto i 40 anni: circa il 20 per cento del totale, secondo i dati Eurostat.
Molti sono orientati verso lavori indipendenti perché ricercano professioni più a contatto con le loro motivazioni, anche se meno stabili. Oggi infatti, dentro le aziende, la condizione psicologica di molti lavoratori è drammatica, tra incertezza e vessazioni.
- 40 anni? Investi nelle relazioni
Quando siamo già dentro il mondo del lavoro dobbiamo investire sulle conoscenze: è il cosiddetto networking, utile comunque a ogni età.
«Chi trova facilmente occasioni di lavoro anche senza cercarle non è fortunato», afferma Richard Wiseman, lo psicologo che per anni ha studiato la fortuna.
«Semplicemente il modo in cui pensa e si comporta gli dà maggiori probabilità di notare e afferrare le opportunità fortuite». E poi ha un atteggiamento aperto verso gli altri.
Tutti noi contiamo su un capitale sociale, ovvero l’insieme delle conoscenze che ci sono utili per raggiungere obiettivi che da soli non potremmo raggiungere.
I contatti occorre coltivarli, anche online: più di un italiano su due cerca lavoro sul web e nel 30 per cento dei casi usa Facebook per mobilitare la propria rete di amicizie come svela una ricerca dell’Università Cattolica di Milano condotta con Adecco.
2. Over 50 e addio posto fisso
- Over 50? Ecco 5 mosse per ricollocarsi
Secondo l’Istat, in Italia sono almeno 700mila gli over 50 senza lavoro: troppo giovani per smettere e troppo anziani per ricominciare facilmente.
I centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro (le ex interinali) possono aiutarli grazie ai career coach, specialisti capaci di creare percorsi di reinserimento.
L’importante è non perdersi d’animo, una capacità che gli psicologi del lavoro definiscono resilienza, la dote, tipica degli sportivi, di trasformare la delusione in una forza propulsiva verso la vittoria futura. Come? Seguendo una precisa strategia.
1. Rivedere la propria carriera. Non si tratta solo di elencare ciò che si è fatto, ma di fare un bilancio delle competenze: ciò che abbiamo imparato a fare bene.
2. Scandagliare il mercato del lavoro. Analizziamo l’offerta sul territorio, cerchiamo di capire che cosa va e che cosa non va, ampliando il raggio di azione a lavori diversi e ad aree geografiche anche non vicinissime. Spesso non conosciamo il nostro territorio e le posizioni che può offrire. Le agenzie per il lavoro, gli uffici provinciali del lavoro, le associazioni imprenditoriali ma anche fiere e convegni ci possono aiutare.
3. Facciamo mente locale su come ci vogliamo presentare e a chi, e per quali professioni. In base a queste riflessioni possiamo riscrivere il nostro curriculum.
4. Informiamoci sulle agevolazioni che i datori di lavoro ci possono garantire in quanto disoccupati: potrebbe essere una buona occasione per essere assunti.
Controlliamo la nostra posizione contributiva per verificare quanti anni ci mancano alla pensione: un contributo a volte non oneroso può permetterci di riscattare gli anni dell’università oppure il servizio militare, accorciando così il periodo che ci separa dalla pensione.
5. Chi perde il lavoro oggi, soprattutto se di profilo medio-alto, deve spesso accettare di vedere una riduzione della propria retribuzione del 15-20 per cento annuo: meglio saperlo per evitare delusioni alla prima busta paga.
- Addio posto fisso
Il contesto più globale, innovativo e orientato allo sviluppo del capitale umano rende infatti l’autonomia e la responsabilità individuale caratteristiche sempre più richieste.
Non possiamo più aspettarci un lavoro che piova dall’alto, magari dallo Stato, e sempre più dovremo considerarci imprenditori di noi stessi. In Italia esiste una tradizione secondo cui la priorità è avere un posto fisso, sicuro, non soggetto alle fluttuazioni.
Essere imprenditori di noi stessi significa invece considerare la nostra professione come parte integrante delle nostre passioni personali. I giovani dovrebbero capire che non esiste più un confine netto tra vita privata e lavorativa.
E poi serve essere disposti a non smettere mai di imparare. Più che le conoscenze in un futuro in cui le tecnologie invecchieranno sempre più velocemente sarà importante la capacità di adattarsi alle novità.
Tuttavia, in un mercato del lavoro non meritocratico come il nostro, dove lo Stato non può più essere generoso come in passato ma non esiste ancora un forte mercato privato in alternativa all’impiego pubblico, molti giovani scendono in piazza per protestare, quando invece potrebbero riscattarsi in altri modi.
Mettendosi più in gioco, inserendosi in contesti umani e professionali meno provinciali e familiari.
Il lavoro del futuro sarà quindi sempre meno vincolato a luoghi e tempi e sempre meno ripetitivo e sostituibile da una macchina: un male per chi non può fare a meno della stabilità contrattuale, ma un bene perché ci garantirà libertà e autonomia e ci permetterà di dare un apporto personale a ciò che facciamo.
Anche se il lavoro dipendente è e sarà ancora predominante ci stiamo spostando verso un modello produttivo post-fordista, dove fabbrica e ufficio non sono più il luogo di lavoro per eccellenza.
Ora manca che le norme sul diritto del lavoro si adattino per garantire ai nuovi lavoratori, sempre più autonomi, i diritti fondamentali.
3. Come evitare di farsi scartare a prima vista
Il curriculum è oggi in parte superato da LinkedIn, ma in molti contesti (concorsi pubblici, ad esempio) è ancora essenziale.
L’importante è renderlo accattivante: mediamente il 40 per cento dei selezionatori dedica alla lettura di un curriculum solo 60 secondi.
Fondamentale quindi farsi notare, curandone l’aspetto. Curriculum e lettera di presentazione forniscono indizi per convincere i selezionatori ad approfondire la conoscenza del candidato.
Ma quali sono le caratteristiche di un cv che spingono i selezionatori a scartarci? Eccole secondo un sondaggio commissionato dal sito CareerBuilder su circa 2.300 responsabili delle risorse umane:
1. Errori di ortografia
2. Termini copiati dall’annuncio a cui si risponde
3. Indirizzo email del candidato sbagliato
4. Mancanza di un elenco di competenze
5. Curriculum lungo più di due pagine
6. Curriculum stampato su carte non bianche
7. Testo troppo fitto
8. Fotocopie di diplomi o attestati non richiesti allegati al curriculum
9. Uso di frasi fatte come “ottime capacità relazionali”
10. Competenze millantate, ma non corrispondenti al vero.
4. LinkedIn e come preparare il video-curriculum
- LinkedIn: il 70% delle imprese lo consulta
Oggi il lavoro si trova sui social network, soprattutto su LinkedIn: almeno il 70 per cento delle imprese italiane lo usa per cercare candidati.
I social infatti permettono un rapporto diretto tra candidati e potenziali datori di lavoro.
Su LinkedIn si può trovare lavoro in molti settori e con diversi livelli di esperienza ed è il più indicato quando si vuole ricoprire una funzione specifica all’interno di un’azienda. Ecco qualche consiglio per usarlo al meglio.
1. Non usate il vostro profilo solo come un luogo dove depositare il curriculum: comunicate con le persone con cui siete in contatto tramite post, messaggi.
2. Compilate il profilo in tutte le sue parti: gli esperti calcolano che un profilo LinkedIn completo al cento per cento incrementa la possibilità di essere trovati da chi potrebbe assumerci del 40 per cento.
3. Usate una foto professionale: meglio una foto in primo piano evitando quelle troppo informali. Seguirà un sommario, 140 caratteri in tutto, sintetico ma descrittivo.
4. Ampliate la vostra rete di collegamenti, almeno qualche centinaio di persone: serve ad avere un bacino al cui interno si possono nascondere le persone che vi interessano.
5. Partecipate ai gruppi, network di cui fanno parte persone con gli stessi interessi professionali che discutono di argomenti specifici.
6. A chi fa parte delle vostre connessioni richiedete di scrivere una segnalazione, cioè un testo in cui si segnalano le vostre competenze a chi potrebbe avere bisogno di voi.
- Come preparare il video-curriculum
Molte aziende e agenzie per il lavoro stanno sperimentando con successo, anche in Italia, il videocurriculum: si chiede cioè ai candidati di presentarsi con un breve filmato, come se fossero davanti al selezionatore.
Più rapido, il sistema permette di mostrare il nostro grado di spigliatezza e la nostra presenza estetica, laddove necessaria. Del resto i casi di videoblogger che da YouTube sono passati a radio, tv e cinema sono sempre più numerosi.
Ecco qualche consiglio per realizzarlo.
1. Se non siamo abituati a creare filmati, facciamoci aiutare, almeno le prime volte, da qualcuno minimamente esperto: il rischio altrimenti è di creare un montaggio o una ripresa troppo poco professionali, dando così di noi un’immagine poco allettante.
2. Personalizziamo il nostro canale YouTube: un nome adeguato e tutti i nostri dati, come facciamo su LinkedIn.
3. Scegliamo uno stile di montaggio: o privilegiamo le parole oppure le immagini che illustrano esperienze e competenze.
4. Se il lavoro che cerchiamo è pratico, possiamo usare il videocurriculum per mostrarci all’opera. L’importante è usare un montaggio veloce e non dilungarci nelle spiegazioni.
5. Usiamo i social network per far circolare il nostro filmato: indichiamo il link sul nostro blog o sito personale, profili Facebook, Twitter o LinkedIn.
5. Così cambierà il mercato del lavoro in Europa nei prossimi 12 anni
«Chi vuole difendersi dai robot deve puntare su lavori nei quali l’essere umano ha ancora un grosso vantaggio sulle macchine: quelli che richiedono empatia, creatività, capacità di negoziazione»: lo scrive Erik Brynjolfsson della Mit School of management (Usa) nel saggio The second machine age.
Nei prossimi 12 anni si apriranno infatti solo in Europa 114 milioni di posizioni al ritmo di 9,5 milioni l’anno, come mostrano i dati del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop).
«Metà dei lavori di oggi sparirà nel giro di vent’anni», fa notare Erik Sherman sul sito di Aol, la multinazionale Usa dei mass media. Il motivo è semplice: nei prossimi vent’anni verrà automatizzato il 45 per cento dei lavori oggi esistenti negli Stati Uniti.
A sparire per primi saranno quindi i lavori ripetitivi, sia manuali (operai generici) sia intellettuali (inserimento dati o amministrazione di basso profilo, ad esempio).
La conseguenza è che i nuovi lavori dovranno essere remunerati in base alla qualità che ciascun lavoratore sarà in grado di portare al proprio lavoro, non più in termini di ore lavorate.
Ecco le aree in cui nasceranno nuove occasioni di lavoro:
1) - Settore: Ambiente
- Tipologia di lavori:
Nell’arco dei prossimi 7 o 8 anni sono previsti un milione di nuovi posti nel settore della sostenibilità e delle energie verdi. Le offerte di ecolavori sono già oggi concentrate soprattutto in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.
- Professioni richieste:
∗ Progettisti di impianti fotovoltaici
∗ Addetti al montaggio di pannelli fotovoltaici
∗ Capicantiere
∗ Ingegneri ambientali
2) - Settore: Tecnologie informatiche
- Tipologia di lavori:
Le aziende oggi cercano professionisti con formazione umanistica abbinata a competenze digitali. I professionisti sono quindi dei tecnici capaci di occuparsi anche di marketing e comunicazione.
- Professioni richieste:
∗ Esperti di marketing applicato alle vendite online
∗ Informatici esperti di posizionamento dei siti sui motori di ricerca (Seo)
∗ Esperti di internet capaci di monitorare la reputazione online di persone e prodotti
3) - Settore: Salute
- Tipologia di lavori:
L’aumento dell’età media della popolazione rende alta la domanda di assistenza sanitaria. La figura più richiesta è l’infermiere professionale.
- Professioni richieste:
∗ Infermieri professionali
∗ Tecnici di radiologia medica
∗ Fisioterapisti
∗ Professionisti della riabilitazione