A parole tutti vorremmo cambiare qualcosa nella nostra vita: relazioni che non vanno, rapporti di lavoro difficili, figli che ci fanno arrabbiare…
Ma non sappiamo da dove iniziare. E quando ci sforziamo di far andare le cose come vorremmo, sembrano addirittura peggiorare.
Occorre cambiare prospettiva: niente è statico dentro di noi, tutto è in continuo mutamento. Il corpo si rinnova in ogni istante, ogni mattina rinasciamo nuovi.
Da dove arrivano i problemi allora? Non dall’esterno, ma dalla mentalità in cui siamo immersi: è il modo in cui guardiamo il mondo a creare la nostra realtà.
Se la mente non è fluida, non accompagna il mutamento, ma si fissa dentro pregiudizi, eccessi di senso del dovere, adesione totale a ruoli (il bravo papà, la brava moglie, la figlia perfetta) e a regole assorbite dal passato, la vita si complica e anche questioni semplici, che potremmo affrontare come occasioni di evoluzione, diventano motivi di stress e sembrano muri insormontabili.
Ecco perché quello che conta davvero non è sforzarsi di cambiare l’esterno, “sistemare le cose che non vanno” in base a una mentalità che è già superata, ma è ripulire il nostro sguardo: affidarsi a un atteggiamento mentale più naturale e spontaneo.
Per cambiare la mentalità che ci rende stanchi e stressati serve flessibilità e apertura mentale e per ottenerle non occorrono grandi cambiamenti: bastano piccoli gesti, azioni semplici che ti fanno vedere le cose da altri punti di vista. Due sono le finalità da tenere sempre in mente. Una è liberare la mente dalle incrostazioni, dai giudizi, dai sensi di colpa, dalle aspettative.
Far entrare un po’ di aria pulita. L’altra è imparare quella che gli orientali chiamano “azione pura”. Facciamo ogni giorno tante azioni che non sono davvero “nostre”, sono dettate da circostanze e paure. Sono azioni stressanti, che ci portano lontani da noi stessi. L’azione pura va diretta al fine, non ci stanca, ci fa star bene, purifica la mente e tonifica il corpo.
Potenzialmente tutte le azioni che facciamo nella giornata, anche quelle più minute, possono diventare “pure” e quindi agire come un vero e proprio farmaco. Come diceva il saggio indiamo Nagarjuna: «Perfezione non è pregare mentre tagli le patate.
Perfezione è tagliare le patate, e nel farlo non fare altro». La felicità non sta in improbabili trasformazioni che ci portino via da qui, ma sta nell’essere qui in modo nuovo, qualsiasi cosa stai facendo. Non serve insomma “mettere a posto le cose che non vanno”, occorre piuttosto imparare a fare le stesse cose in modo diverso, essendo presente e consapevole.
Stare con quello che c’è senza cambiare niente, senza voler correggere niente, ma guardando e percependo. Così “ci sei” e a quel punto i cambiamenti avverranno naturalmente.
La disposizione d’animo che favorisce l’azione pura è l’abbandono: la nostra capacità di non fare resistenza nei confronti della vita, ma di rivolgerle un completo “sì”. Solo affidandoci, la vita ci porterà dove dobbiamo davvero andare. Ecco 5 piccole azioni che ti migliorano la vita!
1. Stai nel vuoto - Liberi dai pensieri mezz’ora ogni giorno
I problemi si risolvono meglio a mente vuota, perché solo così inneschi l’intuizione, l’attività psichica che porta alla luce le capacità più profonde, che trova soluzioni impensabili e vede anche ciò che non è immediatamente evidente.
Purtroppo non siamo abituati a fare il vuoto, crediamo sia una perdita di tempo e che solo pensando e ripensando ne verremo a capo.
Così i pensieri diventano calamite: attraggono la tua attenzione e poi ti bloccano dentro un groviglio mentale fatto di domande, commenti, dubbi, risposte e nuove domande...
Ogni programma mentale o rimuginio ti porta lontano dall’adesso, cioè dal solo luogo in cui esisti.
Tutto accade ora e soltanto ora: questo momento è ricco di opportunità, incontri e intuizioni a patto che resti “qui”, dove ti trovi, e non solo con il corpo, ma con tutta la tua presenza.
Solo se fai il vuoto emergono gli istinti, il fiuto, le capacità innate.
COME FARE
Basta mezz’ora al giorno da dedicare a non fare nulla: l’importante è che quel nulla... sia fatto bene! Trova un luogo tranquillo, chiudi gli occhi e inizia l’esercizio.
• Spostati sui sensi
Mentre il fiume di pensieri scorre, tu inizia a spostare l’attenzione sulle sensazioni fisiche: cerca di percepire la vitalità del corpo, annusa, ascolta i rumori intorno a te, guarda gli oggetti. Immagina di indossare il tuo corpo come si fa con un guanto. Il corpo ti aiuterà a tornare nel presente.
• Fai caso ai pensieri
Devi avvertire “le chiacchiere mentali” di troppo. Immagina una musica di sottofondo che ti accompagna durante tutta la giornata a cui di colpo presti attenzione: tu non sei quei pensieri, ma il loro ascoltatore.
• Lasciali sfumare come onde
Quando sei presente al fluire del rumore mentale, osservalo come se fosse lo scorrere di un fiume di persone. Se cerchi di arginarlo ti ritroverai in un’altra trappola: quella di “pensare che non devi pensare!”.
2. Accorgiti di te - Tieni il diario delle emozioni insolite
Quando pensiamo troppo ci allontaniamo da noi stessi e perdiamo di vista cosa proviamo e cosa vogliamo. Tutto diventa routine.
Ma ciò che guardi ti determina: se guardi sempre il solito scenario, anche tu diventi simile a quello scenario: ecco la noia, lo stress, l’insoddisfazione, il non-senso.
Ma in te c’è tanto altro, sei tu che non lo vedi. Se guardi il nuovo, esci dalla routine e rigeneri il cervello.
Invece di arrovellarti nel cercare soluzioni razionali ai problemi, chiediti: «Oggi cosa ho scoperto? Quali intuizioni ho avuto? Che emozioni particolari ho provato?».
COME FARE
Ogni giorno porta con te un piccolo quaderno e prendi nota di tutte le volte in cui qualcosa di diverso dal solito si affaccia in te. Questo ti aiuta ad accorgerti che nella vita non è affatto “sempre tutto uguale” e a sintonizzarti con la frequenza intuitiva del cervello. Cosa può emergere? Vediamolo assieme.
• Emozioni improvvise.
Senza un motivo sgorgano dall’interno emozioni incontrollabili come la felicità, la paura, la malinconia. Non giudicarle: sono segnali interiori, non elementi di disturbo. Colorano la giornata. Se vuoi, scrivi ognuna con il colore più appropriato e assorbi le sensazioni che ti portano.
• Brutti pensieri.
Irrompono pensieri aggressivi e rabbiosi? Non temerli o scacciarli: l’istinto ti segnala che stai dicendo troppi “sì” a cose che non ti piacciono.
• Sensazioni di pelle.
Davanti a una persona provi un senso di fastidio o una sensazione di familiarità e simpatia? Fidati dei tuoi sensi.
• Strane percezioni.
Entri in una stanza e capti una tensione nell’aria quasi palpabile. Forse qualcuno ha appena litigato? Occorre essere prudenti? Ascolta i suggerimenti del tuo fiuto.
3. Ritrova l’essenza - Svuota l’armadio dai vestiti che non metti
Tutti sappiamo cosa sono i fossili: resti di organismi vissuti milioni di anni fa giunti fino a noi grazie a circostanze particolarmente fortunate.
Ma esistono anche dei “fossili viventi”: specie animali che non si sono evolute eppure hanno resistito in specifiche nicchie ecologiche.
Ecco, certi modi di essere, certi pensieri acquisiti, certe regole di vita sono come fossili viventi: li abbiamo “indossati” come vestiti anni fa, magari perché imparati in famiglia quando eravamo piccoli, ma ormai noi siamo cambiati... loro no, e continuano a condizionarci la vita.
Abbiamo fatto tanto per emanciparci, per tirare fuori capacità e qualità, e quei “fossili emotivi” risvegliano insicurezze, timidezze, paure che non hanno più senso.
Eliminarli aiuta a ritrovare ciò che conta. Come fare? Con un gesto simbolico, un rituale che ci aiuta a voltare pagina.
COME FARE
Apri l’armadio e osserva tutti i tuoi vestiti. Facilmente noterai che alcuni li senti tuoi, altri sono lì ma nemmeno tu sai perché. Sono vestiti che non ti rispecchiano più.
Li tieni perché ti ricordano un periodo? Oppure li tieni perché ti sentiresti in imbarazzo a metterli ma dici: forse un giorno serviranno, forse verrà l’occasione?
Questi abiti sono la materializzazione di tutti i fossili emotivi che ti frenano. Alcuni sono scappatoie, alibi mentali che ti bloccano dall’immergerti veramente nella vita: sai che non ti riguardano ma averli lì funziona come una specie di “piano B”, un “non si sa mai”.
Altri sono vere e proprie zavorre, rappresentazioni di un’immagine di te che non ti rispecchia più. Che fare? Toglili dall’armadio e radunali tutti, appesi alle loro grucce in un punto della stanza. Se hai dei dubbi su un particolare vestito, tienilo in mano e chiudi gli occhi: ti dà gioia? Se sì tienilo, se no scartalo.
Ora osserva quanto spazio si è liberato nell’armadio: è pronto per essere riempito di cose nuove che senti tue! Poi guarda i vestiti appesi.
Ringraziali: hanno fatto la loro parte, sono stati importanti in quel momento. Ma è l’ora di salutarli. Potrai regalarli o farne quello che vuoi.
Così rinnovi l’immagine di te, la rendi più essenziale e diretta: ti concentri su ciò che sei e che vuoi, così sarà più facile ottenerlo: se lasci andare l’inutile il nuovo può entrare. E se li ami tantissimo, ma non hai il coraggio di metterli?
Inutile forzarti. Piuttosto... fanne un quadro! Ad esempio con una foto, un dipinto che li rappresenti, o mettendo il vestito stesso in una teca di vetro. Guardandolo ogni tanto imparerai ad assorbire le sue energie trasformative.
4. Diventa segreto - Per un mese non parlare mai di te
Se prendi un seme in grado di germinare e lo lasci alla luce, su un terreno inadatto, non succede niente.
Ma se lo metti nel buio della terra e lo innaffi, al tempo giusto germina e fa la pianta che conteneva in sé.
Lo stesso in qualche modo succede nel ventre materno: gli atti creativi hanno bisogno di silenzio, di tempo e delle condizioni giuste.
Per creare te stesso, come fa il seme, devi diventare segreto. Invece noi siamo abituati a pensare che comunicare tutto di noi sia utile. Niente di più sbagliato: parlare di sé, chiedere consigli, sfogarsi, lamentarsi sono atti profondamente dannosi per lo sviluppo interiore.
Parlare di sé significa banalizzarsi nel chiacchiericcio, lamentarsi ricrea il passato e la ferita subita e impedisce di separarsene, appoggiarsi agli altri significa delegare la propria vita a un altro: che ne può sapere?
Nella vita “tocca a te”, a nessun altro: solo tu hai in seme la pianta che puoi diventare. Se diventi segreto ti posizioni sul tuo nucleo creativo che da solo fa sbocciare i tuoi talenti e ti porta vicino a ciò che ti fa bene.
COME FARE
Hai un desiderio, un progetto, o magari un problema con qualcuno che ti circonda? Stabilisci il tuo “tempo di germinazione”, diciamo un mese.
Poi scrivilo su un foglio - basta una breve frase - piega il foglio e mettilo in fondo a un cassetto che di solito non apri mai.
In tutto questo mese non parlare e non pensare più alla cosa che hai scritto. Non chiedere, non confidarti, non lamentarti: “tu” e i tuoi problemi o desideri non devono mai essere oggetto di conversazione per tutto il periodo che hai stabilito.
Ogni tanto, quando ne hai voglia, immagina di curare una pianta (o magari fallo davvero: una piantina comprata per l’occasione); dalle un nome, dedicale attenzioni ogni giorno (10 minuti, non di più), ma senza parlarne con nessuno!
Ogni tanto poi immagina il foglio nel cassetto ma non fare alcun commento, non dire nulla, non augurarti nulla: immaginalo solamente. In questo modo fai sì che le energie del modo interno si attivino: loro svilupperanno il “seme” nel modo migliore per te.
5. Nutri le tue radici - Ritrova un gesto che non fai da tempo
Uno dei miti che più rovinano la vita è quello della serietà: si pensa che diventare adulti voglia dire gettare via tutto ciò che un tempo facevamo per puro piacere, per gioco, senza alcuno scopo.
Da grandi, si dice, bisogna avere un progetto, una direzione, non si può perdere troppo tempo.
Peccato che questo sia il modo per farsi governare la vita dai luoghi comuni, perché i progetti dell’Io sono spesso superficiali e non nascono dalla totalità del nostro essere, anzi: sono molto influenzati da quello che pensiamo gli altri si aspettino da noi.
E quale altro criterio di giudizio dovremmo avere se non il piacere, la gioia di fare qualcosa che amiamo?
Ritrovare un po’ dell’innocenza e della spontaneità che avevamo in passato è allora un ottimo “progetto”: quanto più dedichi tempo a coltivare le passioni, anche se apparentemente prive di ricadute pratiche, quanto più fai crescere la consapevolezza e ti avvicini al tuo vero essere, trovando equilibrio e calma interiore.
COME FARE
Prova a chiederti: cosa amavi fare un tempo, magari da ragazzo, e da tempo non fai più?
Per qualcuno può essere andare a ballare, per altri uno sport, o la musica, o un semplice gioco...
Non pensare che, siccome era un’attività senza effetti pratici, allora non valesse niente. Al contrario, era un indizio di ciò che ti fa risuonare, di ciò che ti è affine.
Chiudi gli occhi e guarda l’immagine di te intento a fare quell’azione: come ti faceva sentire? Quali energie erano in campo? Trova tre aggettivi per definirle.
Quando vuoi, immagina poi un’azione che potresti fare oggi, capace di darti le stesse sensazioni. Se è possibile può anche essere la stessa, oppure un’altra ma che sia in grado di farti sentire proprio in quel modo.
Quando l’hai individuata, impegnati a farla almeno una volta a settimana: ti servirà per tornare in contatto con l’energia delle radici e nutrire le scelte di tutti i giorni di gioia di vivere.
Note
GLI ERRORI DA EVITARE
Ti impediscono di stare nel flusso della vita!
Ci sono tre pregiudizi che agiscono come filtri mentali che bloccano le azioni fluide e la spontaneità naturale. Quando li pensi ti sembrano reali, ma sono solo illusioni della mente.
• RASSEGNAZIONE
«Non cambierà mai niente, ormai per me è tardi, ho perso il mio tempo».
• MEGALOMANIA
«O tutto o niente: servono enormi cambiamenti e sacrifici, ma siccome sono impossibili, niente cambierà».
• AUTOFLAGELLAZIONE
«Non sono capace, non ce la posso fare, non sono all’altezza, non fa per me».