Ecco le vicende di figure femminili d’eccezione, che spesso partendo dal niente ebbero la capacità, la determinazione e l’astuzia di scalare la società fino a conquistare il potere, religioso o temporale che fosse.
Lasciando un segno indelebile nella nostra storia!
1. L’IMPERATRICE TEODORA E ILDEGARDA DI BINGEN
- L’IMPERATRICE TEODORA
Teodora aveva radici umilissime. Il padre, morto quand’era ancora una bambina, faceva il guardiano di orsi all’Ippodromo di Costantinopoli, la madre era attrice in spettacoli equivoci.
E anche lei, con la sorella maggiore Comitò, trascorse infanzia e adolescenza esibendosi in strada come mima e ballerina, spesso seminuda e prostituendosi (la sorella minore, Anastasia, sembra abbia scampato tale sorte).
Divenuta cortigiana alla corte di Giustino, alla sua morte, nel 527, Teodora sposò il nuovo imperatore Giustiniano, che fece modificare le leggi dello Stato per nominarla patrizia e poterla prendere in moglie: lui aveva 45 anni, lei 27.
Costituirono una delle coppie più controverse di ogni tempo e la storiografia li definì capaci di ogni misfatto e perversione (soprattutto lei); o, viceversa, artefici di un periodo di ottimo governo (soprattutto lui). La verità, come al solito,sta nel mezzo.
Certo è che i due rimasero sempre uniti, nella vita privata e pubblica, pur non avendo figli. Anche dopo la morte della moglie, nel 548, l’imperatore le restò fedele per il resto dei suoi giorni.
- ILDEGARDA DI BINGEN
Teologa, filosofa, mistica, profetessa, veggente, medico, naturalista, scienziata, pittrice, visionaria, compositrice di musica, fondatrice di due monasteri, consigliera di papi e imperatori (primo fra tutti, Federico Barbarossa).
La straordinaria figura di Ildegarda di Bingen (nata nel 1098 a Bermersheim vor der Höhe, in Germania, e morta nel 1179 nella città tedesca che oggi porta il suo nome, Bingen am Rhein) non ha eguali nella storia europea.
Questa donna è un faro la cui luce attraversa i secoli, un genio femminile multiforme in un Medioevo dominato dagli uomini, ma dove donne eccezionali riescono a spiccare il volo.
Di fronte a tanta sapienza e al favore accordatole da eminenze ecclesiastiche e uomini di potere, non stupisce il titolo di “dottore della Chiesa” conferitole da papa Ratzinger, il 7 ottobre 2012.
E nemmeno l’attenzione che la colta badessa continua a suscitare ancora oggi nel vasto pubblico, dimostrata, nel 2009, da Vision, il film che offre un ritratto delicato e intenso della sua vita, girato dalla grande regista berlinese Margarethe von Trotta.
2. ELEONORA D’AQUITANIA E MATILDE DI CANOSSA
- ELEONORA D’AQUITANIA
Figlia primogenita del duca d’Aquitania e conte di Poitiers Guglielmo X e di Aénor di Châtellerault, Eleonora nacque nel 1122. Venne educata per rivestire un ruolo importante nel panorama nobiliare francese, tanto che nel 1137 il padre, appena prima della sua morte, la diede in sposa al futuro re di Francia Luigi VII.
Eleonora era considerata la donna più bella d’Europa, ma certamente parte del suo fascino doveva derivarle dall’intelligenza e da un carattere volitivo e particolarmente ambizioso.
Era anche sensuale e focosa, almeno a prestare fede alle cronache dello storico coevo Guglielmo di Newbury, e la sua avvenenza doveva provocare più di qualche fremito all’interno della corte francese: Guglielmo afferma che, in procinto di partire per la Seconda crociata, il re decise di portare con sé la consorte, spinto da una gelosia probabilmente non del tutto immotivata.
Quando il matrimonio fu annullato, nel 1152, a Eleonora bastarono sei settimane per farsi sposare dal futuro re Enrico II d’Inghilterra; aveva undici anni meno di lei, ma rimase ammaliato da una donna che, pur avendo ormai trent’anni (non pochi, per i canoni dell’epoca), sapeva esercitare ancora un notevole charme.
Dote che non perse nemmeno quando rimase vedova, nel 1189, nonostante avesse vissuto gli ultimi 16 anni in prigionia per aver sobillato i figli contro il padre Enrico.
- MATILDE DI CANOSSA
L’ascesa al potere di Matilde fu imprevista: nel 1076, già trentenne, si ritrovò unica erede della famiglia. Il padre Bonifacio era morto da tempo, così come i fratelli Federico e Beatrice.
Vedova del primo marito, il nobile francese Goffredo il Gobbo, le venne a mancare anche la madre, Beatrice di Lorena.
Matilde si ritrovò, così, a governare da sola un territorio enorme, esteso su Lombardia, Emilia, Romagna e Toscana, con “capitale” a Canossa, sull’Appennino.
Tutto ciò mentre la tensione tra papato e Impero, per la questione delle investiture, sfociava in un duro contrasto.
Dotata di un’educazione non comune per le donne della sua epoca, Matilde fu sostenitrice del pontefice e, grazie a innate doti di comando e a una spiccata capacità diplomatica (che toccò l’apice nella pacificazione tra papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico VI, della quale fu garante), seppe amministrare ed estendere il proprio dominio.
Il tutto in un’epoca in cui il potere era quasi del tutto precluso alle donne.
3. GIOVANNA D’ARCO E ISABELLA DI CASTIGLIA
- GIOVANNA D’ARCO
Figlia di contadini, Giovanna d’Arco (Jeanne d’Arc, nata attorno al 1412) fu l’anima della riscossa francese durante la Guerra dei Cent’anni, che oppose Francia e Inghilterra fra Tre e Quattrocento.
Chiamata la Pucelle (“la Vergine”), a 13 anni iniziarono le sue visioni di messaggeri celesti, che la esortavano a liberare il suo Paese dagli invasori.
Nel 1429 si presentò al re Carlo VII, il quale le concesse di cavalcare alla testa dell’esercito che marciava su Orléans, occupata dagli inglesi. La presenza della Pulzella galvanizzò le truppe, e la città venne liberata.
Carismatica e volitiva, Giovanna diventò un simbolo, tanto che i cavalieri continuarono a seguirla in battaglia nonostante le titubanze del sovrano.
Dopo essere stata ferita a Parigi, combatté in difesa di Compiègne, dove fu catturata dagli uomini del borgognone Giovanni di Ligny, che la vendette agli inglesi.
Costoro la processarono per eresia e la condannarono al rogo, il 30 maggio 1431. Riabilitata nel 1456 per volere dello stesso Carlo VII, fu santificata nel 1920.
- ISABELLA DI CASTIGLIA
Educata con amore dalla madre nei primi anni di vita e guidata spiritualmente dai francescani, una volta incoronata regina di Castiglia e León, il 13 dicembre 1474 a Segovia, Isabella dimostrò subito un piglio a dir poco autoritario.
Passata alla Storia come “la Cattolica”, per prima cosa provvide a consacrare il proprio regno a Dio e alle leggi della Chiesa; non paga, nel 1480 introdusse l’Inquisizione, lo spietato strumento di “polizia politica” (camuffata da indagine di fede) per combattere i sostenitori di teorie eretiche e i nemici del trono: in Spagna, gli inquisitori rispondevano direttamente alla Corona, e non a Roma.
Insieme al cattolicissimo marito Ferdinando d’Aragona, sposato contro il volere del fratellastro il 19 ottobre 1469, nel 1492 Isabella firmò il decreto di espulsione di tutti gli ebrei dalla Spagna: un atto destinato a rappresentare un discreto affare per il regno, dal momento che agli oltre 200 mila israeliti presenti sul territorio fu vietato di portare con sé in esilio metalli preziosi e denaro.
Intanto, l’Inquisizione di Isabella e Ferdinando, i “Re Cattolici”, bruciava vivi gli eretici e, anche se in misura minore, le streghe: migliaia di persone vennero torturate e avviate al rogo, a volte a seguito di processi intentati per invidie e desideri di vendetta, tanto che è difficile stimare con precisione quanti uomini e donne siano stati uccisi durante il regno dell’implacabile Isabella.
4. MARGHERITA DI DANIMARCA E ANNA COMNENA
- MARGHERITA DI DANIMARCA
Figlia minore del sovrano Valdemaro IV e nata nel 1353, Margherita non sembrava destinata al trono, se non come regina consorte; ciò per via della presenza del fratello Kristoffer (1344-1363), della sorella Ingeborg (1347-1370) e, soprattutto, della consuetudine danese, che non vedeva di buon occhio l’accesso al trono alle donne.
Ma lei non era tipo da sottostare passivamente alle regole.
Così, dopo la morte del padre, nel 1375, Margherita ottenne l’elezione del figlio Olaf a re di Danimarca, nonostante le pretese di Enrico III di Meclemburgo-Schwerin, marito della sorella, e del loro figlio Alberto.
Morto Olaf nel 1387, dopo essere succeduto al padre in Norvegia nel 1380 e con ambizioni verso il trono di Svezia, l’anno seguente Margherita, che aveva governato in sua vece su entrambi i regni, fu scelta come reggente di Norvegia e Danimarca.
In tale veste diede prova di straordinarie capacità di governo, sedando le rivolte interne della nobiltà danese e appoggiando, per contro, quella svedese per costringere Alberto di Meclemburgo ad abdicare.
Divenuta signora di Danimarca, Svezia e Norvegia, nominò sovrano il suo bis-nipote, Eric di Pomerania, riservandosi il ruolo di reggente fino alla sua maggiore età.
Anche quando Eric compì i 18 anni, però, di fatto continuò a essere lei la sovrana, illuminata e riformatrice, dei tre Stati scandinavi.
- ANNA COMNENA
La bizantina Anna Comnena, figlia dell’imperatore Alessio I e moglie di un altro imperatore, Costantino Dukas, rappresenta uno degli esempi più eclatanti di come intelligenza e carattere possano trasformarsi in formidabili armi di seduzione e di potere.
Nata nel palazzo imperiale di Costantinopoli nel 1083, fu educata alla poesia, alle scienze e alla filosofia, mostrando un intelletto e una determinazione fuori dal comune per una donna della sua epoca. Ispirata dalla nonna, Anna Dalassena, si rese presto conto di voler aspirare al ruolo d’imperatrice, ma al tempo stesso desiderava continuare gli studi e indagare la “natura delle cose”.
Dopo le nozze con il nobile Niceforo Briennio, si rivelò una donna ambiziosa, cospirando per deporre il fratello e far salire al trono il marito.
Quando costui si oppose al suo piano, Anna commentò, sprezzante, che la Natura aveva scambiato i loro sessi: era lei quella che avrebbe meritato di nascere uomo.
5. CATERINA DA SIENA
Penultima dei 25 figli del tintore di stoffe Jacopo Benincasa, Caterina nacque a Siena il 25 marzo 1347.
Si votò alla vita religiosa fin da adolescente, nonostante i genitori avessero cercato di maritarla già a 12 anni.
Quattro anni dopo, entrò nell’ordine delle Sorelle della Penitenza di san Domenico, le cosiddette Mantellate. Quasi analfabeta, Caterina conosceva solo il Paternoster e l’Ave Maria, e si trovò in difficoltà in un ambiente di donne più anziane e colte di lei.
Il suo modo di servire Dio, però, era diverso da quello delle altre monache: più che la preghiera, per Caterina contava l’assistenza a poveri e malati, che considerava immagine terrena del Cristo sofferente.
All’ospedale di Santa Maria della Scala, uno dei più antichi d’Europa, si dedicò in particolare ad assistere gli indigenti e i contagiosi.
La fama della sua carità iniziò presto a diffondersi, e attorno a lei si radunò un gruppo di uomini e donne, detto la “Bella brigata”, che l’aiutava in diversi compiti, oltre che nella corrispondenza, che Caterina iniziò a intrecciare con i grandi sovrani del tempo.
Quando la sua notorietà raggiunse Pisa, vi fu invitata da Piero Gambacorti, signore del luogo, e fu lì che, il giorno della Domenica delle Palme del 1375, ricevette le stimmate.
L’anno successivo, Firenze chiese la sua intercessione presso il papa, affinché cancellasse l’interdetto che gravava sulla città.
Caterina morì il 29 aprile 1380, a Roma, dove aveva seguito il pontefice Gregorio XI di ritorno dalla “cattività” avignonese, che ella si prodigò di far cessare. Si era anche battuta in favore di Urbano VI contro l’antipapa Clemente VII, che venne infine costretto alla fuga.
Mistica e visionaria, le sue opere (Lettere, Orazioni, Dialogo della Divina provvidenza), dettate ai discepoli, le valsero la nomina a dottore della Chiesa da parte di Paolo VI nel 1970. Caterina era già stata canonizzata nel 1461, da papa Pio II.