Se nel XIII secolo ci fossimo recati in visita in Toscana, lo skyline delle città ci avrebbe ricordato più l’attuale New York che Firenze o Pisa.
Il Duecento e il Trecento, infatti, sono i secoli delle case torri, molte delle quali raggiungevano anche i 70 metri di altezza: in pratica, erano dei grattacieli.
Quasi nessuna di queste costruzioni è giunta fino a noi: uniche eccezioni, quelle che ancora si conservano a San Gimignano (Siena).
Sono 14 o 16, a seconda della classificazione, e fanno chiamare questa incantevole cittadina medievale, patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1991, “la Manhattan del Medioevo”.
1. Le dà nome un santo vescovo
Le case torri, diffuse in tutta la Toscana, costituivano un vero e proprio status symbol, che descriveva la ricchezza della famiglia che l’aveva fatta costruire.
A San Gimignano, nel periodo di maggior fioritura, ce n’erano ben 72, una per ciascuna famiglia notabile.
Firenze ne aveva circa 150, mentre a Pisa queste costruzioni letteralmente punteggiavano il Lungarno cittadino.
Oggi ne sopravvivono pochissimi esemplari, indenni dopo le traversie dei secoli. San Gimignano è un caso a sé: il suo centro storico conserva, infatti, il suo aspetto trecentesco, compreso un vero “bosco” di torri.
La città sorge in cima a un colle che domina la Val d’Elsa, in una posizione ben difendibile, ed era abitata già in epoca etrusca. Scampò alle incursioni dei barbari di Attila e Totila: la leggenda vuole che a salvarla sia stato l’intervento di Gimignano, il santo vescovo di Modena, il quale apparve miracolosamente sulle mura, mettendo in fuga gli assalitori.
In ricordo di questo intervento soprannaturale sarebbe stato dato nome alla città.
Intorno all’anno Mille, San Gimignano divenne un importante punto di sosta sulla Via Francigena, il tracciato di vie e sentieri che portava a Roma i pellegrini provenienti dall’Europa Occidentale. Il nome di San Gimignano compare per la prima volta in un documento del 929.
San Gimignano diventa una città di 13mila abitanti! La città cominciò a espandersi politicamente ed economicamente e crebbe per importanza e potenza al punto da proclamarsi, nel 1199, “libero Comune”, rendendosi indipendente dal vescovo di Volterra del quale era stata feudo fino a quel momento. Qui sotto, l'interno del Duomo.
A capo fu posto prima un Console e poi un Podestà, sempre “straniero” a garanzia della sua imparzialità, che restava in carica per sei mesi. Verso la metà del Trecento contava 13mila abitanti.
Le maggiori fonti di ricchezza erano i preziosi prodotti agricoli locali, in particolare lo zafferano, ricercatissimo in tutta Europa e persino in Egitto e Siria, alcuni vini pregiati e la lavorazione della lana. Molto profitto si traeva anche dalle attività finanziarie e dall’usura.
Ne derivò la nascita di una solida classe di magnati che investì nelle proprie dimore e in importanti opere pubbliche e di abbellimento della città.
Non fu sempre tutto rose e fiori. San Gimignano conobbe periodi di aspri contrasti tra guelfi (sostenitori del Papa) e ghibellini (seguaci dell’imperatore), ma continuò a prosperare fino a raggiungere l’apice dello splendore nel XIII secolo, sotto i ghibellini.
2. Nelle mura del Duecento
Il borgo è racchiuso entro le mura duecentesche ed è raccolto lungo due assi che si intersecano a croce: il più antico è orientato da est a ovest, tra il Poggio della Torre, sede del castello vescovile, e il poggio di Montestaffoli, dove si svolgeva il mercato.
L’altro asse corrisponde al tracciato urbano della Via Francigena, che va dalla porta San Giovanni, accesso sud della città, a quella settentrionale di San Matteo.
Questa direttrice attraversa l’intero centro abitato e si apre nel suo cuore, nel sistema delle piazze principali: qui si trova la maggiore densità di edifici di interesse, con le torri, le chiese e i palazzi principali.
Il centro della città è tra le piazze del Duomo e della Cisterna, collegate tra loro e circondate dagli edifici e dalle torri più importanti. Sulla piazza del Duomo si affacciano la Collegiata di Santa Maria Assunta, il Palazzo del Popolo, sede del museo civico cittadino, e la Loggia del Comune.
Dal Palazzo del Popolo si accede alla Torre Grossa, che con i suoi 54 metri è la più alta di San Gimignano. La piazza della Cisterna deve invece il suo nome al serbatoio di forma ottagonale qui costruito nel 1273; vi si affacciano i palazzi nobiliari ed è dominata dalla torre della famiglia Ardinghelli gemella di quella del Palazzo Pellari.
Un punto di osservazione privilegiato è la Rocca di Montestaffoli, facilmente raggiungibile dal Duomo dopo aver attraversato piazza delle Erbe: il panorama è a 360 gradi sulla città e sulla Val d’Elsa.
3. La mano del Diavolo e i limiti di altezza
Sulla piazza della Cisterna si affaccia anche la Torre del Diavolo, così chiamata perché protagonista di una curiosa leggenda.
Si racconta infatti che il suo proprietario, di ritorno da un viaggio, la trovò cresciuta in altezza rispetto a come l’aveva lasciata e questo fatto stupefacente fu attribuito a un intervento demoniaco.
In effetti, data la rivalità tra le famiglie cittadine che si facevano un vanto dell’elevazione degli edifici di loro proprietà, e la severità dei regolamenti comunali in merito all’altezza delle case torri, nessun intervento umano avrebbe potuto spiegare questo innalzamento: non restava che immaginare l’opera di una forza soprannaturale.
Le case torri erano edifici costosi da edificare perché richiedevano l’utilizzo di grandi quantità di pietra, che doveva essere estratta e trasportata, e una specifica perizia tecnica: quanto più la torre era alta e imponente, tanto maggiore era il suo valore e il lustro che portava alla famiglia edificatrice.
Per porre un freno alla gara edilizia che puntava a torri sempre più alte, il Comune nel 1255 impose con un regolamento che nessun edificio a San Gimignano potesse essere più alto della Torre Rognosa (52 metri), la più antica della città, edificata all’inizio del XIII secolo e parte del Palazzo Comunale.
Naturalmente non mancarono i tentativi di violazione, come dimostra il caso della Torre Grossa che arriva a 54. Ci provarono anche alcune famiglie nobiliari: tra queste gli Ardinghelli, di fazione guelfa, e i Salvucci, che invece erano ghibellini.
Ciascuna delle due casate si fece costruire una coppia di torri gemelle di quasi eguale grandezza e in origine più elevate della Torre Rognosa: per questo motivo entrambe le coppie di edifici furono “scapitozzate”, ossia ridotte in altezza di quasi la metà.
4. Ragioni di sicurezza
Le case torri rispondevano anche a necessità legate alla situazione politica ed economica del periodo.
Erano caratterizzare infatti da mura massicce e da piccole entrate, spesso nascoste, per garantire maggiore sicurezza e migliori possibilità di difesa.
Gli ambienti all’interno erano piuttosto angusti, in origine di dimensione non superiore a 1 metro per 2. I muri esterni invece erano massicci e spessi anche 2 metri, in modo da avere fresco in estate e caldo in inverno.
Al piano terra c’erano i locali riservati alle botteghe e alle merci, mentre l’abitazione si trovava ai piani superiori, con le cucine il più possibile in alto, in modo da permettere agli abitanti di uscire e mettersi in salvo in caso di incendi accidentali.
Solo a un certo punto si ricavarono, nella parte inferiore dell’edificio, alcune aperture alte e strette che attraversavano la torre da parte a parte, alle quali si aggiungevano balconi e ballatoi.
A volte, le torri delle famiglie alleate erano collegate da passerelle di legno, per permettere scambi e comunicazioni in caso di scontri.
La costruzione delle torri fu abbandonata quando alla pietra si cominciò a preferire il mattone: questo materiale non era in grado di reggere il peso di edifici così alti.
Ma delle 72 torri originarie di San Gimignano la maggior parte non è sopravvissuta alle lotte tra fazioni: quando una prevaleva, faceva immancabilmente distruggere i segni del potere dell’altra, abbattendo o riducendo le torri all’altezza degli edifici circostanti.
Già alla fine del Cinquecento le torri ancora in piedi a San Gimignano erano appena 25. Le sorti della città erano infatti cambiate nel 1348, anno in cui scoppiò una grande epidemia di peste, seguita da una devastante carestia, che sterminò i due terzi della popolazione.
La città non si riprese mai più: il declino fu inarrestabile tanto che nel 1351 San Gimignano rinunciò alla propria autonomia e si consegnò a Firenze.
5. Fortuna nella sfortuna
Tuttavia, anche questa rapida decadenza è stata probabilmente una fortuna: gli storici ipotizzano infatti che fu proprio la perdita di importanza a determinare la cristallizzazione del centro nell’aspetto medievale che conosciamo oggi.
San Gimignano conobbe infatti una seconda epidemia di peste nel 1631 e visse una lunga fase di povertà, da cui si risollevò alla metà dell’Ottocento, periodo in cui il Medioevo diventò di moda tra i facoltosi viaggiatori che si recavano in Italia alla scoperta delle sue bellezze artistiche: molti palazzi e torri furono restaurati e, nel 1929, la cittadina fu sottoposta a vincolo monumentale.
Sfuggita ai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale, oggi è uno dei luoghi più celebri e visitati di tutto il mondo.
San Gimignano (con Firenze, Monteriggioni, Venezia, Forlì e Città del Vaticano) fa da ambientazione al videogioco Assassin’s Creed II, creato nel 2009 da Ubisoft (foto sotto).
Ma è il cinema che se ne è innamorato, facendola conoscere al mondo. Nel 1925 Marcel L’Herbier la scelse per l’adattamento cinematografico di Il fu Mattia Pascal di Pirandello; sono stati girati qui anche Prince of Foxes (1949) di Henry King con Orson Welles e Tyrone Power; Fratello sole, sorella luna (1971); Il prato (1979) dei fratelli Taviani con Isabella Rossellini; Un tè con Mussolini di Franco Zeffirelli (1999).
ECCO LE DUE TORRI PIÙ BELLE:
- LA TORRE GROSSA fu costruita fra il 21 agosto del 1300 – quattro mesi dopo la visita del sommo poeta Dante Alighieri alla città e il 1311.
Con i suoi 54 metri di altezza è l’unica, assieme alle due torri gemelle della piazza delle Erbe, attualmente visitabile.
Come tutte le torri sangimignanesi, ha base quadrata: sulla cima, da cui si gode una stupenda vista, si trova una cella campanaria, circondata da un camminamento che poggia su archetti pensili.
- LA TORRE ROGNOSA è chiamata anche Torre dell’Orologio e Torre del Podestà.
Fu costruita intorno al 1200 dalle famiglie Gregori e Oti. Il nome viene dal fatto che, dopo il trasloco del podestà, fu trasformata in carcere e quindi ospitava persone che avevano “rogne”.
A base quadrata, sopra le merlature dell’attiguo Palazzo del Podestà, ha una stretta apertura collegata a un terrazzino coperto, una sola finestra e, sulla cima, una cella campanaria: la campana segnava le ore e chiamava il popolo in caso di pericolo.