A più di 50 anni dalla morte, avvenuta nel 1965, Winston Churchill è considerato ancora oggi uno dei leader più carismatici e discussi del Novecento.
Con l’indomabile energia e la popolarità che seppe conquistarsi, impersonò la volontà di resistenza del Regno Unito e dei popoli alleati contro la minaccia nazista, quando il mondo era sull’orlo di un abisso, nel 1940-41.
Quale fu la sua forza? Aveva capito molto presto, grazie a un viaggio in Germania nel 1934, l’immenso pericolo rappresentato da Hitler, che mirava al dominio continentale.
E fu l’unico, anche nel suo governo, a dichiaragli una guerra totale, assoluta, drammatica. A ribadire sempre, anche quando tutto sembrava perduto, che i nazisti non avrebbero mai potuto contare su una pace segreta, separata.
La sua forza fu quindi un grandissimo, incrollabile coraggio morale e fisico (si muoveva sui fronti, andava in mezzo alle popolazioni bombardate), unito a una visione da politico di lungo corso che gli permise di capire che se Hitler non fosse stato sconfitto l’Inghilterra sarebbe rimasta isolata e a quel punto avrebbe potuto perdere il suo impero.
E Churchill agì sempre negli interessi dell’impero. Furono il suo alfa e il suo omega. Inoltre non si limitò solo alla difesa, tentò di contrattaccare: inviò divisioni di soldati in Nordafrica, sostenne fortemente la Raf, la battaglia navale atlantica e soprattutto salvò l’esercito britannico dalla catastrofe di Dunkerque, riuscendo a riportare in patria 300mila soldati inglesi e 100mila francesi.
Aveva infatti capacità eccezionali di lavoro, come pochi, tenendo anche conto che quando andò al governo aveva 65 anni. La sua grande forza, quindi, fu un mix di coraggio morale, fisico, visione politica ampia e instancabilità.
Oggi scopriremo 10 cose che poche persone sanno sul più famoso inquilino di Downing Street: Winston Churchill.
1. Si aggiudicò il Nobel e ci sapeva fare coi pennelli
- Si aggiudicò il Nobel
E non per la pace, come accade per molti politici (anche se ci andò vicino nel 1945), ma in quanto autore prolifico.
Infatti è l’unico statista nella lista dei Nobel per la letteratura.
La consacrazione arrivò con la pubblicazione, tra il 1948 e il 1952, dei cinque volumi della Storia della Seconda guerra mondiale, in cui lui stesso è protagonista degli avvenimenti descritti.
Ricevette il premio il 16 ottobre 1953, all’età di 79 anni, poco prima di ritirarsi a vita privata.
La motivazione? “Padronanza della descrizione storica e biografica, nonché per la brillante oratoria in difesa dei valori umani”.
- Ci sapeva fare coi pennelli
Aveva già quarant’anni quando iniziò a dipingere, nel 1914, nella sua casa del Surrey, vicino a Londra.
Capì che era un modo per alleviare le sue crisi depressive, così anche quando viaggiava per lavoro, partiva sempre munito di tele, colori e cavalletti.
In trasferta dipingeva paesaggi: la Costa Azzurra (sotto, nel 1933), il Lago di Garda e laghetti alpini.
Durante il suo soggiorno sul Lago di Como, nel 1945, ingaggiò anche una singolare gara artistica con il generale britannico Harold Alexander, suo ospite.
I due amici si cimentarono in un identico soggetto: un balcone a edicola sul lago, ma non si sa chi si sia aggiudicato la vittoria.
Quando era a casa, invece, amava ritrarre nature morte, come Rose in un vaso di vetro, che nel 1951 regalò all’attrice Vivien Leigh, per la quale aveva un debole.
Nel gennaio del 1921, firmandosi Charles Morin, il futuro primo ministro espose le sue opere alla galleria Druet di Parigi: ne vendette sei. Con lo pseudonimo di David Winter, invece, nel 1947 la Royal Academy of Arts di Londra accettò due sue tele (di cui fu poi svelato l’autore).
La produzione fino a oggi attribuita a Churchill è di 500 quadri.
2. Coniò nuove espressioni e si formò da autodidatta
- Coniò nuove espressioni e modi di dire
In occasione della Conferenza di Yalta (1945), il famoso incontro al vertice tra Churchill, Roosevelt e Stalin, il premier inglese usò per la prima volta la parola summit, per indicare una riunione tra leader del mondo occidentale e quello comunista.
Nel discorso “Mai così tanti dovettero così tanto a così pochi”, formulato nel 1940, si riferì al valore dei piloti del Fighter Command della Royal Air Force, che stavano combattendo la battaglia aerea contro la Luftwaffe tedesca, definendoli i pochi (The few), e da quel momento vennero chiamati così.
Il termine “cortina di ferro”, invece, pronunciato nel discorso di Fulton (Usa,1946) è stato erroneamente attribuito a Churchill. Era già stato pubblicato nel 1945 sul settimanale Das Reich.
Ma fu dall’orazione di Churchill che l’espressione divenne di uso comune: “Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi Stati dell’Europa Centrale e Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno a esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera sovietica”.
- Si formò da autodidatta
Una volta giunto ai vent’anni Churchill si rese conto di non aver ricevuto un’istruzione adeguata alle sue ambizioni: suo padre, non ritenendolo abbastanza sveglio per fare l’università, nel 1893 lo spedì al collegio militare di Sandhurst, dove però la sua materia preferita si rivelò essere equitazione (sotto, mentre gioca a polo).
Così in età adulta si formò da solo sulle opere di Platone, Adam Smith e Arthur Schopenhauer.
A 22 anni lesse L’origine delle specie di Charles Darwin, da cui rimase affascinato.
L’opera lo influenzò nella stesura di saggi di divulgazione scientifica.
3. Autore di best seller e corrispondente di guerra dai punti “caldi” del mondo
- Autore di best seller, pagato a peso d’oro
Churchill non aveva ereditato molto alla morte del padre e aveva uno stile di vita piuttosto dispendioso, quindi a partire dal 1906 si dedicò alla scrittura.
Non era un vezzo o un modo per “arrotondare”, ma la sua principale fonte di reddito, che tra il 1929 e il 1938 gli fruttò circa 13mila sterline.
Durante la sua vita scrisse più di 40 libri, soprattutto saggi, ma anche un romanzo e racconti brevi, più migliaia di articoli per quotidiani e riviste.
Per la pubblicazione dei due volumi sulla vita del padre ricevette un anticipo di 8mila sterline che gli consentì di sposarsi.
Tra il 1923 e il 1928 completò La grande storia della Prima guerra mondiale in sei volumi, che nel 1922 gli aveva procurato un anticipo di 22mila sterline, con le quali comprò la casa di campagna a Chartwell.
Nel 1929, il Partito conservatore perse le elezioni e Churchill non ebbe più incarichi di governo, quindi continuò a scrivere.
Nel 1930 pubblicò My Early Life , autobiografia che racconta la sua vita dalla nascita (1874) ai 28 anni. In questo libro, Churchill confessò con ironia il suo difficile rapporto con il latino.
Si chiedeva infatti, a proposito del vocativo, in quale occasione avrebbe mai potuto esclamare “oh tavolo” (mensa). Nel maggio 1940, otto mesi dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Churchill divenne primo ministro.
Durante il mandato non proseguì l’attività di scrittore, ma vide pubblicati i suoi discorsi. La sua ultima fatica letteraria furono i cinque volumi della Storia della Seconda guerra mondiale, che gli valsero il Nobel nel 1953 (sotto, la moglie Clementine, a Stoccolma, ritira il premio per lui).
- Corrispondente di guerra dai punti “caldi” del mondo
Cominciò la sua carriera da giornalista come corrispondente della guerra ispano-cubana per il Daily Graphic e il New York Times.
Nel 1897 si trovava sul fronte afgano per il Daily Telegraph. Infine, a 24 anni, già celebre per i suoi reportage, partì per la guerra boera, pattuendo un compenso di 250 sterline al mese con il Morning Post.
Le sue imprese militari e i suoi resoconti dai fronti più caldi del mondo gli lasciarono in eredità un’ancora tatuata sull’avambraccio, ricordo di quel turbolento periodo.
4. Maestro di parole e salute di ferro
- Maestro di parole (ma non sempre di parola)
Era un oratore brillante, ma non sempre manteneva la parola data.
I suoi solenni discorsi, come quello che pronunciò alla Camera dei Comuni, il 13 maggio 1940, quando i carri armati tedeschi avevano già oltrepassato il confine francese: “Non ho niente da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”, sono rimasti nella Storia.
Talvolta, però, le sue parole si rivelarono contraddittorie nei fatti. Nell’orazione declamata all’Università di Zurigo, il 19 settembre 1946, concludeva dicendo “Dobbiamo creare una specie di Stati Uniti d’Europa. Perciò vi dico: lasciate che l’Europa sorga!”.
In realtà, Churchill, pur considerato uno dei padri fondatori dell’Europa, riteneva che la Gran Bretagna dovesse essere alleata e non membro di una futura federazione europea.
Nel punto cruciale del discorso in cui disse “We shall fight on the beaches” (Combatteremo sulle spiagge), affermava: “Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e gli oceani; combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria. Difenderemo la nostra isola qualunque possa esserne il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai”.
Peccato che nelle Isole del Canale, unico lembo di territorio britannico occupato da Hitler, non ci furono combattimenti né sulle spiagge né altrove.
Infatti il piccolo arcipelago rimase una delle ultime aree occupate dalla Wehrmacht ad arrendersi alle forze alleate. Nel maggio del 1943 sulle isole si contava un soldato tedesco ogni tre abitanti.
- Salute di ferro, nonostante tutto
Era solito dire: “Quando ero giovane mi ero dato la regola di non bere mai prima di pranzo. Ora mi attengo a quella di non bere mai prima di colazione”.
In effetti, fra alcol e sigari, non si risparmiava (sotto, fuma mentre lo portano in barella, nel 1932).
La giornata partiva con un calice di bianco e poi whisky come se piovesse. Pasteggiava a champagne. Il preferito era Pol Roger.
Dopo mangiato non poteva mancare un liquorino (porto o cognac) e per concludere fumava i suoi famosi sigari, Romeo y Julieta, denominati poi Churchill, in suo onore.
Nonostante ogni giorno della sua vita fosse un attentato alla sua salute, morì a 91 anni (nel 1965) di ictus, dopo una serie di ischemie cerebrali.
5. Humor disarmante e battute sessiste ma pragmatico e senza scrupoli
- Humor disarmante e battute sessiste
La sua bocca era una bomba a orologeria: battute irriverenti, oggi diremmo politicamente scorrette, uscivano a raffica.
Gli bastava una delle sue frasi a effetto per seppellire un avversario politico, come quando Nancy Astor, sua rivale in Parlamento, gli disse: “Winston, se tu fossi mio marito ti metterei del veleno nel caffè”, e lui rispose: “Nancy, se tu fossi mia moglie, lo berrei!”.
Quando la deputata Bessie Braddock lo accusò di essere “Disgustosamente ubriaco”, lui replicò, “È vero, e voi siete brutta. Ma domattina io sarò sobrio e voi sarete ancora brutta”.
Anche nella vita privata non era sempre un gentleman: a chi lo invitava a curarsi (era un forte bevitore, fumatore accanito, grasso, sedentario e aveva orari completamente sregolati) rispondeva: “Una mela al giorno leva il medico di torno, basta avere una buona mira”.
- Pragmatico e senza scrupoli
Churchill fece sua la massima attribuita a Machiavelli: “Il fine giustifica i mezzi”.
Come si deduce dal suo contraddittorio rapporto con l’Urss, prima aiutata a piene mani per uscire dalla Seconda guerra mondiale e poi osteggiata con un fiero sentimento anticomunista.
Lo statista intuì subito che l’Unione Sovietica, una volta sconfitto Hitler, avrebbe reclamato la sua fetta di torta (l’Europa Orientale).
Tuttavia, quando l’esercito nazista invase l’Urss, Churchill non esitò ad aiutare Stalin inviando armi e rifornimenti all’Armata Rossa.
Una volta vinta la guerra fu costretto a sedere al tavolo delle trattative con il dittatore sovietico a cui, volente o nolente, permise di calare “la cortina di ferro” sull’Europa dell’Est.