Sappiamo che i cani non ricoprono urina e feci e non si lavano come i mici.
Dunque, non sono amanti della pulizia? No, semplicemente hanno abitudini diverse dettate da esigenze diverse.
I gatti ricoprono i propri bisogni seguendo un istinto che gli dice di non rivelare la propria presenza alle prede. E si puliscono con cura soprattutto per non far sentire il proprio odore a possibili predatori di taglia maggiore.
I cani, invece, utilizzano urina e anche escrementi per contrassegnare il territorio e far sapere a possibili rivali che quello spazio è già occupato.
Ma sporcare in casa è un comportamento che solo in alcuni casi ha a che fare con questa necessità territoriale. Vediamo allora di che si tratta.
1. Non sporcano dove vivono. Se accade, qualcosa non va
I cani non sporcano volentieri il luogo in cui vivono, se possono evitarlo. E apprendono tale sana abitudine molto presto.
Quando ancora non possono muoversi, infatti, è la madre che provvede a ripulire la tana, o la cassa parto se parliamo di cani domestici, dagli escrementi dei piccoli.
Poi, non appena sono in grado di muoversi, la madre li sollecita a evacuare sempre più lontano dal giaciglio comune e poi dalla tana stessa.
Crescendo, i giovani cani tendono a liberarsi seguendo più che altro gli odori del terreno, scegliendo punti stimolanti per ragioni che ignoriamo, visto il nostro scarsissimo olfatto, oppure sovrapponendo le proprie deiezioni a quelle di altri cani, per ragioni di “marcatura” del territorio e non solo.
Se non intervengono fattori esterni, che esamineremo, nessun cane sceglie di sporcare nelle immediate vicinanze della propria ciotola, della cuccia e, in genere, dell’intero ambiente dove vive usualmente.
Infatti, persino soggetti molto anziani e con difficoltà motorie fanno di tutto per liberarsi il più lontano possibile nonostante ciò costi loro fatica e anche dolore. Dunque, come mai un cane adulto sporca dentro casa?
Due cause comuni. Detenzione e malattia! Spesso, l’abitudine di liberarsi all’interno del luogo dove si vive interessa soprattutto i cani che sono stati tenuti molto a lungo rinchiusi, quindi senza possibilità di allontanarsi per sporcare.
Parliamo di soggetti nati e cresciuti in canile o in box di allevamenti incivili che non fanno mai uscire i cani, che è una delle peggiori forme di maltrattamento.
Altri soggetti possono essere quelli che, nati e cresciuti in ambiente adatto, sono poi finiti in “prigione” perché abbandonati e ci sono rimasti fino alla vecchiaia, perdendo le sane abitudini naturali anche per via delle forze fisiche ormai ridotte al minimo dall’età e, soprattutto, dal crollo della massa muscolare conseguente all’inattività pluriennale.
Dunque, se abbiamo compiuto il nobile e meritorio gesto di liberare un cane dalla detenzione in canile, potremmo avere questo problema, che comunque risolveremo. Ma non è affatto detto che capiti, sia ben chiaro!
Poi ci sono i problemi di salute: ci sono cani che soffrono di disturbi intestinali, per le più svariate ragioni, e per questo a volte non riescono a trattenersi. Lo stesso vale in caso di problemi all’apparato urinario.
In entrambi i casi, però, si nota che anche questi soggetti tentano in ogni modo di allontanarsi il più possibile, prima di cedere. Dunque, l’istinto di non insozzare la “tana” permane quasi sempre.
Ma se il cane ha perso o non ha mai acquisito le corrette abitudini, possiamo aiutarlo a recuperarle o apprenderle? Certamente, prima però esaminiamo le cose da non fare per evitare di peggiorare il problema. Perché? Perché sbagliare è molto facile ma le conseguenze sono complesse da affrontare.
2. Punire crea problemi. Nascita di un circolo vizioso
Sgridare un cane, di qualsiasi età, perché ha sporcato in casa è una cosa senza senso, perché si tratta di un’esigenza naturale che ben conosciamo.
Nel caso di un cucciolo, poi, sarebbe come sgridare un bambino di pochi mesi perché non ha chiesto di andare in bagno!
E punendo il cane per aver seguito un naturale stimolo fisiologico, possiamo dar vita a problemi tutt'altro che facili da risolvere.
Per esempio, la classica quanto incivile tecnica di “pucciargli dentro il muso”, un tempo consigliata da sedicenti esperti e attualmente, per fortuna, quasi scomparsa, indica semplicemente al cane che la presenza contemporanea di escrementi ed esseri umani non promette niente di buono.
Ugualmente, se vediamo che il cane sta sporcando sul tappeto, istintivamente ci mettiamo a strillare e magari gli allunghiamo uno schiaffo; in questo modo, invece di fargli capire che non deve liberarsi lì, gli stiamo dicendo che, quando sporca, cosa naturale, noi diventiamo furiosi.
In entrambi i casi, oltre a spingere il cane alla coprofagia (cioè mangiare le feci per far sparire il “corpo del reato”), abbiamo legato una sua funzione corporale indispensabile alla nostra arrabbiatura, inspiegabile per il cane che, di conseguenza, facilmente cercherà in ogni modo di non sporcare in nostra presenza, perché teme la reazione di cui abbiamo dato prova.
Ecco perché ci sono cani che “la tengono” con determinazione durante le passeggiate “liberatorie” per scaricarsi quando, finalmente, saranno rimasti soli a casa, senza la nostra inquietante presenza.
Al nostro rientro, quindi, troveremo i bisogni dentro casa e ci arrabbieremo nuovamente, dando così il via a un circolo vizioso davvero perfetto e difficile da invertire.
Se invece sgridiamo il cane perché troviamo escrementi o urina in giro per casa, per esempio quando torniamo dal lavoro, facciamo un ulteriore sbaglio: non può associare il fatto di essersi liberato, magari ore prima, con la nostra arrabbiatura, perché la capacità di legare un’azione alle conseguenze che ne derivano nel cane ha un tempo inferiore a un singolo secondo!
3. Premiare funziona sempre. Altri fattori da valutare
Come sempre, la prevenzione è la migliore strategia per qualsiasi problema e questo non fa eccezione.
Oltretutto, nello specifico è facile. Liberarsi è una necessità, quindi è di per sé gratificante: una volta fatto, ci si sente meglio.
Però il cane è un “utilitarista estremo”, nel senso che se può ricavare vantaggi da un’azione, anche se già benefica di suo, lo farà.
Ecco perché premiare un cucciolo, o un adulto se ha questo problema, quando si libera all’aperto e ignorare la cosa quando lo fa in casa produce inevitabilmente una differenza nella mente del nostro amico, che ben presto penserà: “Se la tengo abbastanza da uscire, oltre a liberarmi mangerò qualcosa di molto buono, quindi mi conviene provarci!”.
Funziona sempre, però l’efficacia dipendanche da fattori terzi: abbiamo un giardino? Ci metteremo molto poco. Abitiamo in un palazzo e per uscire serve tempo? Ci vorrà più pazienza. Ma in entrambi i casi, premiando sempre l’azione corretta e ignorando quella “sbagliata” faremo la differenza.
Una volta che il nostro cane si è liberato correttamente, quindi all’esterno, conviene adottare un’altra precauzione: se possibile, evitiamo di tornare subito a casa.
Questo perché il nostro amico, molto bravo a costruirsi autonomamente una visione delle routine che lo riguardano, potrebbe collegare il fatto di essersi liberato con la fine prematura della passeggiata, senza avere la possibilità di esplorare un poco il territorio, cosa essenziale per il cane, o di prodursi in corse che scaricano le tante energie che i nostri amici possiedono.
Meglio, quindi, proseguire per un po’, rendendo il “dopo” gratificante e divertente. Se poi, durante la passeggiata, ci scappasse qualche altro bisogno, non ci faremo trovare impreparati, dispensando lodi e leccornie.
Questa procedura può essere mantenuta in occasione delle fasi di necessità del cane e in relazione agli orari prestabiliti che cercheremo di introdurre, creando così nel tempo una sorta di routine fatta di uscite, svuotamenti, passeggiate, giochi e ritorni alla base.
Se saremo stati costanti, prevenendo le esigenze e ampliando la routine, sarà il nostro stesso amico, nei momenti del bisogno, a segnalarci la necessità di uscire per ragioni puramente fisiologiche.
La casa diventerà per lui uno spazio off limits per quanto riguarda i bisogni, perché non associata a nulla di ciò che più gli piace fare.
4. Liberarsi a comando! Un vantaggio notevole
Quando il nostro amico avrà imparato a liberarsi sempre fuori di casa, al guinzaglio o lasciato libero, possiamo portarci oltre e insegnargli a fare pipì “a comando”.
Conviene parecchio perché questo sistema ci permette di intervenire in situazioni di emergenza, si tratti di cattivo tempo, di una febbre alta o di qualsiasi altra esigenza contingente che non ci permette di restare a lungo fuori casa.
Come procediamo? Facile: non appena il cane si accingerà a fare pipì, pronunciamo la parola scelta, per poi lodarlo e premiarlo.
Con il passare del tempo, iniziamo a pronunciare questa parola sempre un po’ prima, per esempio quando sta annusando per terra in punti “fecondi” in termini di stimolazione olfattiva.
Facciamo sempre seguire lodi e premi al nostro comando: in questo modo il cane imparerà a collegare la parola al comportamento di minzione e, così facendo, attiverà il comportamento richiesto.
Unica avvertenza, essere certi che il nostro amico abbia davvero la necessità di svuotarsi: in caso contrario, ci troveremo di fronte a un comportamento posturale privo della reale necessità.
Momenti e orari da considerare! Per gestire i bisogni corporali del nostro cane è anche importante sapere che ci sono orari e momenti nei quali è più probabile che debba liberarsi.
Ovviamente la mattina appena sveglio, come noi, ma anche subito dopo aver mangiato e al termine di attività dinamiche come correre e giocare, all’aperto o in casa.
Se poi siamo stati in giro con lui, soprattutto quando fa caldo ma non necessariamente, se ha camminato a lungo o ha corso, è certo che appena possibile berrà in abbondanza, per reidratarsi ma anche per ridurre la temperatura corporea.
Di conseguenza, non passerà molto prima che debba fare pipì: stiamo pronti a portarlo fuori ai primi segnali di urgenza!
5. Tre errori classici
Oltre a sgridare o punire il cane se sporca in casa, ci sono altri errori comuni che è saggio evitare e che elenchiamo di seguito.
• Pulire pipì o cacca dal pavimento non è particolarmente piacevole, lo sappiamo.
Ciò nonostante, è bene farlo senza dare importanza alla cosa, come se si trattasse di un qualsiasi altro “mestiere” casalingo. La ragione è che se puliamo imprecando o guardando malamente il nostro amico diamo molta importanza alla cosa e per questo il cane, creatura molto attenta a tutti i dettagli, potrebbe utilizzare i suoi bisogni per ottenere attenzione... soprattutto se viene trascurato a livello di contatto sociale.
• La capacità di controllo delle evacuazioni nei cuccioli è limitata, esattamente come nei bambini piccoli.
I muscoli preposti hanno bisogno di tempo per diventare più forti, quindi è necessario portare fuori spesso i piccoli perché possano sporcare. Qual è l’intervallo tra un’uscita e l’altra? Circa 75 minuti, per un cucciolo di due mesi nelle ore di veglia. Ovvio allora che se pensiamo di portarlo fuori tre o quattro volte al giorno come se fosse adulto... puliremo casa molto spesso!
• Per pulire la casa e dove il nostro amico ha sporcato non bisogna utilizzare prodotti contenenti ammoniaca: l’odore di questa sostanza richiama quello dell’urina e i cani possono scambiarlo per un “riferimento pipì”, quindi riproporre il comportamento esattamente nello stesso luogo che noi ci ostiniamo a pulire con il prodotto sbagliato.