Sono in pochi a conoscere veramente le motivazioni e le esigenze dei gatti.
Data la natura indipendente e la capacità di adattamento dei mici, non ci chiediamo spesso di cosa abbiano bisogno.
E per di più, crediamo di conoscerli, ma non è sempre così…
Conoscere o prevedere quello che farebbe un micio in determinate situazioni non è facile e talvolta ! Ecco 5 cliché da abbattere sui gatti e i luoghi comuni!
1. «Al gatto importa solo della casa»
«Al gatto importa solo della casa»... No! Le nostre abitudini sono tutto!
Fatta eccezione per i gatti che soffrono di ansia da separazione, i mici non fanno caso all’assenza di una persona, perché non hanno la nozione del tempo.
Detto questo, il gatto è un animale abitudinario. Forse avrete notato che i vostri gatti dormono sempre negli stessi posti e che mangiano, giocano e fanno i loro bisogni più o meno alle stesse ore del giorno.
Per questo, più il vostro tran-tran quotidiano è stabile, più si sentiranno al sicuro e saranno sereni. Ecco perché si dice che ai gatti piacciano molto le persone anziane. Queste, ormai in pensione, hanno spesso una routine ben precisa.
Cosa succede se all’improvviso andate in vacanza per una settimana? I gatti, abituati a seguire una certa successione di eventi, si ritrovano sprovvisti di una guida quotidiana. Ci sono due tipi di reazione possibili.
Alcuni imparano a sbrigarsela da soli; indipendenti per natura, si creano semplicemente una propria routine in vostra assenza. Altri, spesso separati troppo presto dalla madre (prima della quattordicesima settimana), non sono in grado di gestire le emozioni in maniera adeguata in situazioni simili.
Non avendo più alcun punto di riferimento, si ritrovano all’improvviso disorientati e fanno fatica ad adattarsi. Se uno dei vostri gatti ha avuto problemi a trovare una propria routine in vostra assenza, si sentirà estremamente sollevato quando tornerete e vorrà ripristinare un certo ordine per sentirsi al sicuro il più in fretta possibile.
Per questo, vi tallonerà per qualche giorno per cogliere bene le abitudini del nuovo tran-tran. Ecco perché avete l’impressione di essergli mancati molto, per esempio, al ritorno dalle vacanze. L’altro micio, invece, si è organizzato e ha messo in piedi una routine che non vi include.
Al vostro rientro, vuole vedere se vale la pena modificare ancora il suo stile di vita per adattarlo al vostro. Aspetterà qualche giorno per assicurarsi che non ripartirete e che il vostro tran-tran è stabile. Ecco perché avete l’impressione che vi eviti.
2. «I gatti possono stare soli»
«I gatti possono stare soli». Falso! Attenzione alla noia!
Il gatto non ha nozione del tempo: un'ora o cinque ora sono la stessa cosa. Nel suo mondo gli eventi si succedono seguendo il suo ritmo circadiano o, se preferite, il suo orologio biologico.
Per lui, il tempo che separa due eventi ha poca importanza. In conclusione, per il gatto tra la vostra partenza e il vostro rientro non passano sette ore, ma un certo numero di eventi.
Questa sequenza include voi che vi alzate, che partite, il postino che passa e così di seguito fino al vostro ritorno. Piuttosto, un gatto può annoiarsi se non ha niente da fare.
Se si ritrova in un ambiente poco stimolante, senza attività che lo occupino, può ingegnarsi molto ma non nel senso che vorremmo noi: srotolerà la carta igienica, mangerà le piante o masticherà i fili del telefono.
È anche possibile che dorma tutto il giorno e abbia quindi molte energie la sera e la notte, attaccando le caviglie dei proprietari o miagolando per svegliarli affinché giochino con lui.
Assicuratevi quindi di giocarci insieme almeno due volte al giorno, per 10 o 15 minuti, e di mettere a sua disposizione giochi e soluzioni alternative per mangiare. Ci sono in vendita ciotole e distributori di crocchette interattivi che richiedono un certo sforzo, come in natura.
Piuttosto che impiegare tre minuti per mangiare, ce ne metterà trenta. Mettere un albero per gatti davanti alla finestra lo terrà occupato per ore perché dal suo trespolo potrà osservare gli uccelli.
Lasciate accesa la radio, preferibilmente sintonizzata su una stazione in cui si parla e non di musica, perché alcuni strumenti possono dargli fastidio. Visto che i programmi, e quindi le voci degli animatori, sono gli stessi ogni giorno, questo aiuterà il gatto a crearsi una routine e a scandire la giornata.
3. «Il gatto non impara nulla»
«Il gatto non impara nulla». No! Si può educare!
Possiamo insegnare a un gatto così come a un cane, nei limiti delle capacità fisiche dell’animale.
Non solo, per il gatto è un ottimo esercizio che lo renderà felice e attivo.
Anche se è più facile con un micio più giovane, addestrare un gatto anziano può rivelarsi una cura di giovinezza. Bisogna però sapere come motivare il piccolo felino.
Il gatto accetterà di fare quello che gli chiedete solo se ha un tornaconto personale. Basta individuare ciò che preferisce e potrete fargli fare qualsiasi cosa. Tutti i mezzi sono buoni, che si tratti di biscottini, bocconcini o un po’ di tonno in scatola.
Anche del dentifricio per gatti, che potete trovare dal veterinario o nei negozi per animali, oppure omogeneizzati al pollo o al tacchino (assicuratevi che non ci siano altri ingredienti).
Se il vostro gatto è una buona forchetta, perché non approfittarne? Anche gli alimenti per gattini sono molto apprezzati. Ricordate inoltre che un quarto di un nostro boccone rappresenta un boccone intero per i mici. Quindi, se volete utilizzare un pezzo di formaggio, dividetelo in due o in quattro.
Se il gatto è a dieta, togliete dalla sua dose quotidiana quello che pensate di dargli come ricompensa. Per cominciare, riducete al minimo le fonti di distrazione. Scegliete una piccola stanza e procedete con brevi esercizi di cinque minuti. Questo aiuterà il vostro gatto a imparare più velocemente.
Mai punire l’animale né mostrarsi impazienti. È imprescindibile rendere il momento particolarmente piacevole. Cominciate con qualcosa di semplice: fate venire il gatto verso di voi con un gesto della mano.
Tenete la ricompensa nella mano sinistra, allungate la destra verso il micio e, con le dita, fategli segno di avvicinarsi. Non parlate e non fate altri gesti, aspettate. Curioso di natura, il gatto dovrebbe avvicinarsi per annusare la vostra mano.
All’inizio, dategli la ricompensa non appena si muove verso di voi. Allontanatevi un po’ e ripetete l’esercizio. Man mano che impara, inserite la parola “vieni”; aspettate che si avvicini ancora di più, fino ad arrivare a pochi centimetri dalla mano.
In seguito, allontanatevi ancora e continuate l’esercizio. Quando avrà imparato bene, fate un giro su Internet. Troverete le tecniche per insegnare al gatto “seduto” e “batti cinque”, molto semplici da imparare.
4. «Ciechi e sordi? Ingestibili!»
«Ciechi e sordi? Ingestibili!» No! Serve solo qualche accorgimento.
Nel regno animale, i gatti hanno una delle più grandi capacità di adattamento.
Rimaniamo sempre sorpresi nel constatare il modo in cui si adeguano a vari handicap, dalla sordità, alla cecità o alla perdita di un arto o addirittura di due.
La sordità è il problema più comune nei gatti. Tuttavia, si nota poca differenza tra il comportamento di un gatto sordo e quello di un gatto normale.
Certo, è necessario prendere qualche accorgimento, come battere con il piede a terra piuttosto che chiamare il micio a voce. Ancora più impressionante è il caso di gatti non vedenti.
Sono innumerevoli le persone che, andando a trovare proprietari di gatti ciechi, non si rendono conto che l’animale non vede affatto, nemmeno dopo averci giocato per diversi minuti.
Proprio come gli umani che soffrono di cecità, questi gatti sovrasviluppano gli altri sensi per compensare il loro handicap. Del resto, normalmente qualunque gatto utilizza molto di più l’udito che la vista per individuare i pericoli o le prede.
Un gatto cieco sarà solo ancora più efficiente. Si servirà dei baffi come fossero un bastone per persone ipovedenti, con la differenza che non avrà bisogno di toccare gli oggetti per sapere che sono là.
L’aria che sposta con il corpo rimbalzerà sulle pareti e, aiutandosi con le vibrisse, capirà che deve fermarsi. Se avete gatti che soffrono di cecità, l’importante è mantenere costante il più possibile l’arredamento delle stanze.
Evitate di prenderli troppo in braccio. Il modo in cui si orientano nello spazio è diverso dal nostro. Funzionano un po’ come se fossero il centro dell’universo e, quando si spostano, hanno l’impressione che gli oggetti si muovano intorno a loro.
Un gatto non vedente non deve mai perdere il suo punto di riferimento, e cioè il punto in cui si trova, poiché gli permette di capire a che distanza si collochino le cose che lo circondano.
Se lo lasciamo per terra, manterrà i punti di orientamento e sarà addirittura capace di correre per casa. Inoltre, è essenziale dargli giochi provvisti di campanellini o comunque che facciano rumore.
5. «Dal colore si capisce il carattere»
«Dal colore si capisce il carattere»! No! Non ci sono legami genetici!
Il colore è probabilmente il criterio che la gente utilizza più spesso per giudicare il carattere di un gatto.
Alcuni ricercatori dell’Università di Berkeley, in California, si sono interessati alla questione.
Dopo aver intervistato diversi proprietari di gatti negli Stati Uniti, hanno constatato che questi attribuivano ai gatti rossi molte più qualità positive rispetto ai bianchi e neri o ai tricolori (tartarugati).
Hanno notato anche che le persone percepivano i rossi come molto più amichevoli e pigri, mentre i bianchi sembravano più indipendenti e difficili da gestire. In generale, i gatti neri sono considerati come animali antisocievoli e i tartarugati come gatti intolleranti ma più facili da educare.
Uno studio simile, condotto in Inghilterra, ha dato però risultati molto diversi. Secondo le conclusioni dei ricercatori, i britannici qualificano in generale i gatti tricolore come villains (buoni a nulla, delinquenti) e i bianchi e neri come animali docili.
Queste differenze dimostrano che la cultura, la pubblicità e i media hanno una forte influenza sulla percezione che abbiamo del carattere di un gatto a seconda del colore.
È forse una coincidenza che la maggior parte della gente ritenga che i gatti rossi siano amichevoli e pigri? Garfield, il gatto socievole e indolente dei fumetti di Jim Davis, viene descritto così per caso? C’è forse una spiegazione scientifica?
Ebbene, no! Per far sì che un comportamento sia legato a un colore, bisognerebbe che il gene che definisce la tinta e quello responsabile dello sviluppo cerebrale siano molto vicini l’uno all’altro, sullo stesso cromosoma.
Tuttavia, nessuno studio ha permesso di stabilire un legame genetico tra il colore di un gatto e il suo comportamento. Ciò nonostante, ancora oggi, a causa dell’associazione con la malasorte, i gatti neri hanno cinque volte in meno la possibilità di essere adottati rispetto ai mici di un altro colore.
Uno studio simile, condotto in Inghilterra, ha dato però risultati molto diversi. Secondo le conclusioni dei ricercatori, i britannici qualificano in generale i gatti tricolore come villains (buoni a nulla, delinquenti) e i bianchi e neri come animali docili.
Queste differenze dimostrano che la cultura, la pubblicità e i media hanno una forte influenza sulla percezione che abbiamo del carattere di un gatto a seconda del colore. È forse una coincidenza che la maggior parte della gente ritenga che i gatti rossi siano amichevoli e pigri?
Garfield, il gatto socievole e indolente dei fumetti di Jim Davis, viene descritto così per caso? C’è forse una spiegazione scientifica? Ebbene, no! Per far sì che un comportamento sia legato a un colore, bisognerebbe che il gene che definisce la tinta e quello responsabile dello sviluppo cerebrale siano molto vicini l’uno all’altro, sullo stesso cromosoma.
Tuttavia, nessuno studio ha permesso di stabilire un legame genetico tra il colore di un gatto e il suo comportamento. Ciò nonostante, ancora oggi, a causa dell’associazione con la malasorte, i gatti neri hanno cinque volte in meno la possibilità di essere adottati rispetto ai mici di un altro colore.