Lo sbarco in Normandia (6 giugno 1944), effettuato sulle coste della Normandia, affacciata sul canale della Manica (Francia), è stato uno dei momenti più importanti della II Guerra mondiale.
Non tutto andò come previsto e ci furono molti morti tra gli alleati e tra i civili francesi.
Ma quell’operazione che ha cambiato la storia fu determinante per l’esito della guerra a favore di chi portava in Europa libertà e democrazia.
Perché cambia la storia? Dopo lo sbarco, gli scontri proseguirono violenti; nelle settimane successive le truppe alleate dovettero sostenere una dura campagna terrestre, nota come “battaglia di Normandia”, alla quale partecipò anche la Resistenza francese; l’obiettivo principale era strappare la Francia ai nazisti.
Il 25 agosto, Parigi venne liberata e De Gaulle v’insediò il suo governo provvisorio. In settembre gli Alleati liberarono Belgio e Olanda. La disfatta del Terzo Reich si stava ormai profilando all’orizzonte.
1. Un falso attacco disorienta i tedeschi
Comincia a circolare tra gli Alleati a partire dall’aprile 1943 il progetto di organizzare un'invasione della Francia, occupata dai nazisti nel 1940.
Gli americani per primi avanzano l'idea di aprire un altro fronte di guerra a ovest, nella Francia del nord, per chiudere le forze tedesche tra due fuochi e allentate la pressione sul fronte orientale.
Gli inglesi sono dubbiosi, ma il progetto ottiene il consenso di Stalin e in maggio viene approvato: l’invasione è programmata per la primavera dell’anno successivo.
Sul fronte opposto, Hitler e il suo Stato maggiore si aspettano un attacco e fanno preventivamente costruire un poderoso sistema di fortificazioni, il Vallo Atlantico, lungo il litorale francese; inoltre viene fatta concentrare in Francia una sessantina di divisioni, pari a un quarto dell’intero esercito.
Per aggirare il fronte dei tedeschi, gli Alleati simulano un falso attacco (Operazione Fortitude), convincendoli che l’invasione dovrebbe avvenire a Calais, dove creano un fittizio gruppo d’annata al comando del generale Patton e vendono allo spionaggio tedesco falsi piani d’invasione.
L’inganno riesce così bene che gli ufficiali nazisti, il giorno dello sbarco, crederanno per molle ore di trovarsi di fronte a una manovra diversiva.
All’alba del 6 giugno 1944, ha inizio l’Operazione Overlord, il più grande sbarco anfibio della storia militare e una delle maggiori operazioni aeree, terrestri e navali di tutta la storia.
La zona scelta dal comando alleato per lo sbarco è un tratto della baia della Senna, in Normandia, lungo circa 100 km e diviso in 5 spiagge: sulle più occidentali, Utah e Omaha, è previsto lo sbarco delle truppe americane, mentre alle divisioni britanniche e canadesi toccano i settori orientali, Gold, Juno e Sword.
L'ora degli sbarchi è stabilita in base all'inizio dell'alta marea.
2. Scocca l’ora del D-Day
Poco dopo la mezzanotte del 5 giugno, gli Alleati iniziano un violento bombardamento aereo sulle batterie d’artiglieria situate sulla costa tra Le Havre e Cherbourg.
Nelle primissime ore del 6 giugno 8mila inglesi e 16mila americani sono paracadutati nell’entroterra con il compito di prendere possesso delle batterie d'artiglieria tedesche e delle principali vie di comunicazione adiacenti all'area dello sbarco.
Alle 4,30, i paracadutisti americani occupano la cittadina normanna di Sainte-Mère-Eglise. All'alba inizia la “battaglia delle spiagge": alle 6,30, avviene lo sbarco su Utah e Omaha, alle 7,30 quello su Gold e Sword, alle 7,45 quello su Juno.
Parallelamente, gli alleati riprendono i bombardamenti sulle postazioni fortificate del Vallo Atlantico. I britannici della Seconda Armata e i canadesi della Terza Divisione di fanteria sbarcano su Sword e Juno, subendo perdile leggere senza riuscire ad avanzare verso l’interno.
Nel settore Gold le perdite sono invece più pesanti perché i tedeschi hanno fortificato la costa e perché la batteria d’artiglieria di Longue-sur-mer apre subito il fuoco sulla flotta in avvicinamento, mettendola in difficoltà.
Ciò nonostante, la 50a Divisione di Fanteria britannica supera gli ostacoli e penetra nelle linee nemiche. Sulla spiaggia Utah il Settimo Corpo d’Armata americano ha molta fortuna e perdite irrisorie: cadono 197 uomini su circa 23mila.
A mezzogiorno le artiglierie tedesche iniziano a sparare sulla spiaggia, ma ormai le unità statunitensi sbarcate sono quasi al completo e stanno avanzando nell’entroterra. I problemi peggiori li incontra la Prima Divisione di Fanteria americana che sbarca a Omaha.
I carri anfibi Sherman sono fatti scendere troppo lontano da riva, il mare e molto agitato, la risacca forte e i mezzi finiscono con l'affondare, assieme a tutto il loro equipaggio. La divisione tedesca di guardia occupa una strategica posizione sulle scogliere sovrastanti e si difende con cannoni anticarro, mitragliatrici, artiglieria leggera.
Migliaia di soldati americani muoiono sulla battigia; alle 12, la fanteria statunitense è ancora bloccata sulla spiaggia. Il Secondo Battaglione Rangers ha il compito di scalare i 100 metri di scogliera sulla cui cima si stagliano le casematte in cemento armato dell'artiglieria tedesca.
Sotto il fuoco nemico, i Rangers posizionano scale di corda e riescono a salire e a distruggere i cannoni pur perdendo più della metà degli uomini. Con una grinta eccezionale, tuttavia, resistono e verso sera riescono ad avanzare di un solo chilometro.
Parallelamente la Resistenza francese dà il via libera a un piano di sabotaggi e attentati contro obiettivi strategici (centrali e linee telefoniche, snodi ferroviari, depositi di munizioni e mezzi) in collaborazione con le unità alleate, guidate nell’entroterra. Il Consiglio nazionale della Resistenza francese proclama infine l’insurrezione di tutta la nazione.
3. Le difese tedesche in terra e in mare
Atlantikwall, Vallo Atlantico: era il nome di un esteso sistema di fortificazioni costiere, costruito per conto del Terzo Reich dall'Organizzazione Todt, che aveva edificato anche la Linea Sigfrido sul confine franco-tedesco, la Linea Gotica e la Linea Gustav nell’Italia centrale.
Lo realizzarono centinaia di prigionieri ai lavori forzati.
Il governo tedesco temeva uno sbarco alleato lungo le coste della Francia settentrionale e nel 1943 nominò ispettore della difesa il feldmaresciallo Erwin Rommel; questo trovò inadeguate le strutture del Vallo e volle rafforzarle.
All'epoca del D-Day, gran parte delle coste e dell'immediato entroterra della Normandia avevano imponenti strutture difensive; la zona più fortificata era il passo di Calais perché ritenuto il punto di sbarco più probabile.
Le trappole antisbarco:
- Sulla battigia erano disposti diverse linee di ostacoli antisbarco.
- I “cancelli belgi”, cancellate in ferro che l'alta marea nascondeva completamente e che potevano causare gravi danni ai mezzi da sbarco, soprattutto se erano dotati di mine esplosive a contatto.
- I pali con mine. Erano lunghi pali infissi sul fondo del mare, ciascuno dei quali sulla sommità aveva una mina Teller a contatto. L'alta marea li sommergeva e li rendeva di fatto invisibili.
- Le rampe. Costruite per essere sommerse. erano fatte di tronchi di legno lunghi 8 m e inclinati di 40°; ben piantate nella sabbia, erano dotate di lame in acciaio per aprire falle nei fianchi dei battelli d’assalto e anche di mine.
- I “cavalli di Frisia". Erano costituiti da 3 assi metalliche, per lo più rotaie ferroviane, saldate insieme. Sono ostacoli mobili in funzione anticarro.
- Nell’immediato entroterra, invece, si trovavano altre strutture concepite per ostacolare l’avanzata delle truppe: muri e fossati anticarro, “denti di drago" in cemento (blocchi di cemento a forma di piramide tronca, posizionati l'uno accanto all'altro, mimetizzati e in funzione anticarro), barriere di filo spinato, campi minati e i cosiddetti "asparagi di Rommel" (tronchi di legno alti 4-5 m, conficcati nel terreno a distanze regolari per impedire l’atterraggio degli aerei).
4. Come i parà piegarono i nazisti
Tra il 5 e il 6 giugno, 8mila soldati inglesi e 16mila americani furono paracadutati nelle zone attorno alle spiagge deputate allo sbarco.
Le missioni erano molteplici e rispondevano a diversi piani militari, identificati da nomi in codice.
La prima divisione aviotrasportata a entrare in azione fu la 6“ Airborne Division britannica Pegasus, guidata dal generale Richard Nelson Gale anche a capo di un battaglione di paracadutisti canadesi.
Gli uomini di Pegasus in parte furono paracadutati da aerei in sorvolo a bassa quota, in parte atterrarono grazie ad alianti che, dopo esser stati trainati da velivoli a motore, si sganciavano e planavano in silenzio nelle zone previste.
Per il trasporto delle truppe e il traino degli alianti la Raf (Royal Air Force) impiegò soprattutto l'Armstrong Whitworth AW.41 Albemarle, un bombardiere medio bimotore di fabbricazione britannica, mentre come aliante utilizzò l'Airspeed Horsa, un velivolo di 44 m di apertura alare che, oltre a pilota e co-pilota, poteva trasportare 25 uomini completamente equipaggiati.
Tutte le zone di lancio o di atterraggio si trovavano a est del fiume Orne, lungo il fianco orientale di Sword e delle altre spiagge scelte per lo sbarco.
Gli obiettivi della divisione erano difficili: dovevano conquistare sia il ponte sull'Orne sia quello sul canale di Caen, distruggere la batteria dell’artiglieria costiera tedesca di Merville e far saltare in aria cinque ponti sul fiume Dives per impedire il contrattacco delle truppe tedesche.
La missione fu eseguita in una sola giornata: i ponti sul Dives furono distrutti, come pure i cannoni di Merville; i due ponti sull’Orne e sul canale di Caen furono occupati fino all’arrivo dei commandos anglo-canadesi.
Chiusa l’Operazione Tonga, iniziò l’operazione Mallard: 250 velivoli a motore della Raf si avvicinarono alle coste della Normandia trainando 220 alianti Horsa e 30 alianti Hamilcar con i rinforzi per la 6a divisione aviotrasportata.
Per stabilire e consolidare una linea difensiva sul fianco sud della zona appena occupata, ci vollero diverse settimane di aspri combattimenti contro le truppe tedesche.
Curiosità: Il soldato John Steele: americano dell'Illinois, nel 1944 era paracadutista nell'82a Divisione aviotrasportata dell’esercito degli Stati Uniti; assieme ai compagni, il D-Day fu paracadutato a ovest del paesino di Sainte-Mère-Église, in Normandia.
Il lancio fini male: molti caddero nelle pianure allagate da Rommel e affogarono, alti caddero lontani dal punto previsto, altri atterrarono nella piazza principale di Sainte-Mère- Église dove i tedeschi li accolsero a mitragliate. John Steele con il suo paracadute restò impigliato nel tetto della chiesa principale del paese.
Lo videro tutti, tedeschi compresi: John riuscì a salvarsi fingendosi morto. Qualche ora dopo, senti un vociare familiare: Sainte-Mère-Église fu il primo paese della Normandia a essere liberato dagli americani.
Ancora oggi nella cittadina francese c’è un paracadute appeso al campanile in ricordo di quel giorno memorabile (foto sotto).
5. I protagonisti
- Dwight David Eisenhower (1890-1969)
Durante la II guerra mondiale, "Ike", come era soprannominato in famiglia, fu il comandante in capo delle forze americane e alleate in Europa ed ebbe il comando supremo dello sbarco in Normandia; dopo la guerra, dal 1953 al 1961, divenne il 34° presidente degli Stati Uniti.
Eccellente militare, grande stratega, uomo politico equilibrato e lucido, aveva un carattere calmo, ottimista, positivo, imparziale nel giudizio e naturalmente capace di leadership: uno dei suoi biografi ufficiali, Peter Lyon, lo descrisse come "un uomo gentile e dal carattere aperto, amichevole".
- Bernard Law Montgomery (1887-1976)
Celebre prima dello sbarco in Normandia, dove comandò tutte le forze terrestri e fu il secondo di Eisenhower, "Monty" era il generale britannico che aveva sconfitto gli Africa Korps di Rommel.
Militare capace, sposato all'esercito, era un uomo ruvido e complesso, autoritario, sicuro di sé, coraggioso, esibizionista ed esigentissimo con i propri uomini sia sul piano della disciplina sia su quello della forma fisica.
Churchill disse di lui che era «fiero e indomito quando doveva arretrare, invincibile quando poteva avanzare, insopportabile quando vinceva».
- George Smith Patton
Soprannominato il "generale d’acciaio", Patton fu comandante della Terza Armata americana: era un militare duro, sboccato e capace di tenere in pugno le truppe.
Brillante stratega, attribuì le sue capacità alle vite precedenti, tutte vissute all’interno di un ambiente militare.
Credeva. infatti, nella reincarnazione e ciò era il frutto di un’inquietante esperienza personale: più volte sperimentò la repentina comparsa di immagini, emozioni e ricordi provenienti da vite passate.
Era convinto di essere stato un legionario romano, un soldato cartaginese e un maresciallo da campo di Napoleone.
- Charles de Gaulle (1890-1970)
Il capo delle forze francesi di liberazione, in lotta contro il regime filo-nazista di Vichy, divenne uno degli uomini politici più importanti del Novecento: fu il presidente del governo provvisorio della Repubblica (1944-46), l’ultimo premier della Quarta Repubblica, il promotore della Quinta e il suo primo presidente (1959-69).
In guerra, con Churchill ebbe rapporti poco cordiali, ma sempre improntati al rispetto reciproco, mentre con Roosevelt ebbe una relazione difficilissima perché mal sopportava quella che chiamava “l’arroganza degli americani".
Chi conobbe De Gaulle lo descrisse come molto arrogante, intrattabile ma di eccezionale grandezza. Non sopportava il collega americano, quindi, perché era come lui un titano privo di umiltà.
- Erwin Rommel (1891-1944)
Soprannominato “la Volpe del Deserto” per l’intelligenza e l’eccezionale abilità militare dimostrata comandando gli Afrika Korps, il feldmaresciallo Rommel ebbe nello sbarco di Normandia due incarichi: fu il comandante del gruppo di Armate B e l'ispettore di tutte le postazioni difensive del Vallo Atlantico.
Non si macchiò di crimini di guerra o contro l’umanità. Implicato nell’attentato a Hitler del 20 luglio 1944, sebbene non vi avesse partecipato direttamente, fu spinto a suicidarsi nell’ottobre dello stesso anno.
- Gerd von Rundstedt (1875-1953)
Feldmaresciallo della Wehrmacht, militare esperto (aveva combattuto già nella I guerra mondiale), fu il comandante supremo delle forze tedesche in Normandia. Era uno dei migliori generali dell’esercito tedesco per doti di comando, prestigio e per le notevoli abilità strategiche.
Aristocratico di origine prussiana, non amava né Hitler né il nazismo: non fu mai un uomo di regime e s’interessò poco di politica.
Alla fine della guerra, cadde nelle mani degli americani, ma ebbe un infarto durante l’interrogatorio, subito dopo la cattura. Accusato di crimini di guerra, non fu mai processato per ragioni di salute. Gli Alleati lo rilasciarono nel 1948.