Serenità e pacifica convivenza sono beni assai preziosi e mai come in questi tempi bui ce ne rendiamo conto, purtroppo.
Anche per i nostri amici è così, tanto che hanno sviluppato metodi assai efficaci per ottenerli e per ristabilirli, in caso vengano compromessi.
Contrariamente alle apparenze, il cane ha un’elevata capacità di trovare il giusto equilibrio tra il suo stato emozionale e l’ambiente che lo circonda.
Anche nelle situazioni più stressanti, infatti, il nostro amico ha valide “carte da giocare” per mantenersi bene a galla sulle onde avverse del momento.
Spesso ci riesce compiendo azioni in apparenza incomprensibili ai nostri occhi, azioni che, però, gli servono per uscire il più velocemente possibile da uno stato emotivo potenzialmente dannoso, salvaguardando così la sua salute psicofisica.
Un bagaglio comportamentale che è una sorta di “polizza salvavita”, una protezione da attivare sino a quando l’ambiente circostante non tornerà ad essere sufficientemente accettabile per il suo personale equilibrio mentale, fisico ed emotivo. Vediamo come ci riesce.
1. L’imperativo è autopreservarsi. Funziona, quindi lo rifaccio
Ogni essere vivente, incluso il cane, si avvale di un meccanismo di “autoregolazione” che serve a preservarne le caratteristiche psicofisiche ed emotive, indipendentemente da ciò che accade intorno a lui.
Questa attitudine viene denominata dai biologi “omeostasi” ed è il risultato del più generale “principio di conservazione e sopravvivenza” che spinge ciascun individuo a cercare di rimanere in vita il più a lungo possibile, in primo luogo per trasmettere i propri geni alle generazioni successive.
Perché ciò accada, una delle condizioni primarie riguarda cercare di risparmiare energie: lo spreco della forza vitale, infatti, impedisce di utilizzarla nella giusta quantità per i compiti più importanti; per esempio, nel caso del cane, cacciare, controllare il territorio, giocare, corteggiare, accoppiarsi e prendersi cura dei figli.
In altre parole, ogni grammo di espressione energetica dovrebbe essere funzionale ai comportamenti di sicurezza e sopravvivenza, evitando inutili dispersioni nei confronti di eventi di basso interesse.
Secondo questa logica, peraltro molto efficace, il nostro amico cerca di superare il meno possibile la sua personale “soglia di eccitabilità” e, se ciò accade, deve ritornare il più presto al di sotto di essa.
Le strategie “autocalmanti” del cane non sembrano essere frutto di alcun processo di apprendimento ma si possono definire “inconsce”. Tuttavia, non nascono dal nulla: la loro origine è in altri comportamenti normalmente attivati per scopi diversi.
In termini etologici, potremmo parlare di “modificazione della funzione”. Sotto il profilo pratico, diventano comportamenti “sostitutivi” rispetto ad altre azioni che, per circostanze esterne, non sono applicabili.
Ciò che diviene fondamentale è il loro carattere di “adattabilità”, poiché l’adozione di ognuna delle strategie calmanti serve ad adattarsi al contesto ambientale specifico.
D’altra parte, è probabile che una volta manifestata la specifica strategia e verificata la sua efficacia di ripristino immediato del benessere, questa venga riproposta ogni qualvolta il nostro amico si trovi ad affrontare una situazione stressante.
Questo in base al principio ben noto anche a noi che recita così: “funziona, quindi lo rifaccio”. Ma quali sono le azioni generalmente adottate dai nostri amici per recuperare l’equilibrio? Vediamo le più comuni.
2. Spazio di equilibrio. Scrollarsi e grattarsi e con l’olfatto
- Spazio di equilibrio. Un concetto individuale
Abbiamo visto che l'omeostasi è sinonimo di equilibrio. Per capire meglio, proviamo a raffigurare il concetto immaginando due linee orizzontali che corrono nella stessa direzione e che sono parallele tra loro.
All’interno di queste vi è lo “spazio di equilibrio” mentre al di fuori siamo di fronte a un’alterazione dell’equilibrio stesso. Quando ciò si verifica, i segnali di allarme presenti nell’organismo del cane spingeranno per ottenere un rientro immediato nella normalità.
È bene sapere che l'omeostasi di ogni soggetto può variare in relazione a fattori differenti, come la personalità, il temperamento, il periodo di sviluppo e la tipologia di stimoli a cui è sottoposto. Esaminiamo questi fattori uno per uno.
La personalità comprende l’insieme delle proprietà psico-biologiche di un individuo, il temperamento riguarda la soglia di reazione mentre la fase di sviluppo è correlata al tasso esperienziale.
In ultimo, l’ambiente: esso racchiude la totalità dei segnali/stimolo presenti nello spazio in un certo momento del tempo. Ogni cane, quindi, ha una propria “omeostasi”. E anche noi.
- Scrollarsi e grattarsi
Tra le attività più frequenti utili al nostro amico per rientrare in uno stato di sufficiente equilibrio vi è certamente lo scrollarsi.
Si tratta di un comportamento molto simile a quello utilizzato per asciugarsi.
Scrollarsi, infatti, ha come conseguenza anche un abbassamento dell’adrenalina, neurotrasmettitore notoriamente legato a situazioni in cui l’organismo è indotto ad alzare le sue capacità di reazione, e lo stress rientra tra tali frangenti.
Un’altra strategia calmante consiste nel grattarsi ed è simile a ciò che facciamo noi. Nel nostro caso, ci grattiamo quasi sempre la testa, mentre per il cane lo stesso comportamento viene facilmente eseguito all’altezza del costato, utilizzando una zampa posteriore.
In entrambi i casi, l’azione serve a guadagnare il tempo per trovare la soluzione utile a contrastare lo stato ambientale che crea disagio, una sorta di breve “pausa di riflessione” prima di agire.
- Con l’olfatto. Una tecnica per isolarsi
Un’altra tecnica spesso impiegata dal cane in questi casi è annusare al suolo. Dinanzi al crescere della tensione, il cane abbassa il tartufo alla ricerca di qualcosa che, in realtà, non esiste o, se esiste, non riveste un vero interesse olfattivo...
Eppure, il nostro amico apparirà davvero interessato a qualche magico effluvio. In questo caso, l’investigazione avrà andamento ristretto e circolare, e si protrarrà fino a quando il disagio verrà meno; poi, altrettanto in fretta, l’interesse scomparirà e gli occhi riprenderanno a osservare all’intorno.
Gli studi effettuati su questa tipica attività di “dislocazione” hanno dimostrato come l’azione olfattiva sostitutiva abbia lo scopo di isolare il suo esecutore dal mondo circostante, rendendolo così indifferente a ciò che lo sta infastidendo.
Il suggerimento, in questi casi, è di consentire al nostro amico di concludere l’azione, lasciando che adotti questa strategia di “autotutela”.
3. Le tre fasi del processo
Se dovessimo schematizzare il processo di recupero dell’omeostasi del cane, potremmo parlare di tre fasi differenti e consequenziali:
■ l’ambiente produce una situazione spiacevole che, a propria volta, innalza il livello di “disequilibrio” del cane;
■ sentendosi a disagio, il cane si prodiga per uscirne e lo fa esprimendosi in un modo ritenuto potenzialmente utile;
■ se la scelta funziona, il cane avvertirà subito una riduzione dello stesso disagio, sentendosi nuovamente in un giusto equilibrio tra sé e il mondo circostante. Questo processo può avvenire tanto per cause esterne quanto per via di condizioni interne.
- Sonno o stress? Altri segnali da cogliere
Un segnale dal significato che viene spesso confuso (per sonno, in genere) è una sorta di sbadiglio, a volte rumoroso, che il cane emette a fronte di uno stato emotivo sgradevole, di solito situazioni stressanti.
La cosa potrà accadere per esempio in presenza di un numero di stimoli troppo elevato, come altri cani o gruppi di persone posizionate molto vicino a lui.
Curioso notare che tale reazione si presenta sovente anche da parte nostra, in circostanze di stress, eppure non molti pensano che lo sbadiglio del cane sia anche un segnale di questo genere.
Insieme allo sbadiglio, o in sostituzione ad esso, potranno apparire altre mimiche: per esempio, sbattere le palpebre ripetutamente oppure fissare un punto specifico dove in realtà non vi è nulla di interessante.
Scendendo lungo il muso si arriva a un’altra regione del corpo spesso utilizzata come strumento di “autocalma”, cioè la bocca. Impiegata fin dalla nascita per nutrirsi e interagire, può esprimere diverse manifestazioni di disagio: dallo “schioccare” la lingua al leccare le labbra ripetutamente, fino a estendere la lingua stessa in modo “serpentino”.
Quest’ultima espressione è tipica delle situazioni complesse e ha lo scopo di concentrare tutta la possibile energia per risolvere una problematica di elevata difficoltà.
- Voglia di correre. L’inattività è stressante
Una buona scelta per riequilibrarsi può anche consistere nel correre all’impazzata, senza una meta precisa.
Questa reazione è spesso collegata a periodi di forte inattività, quando il nostro amico è rimasto in casa molte ore ad aspettarci oppure ci è stato accanto a lungo, immobile e senza far nulla, magari attendendo la conclusione di una nostra conversazione.
Tolto il guinzaglio, e ricevuto il segnale di “concessione” ad allontanarsi, il cane parte all’improvviso al galoppo senza una meta precisa.
La velocità sarà davvero elevata perché l’obiettivo è sfogare tutti i bisogni “repressi”, svuotando così l’ipotetico “bicchiere” divenuto stracolmo di stress da inattività.
La corsa senza meta è ancora di più tipica nei cuccioli, il cui comportamento è fatto di picchi dinamici e di fasi di recupero. Si parla, in gergo tecnico, di “crisi di gioia”... molto simili alle corse dei bambini all’uscita da scuola!
4. Interagire con gli altri e voltare la schiena
- Interagire con gli altri. I segnali di negoziazione
Le azioni di riequilibrio del nostro amico possono anche essere rivolte a un altro soggetto, canino, umano e così via, con il quale sta interagendo.
Si tratta di veri e propri messaggi inviati da un interlocutore all’altro, nel corso di un normale processo di comunicazione.
In caso di tensioni tra gli interlocutori, preludio di possibile disagio, il cane che vuole evitarlo può ricorrere a una serie di strategie volte a ridurre al minimo le probabilità di conflitto.
Sono i cosiddetti “segnali di negoziazione”, assimilabili a proposte di pace rese esplicite. I segnali di negoziazione hanno l’obiettivo di proporre alla controparte una sorta di tregua.
Tra i messaggi più frequenti vi è il “look away”, cioè dirigere lo sguardo altrove, quasi sempre volgendo almeno in parte anche la testa e non solo gli occhi.
Ciò evita qualsiasi incrocio di sguardi, che sono forieri di sfide, e mette anche in mostra una delle zone più vulnerabili, come la parte laterale del collo, a simboleggiare la non belligeranza.
Se l’interlocutore è in grado di interpretare la proposta e intende accettarla, è probabile che assuma un comportamento analogo e la tensione scemerà, con sollievo di tutti.
- Voltare la schiena
Ci sono anche casi in cui il nostro amico potrà decidere di mitigare la tensione trasformandosi in una sorta di “giullare”, soprattutto se giovane o appartenente a una tipologia con temperamento molto vivace.
Il cane inizierà così a correre a scatti da una parte all’altra per poi fermarsi a proporre una sorta di invito al gioco mediante apposito inchino; i balzi effettuati lateralmente, con l’anteriore abbassato e il posteriore più in alto, serviranno a modificare lo stato emozionale di chi ha intorno... perché si tratta della più chiara e allegra dichiarazione di pace!
In alternativa, una strategia di non belligeranza più “dignitosa” consiste nel posizionarsi seduti mostrando la schiena, escludendo la comunicazione visiva tra le parti; omettendo le zone votate all’aggressività, come i denti e la bocca, il cane dichiara all’interlocutore di essere in pace.
L’accettazione della proposta dalla controparte consiste nel gesto identico, ponendosi di schiena.
5. Morsi... rilassanti. Cambio di bersaglio
- Morsi... rilassanti. Cambio di bersaglio
Per un predatore non c’è modo migliore per ridurre la tensione che l’impiego della bocca e dei denti. Infatti, l’utilizzo dei potenti muscoli masticatori consente un immediato ritorno al giusto grado di “omeostasi”, garantendo un rapido stato di benessere.
Un esempio tipico è mordere il guinzaglio e anche strattonarlo quasi fosse una preda da uccidere. Possiamo assistere a questo comportamento in condizioni di eccessiva staticità oppure dinanzi a eventi emotivamente troppo intensi.
In alcuni casi, invece, il morso potrà essere destinato a chiunque si trovi nelle vicinanze del cane, compreso il proprietario. Capita quando il nostro amico vorrebbe rivolgere un’azione aggressiva verso un altro interlocutore ma non può, per qualsiasi motivo.
Ebbene, non è raro che quell’energia trovi sfogo nei confronti del primo oggetto o soggetto in quel momento a disposizione. Si parla, in gergo tecnico, di “aggressività ridiretta” e gli studi su tale espressione comportamentale lo classificano come un riflesso non condizionato piuttosto che un’azione volontaria. Quasi a voler dire: “Perdonami, ma non potevo fare altrimenti”.
- Segnale inequivocabile? Non per tutti, purtroppo
Un altro modo, molto evidente, per negoziare la pace consiste nell’esibire una postura di “sottomissione”, tanto rannicchiandosi su se stessi quanto mettendosi a pancia in su con il ventre esposto.
Tutto questo serve a rendersi innocui e dimostrare massima fiducia nell’interlocutore che, se equilibrato, non approfitterà della postura totalmente indifesa per avventarsi e colpire.
Ma attenzione: ci sono razze che sono state selezionate proprio per non riconoscere questo tipo di segnali ed è bene saperlo per evitare pericoli mortali, perché un morso profondo al ventre raramente lascia scampo.
Il rischio riguarda soprattutto i cani un tempo impiegati nei combattimenti; non tutti, ma alcuni soggetti purtroppo conservano tale “memoria”, o meglio “amnesia di razza”.
Pericolosi in questo contesto anche i soggetti sottratti troppo presto alla compagnia dei fratelli di cucciolata e della madre (prima dei 56 giorni) e per questo impediti ad apprendere compiutamente il linguaggio corporeo in questione.