Dobbiamo dimagrire, ma non riusciamo. Vogliamo smettere di fumare, e non ce la facciamo. Il motivo? Ci manca la forza di volontà.
E così, affermando con totale sicurezza che la causa dei nostri insuccessi sta soltanto in questa mancanza, ci assolviamo e continuiamo a ingrassare e ad avvelenarci i polmoni.
Le persone hanno un’idea totalmente falsata e fuorviante della forza di volontà.
Una celebre indagine condotta nel 2011 dall’American Psychological Association dimostrava come il 27 per cento dei soggetti sottoposti a un questionario per monitorare lo stato di stress negli USA ritenesse che la maggiore barriera che ostacolava il loro desiderio di cambiare fosse la mancanza di forza di volontà.
La forza di volontà non è una caratteristica innata della nostra personalità. E neppure possiamo allenarla come un muscolo.
Ma coltivare l’autodisciplina è utile per raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo. A patto che siano davvero nostri, liberamente scelti e non dettati dalla società o dalla famiglia.
1. Falsi miti, prima regola e l'aiuto della razionalità
Purtroppo è da queste convinzioni errate che nascono i problemi.
Due sono in particolari i falsi miti duri a morire: il primo è quello che vuole la forza di volontà come innata.
Ormai gli studiosi hanno chiarito che non è così: non esiste una base genetica che ci renda più o meno volitivi.
Il secondo luogo comune è quello secondo cui si può incrementare la forza di volontà “lavorando su se stessi”, il che è vero, ma in genere lo si fa nel modo sbagliato.
Gli psicologi sono concordi oggi a ritenere che la forza di volontà è una spinta naturale a raggiungere i nostri obiettivi e non deve essere stimolata. Agire per senso del dovere e del sacrificio – tutti “valori” di cui oggi ci riempiamo la bocca – non ci porta da nessuna parte.
Solo quando vogliamo qualcosa veramente possiamo farcela a ottenerla, e non quando gli obiettivi che ci prefissiamo sono frutto di condizionamenti sociali e di aspettative degli altri. La volontà è prima di tutto manifestazione della nostra libertà di scelta. Quando manca la libertà, viene meno anche la motivazione.
La razionalità ci aiuta. Negli anni si è scritto e dibattuto molto su come agisce la forza di volontà. Roy Baumeister, psicologo sociale alla University of Queensland (USA) e coautore con John Tierney di La forza di volontà (Tea), descrive una serie di abilità propedeutiche, come la motivazione al cambiamento ma anche il controllo razionale dei nostri obiettivi.
La forza di volontà intrattiene infatti legami anche con le funzioni cognitive e il ragionamento. Esiste infatti una relazione molto potente tra forza di volontà e capacità di prevedere le conseguenze delle nostre azioni sul lungo periodo.
Pensiamo ad esempio a quando rinunciamo a un possibile piacere gastronomico perché valutiamo che mangiare aumenterà i nostri livelli di colesterolo.
2. Saper resistere alle tentazioni
Solo con le scelte razionali però non andiamo da nessuna parte.
Guai a opporre la volontà alle emozioni, altrimenti ci dividiamo in due parti: un dittatore che impone delle regole e uno schiavo che le deve eseguire.
«Se mi impongono di seguire una dieta come fosse un obbligo, fallirò. Se invece ne percepisco emotivamente il valore positivo perché mi rendo conto che mangiare troppo mi fa sentire male, allora avrò più successo».
In questo processo conta anche un’altra abilità: quella di resistere alle tentazioni sul breve periodo per raggiungere obiettivi più grandi sul lungo.
Così sviluppiamo la nostra volontà quando, ad esempio, rinunciamo al piacere immediato di uno snack ipercalorico per un piacere più grande, quello di vederci magri.
Anche se costa fatica e non ci dà la medesima gratificazione immediata del dolcetto. La forza di volontà è esattamente la capacità di contenere la ricerca del tutto e subito in cambio di traguardi più consistenti.
Da un punto di vista neuroscientifico potremmo dire che l’attività delle parti più antiche del nostro cervello, il cosiddetto cervello rettiliano che è una vera e propria “macchina del piacere”, vengono integrate e modulate da parti ben più moderne come le aree prefrontali della corteccia.
3. Autocontrollo? Più successo
Rimandare il piacere immediato fa bene alla forza di volontà e ha un impatto positivo in vari aspetti della vita.
A dimostrarlo diversi studi, come uno condotto da Angela Duckworth e Martin Seligman della University of Pennsylvania (USA) su studenti attorno ai 13 anni di età.
Dopo aver sottoposto ragazzi, genitori e insegnanti a questionari per determinarne il grado di autodisciplina, i ricercatori hanno seguito gli studenti nel corso della vita, dimostrando come quelli maggiormente capaci di autocontrollo dei loro impulsi avevano migliori prestazioni scolastiche, venivano ammessi a migliori scuole e ottenevano maggiore successo all’università.
Uno studio analogo condotto su altri giovani da June Tangney della George Mason University (USA) aveva invece correlato i punteggi dell’autocontrollo ad altri fattori: i ragazzi con più capacità di controllare gli impulsi al piacere mostravano più autostima, minore incidenza di disturbi del comportamento alimentare e da abuso di alcol e maggiori competenze relazionali.
Rimandare il piacere momentaneo è però sempre più difficile in una società come la nostra. Oggi l’equilibrio tra cervello rettiliano e aree prefrontali si è dissolto. L’autocontrollo e la forza di volontà sono modellate dall’ambiente familiare e culturale che le ha rese cronicamente deboli nella maggioranza delle persone.
Questo significa che andiamo verso un’umanità sempre più impulsiva, incapace di impegnarsi e faticare, di tollerare regole e le minime frustrazioni e sempre più incapace di concentrarsi.
4. Quanto contano le esperienze
La capacità di rinunciare al piacere momentaneo, base della volontà, può essere infatti più o meno sviluppata in funzione del contesto sociale, ma anche delle esperienze di attaccamento che il bambino vive con i genitori già durante la prima infanzia.
Uno stile di attaccamento sicuro in cui aver potuto sperimentare una chiara e coerente immagine di noi stessi e della realtà è di certo uno degli elementi fondamentali per una buona capacità di autoregolazione e di conseguenza per una buona forza di volontà.
Al contrario un rapporto difficile con i genitori, basato sull’insicurezza dell’attaccamento, può spingere a comportamenti opposti. Una famiglia amorevole che si prende cura del bambino, riconoscendone le capacità e i traguardi raggiunti, e che gli lascia la libertà di esprimersi è di grande aiuto nello sviluppo della forza di volontà.
Traumi e negligenze agiscono invece in senso opposto. Non è un caso che le alterazioni della volontà si riscontrino anche in pazienti con disturbi psichici: nella depressione, ad esempio, è evidente la perdita di volontà così come l’incapacità di prendere decisioni nei soggetti ossessivocompulsivi.
Delusioni ripetute minano la forza di volontà? Lo scorso febbraio aveva fatto parlare di sé il ventisettenne sciatore freestyle svizzero Marco Tadé (foto sotto) per un’intervista, diventata virale, nella quale affermava di volersi ritirare dopo l’ultima delusione alle Olimpiadi di Pechino.
Il giovane descriveva la sua pur breve carriera come «piena di delusioni: una lunga serie di obiettivi non raggiunti, infortuni e problemi personali».
Ci sono momenti nella vita in cui tutti sentiamo di avere meno costanza e di non riuscire a mantenere i nostri propositi, e questo non di rado succede dopo ripetute esperienze traumatiche che intaccano la nostra tenacia.
«Succede quando il soggetto vive situazioni che lo portano a ritenere di non poter far nulla per cambiare le cose», spiegano gli psicologi. «E' la condizione che in psicologia viene detta “impotenza appresa”. Chi si convince che non c’è nulla da fare e che le cose sono fuori dal suo controllo, può diventare passivo e perde totalmente la motivazione».
5. Quattro tecniche per far aumentare la forza di volontà
Non possiamo allenare la forza di volontà come un muscolo, ma possiamo coltivare un minimo di autodisciplina, come fanno gli sportivi.
Lo psicologo dello sport può aiutare l’atleta a inserire autocontrollo nella gestione della sua vita quotidiana, come anche esercizi per allenare l’attenzione e la concentrazione.
Tutto questo ovviamente è utile a chiunque. Ecco quindi alcune tecniche che possono venire in ostro soccorso.
- Fissiamo obiettivi realistici
Il nostro obiettivo finale deve essere realizzabile, in caso contrario saremmo inevitabilmente delusi.
- Guardiamoci dentro
Impariamo a conoscere noi stessi e i nostri imiti. In psicoterapia si può usare la scrittura autobiografica, che consente di mettere ordine tra le emozioni e di capire se c’è conflitto tra gli obiettivi che il soggetto si pone e le sue reali intenzioni e motivazioni.
Possiamo infatti essere motivati solo se siamo veramente convinti dell’obiettivo da raggiungere e dello sforzo necessario: ad esempio, se vogliamo dimagrire perché “sentiamo” veramente di volerlo fare oppure soltanto perché l’ha detto il medico o per far contento il partner.
- Dividiamo l’obiettivo da raggiungere in piccoli compiti
Se vogliamo dare un esame all’università, suddividiamo il lavoro in fasi di studio e in capitoli. A questo scopo serve capacità di pianificare in modo realistico, senza tentare di strafare.
- Immaginiamoci a obiettivo raggiunto
«Se riesco a visualizzare il compito concluso avrò più voglia di mettermi al lavoro».